Archivi autore: riccardo

Vasi, Giuseppe

Giuseppe Vasi
N. Corleone 1710
M. Roma 1782

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Si dedicò soprattutto ad illustrare l’Urbe con incisioni in rame. Viene considerato il primo maestro di G. B. Piranesi, che frequentò per qualche tempo il suo studio. Noto per varie vedute della città di Roma e per il grandioso Prospetto dell’alma Città di Roma dal Monte Gianicolo in 12 fogli (1765). La sua opera più importante è costituita dalle Magnificenze di Roma antica e moderna, in 10 libri, alla quale si dedicò per dodici anni. Delle due piante di Palermo in proiezione assonometrica da lui incise, la prima venne disegnata da Paolo Corso (v. Corso Paolo), la seconda incisa su un prototipo dello stesso del 1723.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Bibliografia: Enciclopedia Ital. di Scienze, lettere e Arti, Roma, Ist. Enc. It., vol. XXXIV, 1937, p. 1028; Dizionario dei siciliani illustri, Palermo, Ciuni, 1939, p. 461; C. La Duca, Cartografia generale della città di Palermo e antiche carte della Sicilia, Palermo, ESI, 1975, scheda 53; C. De Seta, L. Di Mauro, Palermo, collana “Le città nella storia d’Italia”, Bari, Laterza, 1980, p. 118 tav.76, p. 120; C. Barbera Azzarello, Raffigurazioni, ricostruzioni, vedute e piante di Palermo (dal sec.XIII al sec. XIX), Palermo, Edigraphica Sud Europa, 1980, I, pp. 144-45; II, tavv. 115-16; L. Pollara, Giuseppe Vasi: incisore, architetto, pittore, poeta arcadio. Corleone 1710-Roma 1782, Palermo, Palladium, 1983.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Simonetta Ballo, Messina

Vasari, Giorgio

Giorgio Vasari
N. Arezzo 30 luglio 1511
M. Firenze 27 giugno 1574

Relazioni di parentela: Fu figlio di Antonio (m. 1527) e Maddalena dei Tacci (m. 1558).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Pittore e architetto

Biografia:

Produzione scientifica:
Come architetto ducale intervenne in operazioni di grande valenza urbanistica ed importante significato simbolico, come la sistemazione della Piazza Grande di Arezzo e della piazza dei Cavalieri di Pisa.
Fondamentale è stata la sua opera nel campo della esperienza artistica con la riforma della Compagnia di San Luca (31 maggio 1562) e la fondazione dell’Accademia del Disegno, organismo cui venne demandata la formazione degli artisti del Granducato toscano.
Accanto alla sua tanto prolifica quanto nota attività di pittore e di architetto, nonché di storiografo delle arti, Vasari svolse un’attività di cartografo e di vedutista, le cui basi teoriche furono poi ben delineate nell’introduzione alle arti Della Pittura, capitolo II delle Vite (Vasari, 1568 [1906], pp. 175-176) e le cui testimonianze più importanti costituiscono la base fondante dei programmi iconografici dipinti nel palazzo della Signoria di Firenze.
L’ordinamento iconografico per gli appartamenti privati e i saloni di rappresentanza di Palazzo Vecchio fu elaborato congiuntamente da Vasari e Vincenzo Borghini a partire dal marzo 1563 (ASF, Mediceo del Principato, Carteggio Universale 497°, fol. 1597;GDSU, Arch. 7979; ASF, Carte Strozziane, Ser. I, CXXXIII, fol. 141r), mentre i lavori del soffitto del Salone dei Cinquecento vennero realizzati tra 1555 e 1565.
Nei 42 pannelli del soffitto Vasari rappresentò, con l’aiuto di altri artisti come “Giovanni Strada fiammingo”, Jacopo Zucchi, e Batista Naldini (Vasari, 1906, VII, p. 99), oltre ad allegorie antropomorfe riferite ad ambiti geografici toscani, le vedute delle più importanti città e terre divenute parte del dominio fiorentino tra il 1060 ed il 1555.
In sintesi, per Vasari cartografo-vedutista, “le modalità di rappresentazione sono quelle della veduta “da lontano” e “a volo d’uccello”, in modo da cogliere tutta l’entità urbana; i tessuti insediativi sono rappresentati mettendone in luce gli aspetti distintivi o caratteristici, tanto da offrire una documentazione credibile dell’edilizia e dell’impianto cittadino, e quindi costituire un repertorio documentario, a tutt’oggi insuperato, per gli studi di storia urbana” (Romby, 1993, p. 329).
Sempre insieme al fedele collaboratore Stradano, Vasari dipinse nella Sala di Leone X, La presa di Milano, in cui rappresentò la conquista di Milano (19 novembre 1521), per opera dell’esercito imperiale e pontificio guidato da Prospero Colonna; si riconoscono Porta Romana e sullo sfondo, a sinistra, Porta Ticinese in cui entrano vittoriosi il cardinale Giulio de’ Medici e il marchese di Mantova. Della rappresentazione rimane anche il preparatorio Studio per la Presa di Milano, (GDSU, n. 626 F).
Sono inoltre da ricordare gli altri “ritratti” di città realizzati (sempre con Giovanni Stradano) nello stesso Quartiere di Leone X, negli affreschi con Il cardinal Giovanni de’ Medici assiste alla battaglia di Ravenna (battaglia dell’11 aprile 1512), la Presa di San Leo (17 settembre del 1517), di cui si conserva il disegno preparatorio, Studio per la Presa di San Leo (NS, n. 61/1861).
Vasari realizzò poi, ancora in palazzo Vecchio, la scena della quadratura centrale del soffitto della sala di Cosimo il Vecchio, con il Ritorno di Cosimo dall’esilio (6 ottobre 1434), in cui è una vista di Firenze fuori della porta San Gallo; infine, nella sala di Giovanni dalle Bande Nere, si trova La presa di Caravaggio (18 aprile 1524).
L’attività vasariana nel campo della cartografia o meglio della vedutistica/ritrattistica urbana raggiunge particolare interesse con la pianta schematica di Firenze (AVA, Codice 31, ‘Zibaldone’, c. 90), da ritenersi studio preparatorio per la veduta di Firenze al tempo dell’assedio (sala di Clemente VII, Palazzo Vecchio).
La Veduta generale di Firenze da sud al tempo dell’assedio dell’esercito imperiale nel 1529-30 (eseguita da Giovanni Stradano, 1560-61) occupa un posto significativo nell’evoluzione della rappresentazione geo-iconografica della città di Firenze.
È noto, infatti, che per realizzare la veduta di Firenze “Vasari dovette far uso contemporaneamente di una pianta topografica, di misurazioni con la bussola e di occhiate al naturale” (Camerota, 2001). Sono inoltre state condotte ipotesi (Camerota, 2001) secondo le quali Vasari si sarebbe servito del modello ligneo (oggi perduto) eseguito da Nicolò Pericoli detto il Tribolo in occasione di rilevamenti topografici di Firenze di Benvenuto della Volpaia, entrambi commissionati da Clemente VII nel 1529, per meglio identificare i luoghi e seguire da Roma le operazioni dell’assedio di Firenze svoltosi nel 1530.
Nella Veduta di Firenze al tempo dell’assedio Vasari scelse un punto di vista da Sud, amplificando con efficacia didascalica la visione laterale del Duomo e di Palazzo Vecchio; inoltre l’orizzonte “elevato consente di avere una percezione completa della città e del suo immediato intorno, mentre il corso dell’Arno viene seguito fino a perdersi nella grande pianura verso Prato, con un effetto di suggestiva ampiezza del paesaggio” (Romby, 1993, pp. 328-329).

