Luder, Johann

Johann Luder
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Nel 1711, il frate cappuccino austriaco Johann Luder di St. Wolfgang (come egli si firma) presentava al granduca Cosimo III dei Medici – come da commissione – la raccolta di Vedute delle Montagne Pistoiesi, consistente in 12 rappresentazioni paesistiche finemente disegnate a penna e acquerellate che inquadrano in modo sistematico, con ampiezza e profondità, sezione per sezione, tutta la subregione montana pistoiese tra le alte valli di Lima-Sestaione, Limestre e Reno (in ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa, cartone XXV).
A prima vista, questi prodotti pittorico-vedutistici sembra che non abbiano niente a che vedere con la cartografia, riallacciandosi al genere della veduta che, anche a Firenze e in Toscana, tra Sei e Settecento – rispetto alla produzione rinascimentale e manieristica – stava mostrando un evidente salto di qualità in realismo e introduzione di componenti decorative e pittoresche, che anticipano il vedutismo settecentesco: e ciò, grazie all’arrivo a Firenze di alcuni artisti stranieri, come il polacco Pandolfo Reschi e soprattutto l’olandese Gaspar Van Wittel, solito usare un supporto cartaceo con formato basale doppio dell’altezza, tale da consentirgli “ampie inquadrature panoramiche nitide nel segno, felici per rigore compositivo e per qualità narrative e documentarie” (Tongiorgi Tomasi, Tosi, Tongiorgi, 1990, p. 13 segg.; Cantelli et alii, 2004; e Chiarini e Marabottini, 1994).
Tra l’altro, proprio alla fine del XVII secolo risale la raccolta del non meglio noto architetto e pittore Antonio Ruggieri, consistente in 32 raffinati ritratti panoramici a penna con acquerello dei centri abitati grandi e piccoli dello Stato Senese, incastonati ciascuno nel suo ambiente morfologico e agrario. Pure tale piccolo atlante sembra sia stato prodotto per il bisogno di conoscenza a fini politico-territoriali di Cosimo III, sempre interessato alle rappresentazioni geografico-descrittive e cartografiche, che ne fu evidentemente il committente, ed è rimasto finora stranamente inedito in BNCF (Palatino, C.B. 4-80, Città e castelli del Senese). Le tavole sono corredate di essenziali didascalie relative alle principali emergenze edilizie e architettoniche (di interesse religioso, civile e militare) rappresentate con precisione veristica e puntualmente localizzate nei tessuti urbani con specifici richiami alfabetici.
Ma rispetto a tali figure contemporanee considerate dagli studiosi di genere ai vertici qualitativi della produzione toscana coeva, la valenza per così dire topografica delle rappresentazioni di Luder appare ancora più straordinaria, e si giustifica con l’obiettivo politico dell’operazione, volta ad una sistematica esplorazione della subregione appenninica pistoiese: fine dimostrato anche dagli innumerevoli richiami numerici presenti nelle tavole, che finiscono con il dare speciale significato ai luoghi (sedi abitate, corsi d’acqua, strade, cime e valichi montani nella loro configurazione morfologica e nelle loro destinazioni d’uso agrarie e forestali).
Tra tutte, particolarmente significativa appare la Veduta fatta di Monte Lattaia verso Fiorenza, Prato e Pistoia, con tutta la conca (tra Pistoia-Prato-Fiesole-Firenze-Poggio a Caiano e il Montalbano) che, con le sue tante varietà paesistico-ambientali, si apre nitida davanti agli occhi del pittore paesaggista che si raffigura intento a disegnare da un luogo panoramico della Montagna, sulla vecchia strada mulattiera per Modena.
Il fatto è che, con la raccolta di Luder, siamo di fronte alla chiara presa di coscienza dell’impossibilità della tecnica cartografica primo-settecentesca (ma questo stesso convincimento si ripresentò pure alla fine degli anni ’80, quando il matematico Pietro Ferroni, incaricato della progettazione della strada rotabile tra Firenze e la Romagna, non esitò ad assumere l’esperienza di lavoro e il prodotto del monaco cappuccino come modello, facendo disegnare ai due pittori paesaggisti fiorentini Antonio Fedi e Francesco Mazzuoli, inquadratura per inquadratura, l’ampio quadrante montano tirrenico e adriatico compreso fra Mugello-Val di Sieve e Valtiberina) di restituire la conformazione orograficamente tormentata dell’ambiente appenninico. Da qui, dunque, la lucida decisione di ricorrere al vedutismo (che diventa così strumento geopolitico al servizio del principe) per contribuire a risolvere problemi complessi funzionali alle pratiche amministrative del governo granducale: vale a dire, l’esigenza di individuare la direttrice più adatta alle operazioni di progettazione di una grande strada rotabile transappenninica come la Pistoia-Modena.

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai e Romby, 1987; Rombai e Romby, 1988; Rombai, a cura di, 1993, pp. 70-72; Tongiorgi Tomasi, Tosi e Tongiorgi, 1990, pp. 12, 85 e 113; Cantelli et alii, 2004; Chiarini e Marabottini, 1994; ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai