Archivi tag: Massimo Quaini

Brossier, Simon-Pierre

Simon-Pierre Brossier
N. Versailles 9 gennaio 1756
M. Parigi 5 aprile 1832

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere geografo, direttore del Bureau topografico di Milano per tutta l'età napoleonica.

Biografia:

Produzione scientifica:
L'attività che concerne l'Italia ha inizio dopo che nel 1794 viene assegnato al gabi­netto topografico del Comitato di salute pubblica e da questo importante centro di informazione, voluto da Carnot, nel 1796 viene inviato in Piemonte come commissario del governo nella delimitazione del confine fra la Francia e gli Stati del re di Sardegna. In questa occasione ha modo di conoscere e apprezzare i topografi piemontesi con alcuni dei quali si troverà in seguito a collaborare.
Aggiunto allo staro maggiore dell'Armèe des Alpes dal luglio del 1799, viene inca­ricato nel 1800 delle reconnaissances in Savoia necessarie per decidere il passaggio dell'esercito guidato dal Bonaparte. Con il grado di colonnello partecipa alla campagna, assistendo all'assedio di Bard, al passaggio del Ticino e alla battaglia di Ma­rengo, Per i meriti acquisiti ottiene il grado di aiutante generale e la nomina a capo del Bureau topografico dell'Armée d'Italie. Sciolto questo ufficio, viene incaricato di costituire a Milano il Bureau della Repubblica Italiana incaricato di confezionare subito la Carta tra l'Adda e l'Adige, che successivamente fu ampliata alla Carta tra l'Adige e il Piave e tra il Piave e l'Isonzo (per non dire di altre operazioni compiute nel Polesine e in Dalmazia).
Da questo momento Brossier diventa il principale referente del Depot de la Guerre in Italia e il coordinatore delle principali operazioni topografiche, anche se non sempre felicemente a causa del suo carattere accentratore e insofferente di chiun­que potesse fargli ombra agli occhi di Napoleone. Non furono facili i suoi rappor­ti con gli ufficiali del Genio operami in Italia, in particolare con J.B. Chabrier, con gli astronomi di Brera e con il governatore italiano, infine anche con J.F.M. de Martinel, incaricato della Carta dei campi di battaglia. Malgrado ciò, continuò ad avere la fiducia del ministro della Guerra e di Napoleone e rimase in Italia fino al 1814.
Abile nell'organizzazione, pretendeva di essere quotidianamente informato dagli ufficiali topografi che lavoravano con lui. La mole cli documentazione prodotta dal suo ufficio e conservata al Depot de la Guerre (SHAT dì Vincennes) ci con­sente così di ricostruire nei minimi dettagli tutte le operazioni svolte sotto la sua direzione.
Durante la Restaurazione venne ancora impiegato nella demarcazione delle frontiere del nord della Francia, ottenendo nel 1817 la nomina di maresciallo di campo insieme al pensionamento.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
V. ADAMI, Gli studi topografici in Lombardia negli ultimi anni del secolo XVIII e nei primi del secolo XIX, in «L'Universo», IV, 1923, n. 3-4.
COL. BERTHAUT, Les Ingénieurs géographes militaires 1624-1831, 2 voli., Paris, Impr. du Service Géographique, 1902.
M. SIGNORI, L'attività cartografica del Deposito della guerra e del corpo degli ingegneri topografi nella Repubblica e nel Regno d'Italia, in Cartografia e istituzioni in età moderna, Genova, Società Ligure Storia Patria, II, 1987, pp. 495-.525.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Chabrier; De Martinel

Autore della scheda: Massimo Quaini



Tallone, Gaetano Lorenzo

Gaetano Lorenzo Tallone
N.
M. Genova 25 maggio 1770

Relazioni di parentela: Cognato di Gherardo de Langlade e figlio di Filippo Tallone che compare nel Rollo degli Ufficiali della Repubblica del 173 7 con il titolo di Quartier Mastro giubilato con paga mensile di L. 50, mentre il figlio vi compare con il titolo di Cpitano Ingegnere e Quartier Mastro Maggiore (e paga di L. 80). Vi compare anche un Antonio Tallone come aiutante del sopraddetto e paga di L. 30 mensili (ASG, Foglietta, 372)

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Capitano, ingegnere, cartografo.

Biografia:
Di origine corsa, ma non si conosce con precisione data e luogo di nascita. Nato presumibilmente negli ultimi anni del secolo XVII (verso 1697), muore a Genova il 25 maggio 1770.

Produzione scientifica:
Conclusa la fase più formativa, viene soprattutto impiegato dalla Giunta dei Confini nelle campagne volte alla demarcazione dei confini col Piemonte e alla «piantagione dei termini nel Monferrato» che si svolgono nella prima metà de­gli anni '30. Ma in questa attività non darà sempre buona prova, soprattutto quando è necessario confrontarsi con gli ingegneri e i diplomatici sabaudi, per cui viene progressivamente sostituito con Matteo Vinzoni, Alberto Medoni e Domenico Carbonara. Nel 1735 subentra al padre nell'incarico di Quartier Ma­stro Maggiore, alternandolo con altre missioni assegnategli dalla Giunta dei Confini. All'inizio della guerra di successione, tra il 1746 e il 1747 viene incaricato dal Ma­gistrato di Guerra dell'allestimento delle nella valle Stura di Ovada e successivamente, sempre nel corso della stessa guerra, di demolire le stra­de nel sarzanese.
Conclusa la guerra, riprende il suo incarico di Mastro che mantiene sino al 17 65, quando viene giubilato e sostituito da Michele Codeviola.
Carte

Della sua produzione cartografica si da l'elenco in forma abbreviata, desumendolo dai cataloghi della Raccolta Cartografica dell'Archivio di Stato di Genova (con l'av­vertenza anche in questo caso di non seguire le attribuzioni ipotizzate dalle autrici dell'ultimo catalogo per le carte non sottoscritte):