Produzione di cartografia manoscritta:
Produzione cartografica
Principali vedute: Palazzo Vecchio/Quartiere di Leone X/Sala di Clemente VII: Giovanni Stradano, Veduta generale di Firenze da sud al tempo dell’assedio dell’esercito imperiale nel 1529-30;
Sala di Leone X: Giovanni Stradano, La presa di Milano, soffitto; Giovanni Stradano, Presa della Rocca di San Leo, sulla parete; Giovanni Stradano, Il cardinal Giovanni de’Medici assiste alla battaglia di Ravenna;
Sala di Cosimo il Vecchio: Ritorno di Cosimo dall’esilio, affresco nella quadratura centrale del soffitto;
Sala di Giovanni dalle Bande Nere: La presa di Caravaggio, affresco del soffitto;
Salone dei Cinquecento, soffitto: Allegoria della Romagna [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], con ritratto della terra di Castrocaro ed il fiume Savio, iscrizione sottostante recante la data 1403, anno in cui quelle terre divennero parte del dominio fiorentino; Allegoria del Casentino [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], con raffigurazioni dell’insediamento di Poppi al naturale, e quelli di Pratovecchio e Bibbiena sullo sfondo, il fiume Arno, il fiume Archiano, in alto il monte Falterona con il suo territorio boschivo, sotto è posta l’iscrizione Pup[p]ium Clausentinii Agri Caput, segue poi la data di acquisizione dei territori, 1440; Allegoria di Fiesole [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], Fiesole al naturale con il torrente Mugnone, l’iscrizione Faesulae in parte Urbs adscitae; Allegoria del Mugello [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], veduta da lontano di Scarperia sullo sfondo e il fiume Sieve, iscrizione Mugellana Praetura Nobilis, e data di acquisizione al dominio fiorentino 1306; Allegoria di Pistoia [Vasari e Jacopo Zucchi? (1541c.-1589c.)], allegoria del fiume Ombrone e del Dio Pane, simbolo della montagna di Pistoia, sotto il dipinto l’iscrizione Pistorium urbs socia nobilis e la data di ingresso nel dominio fiorentino 1331; Allegoria di San Miniato nel Valdarno inferiore [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], il fiume Pesa, la terra di San Miniato ed il paese “ritratto in naturale”, con l’iscrizione Praetura Arnensis Inferior e data di incorporazione nel dominio fiorentino 1349; Allegoria della città di Prato [Vasari e Jacopo Zucchi? (1541c.-1589 c.)], in primo piano personificazione del fiume Bisenzio, sullo sfondo la veduta della città, con l’iscrizione Pratum Oppidum Specie Insigne, a sinistra la data in cui Prato divenne dominio di Firenze 1350; Allegoria della città di Pescia, con i fiumi Nievole e Pescia e la città “ritratta al naturale”, iscrizione Piscia Oppidum adeo Fidele, data 1338; Presa di Monisterio presso Siena [Vasari e Giovanni Stradano), il luogo raffigura i fortilizi circostanti il luogo dello scontro; Battaglia di Marciano in Val di Chiana (29 luglio 1554), tra l’esercito mediceo-imperiale comandato dal marchese di Marignano e i Francesi sotto il comando di Piero Strozzi. Personificazione del padule della Chiana come divinità fluviale, sotto l’iscrizione Galli rebelles[que] proelio cedunt e la data posta a destra Post partum virginis 1554; La rotta dei Turchi a Piombino, avvenuta la notte del 12 luglio 1555 tra la flotta turca alleata dei Francesi e dei fuorusciti fiorentini comandati da Piero Strozzi, presidiata da Chiappino Vitelli capitano del duca Cosimo, sotto l’iscrizione è Publici Hostes terra arcentur e la data post partum virginis 1555; La sconfitta di Radagasio sotto Fiesole (Vasari e Stradano), e la fondazione di Firenze, colonia romana, vedute non riconoscibili topograficamente; Unione di Firenze e di Fiesole [Vasari e G.Stradano], sebbene illustri la guerra del 1010, nella rappresentazione appare sullo sfondo una veduta aggiornata di Fiesole, l’iscrizione Florentia crescit Faesularum ruinis, e la data post partum virginis anno 1010; La Presa di Vicopisano [Vasari e Stradano] con il ritratto naturale del castello e dell’intero insediamento, cioè moderno, anche se la scena storica si svolge nel 1498; Trionfo dopo la vittoria su Pisa, illustra l’ingresso dei Fiorentini vincitori l’8 giugno del 1509, con l’esercito della Repubblica di ritorno da Pisa celebrante il trionfo nell’ingresso a Firenze con i prigionieri; Allegoria di Colle Val d’Elsa e di San Gimignano, il fiume Elsa è rappresentato metaforicamente da un vecchio e dietro di lui compaiono i fondatori delle due cittadine, con l’iscrizione Geminianum et colle oppida e la data 1338; Allegoria di Volterra [Vasari e Stradano], la divinità fluviale in primo piano è la Cecina con un giovane che rappresenta la città, che è ritratta al naturale sullo sfondo con il Duomo e il Mastio, iscrizione Volaterrae Toscor[um] urbs celeber[rima] e a sinistra la data anno salutis 1254; Allegoria di Certaldo, la città è parte del vicariato appartenente al Quartiere di Santo Spirito; Allegoria del Chianti [Vasari, Stradano e J. Zucchi?], personificazione del Chianti con il fiume Pesa e Elsa, un Bacco e sullo sfondo il ritratto della Castellina, Radda e il Brolio con le insegne d’oro, sotto vi è l’iscrizione Ager Clantius et eius Oppida e a destra in senso verticale la data Anno salutis MCXCVII; Ampliamento di Firenze, in primo piano Arnolfo di Cambio presenta il progetto delle nuove mura alla Signoria, al centro è posto il vescovo che benedice la prima pietra e sullo sfondo Firenze risulta già ingrandita; Sconfitta dei veneziani nel Casentino, pannello ottagonale, sullo sfondo vedute del Casentino; Battaglia di Barbagianni, avvenuta nel 1500 tra i fiorentini alleati con i francesi contro i pisani, sullo sfondo è rappresentata la città di Pisa; Trionfo della guerra di Siena, quadro posto di fronte al trionfo della guerra di Pisa, con ritratta la città di Firenze vista da Porta di San Piero Gattolini, cioè l’attuale porta Romana; Presa di Monteriggioni [Vasari e Giovanni Stradano];
Salone dei Cinquecento, pareti: Sconfitta dei pisani alla Torre di San Vincenzo [Vasari e aiuti], Giambattista Naldini inviato in loco per ritrarre dal vero il luogo esatto dello scontro; Assalto a Pisa [Vasari e aiuti]; Massimiliano toglie l’assedio a Livorno (Vasari e aiuti); Assalto al forte di Siena presso la Porta Camollia [Vasari e aiuti].
Studio per la Presa di San Leo (NS, n. 61/1861);
Planimetrie: Pianta schematica di Firenze (AVA, Codice 31, Zibaldone, c. 9).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici
Vasari, 1568/1906; Vasari, 1588/1906, pp. 173-177; Allegri e Cecchi, 1980, pp. 171 e 258-267; Schulz, 1987, pp. 98-99; Sforza, 1987; Muccini e Cecchi, 1991; Conforti, 1993, pp. 258-259; Orefice, 1993, p. 13; Romby, 1993, p. 327; Kliemann, 1993, pp. 37-51 e 69-78; Nuti, 1995; Muccini, 1997; Baroni Vannucci, 1997; Sforza, 1998; Williams, 1998; Zangheri, 1999, p. 1 e 2000, p. 328; Camerota, 2001, p. 98; Nuti, 2001, pp. 271 e 280; Miller, 2003, p. 158, fig. 26; NS; ASF, Mediceo del Principato; GDSU; ASF, Carte Strozziane; AVA.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giancarlo Macchi

Vannucci, Eliseo

Eliseo Vannucci
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: La mappa del 1660, conservata presso l’Archivio di Grottaferrata, presenta la firma autografa di “Eliseo Vannucci Agrimensore”. Non era architetto, si firma “misuratore” o “agrimensore”. Lavorava “all’Arco di Sant’Agostino”, dove presumibilmente si trovava la bottega dove era attivo con i suoi collaboratori. Si tratta dell’unica bottega romana di agrimensori espressamente menzionata

Biografia:

Produzione scientifica:
La sua attività è attestata per la prima volta nel 1659, quando presso la sua bottega venne realizzata su pergamena la mappa originale della tenuta del Cavaliere, che sarà inserita nel Catasto Alessandrino del 1660 (mappa 429/21). Per il Catasto Alessandrino, Vannucci eseguì la pianta della tenuta San Ciriaco dei Capizucchi, dopo averne effettuato la misura personalmente: “Io infrascritto agrimensore riferisco aver misurato …” (mappa 432/64).
Egli non risulta aver firmato altre piante, ma per tutto il 1660 e parte del 1661 vennero consegnate all’ufficio della Presidenza delle Strade numerose carte firmate da altri agrimensori, che presentano caratteristiche tipiche di quelle prodotte dalla sua mano: si tratta delle carte di Marco Antonio Qualeatto (mappe 433A/51, 433A/61, 433A/62), delle copie di Mario Gentile (mappa 433/53) e di Atanasio Gentile (mappa 433A/7), infine della mappa di Campo Ascolano o Capocotta dei Capranica (mappa 432/43) . Evidentemente egli disponeva di una bottega presso la quale si appoggiavano altri artigiani, attivi contemporaneamente negli anni 1660-1661, i quali pur firmando le proprie opere si uniformavano ai caratteri stilistici e allo schema delle convenzioni grafiche del Vannucci.
In sintesi, per il Catasto Alessandrino del 1660, l’agrimensore compilò, in parte con firma autografa e in parte con firma in scrittura a stampatello, le mappe 428/1 Acqua Fredda; 428/11 Carlotta; 428/23 Selva della Rocca; 429/4 Pietralata; 429/15 Pietralata; 429/21 Cavaliere; 430/7 Pedica; 430/16 Castiglione; 430/25 Torre Angela; 430/26 Boccalione; 430/27 Boccalione; 430/28 Tor Tre Teste; 431/26 Ferronia; 431/41 Casalvecchio; 431/45 Casanova; 431/46 Cesarina; 432/4 Buon Riposo; 432/6 Campo di Carne; 432/7 Mandria; 432/8 Campo Selva; 432/9 Castagnola, Rio Torto; 432/11 Focignano; 432/12 Gogna e Sant’Appetito; 432/24 Pian di Frassi; 432/35 Santa Broccola; 432/48 Fossole; 432/49 Grottone; 432/51 Grotta Perfetta; 432/53 Infermaria; 432/54 Malafede; 432/58 Pernuzza; 432/64 San Ciriaco; 432/67 Tor di Valle; 432/68 Tor di Cenci; 432/69 Tor di Valle; 433/1 Acquasona e Cacciarella; 433/10 Casaccia; 433/17 Monte Olivieri; 433/18 Monte del Forno; 433/22 Ospedaletto; 433/28 Pino; 433/32 Torricella; 433/33 Tor Vergata; 433/56 Santa Maria in Celsano; 433/63 Riccia; 433A/17 Statuario; 433A/22 Magri; 433A/34 Cerqueto; 433bis/15 Torre Bufalara; 433bis/29 San Cosimato.