- Apricale 1 e 2: Tipo geometrico riguardante la differenza de' confini vertente tra Apricale del Marchesato di Dolce Aqua con Baiardo ... e Pezza di rapporto rappresen­tante le apparenze e i profili ... relativa alla medesima controversia, sottoscritti nel 1732 insieme all'ingegnere piemontese Pietro Audibert.
- Bagnasco 1 e 2: Tipo geometrico riguardante le differenze di confini tra Bagna­sco e Massimino sottoscritto da Audibert e Tallone nel 1732 e delineato da Carbonara.
- Belforte 1, 2, 3: Tipo geometrico concernente le differenze fra Belforte Monfer­to e Rossiglione Genovesato, sottoscritto da Audibert e Tallone nel 1731 e aggiomato nel 1735 da Pinto e Tallone nell'indice.
- Belforte 5 e 6: Tipo di una parte di territorio posseduto da Tagliolo e preteso da Rossiglione, sottoscritto da Willencourt e Tallone nel 1731.
- Belforte 7, 8, 9, 10: Tipo geometrico e pezze di rapporto fra Belforte Monferrato e Ovada Genovesato, sottoscritti nel 1731 da Willencourt e Tallone, aggiornato nel 1735 insieme a Pinto nell'indice.
- Carpasio 1: Tipo geometrico riguardante le differenze di confini tra Carpasio e Glori, sottoscritto da Audibert e Tallone nel 1732.
- Finale 16: «Pianta del marchesato e delle Langhe del Finale». Grande carta (cm 380x420) impostata nel 1722 da Gherardo de Langlade e terminata da Tallone.
- Larzeno 1 e 2: Tipo geometrico riguardante le controversie di confini tra Larze­no e Calderaia, sottoscritto da Audibert e Tallone nel 1732.
- Valle dei Ratti, Tipo Geografico del territorio della Valle de Ratti (Borbera) sotto scritto dal Tallone e non datato.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
C. BARLETTARO - O. GARBARINO, La Raccolta cartografica dell'Archivio di Stato di Genova, Genova, Tilgher, 1986.
L.C. FORTI, Fortificazioni e ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Genova, Com­pagnia dei Librai, 1992.
E. MARENGO, Carte topografiche e corografiche manoscritte della Liguria ... , Genova, SIAG, 1931.
P. PESCARMONA, Note e documenti sul Corpo degli Ingegneri Militari a Genova alla metà del Settecento, «Bollettino Ligustico», III, 1986, pp. 107 -115.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Codeviola, Matteo Vinzoni

Autore della scheda: Massimo Quaini

Policardi, Domenico

Domenico Policardi
N.
M.

Relazioni di parentela: Non se ne conoscono.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Capitano ingegnere, cartografo.

Biografia:
Originario del Regno di Corsica, esattamente di Bastia, non si conosce la data di nascita. Risulta esercitare il servizio militare dal 1732. Muore il 10 marzo 1787 con il titolo di Capitano Ingegnere e la paga di L. 90 mensili (ASG, Foglietta, 1035

Produzione scientifica:
Col titolo di volontario e al seguito del Medoni fra il 17 44 e il 17 45 fa le sue prime esperienze nella fortificazione dei passi della valle di Finale.
Dopo aver fatto ulteriore «pratica sul terreno» al seguito delle truppe spagnole, rientra in servizio sempre col titolo di volontario e presta la sua attività a Sanremo e in Corsica, dove viene mandato nel 1755 in qualità di Aiutante Ingegnere del capi­tano Medoni diventato cieco e dove si distingue nella direzione ed edificazione del baluardo di S. Carlo in Bastia in sostituzione del capitano Medoni rientrato a Gnova. In seguito alla buona prova data, gli vengono appoggiati altri lavori in Bastia e Saint Florence, la cui buona esecuzione viene approvata dal Brigadiere Flobert. In seguito alla proposta di riforma del corpo degli ingegneri militari avanzata dal­lo stesso Flobert nel 1756, Policardi, essendogli riconosciuto dal Magistrato di Corsica «ottime qualità», nel gennaio del 1757 viene aggregato al corpo col titolo di primo Tenente Ingegnere e paga di L. 50 mensili (ASG, Foglietta, 388 e 1240; Senarega, 284). Con tale grado viene prima inviato a Vado per i lavori alle fortifi­cazioni diretti dal Flobert e poi in Corsica, dove rimane a lungo.
Ceduta la Corsica alla Francia nel 1768, Policardi, non molto soddisfatto del trat­tamento economico, tenta di farsi assumere dal Re di Francia di cui, essendo cor­so, si sente suddito. La carta della Corsica stampata a Genova nel 1769 e dedicata all'ambasciatore francese, va letta anche in questa chiave. Nel 1776 entra in con­tatto con l'ambasciatore francese a Genova, De Pinet, che promettendogli l'assun­zione lo convince a collaborare con il Dépòt de la Guerre fornendo carte e infor­mazioni riservate sul territorio della Repubblica. In meno di due anni fornisce di­verse carte dello Stato Genovese e della Corsica che ancora oggi si trovano negli archivi francesi.
Dopo questo episodio di vero e proprio spionaggio cartografico e tradimento del suo datore di lavoro e committente ufficiale il P. vive ancora 10 anni in Genova. Nel 17 84 invia una supplica al Senato, con allegato disegno, perché gli sia ricono­sciuta con «paterna munificenza e per sollievo del suo bisognevole stato» l'inven­zione del moto perpetuo, ottenuto con «una macchina idrostatica che allo stesso moto assai s'avvicina: consiste questa in una poca quantità di acqua distribuita in due picoli recipienti con la quale si macinano diversi molini sempre con la detta acqua stagnante e per ora col solo aiuto leggiero di una persona a continuare il moto» (ASG, Confinium, 155).

Produzione di cartografia manoscritta:
Diverse carte manoscritte e anche a stampa testimoniano le capacità cartografiche del Policardi. In ASG, Raccolta Cartografica si conservano diversi «tipi» relativi al­la Corsica (Bonifacio, Furiani, Bastia ecc.) e a diverse località della Liguria (Geno­va, Portofino, Lavagna, Gavi).
Fra le carte manoscritte, a esemplificazione della tecnica più raffinata usata dal P. basti citare:
- Gavi 1: Carta Geometrica in Pianta e Profili della Città Fortezza e parte del terri­torio di Gavi nelle viccinanze del fiume Lemo, torrente Neirone e suoi influenti ... anno 1785 (ASG, Raccolta Cartografica, Busta 9. bis, 291).
Diverse carte, frutto dell'attività spionistica del P. sono conservate presso l' archi­vio e la raccolta cartografica del.Dépot de la Guerre a Vincennes (Parigi).

Produzione di cartografia a stampa:
L'unica carta a stampa che finora si conosce è la
-Carta dell'isola di Corsica ... Domenico Policardi Capitano Ingegnere in Genova l'anno 1769 dedicata a Giuseppe Rocco Boyer de Fronscolombe, ambasciatore del Re di Francia presso la Repubblica di Genova.
Due copie si conservano presso la Biblioteca Nazionale di Francia (Richelieu). Una copia del fondo cartografico corso della Biblioteca Nazionale di Napoli è sta­ta segnalata e descritta da V. Aversano, 2000.