Produzione di cartografia manoscritta:
Mappa delle “Pediche dell’Illustrissimo Signor Lodovico Casale” (pergamena), anno 1660, in Archivio di Santa Maria di Grottaferrata, Piante diverse.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anonimo

Vandelli, Domenico

Domenico Vandelli
N. Levizzano 1691
M. Modena 1754

Relazioni di parentela: Il Vandelli fu capostipite di una famiglia di matematici: il fratello Francesco gli fu successore nella cattedra all’Università, il nipote Giovan Battista coltivò i medesimi studi.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Matematico, ingegnere, antiquario, cartografo

Biografia:

Produzione scientifica:
Dal 1725 al 1728 il Vandelli, con il ruolo di precettore, compì un lungo viaggio attraverso l’Europa al seguito del giovane marchese Alfonso Fontanelli, di nobile famiglia, destinato alla carriera diplomatica, che doveva prendere contatto con le principali corti del continente, con esponenti politici, diplomatici, uomini di cultura. Il viaggio, che toccò l’Austria, la Germania, la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra, diede un contributo notevole alla formazione culturale del cartografo modenese, conferendole un’apertura europea, difficilmente conseguibile nel chiuso del piccolo ducato di Modena e Reggio. A testimonianza del viaggio rimangono tre documenti, opera del Vandelli: un diario manoscritto, nel quale, giorno dopo giorno o quasi, vengono annotati il percorso, le soste, le visite, gli incontri e le osservazioni personali; un epistolario di 21 lettere inviate a Ludovico Antonio Muratori, nelle quali l’autore comunica il reperimento di codici manoscritti o di importanti edizioni a stampa, presso archivi e biblioteche delle principali città europee e le trascrizioni che ne ha tratto (un contributo del discepolo allo storico modenese); una versione riveduta, corretta e ampliata del diario, pubblicata nel 1746 all’interno di uno scritto polemico dell’autore dal titolo Lettera quinta di Ciriaco Sincero modenese al signor Simone Cosmopolita…(Ciriaco Sincero era una sorta di pseudonimo letterario del Vandelli).
Al ritorno, nel 1728, il Vandelli fu chiamato a ricoprire la cattedra di Matematica presso lo Studio modenese e pochi anni più tardi fu nominato Matematico ducale dal duca Rinaldo I; il successore, Francesco III, gli affidò invece gli incarichi di Geografo e Antiquario. I compiti relativi ai ruoli ricoperti comportarono numerose missioni nei territori del ducato, nel Ferrarese e nella Romagna, allo scopo di indagare il difettoso drenaggio delle acque e proporre delle soluzioni: ne derivano diverse relazioni tecniche, non di rado accompagnate da carte manoscritte (Campagna di Rimaldello e Corso del Fiume di Gorzano, 1728; Isolario di Sassuolo, 1735; Pianta delPolesine di Casaglia colla Diamantina, tenuta della Serenissima Casa d’Este, 1753) o a stampa (Mappa dimostrativa del presente corso del Po dai confini di Casalmaggiore allo sbocco del fiume Crostolo, realizzata assieme al mantovano Antonio Maria Azzalini nel 1752).
Nel 1738 il Vandelli ebbe dal duca Francesco III l’incarico di progettare una delle sue opere più note, la strada da Modena a Massa, il cui territorio era stato annesso al ducato da pochi anni. La carrozzabile fu terminata soltanto nel 1752, con un percorso che valicava l’Appennino al passo di San Pellegrino e che rappresentava un decisivo miglioramento rispetto alle mulattiere esistenti: tuttavia diversi difetti si palesarono sia durante la costruzione, sia immediatamente dopo il completamento. Il tracciato, correndo sul crinale in ossequio a un criterio comune allora a tutti i percorsi montani, toccava altitudini considerevoli, superando forti pendenze con numerose curve ed era continuamente soggetto a frane e smottamenti. Malgrado il Duca investisse somme cospicue sia per la costruzione, sia poi per correggere i difetti più vistosi e per favorire il transito, la strada si rivelò ben presto antiquata, disagevole e addirittura impraticabile nei mesi invernali. Una trentina di anni più tardi la cosiddetta via Vandelli fu posta in ombra da una nuova arteria più spedita e più rispondente alle esigenze di collegare Modena alla Toscana: la via Giardini-Ximenes (dai nomi dei due progettisti, il primo per la parte modenese, il secondo per il tratto toscano), tuttora in piena efficienza, collegò Modena con Pistoia toccando quote più modeste, con minori serpeggiamenti e dislivelli.
Il lavoro di rilevamento sul terreno per la costruzione della transappenninica comportò la redazione di numerose mappe e di molti schizzi, che costituiranno una importante base per la cartografia principale dello stesso autore.
Oltre alle diverse attività che hanno attinenza con la geografia, la cartografia e l’organizzazione del territorio, il Vandelli si dedicò anche a studi su temi letterari, storici, archeologici, talora anche medici, a testimonianza di una cultura enciclopedica comune alla cultura del XVIII secolo. Fra questi spicca uno scritto di argomento geo-storico, che riveste un notevole interesse: si tratta delle Memorie intorno alle antiche carte geografiche e particolarmente intorno alla Carta detta volgarmente del Peutingero, pubblicata nel 1750 a Venezia nel tomo XLII della cosiddetta Raccolta Calogeriana. In questa memoria l’autore, dopo avere espresso le sue convinzioni sulla natura e sulle funzioni della geografia e della cartografia, intese come strumenti eminentemente pratici, introduce un’ampia trattazione sulla cartografia dell’età antica ed in particolare sulla Tabula Peutingeriana, che, in disaccordo con Marcus Welser, che l’aveva giudicata un’opera rozza ed inesatta, egli considera invece una realizzazione assai complessa, costruita secondo criteri ispirati alla destinazione che si proponeva, come strumento per militari e mercanti che si muovevano per le strade dell’impero romano.
Oltre alle numerose mappe e agli schizzi tracciati durante i rilevamenti sull’Appennino per la costruzione della carrozzabile da Modena a Massa e durante le ricognizioni lungo i corsi d’acqua del ducato estense e dei territori limitrofi, per tentare di risolvere i secolari problemi di scolo, ci restano due importanti carte a stampa di Domenico Vandelli.
La prima in ordine di tempo è la Tavola Geografica del Modanese, per l’intelligenza della Secchia Rapita di Alessandro Tassoni, una rappresentazione geografica che, come rivela lo stesso titolo, si propone di illustrare il teatro del poema del Tassoni e che, per completezza, è accompagnata da un’altra Tavola Geografica del Padovano e Romagna, per l’intelligenza della Secchia Rapita di Alessandro Tassoni: due carte annesse all’elegante edizione della Secchia rapita realizzata dall’editore Soliani nel 1744 e curata da Ludovico Antonio Muratori, da Giannandrea Barotti e dal Vandelli stesso. La prima delle due carte misura 350 x 440 mm, la seconda 360 x 470; ambedue presentano una scala di Miglia venti italiane pari a 70 mm, che corrisponde approssimativamente a 1: 500 000. Si tratta di un tentativo di ricostruire il territorio interessato dalle vicende del poema, risalenti al medio evo, un prodotto più storico-letterario che geografico, quindi, con frequenti riferimenti alle vicende narrate: Modena è la città del Potta (podestà), Bologna la città del Sipa, come la definì anche Dante, il territorio bolognese è detto dei Petroni, o Popoli del Sipa, ecc. Il riferimento ad un’epoca remota si riscontra nella rappresentazione delle paludi che occupano le aree più basse della pianura emiliano-romagnola, la cui estensione risulta decisamente esasperata rispetto allo stesso fenomeno riprodotto dallo stesso autore due anni più tardi nella corografia del ducato.
La realizzazione cartografica più importante di Domenico Vandelli è senza ombra di dubbio quella dal titolo Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena in Italia delineati colle strade principali e parti de’ dominj circonvicini, stampata nel 1746 dall’incisore ferrarese Andrea Bolzoni, il medesimo delle due tavole a corredo della Secchia Rapita. La scala di miglia venti comuni d’Italia, pari a 173 mm, corrisponde all’incirca a 1: 200 000; le misure sono 688 x 1730 mm. Il titolo è contenuto in un elegante cartiglio collocato in alto a destra, che, oltre alla dedica al duca Francesco III e alla firma dell’autore, comprende anche un profilo della città di Modena cinta da mura, sulla quale svettano numerosi campanili e torri, il palazzo ducale, e, più alta di tutti, la torre Ghirlandina. Questa corografia costituisce la migliore e più dettagliata rappresentazione del ducato estense, quanto a completezza di informazioni e perizia tecnica, dopo quella manoscritta di Marco Antonio Pasi del 1571. L’area interessata comprende il Modenese, il Reggiano, la Garfagnana, il ducato di Massa, ma spazia a nord fino oltre Mantova e a sud fino al corso dell’Arno. Un’ampia targa, inserita dall’autore in basso a sinistra, contiene l’indirizzo al lettore che si apre con una panoramica sulla cartografia dei secoli precedenti relativa alla medesima area: vi si ricordano la carta di Alberto Balugola, della seconda metà del Cinquecento, e quella di Giovanni Antonio Magini, della fine del medesimo secolo, che costituì la base di tutte le rappresentazioni successive, come quelle degli olandesi Jansson e Blaeu. Il Vandelli sottolinea che la sua carta deriva da un lungo lavoro di rilevamento e dalla conoscenza diretta dei luoghi: un lavoro iniziato più di vent’anni prima, quando l’autore era stato incaricato di redigere una corografia destinata ad illustrare i Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori. L’opera, pronta nel 1724, non fu poi inserita nella raccolta muratoriana e, come afferma con rammarico l’autore stesso, finì nelle mani di un ingegnere austriaco, il De Rebain, che la fece pubblicare a Vienna con la propria firma. Solo diversi anni più tardi il Vandelli si apprestò a questa nuova e più dettagliata rappresentazione, frutto di rilevamenti attuati con il metodo della triangolazione, o, come scrive, essendomi servito di que’ mezzi, che somministra la scienza de Triangoli. La rappresentazione è molto dettagliata, soprattutto per quanto attiene l’idrografia, l’insediamento e la viabilità, mentre l’orografia, resa con un elegante disegno evocativo prospettico, fornisce qualche suggerimento sulla consistenza del rilievo, dal momento che la dimensione del simbolo corrisponde proporzionalmente a quella dell’elemento reale, pur limitandosi all’aspetto puramente qualitativo.
Nell’ambito della ricca produzione manoscritta di carte, mappe e disegni, nella stragrande maggioranza conservati presso l’Archivio di Stato di Modena (A.S.Mo), ci limitiamo a ricordare alcune mappe di argomento idrografico, caratterizzate anche da una evidente ricercatezza estetica: Campagna di Rimaldello e corso del fiume di Gorzano (1728, A.S.Mo., Acque, n. 408); Isolario di Sassuolo (1735, A.S.Mo., Mappe e disegni. Grandi mappe, n. 88); Pianta del Polesine di Casaglia (1753, A.S.Mo., Mappario Estense. Territori, n. 45).
Una buona riproduzione della corografia Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena si trova in Fischetti (1970).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
A.S.Mo., Mappario Estense. Acque, n. 408; A.S.Mo., Mappe e disegni. Grandi mappe, n. 88; A.S.Mo., Mappario Estense. Territori, n. 45.