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
V. AVERSANO, Il fondo cartografico corso nella Biblioteca Nazionale di Napoli e la «Pianta Topografica della Corsica» del 177 3 ... , Università degli Studi di Saler­no, 2000, pp. 27-30.
L.C. FORTI, Fortificazioni e ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Genova, Com­pagnia dei Librai, 1992.
P. PESCARMONA, Note e documenti sul Corpo degli Ingegneri Militari a Genova alla metà del Settecento, in «Bollettino Ligustico», III, 1986.
M. QUAINI, A proposito di «scuole» e «in/lussi» nella cartografia genovese del Sette­cento e in particolare di influenze franco-piemontesi, in Cartografia e istituzioni in età moderna, II, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1987, pp. 783-802.
M. QUAINI, Ingegneri e cartografi nella Corsica genovese fra Seicento e Settecento, in A.M. SALONE -F. AMALBERTI, Corsica immagine e cartografia, Genova, Sagep, 1992.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Flobert

Autore della scheda: Massimo Quaini

Multedo, Ambrogio

Ambrogio Multedo
N. Genova 30 marzo 1753
M. Genova 25 febbraio 1840

Relazioni di parentela: Figlio di Angelo G.B. Multedo e Giacinta Novaro. La famiglia è originaria di Cer­vo, dove un nobile Gio. Ambrosia Multedo nel 17 46 rivolge supplica al Magistra­to di Guerra per trasferire la propria patente di «Capitano della Compagnia de' Scielti» al nipote Carlo Giuseppe Viale (ASG, Foglietta, 379).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Matematico, cartografo e abate

Biografia:
Nasce a Genova il 30 marzo 1753 e muore il 25 febbraio 1840 in Genova. Viene sepolto nella chiesa di N.S. Assunta in Carbonara dove si conserva l'iscrizione dettata dall'abate Spoterno.

Produzione scientifica:
Morto il Correard, Multedo gli successe nella cattedra di matematiche sublimi dell'ateneo genovese che mantenne fino al 1816. Quando a Parigi «i matematici di molte parti d'Europa s'adunavano a determinare l'unità delle misure e dei pesi>> vi rappresentò lo stato genovese ed ebbe modo di farsi apprezzare e di coltivare anche in seguito l'amicizia di alcuni dei maggiori scienziati tempo colà convenuti. Rientrò a Genova nel dicembre 1800, dopo aver consegnato al Bonaparte una sua memoria in cui dimostrava che il titolo di capitale politica della Repubbli­ca italiana si addiceva più a Genova che a Milano. A Genova oltre all'insegnamen­to della matematica si occupò di progetti stradali e meteorologia soprattutto per i naviganti (materia collegata alla Nautica che fin dal 1778 aveva proposto di inse­gnare nella Scuola che doveva sorgere all'interno dell'Accademia Ligustica).

Carte e Memorie

L'unica carta di cui si conosce l'esistenza riguarda la valle di Andora e porta que­sto titolo: Carta tipografica (sic) della Magnifica Comunità e valle di Andora. Incisa e stampata dall'editore Sci onico in Genova nel 1785 come allegato alla memoria dell'avvocato Angelo M. Anfosso sui diritti della medesima Comunità. Venne co­struita nel 1785, come risulta da documentazione inedita (A.S.G., Con/inium, 157). Il 2/11/1785 i consoli di Laigueglia scrivono al Senato che «nei giorni ad­dietro siasi portato in questa V alle di Andora certo Prete Ambrogio Moltedo del luogo del Cervo e che furtivamente, senza farne in prima parola a questo M.co Po­destà, abbia cannellato terreni, preso livelli, osservato termini e confini e posto in pratica tutto quello che è necessario per formare un disegno di quella V alle».
Fra le sue memorie va citato anche il Rapporto presentato alla Commissione straor­dinaria di governo sul nuovo sistema metrico dal cittadino prete Ambrogio Multedo, Scionico, Genova 1801, pp. 14.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
AA. Vv., Il territorio di Albenga da Andora alla Caprazoppa. Quattro secoli di carto­grafia, Bordighera, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 1990, pp. 68-70.
P. SCOTTI, I toponimi di una Carta della «Magnifica Comunità e valle di Andora» (sec. XVIII), in «Atti dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere», X, 1954, pp. 112-126.
G.B. SPOTORNO, Vita e studi del cav. abate Multedo, in «Nuovo Giornale Ligusti­co», NS. voi. III, s.d., pp. 107-113.

Altro:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Massimo Quaini

Codeviola, Michele

Michele Codeviola
N.
M.

Relazioni di parentela: Non si conoscono rapporti di parentela né ascendenti né discendenti che possano far pensare ad una dinastia.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
La nascita rimane oscura. Dalle suppliche rivolte al governo genovese si sa che do­vette essere nato a Genova nel secondo decennio del Settecento ma che «in tenera età» si era trasferito in Catalogna. Il Quarenghi, non sempre pienamente affidabi­le, dice che nasce a Genova nel 1717 ma che in gioventù vive e studia a Barcello­na. Secondo il prospetto dell' Ufficialità dello Stato Maggiore e Capitani del 1764-65 (ASG, Foglietta, 1209) risulta essere di nazione genovese, avere 46 anni e dun­que di essere nato intorno all'anno 1718. Anche la data della morte non è stata finora precisata: secondo fonti archivistiche il C. avrebbe goduto della pensione fino all'anno 1800, secondo altri sarebbe morto nella primavera del 1801.

Produzione scientifica:
La sua attività, che ha riguardato soprattutto il campo dell'artiglieria e delle fortifi­cazioni, è stata ricostruita in maniera dettagliata da L.C. Forti, al quale si rimanda. Riassumendo, si può dire che all'iniziale attività svolta soprattutto in campo didatti­co con la preparazione nel 1755 del manuale Descrizione dell'artiglieria antica e moderna secondo il stile di varie nazioni composta dal Cap. Michele Codeviola, direttore nell'Accademia Linguistica del Architettura militare e civile ( che si conserva nell' Archi­vio Storico del Comune di Genova), si dedica, fra il 1756 e il 1760, al rilievo siste­matico di tutte le fortificazioni nella Capitale e successivamente anche in Corsica. Della sua attività di insegnante presso l'Accademia l' Alizeri non dà un giudizio molto positivo, limitandosi a definirlo «zelantissimo (qual ch'egli fosse per gno) delle discipline accademiche» e non apprezzando il fatto che allora «l'archi­tettura civile si apparava ad un tempo colla scienza delle fortificazioni, colla geo­metria, colla aritmetica e colle pratiche degli artiglieri» al punto da sostenere che «l'insegnamento di lui procedeva per siffatto miscuglio da uscirne non già profitto per molti, sebbene una _confusione per tutti» (Alizeri, 1864, p. 104).
Nel 17 65, in occasione della generale riforma del corpo degli ingegneri, il C. ven­ne nominato «Quartier Mastro Maggiore» al posto di Gaetano Tallone, giubilato insieme a Alberto Medoni e Matteo Vinzoni. Da una relazione anonima approvata dal Magistrato nello stesso anno risulta che tale carica doveva essere conferita a «un Ingegnere dello Stato maggiore di ben nota habilità ed esperienza» e che fra i compiti da eseguire quelli cartografici non erano i minori: «Doverà formare una Pianta esattissima di questa Capitale che comprenda il terreno adiacente alli due Torrenti di Polcevera e Bisagno, per poter comprendere ed imparare con fonda­mento qual sia la parte più forte e più debole di questa Piazza [ ... ]» e ancora «la Pianta e Profili delli Quartieri ed Alloggi» e «li sei Disegni delle comarche in che si considera diviso il Recinto delle amiche e nuove mura e de' Postamenti e fortifi­cazioni esteriori» (ASG, Foglietta, 1242).