L. FEDERZONI, Domenico Vandelli e la cartografia del suo tempo, in M. PELLEGRINI, F.M. POZZI (a cura), La via Vandelli, strada ducale del ‘700 da Modena a Massa. Dal Frignano alla Garfagnana e al Ducato di Massa, Modena, Artioli, 1989, pp. 7-16; L. FEDERZONI, L.A. Muratori e i geografi modenesi, in Per formare un’istoria intiera, Atti della I giornata di Studi Muratoriani, Vignola, 23 marzo 1991, Firenze, Olschki, 1992, pp.219-243; L. FEDERZONI, Tre mappe manoscritte di argomento idrografico, opera di Domenico Vandelli, "Arte. Documento", 7 (1993), vol. II, pp. 415-418; L. FEDERZONI, Misure e simboli nella cartografia estense, in D. DAMERI et al. (a cura), La Bona Opinione. Cultura, scienza e misure negli Stati Estensi, 1598-1860, Modena, Museo della Bilancia di Campogalliano, 1997, pp. 263-276; L. FEDERZONI, Modena e l‘Europa: il viaggio di Domenico Vandelli, “Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi”, serie XI, vol. XXI (1999), pp. 313-339; L. FEDERZONI, Da Marco Antonio Pasi a Domenico Vandelli: una sintesi della cartografia estense, in S. PEZZOLI S., S. VENTURI (a cura), Topografia degli Stati Estensi 1821-1828, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, Bologna, Ed. Compositori, 1999, pp. 6-9; L. FEDERZONI, Viabilità medioevale e fonti cartografiche, in R. GRECI (a cura), Un’area di strada: l’Emilia occidentale nel Medioevo. Ricerche storiche e riflessioni metodologiche, Bologna, CLUEB, 2000, pp. 19-47; L. FEDERZONI, Gli Stati di casa d’Este nella cartografia, in A. SPAGGIARI, G. TRENTI (a cura), Lo Stato di Modena. Una capitale, una dinastia, una civiltà nella storia d’Europa, Atti del convegno internazionale, Modena, 25-29 Marzo 1998, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2001, pp. 451-480; T. FISCHETTI, Modena e la sua provincia nella cartografia antica, Modena, Parnaso, 1970; M.L. NICHETTI SPANIO, Carteggi con Ubaldini...Vannoni, Centro Studi Muratoriani di Modena, Edizione Nazionale del Carteggio di L.A. Muratori, Firenze, Olschki, 1978, vol. 44, cap. XXV, Domenico Vandelli, pp. 346-401; M. PELLEGRINI, F.M. POZZI (a cura), La via Vandelli, strada ducale del ‘700 da Modena a Massa. I percorsi del versante emiliano, Modena, Artioli, 1987; M. PELLEGRINI, F.M. POZZI (a cura), La via Vandelli, strada ducale del ‘700 da Modena a Massa. Dal Frignano alla Garfagnana e al Ducato di Massa, Modena, Artioli, 1989.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Laura Federzoni

Valvasone di Maniago, Giacomo

Giacomo Valvasone
N. Udine 1499
M. 1570

Relazioni di parentela: Figlio di Ippolito e di Chiara di Pierantonio Savorgnano della Bandiera

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: erudito,storico

Biografia:

Produzione scientifica:
Erudito e storico studioso di storia friulana. Molti suoi scritti furono pubblicati postumi come la Relattione della Cargna del 1866; i Successi più notabili seguiti nella Patria del Friuli sotto quindici patriarchi. 1332-1402 del 1857; L'invasione dei Turchi in Friuli del 1885. È autore anche di una carta del territorio di Monfalcone e di una della Carnia.

Produzione di cartografia manoscritta:
[Carta della Carnia «La Cargna»], in Descrizione della Cargna di
Iacopo Valvasone di Maniago, 1565, (Biblioteca Comunale “V. Joppi” - MS 663, Udine)

Disegno del territorio di Monfalcone, (Biblioteca Guarnieriana, San Daniele del Friuli; Musei Provinciali di Gorizia), anche in De termis quae ad Timavi ostia sunt, di RAPICIO, Venezia1553

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
NAZZI G., (a cura di), Dizionario Biografico friulano, III ed., Clape Culturâl Acuilee, Udine, 2002
ANGELILLO P., (a cura di), Mille protagonisti per 12 secoli nel Friuli occidentale dal 1700 al 1900. Dizionario Biografico, Pordenone, 2000, p.488
DE MARTIN PINTER A., Due carte geografiche del territorio cividalese dei secoli XVI e XVII, estr. da “Quaderni Cividalesi”, 99, III serie, Cividale, 1992, p.81
DE MARTIN PINTER A., Cartografia e cartografi friulani dal XVI al XVII secolo, facoltà di lettere e filosofia, Università di Udine, a. a. 1990-91, pp.52-68
ALTAN M.G.B., Il casato dei conti di Maniago.Cenni storici e genealogia, in Maniago pieve feudo comune, Maniago, 1981