Carte e Memorie

Da allora e fino alla sua giubilazione nel 1788 si occuperà esclusivamente delle fortificazione di Genova con una infinità di progetti caratterizzati sempre da di­segni in scala, che si trovano sparsi in diversi istituti di conservazione. Su alcune delle questioni più rilevanti, dall'ampliamento della cerchia daziaria e ddperi­metro urbano della città al rinforzo della difesa del fronte marittimo e terrestre della Capitale, il C. si trova a collaborare con gli altri ingegneri e in particolare con G. Brusco, che nel 1788 gli subentrerà nelle funzioni. Particolarmente cura­te sono le planimetrie del porto che il Codeviola disegna fra 1784 e il 1787 quando, oltre che sul miglioramento della funzionalità dello scalo, si discute, an­che con l'intervento dell'abate Ximenes e di altri esperti, del prolungamento del Molo Nuovo.
Anche dopo la giubilazione, dovuta a detta del Magistrato a «varie mancanze commesse» negli ultimi anni, il C. continua a lavorare in particolare alla sua opera cartografica di maggior impegno commissionatagli da Carlo F. Doria: il «Libro de' disegni delli Quartieri, Corpi di Guardia e Terreni coltivati nel recin­to delle vecchie e nuove mura» che il Nostro consegna al Doria nel 1791 in due volumi riccamente rilegati in pelle. Lavoro che gli era costato 506 giornate lavo­rative di due misuratori e tre anni e mezzo di lavoro a tavolino. Di questa opera si è conservato solo «il Libro de disegni delli Quartieri et Alloggi che sono nel recinto delle Nuove Mura della Città di Genova» (Biblioteca delle Belle Arti del Comune).
È anche andata dispersa la grande planimetria del territorio di Genova, che il Forti identifica con la carta in 24 fogli usata anche dai francesi, completata dal Codeviola negli anni 1797-99 ma costata a quanto dice l'autore «quindici anni di sudori».

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
F. ALIZERI, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell'Acca­demia, I, Genova, Sambolino, 1864.
R. DELLEPIANE, Mura e fortificazioni di Genova, Genova, Nuova editrice genovese, 1984.
L.C. FORTI, Fortificazioni e ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Genova, Compagnia dei Librai, 1992.
M. QUAINJ, A proposito di «scuole» e «in/lussi» nella cartografia genovese del Sette­cento e in particolare di influenze franco-piemontesi, in Cartografia e ùtituzioni in età moderna, II, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1987, pp. 783-802.
C. QUARENGHI, Ricerche storico-illustrative sulle fortificazioni di Genova e del Ge­novesato (1875), Archivio Storico del Comune di Genova, Manoscritti, n. 774.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Giacomo Brusco; De Sicre; Flobert; Tallone; Matteo Vinzoni

Autore della scheda: Massimo Quaini

Brusco, Giacomo Agostino (anche Bruschi)

Giacomo Agostino Brusco
N. Savona 23 agosto 1736
M. Genova 27 ottobre 1817

Relazioni di parentela: È fratello maggiore dei pittori Paolo Gerolamo e Angelo Stefano. Secondo F. Ali­zeri la figlia Nicoletta «anteponendo alle donnesche vanità lo studio delle lettere e delle matematiche, non avea maggior bene che di prendere sopra di sé le fatiche più ingrate del padre».
Non avendo figli maschi -in una lettera parla della sua «famiglia femminina» - la sua attività viene continuata, in maniera diversa, dai nipoti Antonio e Tom­maso. Anche il fratello Stefano, pittore, non si sottrae a lavori di architettura e cartografia.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere militare, architetto civile e cartografo.

Biografia:
Detto Bruschetto ad imitazione del fratello pittore. Nasce a Savona il 23 Agosto 1736 da Giovanni Battista coloritore di ceramiche e «uomo di modesta fortuna, benché derivasse di antico casato e cospicuo» (Alizeri) e da Anna Romé e viene battezzato nella cattedrale il 30 agosto.
Muore a Genova il 27 Ottobre 1817 e viene sepolto con tutti gli onori nella chiesa di San Martino di Albaro accanto alle spoglie della moglie Susanna Verando e del­la figlia Nicoletta, sua collaboratrice.

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia essenzialei:
F. ALIZERI, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell'Acca­demia, II, Genova, Sambolino, 1865.
N. CALVINI, Brusco Giacomo Agostino, in Dizionario biografico degli italiani, XIV, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1972. (Più interessante per gli aspetti architettonici che per quelli cartografici: «si dedicò per tutta la vita a opere di ingegneria, ma furono altri ad avere la gloria delle sue fatiche»).
L.C. FORTI, Le «gite» nel golfo della Spezia di Giacomo Brusco (1793-94). Dall'ana­lisi topografica alla difesa marittima, in M. QUAINI (a cura di), Carte e cartografi in Liguria, Genova, Sagep, 1986, pp. 232-238.
L.C. FORTI, Note sulla rappresentazione cartografica del territorio di Giacomo Bru­sco, in Cartografia e istituzioni in età moderna, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1987, II, pp. 561-579.
S.E. PORTA, Un documento su Campo Ligure: il cabreo di Vincenzo Spinola, in Una famiglia e il suo territorio. Campo Ligure e gli Spinola tra medioevo ed età mo­derna, Campo Ligure, 2000, pp. 225-246.
L. PROFUMO MULLER, Brusco, Paolo Gerolamo, in Dizionario biografico degli italia­ni, cit., (interessante anche per il profilo di Angelo Stefano, pittore specializza­to in vedute prospettiche e paesaggi).
M. QUAINI, Dalla cartografia del potere al potere della cartografia, in ID. (a cura di), Carte e cartografi in Liguria, Genova, Sagep, 1986, pp. 7-60.
M. QUAINI, A proposito di «scuole» e «influssi» nella cartografia genovese del Sette­cento e in particolare di influenze franco-piemontesi, in Cartografia e istituzioni in età moderna, II, Genova, Società Ligure di Storia Patria,1987, pp. 783-802.
L.Rossi, Lo specchio del Golfo. Paesaggio e anima della provincia spezzina, Sarza­na, Agorà, 2003.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Flobert; Gustavo; Panfilo Vanzoni Junor

Autore della scheda: Massimo Quaini

Bassignani, Giovanni

Giovanni Bassignani
N. Brescia 1653
M. Chiavari 1717

Relazioni di parentela: La famiglia, originaria di Bagnone (Lunigiana), non sembra avere svolto negli ascendenti mestieri affini a quello esercitato dal Nostro che non risulta aver avuto continuatori in famiglia. Lo prova anche il fatto che Matteo Vinzoni, che ne fu al­lievo, conservava nel suo archivio familiare alcune carte e documenti del maestro (fatto confermato anche da G.C. Ratti).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
La sua attività prosegue con visite e lavori in altre piazze della Terra ferma e so­prattutto nelle operazioni militari dell'Oltremare, dove il B. si segnala soprattutto in Morea negli assedi di Corone, Modone, Napoli di Romania e Negroponte. In questo «infelice assedio», nel 1689, «restò da colpo di spingarda gravemente ferto nella testa, onde caduto a terra e smarriti i sensi fu tenuto per morto». Miraco­losamente guarito, «faceva sempre una specie d'orrore, qualunque volta discopri­va la parte superiore della fronte vicino al polso destro, ove gli si vedeva una buca tutta intorta e più d'un dito profonda» (Soprani-Ratti, 1769).
«Sazio di una vita sì aspra ed esposta a' primi pericoli» matura l'idea di ritirarsi, ma «troppo avendo di lui bisogno l'armata, perciocché di quattro Ingegneri, che in quel­la servivano, egli solo era rimasto vivo, benché malconcio e debole, onde il portavano in una sedia a vedere i lavori», dovette rimanere in servizio fino al 1692 (e non 1693 come dice il Ratti). La morte del Generale e Doge Morisini, suo grande protettore, lo spinse a chiedere ed ottenere, sia pure «malvolentieri», il sospirato congedo. Rientrato a Venezia e mortagli la moglie «risolvette d'andare a starsi col suo vec­chio padre, che d'alcuni anni s'era ritirato in Sarzana [ ... ]. Quivi egli stimò suo dovere il presentarsi al Signor Commissario di questa città, che cortesemente ac­coltolo, conobbe il buon fondamento di lui nella profession d'Ingegnere [., .] e diede tosto ragguaglio a Genova». Invitato a presentarsi davanti al Senato, il Bas­signani «con qualche suo bellissimo disegno diede tal saggio di se che fu tantosto ammesso al servizio. Vent'anni durovvi; e molto contento, perché fuori d'ogni di­sturbo di guerra. In questo tempo prese di nuovo moglie, che fu una signora di Chiavari della famiglia Varese» (Soprani-Ratti, 1769).
La documentazione d'archivio rettifica e completa queste notizie, sia anticipando al 1692 il suo arrivo in Liguria, sia aggiungendo che dopo quattro mesi di prova venne assoldato per cinque anni e che alla scadenza, nel 1697, l'incarico gli venne ulteriormente prorogato con queste motivazioni espresse dal Magistrato di Guer­ra:«[ ... ] restando il Magistrato pienamente soddisfatto del detto Basignani e della sua capacità e maniera di operare qui, ma anche per le notizie che ha della peritia e forma con cui si è diportato et ha servito altrove e considerando il vantaggio che vi è se si offerisse il bisogno di bavere persona già pratica del paese e della situa­zione de' posti e che essendo egli nativo di Pontremoli et accasatosi in questo do­minio pare si possa vivere con sicurezza della sua fedeltà [. .. ]» (ASG, Foglietta, 1136). Quanto alla designazione di Pontremoli come luogo di nascita è probabile che con tale indicazione si volesse indicare il capoluogo della Lunigiana alla quale apparteneva anche Bagnone.
L'attività al servizio della Repubblica cesserà solo con la morte e si esercitò in mol­te e diverse «commissioni che effettuò con universale soddisfazione» soprattutto nel campo della fortificazione delle principali piazze (Genova, La Spezia, Savona) ma anche nel campo dell'architettura civile per strade, porti, regolazione di fiumi (compreso il progetto del celebre ponte di Carignano, poi realizzato dal de Lan­glade). Per cui anche oggi si può confermare il giudizio già dato (Quaini, 1884): «la storia dell'ingegneria e della cartografia di questo periodo si identifica in larga misura con la sua persona e con quella dei suoi aiutanti» fra i quali si devono an­noverare sia Gherardo de Langlade, sia Matteo Vinzoni, il quale del Bassignani e del de Langlade fu allievo nella scuola da costoro istituita nel 1714. A merito del Bassignani va anche riconosciuto l'aver introdotto al servizio della Repubblica il de Langlade «capitato in Genova fuggiasco per cagion di sinistro occorsogli» e di­ventato suo aiutante. Insieme operarono nel 1713 sia alla demolizione del «famoso castello Gavone» di Finale sia alla misurazione e minuta descrizione dei «borghi, villaggi e confini di quel Marchesato» che successivamente portò alla costruzione della grande carta del Marchesato e Langhe del Finale ad opera di G. de Langlade e di L. Gaetano Tallone (ASG, Raccolta cartografica, 273).
Il Bassignani aveva l'esperienza e le conoscenze necessarie per dirigere una scuola che accanto allo studio teorico ebbe come palestra soprattutto il contesto savonese, dove oltre ai lavori per la fortezza si dedicò ai problemi del porto, del torrente Lava­gnola e delle strade. Secondo la testimonianza raccolta dal Ratti «possedeva cinque lingue, cioè la francese, la tedesca, la greca popolaresca e la latina, oltre alla sua nati­va italiana» delle quali si valeva per «parlare con istranieri o legger libri in alcune di quelle». In conclusione «insegnò a parecchi la professione: ma chi in essa gli ha fat­to distintissimo onore è stato il poc'anzi defunto Brigadiere Matteo Vinzoni, che non cessava di predicar le lodi di questo suo insigne Maestro, di cui varj disegni, tratta­telli ed instrumenti matematici ereditò» (Soprani-Ratti, p. 355). L'Alizeri, a sua volta, definisce il Vinzoni «creatura del Bassignani e buon seguace di tal maestro». Anche se è vero che Matteo Vinzoni non poté valersi di tale magistero a lungo, vi­sto che il Bassignani ottenuto il congedo all'inizio del 1716 si ritira a Chiavari, dove muore l'anno seguente, onorato con «solennissime esequie» e seppellito nella chie­sa di Nostra Signora dell'Orto, «in particolare avello al lato sinistro della porta maggiore col semplice nome: Ioannes Bassignani H.S.E.» (Soprani-Ratti, p. 354).

Produzione scientifica:
Quanto alla produzione cartografica, oltre alle indicazioni appena date, si può ri­petere il giudizio dell' Alizeri: «mi compiacqui a vederne i disegni, che son molti ed intatti nel nostro Archivio, e con tanto garbo e diligenza eseguiti, che non più farebbe l'intaglio a delinearli e buon colorista a disporvi le tinte. Riguardano tutti alle opere di Savona e di Vado, notate anche dal Ratti per principali tra le fatiche del Bassignani» (Alizeri, 1867, pp. 36-7). Anche se meno intatti di allora, tali dise­gni si possono ancora ammirare e sono descritti, insieme a qualche altro, nel Cata­logo della Raccolta Cartografica, con l'eccezione di un atlante del 1708, «ove son pur descritte le opere savonesi e con eguale dottrina se non con eguale avvenenza di tipi» rispetto a altro atlante di Benedetto Guerrini (questo ancora conservato in ASG, Raccolta Cartografica, 1034-41 - Savona 48).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia studi:
F. ALIZERI, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell'Acca­demia, I, Genova, Sambolino, 1864.
T.O. DE NEGRI, Matteo Vinzoni e l'atlante storico del Genovesato, in <>. XIII, 1971, 4, pp. 17-27.
L.C. FORTI, Fortificazioni e ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Genova, Com­pagnia dei Librai, 1992, pp. 53-64.
M. QUAINI, Per la storia della cartografia a Genova e in Liguria. Formazione e ruolo degli ingegneri-geografi nella vita della Repubblicai, in «Atti Società Ligure di Storia Patria», N.S. XXIV, 1984, 1, pp. 219-266.
M. QUAINI, Carte e cartografi a Savona: l'immagine di una città e del suo territorio, in ID. (a cura di), Carte e cartografi in Liguria, Genova, Sagep, 1986, pp. 171-81.
M. QUAINI, A proposito di «scuole» e «influssi» nella cartografia genovese del Sette­cento e in particolare di influenze franco-piemontesi, in Cartografia e istituzioni in età moderna, II, Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1987, pp. 783-802.
G. ROSSINI, Le fortificazioni genovesi a Vado dal XVI sec.: un capitolo di architettu­ra militare, in «Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria», N.S. XIV, 1980, pp. 107-139.
R. SOPRANI - C.G. RATTI, Le vite de' Pittori; Scultori ed Architetti genovesi ... , 2 voli., Genova, Casamara, 1768-1769, I, pp. 349-355.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Tallone; Matteo Vinzoni