MARCHETT, G., Il Friuli. Uomini e tempi, Udine, 1979, vol. II, p.1024
DI MANZANO F., Cenni biografici dei letterati ed artisti friulani dal sec. IV al sec. XIX, Udine, 1884, pp.213-214
LIRUTI G.G., Notizie delle vite e delle opere scritte dai letterati del Friuli, vol. III, Udine, 1781
CAPODAGLI G.G., Udine illustrata da molti suoi concittadini, Udine, 1665, pp.303-306




LAGO L., Imago Adriae, Trieste, 1996, p.30, fig.18
DI DONATO M., (a cura di), Le carte salvate. Piante e stampe storiche restaurate della Biblioteca Civica “Joppi” di Udine, Udine, 1993, pp.80-81, n.18
LAGO L., Imago mundi et Italiane: la versione del mondo e la scoperta dell’Italia nella cartografia antica, Trieste, 1992, II, p.329
DE RE M., Le lapidi tarvisiane e la mappa del 1565 nella « Descrittione della Cargna », in SOCIETÀ FILOLOGICA FRIULANA, Tarvis 68n Congres, Udine, 1991, p.33-40
LAGO L., Theatrum Adriae, Trieste, 1989, p.104, fig.63; p.253, n. 112, n. 113-114, n. 115
LAG, L. – ROSSIT, C., Theatrum Forii Iulii. La Patria del Friuli ed i territori finitimi nella cartografia antica sino a tutto il sec. XVIII, Trieste, Ed. Lint, 1988 tavv. XLIII-XLIV, tav. XLV, vol.II, p.189
CUCAGNA A., Il Friuli e la Venezia Giulia nelle principali carte geografiche regionali dei secoli XVI, XVII e XVIII. Catalogo ragionato della Mostra storica di cartografia, “Atti del XVIII Congresso Geografico Italiano”, Vol. III,Trieste, 1964, pp. 98-99, n. 37; fig.4; p. 365
SERENI L., Le antiche carte geografiche della regione Friuli- Venezia Giulia nella biblioteca civica di Udine, “Bollettino della Biblioteca e dei Musei Civici e delle Biennali d’arte antica”, 1962, n.1, p.23, n.30
MARUSSI A., Saggio di cartografia giuliana. Dai primordi al secolo XVIII, Trieste, 1946, p.18
MARINELLI G., Saggio di cartografia della regione veneta, “Monumenti Storici pubblicati dalla R. Deputazione Veneta di storia Patria”, vol. VI, serie IV, Miscellanea, vol. I, Venezia, 1881, pp.12-14, n. 73

Rimandi ad altre schede: Rapicio

Autore della scheda: Anonimo

Valperga, Girolamo

Girolamo Valperga
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Non sono noti eventuali rapporti familiari con Bernardino Valperga.

Produzione scientifica:
Per il Catasto Alessandrino del 1660 realizzò la copia della mappa 432/33 Salsara, per la famiglia Serlupi

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Susanna Passigli

Valperga, Bernardino

Bernardino Valperga
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Non sono noti eventuali rapporti familiari con Girolamo Valperga.

Produzione scientifica:
Per il Catasto Alessandrino del 1660 realizzò le mappe 432/10 Casalazzara e 432/25 Castel di Pratica.

Produzione di cartografia manoscritta:
Mappa di “Pratica”, in Archivio Segreto Vaticano, Archivio Borghese, b. 3001 (piante diverse in pergamena), c. 45.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Susanna Passigli

Valle, Giovanni

Giovanni Valle
N. Capodistria 26 febbraio 1752
M. Venezia 24 gennaio 1829

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: cartografo

Biografia:

Produzione scientifica:
Cartografo per le pubbliche amministrazioni della Repubblica di Venezia e dei governi francese e austriaco. La sua pianta di Padova fu oggetto di plagio da parte del co. e matematico Simeone Stratico

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta dell’Istria «Parte Settentrionale dell’Istria»], Venezia, in Atlante Novissimo, Antonio Zatta, Venezia, 1784

• [Carta dell’Istria «Parte Meridionale dell’Istria»], in Atlante Novissimo, Antonio Zatta, Venezia, 1784

• [Carta della Dalmazia «La Dalmazia Veneta»], in Atlante Novissimo, Antonio Zatta, Venezia, 1784

Pianta di Padova, Roma, 1784

•[Carta del Polesine con il Ducato di Ferrara «Il Polesine di Rovigo. Il ducato di Ferrara e la parte meridionale del Dogado»], Venezia, 1793

• [Carta del Veneto «Mappa del padovano del Polesine di Rovigo e del dogado della parte meridionale…»], Venezia, 1801

• [Carta dell’Istria «Carta dell’Istria»], Venezia, 1805

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
SEMI F., Istria e Dalmazia, Uomini e tempi, Del Bianco editore, 1992, pp.270-271
COSSAR R.M., Giannantonio de Capellaris cartografo (1727-1807), “Archeografo Triestino”, serie IV, vol. XIV-XV (1948)