Autore della scheda: Massimo Quaini

Accinelli, Francesco Maria

Francesco Maria Accinelli
N. Genova 23 aprile 1700
M. Genova 7 ottobre 1777

Relazioni di parentela: Non sembra che la famiglia originaria di Varazze e di estrazione popolare abbia concorso alla sua formazione tecnica e tanto meno abbia prodotto altri cartografi.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Prete e poligrafo, con la passione per la cartografia.

Biografia:
noto nel suo quartiere con il soprannome di Prete Checco.

Produzione scientifica:
La prima produzione cartografica, sulla base di ripetute affermazioni dell' A. che gli studiosi ritengono non del tutto affidabili, si riferirebbe a una «carta distinta [. .. ] longa palmi 10 e alta palmi 5 » della Corsica fatta «d'ordine pubblico» nel 1732 e «mandata all'Imperatore Carlo VI prima che le truppe tedesche ausiliare della Repubblica passassero nella medesima». Altre copie vennero fatte per il Ge­nerale principe di Wuttemberg e per diversi signori genovesi e francesi (come di ce in Descrittione Geografo-Cronologica della Corsica col disegno dell'Isola, Piazze e Luoghi Principali conservato presso la Biblioteca Universitaria di Genova). La ricchezza dei particolari relativi alla costruzione della carta - «questa mappa fu fatta con tutta la maggior attenzione et assistenza di nazionali medesimi chiamati a bella posta da tutti i paesi e luoghi benché minimi della medesima Isola et in ca­sa dell'Ecc.mo Alessandro Pallavicino», che nel 1715 come Deputato del magi­strato di Corsiva «avea girato l'Isola per Xl mesi continui tanto dentro terra che alle marine, onde e con le notizie da esso raccolte e con l'istruzione de' medemi nazionali fu ridotta a perfezione la divisata mappa» - e l'interesse dimostrato per la Corsica anche in altri manoscritti fanno pensare che al di là di qualche esagera­zione ci sia qualcosa di vero. Resta ancora da verificare se la carta della Corsica pubblicata a Parigi nel 173 8 da J aìllot con dedica a Gio. Francesco Brignole Sàle a cui l' A. aveva consegnata la sua carta sia una versione di questa medesima tavo­la, come sostiene l' A.
Oltre all'abbondante produzione sulla Corsica, fatta anche di carte corografiche e vedute di centri abitati, il nostro cartografico lavorò molto su Genova e sulla Ligu­ria. Nel 1747 partecipò all'insurrezione popolare di Genova: l'A. «capitanava la coorte dei sacerdoti che in numero di cinquecento schieravansi in arme in Val Bi­sagno» (E. Celesia) e nel corso delle operazioni militari, mentre era intento a rile­vare una mappa, venne scambiato per una spia e catturato dai paesani. Di questa sua esperienza scrisse in un Compendio delle Storie di Genova in due tomi che ven­ne pubblicato nel 1750 a Lipsia (in realtà nel 1751 a Massa Carrara), che gli creò non pochi problemi e la fama di storico partigiano. Sia nel primo che nel secondo tomo fa riferimento a «un disegno dell'assedio di Genova riuscito di tutta perfe­zione ed esattezza», stampato dal Campi in Genova nel 1749 e inserito nell'opera di Gianfrancesco Doria, Storia di Genova dal trattato di Worms alla pace di Aqui­sgrana, Leida (ma Modena), 1750, con il titolo di Carta topografica de' contorni di Genova e delle sue Valli di Polcevera e Bisagno con sue adiacenze (con la sola indi­cazione dell'incisore Giuseppe Benedetti).
Due grandi carte manoscritte, conservate presso la Curia di Genova, dedicò negli anni Cinquanta ali' arcivescovo Giuseppe M. Saporiti: la prima della Diocesi di Genova con ampie legende, stemmi gentilizi e qualche veduta prospettica è datata 1757; la seconda non datata ma dello stesso decennio è la Pianta della città di Ge­nova del suo recinto ... che riproduce un meno rifinito disegno del 1752.
Una Carta geografico-storica della Riviera di Genova co' suoi veri confini e strade delineata da Prete Accinelli, che riprende anche nel titolo la carta di Joseph Cha­frion (ma con correzioni) viene dedicata al Doge Gio.Batta Negrone ed è quindi databile agli anni 1769-71. Presenta molte annotazioni storiche ed è conservata presso il Museo Navale di Pegli.

Instancabile nella sua attività, l' A. mise insieme anche alcuni atlanti:

- Pianta di Genova di tutte le sue Strade, Piazze e Fabbriche ... divisa in più tipi con moltissime annotazioni storiche (1752), che risulta essere una riduzione in volume di 16 tavole dela carta del 1656 commissionata dal Comune agli otto architetti (di l
cui una riedizione in volume farà anche Giacomo Brusco).
- Stato presente della Metropolitana di Genova, di tutte le Parrochie tanto in Città che nella Diocesi ... che è in realtà una descrizione di complessive pp. 480 correda­ta da trenta tipi (ms. conservato in più copie in diverse biblioteche di Genova).
- Atlante Ligustico o sia del Dominio della Republica di Genova (conservato nella Biblioteca Berio, proveniente dalla biblioteca di Gian Carlo Ageno), che viene considerato il suo capolavoro e che, a detta di A. Capacci che l'ha studiato, dove­va già essere completato nel 1773. Comprende una parte descrittiva con varie me­morie e una parte iconografica che si compone di 55 disegni di vario formato e at­tinenti sia a regioni e località sia ad alcuni monumenti genovesi.
L'interesse dell'Accinelli per la geografia o cosmografia è ancora dimostrato da una «Miscellanea.storico-geografica» parzialmente conservata presso la Biblioteca Universitaria di Genova dove accanto a molto materiale cartografico di varia natu­ra e provenienza si contengono estratti di trattati della Sfera e di Geografia.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia studi:

Altro:

Rimandi ad altre schede: Giacomo Brusco; Matteo Vinzoni

Autore della scheda: Massimo Quaini

De Martinel, Joseph-Francois-Mariee

Joseph-Francois-Mariee De Martinel
N. Aix-les-Bains 23 ottobre 1763
M. Lione 8 aprile 1829

Relazioni di parentela: Della famiglia (di nobiltà savoiarda) non conosciamo altri rappresentanti che si siano illustrati nella cartografia.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ufficiale di stato maggiore, cartografo e pittore.