Rimandi ad altre schede: Antonio Zatta

Autore della scheda: Anonimo

Valentini, Giuseppe

Giuseppe Valentini
N. 1752
M. 1833

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Lavorò a Prato e a Lucca ed insegnò all'Accademia del Disegno di Firenze.
Fu autore dei disegni di molti edifici doganali toscani; fu progettista di numerosi edifici fra cui i teatri di Montepulciano e di Prato e dell'ospedale di Poggibonsi.
Il Valentini collaborò anche con Leonardo Ximenes, eseguendo, nel 1781, il disegno del ponte sul fiume Sestaione sulla Strada Modenese, progettato dal noto matematico, si tratta della Prospettiva del Ponte Reale del Sestaione con la sua armatura e castello, delineato con secondo disegno [...] (in BNCF, Nuove Accessioni, VII, 151), una scenografica veduta del monumentale manufatto, ingabbiato in complesse armature lignee, ormai quasi terminato, con numerosi operai impegnati ancora nella costruzione, incisa da Giuseppe Pozzi.
La sua attività di progettista si esplica soprattutto nella sua città natale, dove il Valentini può essere considerato l’interprete principale del programma granducale di riforme.
Nel 1787 il Valentini si occupò del parziale rifacimento del Conservatorio di San Niccolò a Prato, di origine medievale, dove le monache domenicane gestivano l’educazione delle giovani donne della classe dirigente pratese, secondo un aggiornato lessico di classicismo illuministico allineato alla lezione di Gaspare Maria Paoletti.
Sempre al Valentini vanno attribuiti il bel portale neocinquecentesco del Collegio Cicognini e la severa Canonica del Capitolo del Duomo, nonché una serie di edifici privati sempre improntati a rigorismo: così per i Palazzi Vaj, Geppi-Nardini, Buonamici e Rocchi, nonché per l’edificio poi Albergo Stella d’Italia, cantieri che furono allestiti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX. Sempre all’operato di questo fecondo artefice vanno ricondotti sia i funzionali Tiratoi della Lana in Piazza del Mercatale, improntati alla severa semplicità dell’architettura di pubblica utilità, sia i lavori di trasformazione e ammodernamento tanto del Palazzo quanto della Piazza del Comune.
Nel 1791 venne incaricato dallo Scrittoio delle Fabbriche granducali, su ordine del nuovo granduca di Toscana Ferdinando III, della ristrutturazione della Villa e del Parco di Pratolino (di matrice buontalentiana). Il Valentini, considerato "uno dei giovani di migliori aspettative", presentò però un progetto che l'allora Direttore delle Fabbriche, Guglielmo Libri, ritenne eccessivamente dispendioso, anche in considerazione della natura del terreno, soggetto frequentemente a frane e smottamenti. Il piano prevedeva, tra l'altro, anche la sistemazione dei barchi e delle fontane del parco, con una spesa prevista di 89.819 lire (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, f. 2011, ins. 31). A questa iniziativa di ripristino del complesso monumentale di Pratolino deve essere collegata una pianta realizzata nel 1792 dal giardiniere del Regio giardino di Boboli Leopoldo Prucher (Pianta generale de' i due barchi, viali, fontante e fabbriche, e altro nella Real Villa di Pratolino di S.A.R., in SUAP, RAT 296), relativa ad un ambizioso progetto di restauro e miglioramento che però non venne preso lo stesso in considerazione.
Altre due belle rappresentazioni successive del complesso di Pratolino (in SUAP, RAT 121/a-b) sono attribuibili a Joseph Frietsch, ingegnere boemo e direttore del parco nel 1817, dopo la separazione del parco dalla fattoria.
Il progetto del Teatro Poliziano di Montepulciano fu redatto dal Valentini nel 1793 (il lavoro fu ultimato nel 1796) dopo un primo disegno dell'architetto Leonardo De Vegni, che venne scartato perché giudicato troppo costoso. Nel 1796 fu chiamato a sostituire l’ingegnere Luca Ristorini nel progetto di costruzione del Palazzo Vai a Prato (oggi sede e proprietà dell'Associazione Industriale e Commerciale Arte della Lana), di proprietà dei nobili pratesi Andrea e Lorenzo Vai, lavoro iniziato verso il 1793 su primitivo progetto del Ristorini.
Ormai vecchio, nel 1821-22 realizzò un primo progetto per la costruzione del Teatro Metastasio che fu poi realizzato nel 1927 su disegno dell’architetto Luigi de Cambray Digny.

Produzione di cartografia manoscritta:
Prospettiva del Ponte Reale del Sestaione con la sua armatura e castello, delineato con secondo disegno [...], 1781 (BNCF, Nuove Accessioni, VII, 151);
Piante e prospetti delle nuove dogane: di Cortona (4 edifici), dell'Abetone, di Bientina, di Arezzo, di Massa Marittima, di Sansepolcro, di Montepulciano (2 edifici), di Monterchi (2 edifici), di S. Casciano dei Bagni, della Futa, di Castell'Azzara (tutte con l'architetto Bernardo Fallani tranne tre disegni), 1788-90 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 292).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 260-272; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 400-405; Rombai e Torchia, 1994, p. 190; Vivoli, 1992, p. 81; Melis, 1996, p. 264; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 115 e 126; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche; SUAP, RAT; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Valeggio, Nicolò

Nicolò Valeggio
N. Venezia
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: stampatore

Biografia:

Produzione scientifica:
Incisore e stampatore a Venezia con bottega all’insegna Del Pozzo

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta del Ducato di Carniola di Wolfgang Lazius «Ducatus Carniolae una cum Marcha Windorum», Venezia, Bolognino Zaltieri, 1569], Venezia, 1594

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
MAZZARIOL G., Catalogo del fondo cartografico queriniano, Venezia, Lombroso, Ed., 1959, p.13
CUCAGNA A., Il Friuli e la Venezia Giulia nelle principali carte geografiche regionali dei secoli XVI, XVII e XVIII. Catalogo ragionato della Mostra storica di cartografia, “Atti del XVIII Congresso Geografico Italiano”, Vol. III,Trieste, 1964, p. 365




LAGO L., Imago Adriae, Trieste, 1996, pp. 81-83, n. 32
LAGO L. – ROSSIT C., Theatrum Forii Iulii. La Patria del Friuli ed i territori finitimi nella cartografia antica sino a tutto il sec. XVIII, Trieste, Ed. Lint, 1988, vol.II, p. 189

Rimandi ad altre schede: Francesco Valeggio e Bolognino Zaltieri

Autore della scheda: Anonimo