Biografia:
Nasce a Aix-les-Bains il 23 ottobre 1763 da Jacques Melchior de Martinel e Josèphe Marie de Carpinel.
Muore a Lione l’8 aprile 1829 e viene inumato nel cimitero di Loyasse dopo esequie celebrate nella chiesa di S. Francesco di Sales.

Produzione scientifica:
I principali passaggi della sua carriera militare sono i seguenti:
sottotenente dal 19 giugno 1781, diventa tenente del corpo dei pionieri il 3 febbraio 1793 e con questo grado inizia la campagna contro i francesi, ottenendo nel febbraio del 1794 il grado di capitano dello stato-maggiore. Con questo grado svolge le funzioni di aiutante di campo del governatore della piazza di Cuneo e nel 1796 quella di quartier mastro generale della divisione Stura.
La sua ammissione al servizio della Francia avviene nel dicembre 1798 su proposta dell’adjudant general Cesar Berthier, dopo aver fatto per un anno parte dell’Ufficio topografico di Torino. A questo periodo sono legate le sue prime produzioni cartografiche delle quali si dirà più avanti. A riguardo del periodo francese occorre dire che il suo operato era molto apprezzato anche nel vivo della guerra, tanto che Sanson, nel 1805, lo volle con sé nello stato maggiore della Grande Armée in occasione della campagna contro l’Austria. Malgrado tutte queste qualità, la sua carriera non fu facile e certamente dovette scontare tanto la diffidenza generata dal precedente servizio, quanto la franchezza del suo carattere e la gelosia manifestata da Brossier in seguito all’incarico di dirigere la Carta dei campi di battaglia che costituì la sua principale opera di topografo in Italia. La diffidenza politica arrivò al punto che il Direttorio, malgrado la sua appartenenza all’esercito francese, lo considerò “emigrato” e mise all’asta i suoi beni. Solo l’intervento del Bonaparte valse a restituirgli i beni. I suoi avanzamenti e servizi sono così riassumibili:
nell’aprile del 1799 riceve l’ordine di unirsi, in qualità di aggiunto, allo stato maggiore dell’Armée d’Italie. Nominato capo di battaglione a titolo provvisorio dal generale Moreau nel giugno 1799, serve allo stato-maggiore della divisione Richepance. Nel marzo 1802 è incaricato da Brossier di dirigere la levata della carta tra l’Adige e l’Adda e ottiene la conferma del grado di capo di battaglione. Attaché al Dépôt général de la Guerre di Parigi, nell’aprile del 1803 gli viene assegnata la direzione della sezione topografica incaricata di levare la “Carta dei campi di battaglia”. Interrompe questo lavoro nel settembre del 1805 per partecipare alla campagna contro l’Austria, in qualità di aggiunto al generale Sanson incaricato della direzione del servizio topografico della Grande Armée. Confermato nel grado di “Chef d’escadron ingénieur géographe” nel novembre del 1808, dopo aver servito come direttore del bureau topographique dell’Armée du Nord è impiegato al Dépôt général de la Guerre a Parigi dal primo gennaio 1811 e poi distaccato in Italia nel periodo 1811-1814.
Messo a riposo nella prima Restaurazione viene richiamato nei Cento Giorni e partecipa a diverse operazioni militari con il maresciallo Suchet e i generali Berthezène, Valence e Bonnamy in diversi punti del territorio francese. Finita l’avventura napoleonica, il 15 novembre 1815 viene messo definitivamente a riposo con una pensione di 2400 franchi.

Al biennio 1797-98, quando entra a far parte dell’Ufficio topografico di Torino, Martinel riferisce la sua prima produzione cartografica, ricordando di aver inciso “quelques cartes pour expliquer mes idées sur une route tracée dans les montagnes du Piémont dans la guerre précédente” (SHAT, X em, 146). Queste prime opere, che peraltro devono essere ancora rintracciate, non sono le uniche del periodo di transizione verso il servizio francese. E’ lo stesso Martinel a elencare le opere fatte «avant mon admission à l’Armée française: une carte militaire depuis le Viso au Col de Tende; une carte militaire et historique de tous les faits qui ont eu lieu dans la Vallée de Vraita dans le deux dernières guerres; […] et les mémoires qui se trouvent dans le recueils de ces faits par les officiers de l’Etat-major en Piémont qui ont été portés a Paris avec les autre papiers de la Topographie; enfin depuis que je suis à l’Armée française la reconnaissance de la ligne de Vintimille; celle des sources du Pesio et de la Vermegnana en Piémont; celle d’un partie du Padouan».
Martinel chiude questo periodo della sua vita con una significativa considerazione: «Il est peu d’hommes aimant son pays qui, en reportant ce qu’il a fait pour sa patrie, n’éprouve le regret de ne pas en avoir fait assez: c’est celui dont je suis pénétré» (SHAT, X em, 146).
La sua più nota e rilevante attività cartografica è legata alle due maggiori operazioni topografiche del Dépot de la Guerre in Italia:
- la Carta tra l’Adige e l’Adda che dirige insieme a Brossier fino a quando viene incaricato della direzione della
- Carta dei campi di battaglia, nella quale collabora con Bagetti per le vedute di battaglia, con Brambilla, Bentabole, Castellino, Simondi e più tardi Schouany per le levate topografiche. E’ probabile che questo lavoro gli sia stato affidato in base alle sue competenze non solo topografiche ma anche artistiche. Di fatto riesce a indirizzare con maestria sia il lavoro di Bagetti sia quello dei topografi rivolto a costruire una carta del Piemonte e della Liguria, teatro delle grandi battaglie napoleoniche, alla scala 1:50000 da rilievi al 10000 e 20000. L’operazione non venne conclusa per le ragioni che sono illustrate da Berthaut. Ne rimangono diversi fogli, conservati sia nell’archivio del Dépôt général de la Guerre, sia nell’Archivio di Stato di Torino, che denotano l’alto livello raggiunto dai topografi franco-piemontesi.
Si conservano anche diversi mémoires storico-statistici sui vari comuni dell’area, frutto di inchieste analitiche svolte dagli stessi topografi e di recente studiate da Valeria Pansini. La fitta corrispondenza con il Dépôt e fra i topografi e i materiali (appunti, abbozzi, disegni) dell’archivio personale di Schouany (sparso fra i faldoni del Dépôt) fa di questa operazione un interessante laboratorio ricostruibile in tutti i dettagli e problemi.
La stessa sorte subisce la Carta tra l’Adige e l’Adda, poi diventata Carta della Repubblica italiana, della quale Martinel, prima del suo passaggio alla Carta dei Campi di battaglia, aveva collaborato a levare circa 8 fogli e a fare i necessari lavori trigonometrici.
Quanto alla passione per la pittura di paesaggio, si conosce un suo olio del 1787 intitolato Le Passage des Echelles, che è stato esposto alla mostra “Le paysage et la question du sublime”, tenutasi a Valence nei mesi di ottobre e novembre 1997.
Nel catalogo della mostra si legge un giudizio complessivo molto significativo su questo uomo di frontiera: “Martinel est l’homme des frontières: frontière historique (entre le XVIII e le XIX siècle), politique (entre monarchie, république et empire), culturelle et sociale (aristocrate mais républicain, militaire et artiste). Il fut pris dans toutes les tourmentes de son temps […]. Frontière professionnelle aussi: ce militaire ne fut ‘ni géographe, ni topographe, ni artiste’ mais à la conjonction de tout cela. Frontière géographique enfin: savoyard de naissance, sujet du roi de Sardaigne puis considéré pendant longtemps comme un émigré, dans ce no man’s land des nationalités, avant d’etre, bien tardivement, naturalisé français».

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Col. Berthaut, Les Ingénieurs géographes militaires, 1624-1831, Paris, 1902, vol. I e II.
D. e B. Quintin, Dictionnaire des Colonels de Napoleon, Paris. 1996, p. 585.
M. Carassi, Bagetti e la rappresentazione dei campi di battaglia napoleonici in Piemonte secondo il rapporto di un ufficiale al generale Menou, in «Studi Piemontesi», VII, fasc. 2 ( nov. 1978).
M. Quaini, Appunti per una archeologia del “colpo d’occhio”. Medici, soldati e pittori alle origini dell’osservazione sul terreno in Liguria, in L. Coveri e Diego Moreno (a cura di), Studi di etnografia e dialettologia ligure in memoria di Hugo Plomteux, Genova, Sagep, 1983.
M. Quaini, Dalla cartografia del potere al potere della cartografia, in Id. (a cura di), Carte e cartografi in Liguria, Genova, Sagep, 1986.
M. Quaini, Identità professionale e pratica cognitiva dello spazio: il caso dell’ingegnere cartografo nelle periferie dell’impero napoleonico, in “Quaderni Storici”, n. 90 (dic. 1995).
V. Pansini, Un’operazione di cartografia e statistica 1801-1810, Tesi di laurea in Storia moderna, Università di Genova, 1994-95.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Giacomo Brusco, Chauchard

Autore della scheda: Massimo Quaini

Schouany, Rodolphe

Rodolphe Schouany
N. Choisy (Département de la Seine) 30 luglio 1759
M. Parigi 3 ottobre 1809

Relazioni di parentela: Non risultano.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere geografo.

Biografia:
Nasce a Choisy (Département de la Seine) il 30 luglio 1759 da Jacques Schouany «suisse des appartemens du Roy en son chateau de Choisy» e da Marie Catherine Mourry.
Muore il 13 ottobre 1809 a Parigi.

Produzione scientifica:
Conclusa la formazione teorica e pratica – quella in “guerra viva” avviene soprattutto in Italia con il Bonaparte – riesce a mettersi in buona luce nel biennio 1796-98 tanto da essere scelto per la Spedizione d’Egitto. Nell’Armée d’Orient rimane fino al rientro a Parigi con la Divisione del generale Belliard (avvenuto il 19 termidoro anno 99) e fa una rapida carriera diventando prima chef de Bataillon e poi “chef d’escadron attaché a l’Etat major général”. Viene allora impiegato al Dépôt fino al marzo del 1803 quando gli viene ordinato di raggiungere il Bureau topografico della Carta della Baviera in qualità di Capo sezione. Vi rimane fino alla fine di febbraio del 1805, quando viene inviato in Piemonte e aggregato al Bureau topografico della Carta dei campi di battaglia in vista della partenza di Castellino e soprattutto di Martinel per la Germania. Vi lavora fino all’aprile del 1809, quando viene richiamato al Bureau topografico dell’Armée d’Allemagne fino alla morte, avvenuta a quanto dice la vedova in seguito a “une santé delabré par une suite non interrompue de services depuis le commencement de la guerre et surtout en Egypte” (SHAT, Xem 176, Schouany).
Schouany muore dunque a 50 anni dopo aver fatto 8 anni di campagne di guerra e 6 anni di campagne topografiche: 2 in Baviera e 4 in Italia. Le campagne d’Egitto sono effettivamente le più dure. Dall’analitico Etat des Reconnaissances Militaires faites en Egypte (SHAT, Xem 176) emerge che Schouany lavorò, in condizioni difficili sia per gli attacchi degli arabi sia per la mancanza di strumentazione adeguata, tanto nel Basso quanto nell’Alto Egitto, essenzialmente per le esigenze dell’esercito e solo in parte per fini conoscitivi, come invece nella provincia di Tebe dove ai rilevamenti fatti con una piccola bussola da tasca allegò un mémoire sul paesaggio agrario e la rete dei canali.
Molto materiale di questi rilevamenti si è conservate nei faldoni del Dépôt de la Guerre e solo in minima parte è stato finora studiato (Quaini, 1995).
Altrettanto materiale – corrispondenza, disegni, appunti – si è conservato a riguardo dell’attività per la Carta dei campi di battaglia, solo in parte studiata da Quaini e Pansini. A questi lavori si rimanda per una prima informazione sull’operazione e sul cartografo che ebbe l’ingrato compito di portare a termine un lavoro, che per la molteplicità delle sue direzioni e la varietà delle sollecitazioni a cui dovette sottostare e malgrado le quattro campagne annuali e la perizia degli operatori, rimase incompiuto e finì per avere più che altro un significato di sperimentazione. Per sottolinearne i travagli Martinel definì l’intera operazione una grande “romanzo topografico”.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Col. Berthaut, Les Ingénieurs géographes militaires, 1624-1831, Paris 1902, vol. I .
M. Quaini, Appunti per una archeologia del “colpo d’occhio”. Medici, soldati e pittori alle origini dell’osservazione sul terreno in Liguria, in L. Coveri e Diego Moreno (a cura di), Studi di etnografia e dialettologia ligure in memoria di Hugo Plomteux, Genova, Sagep, 1983.
M. Quaini, Dalla cartografia del potere al potere della cartografia, in Id. (a cura di), Carte e cartografi in Liguria, Genova, Sagep, 1986.
M. Quaini, Identità professionale e pratica cognitiva dello spazio: il caso dell’ingegnere cartografo nelle periferie dell’impero napoleonico, in “Quaderni Storici”, n. 90 (dic. 1995).
V. Pansini, Un’operazione di cartografia e statistica 1801-1810, Tesi di laurea in Storia moderna, Università di Genova, 1994-95.

Altro:

Rimandi ad altre schede: Brossier, Martinel

Autore della scheda: Massimo Quaini