Archivi tag: S

Sismonda, Angelo

Angelo Sismonda
N. Corneliano d’Alba (Cn) 20 agosto 1807
M. Torino 30 dicembre 1878

Relazioni di parentela: Suo importante collaboratore fu il fratello Eugenio, nato nel 1816, medico e naturalista paleontologo, morto nel 1870.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Dal 1834 iniziò le sue escursioni sulle Alpi e progettò, su consiglio di Beaumont, la realizzazione della carta geologica del Piemonte. Il primo rilevamento, relativo alla Valle d’Aosta, venne pubblicato nel 1836. Seguirono quello dell’Ossola (1840), dell’area di La Spezia (1842), della Contea di Nizza (1848) e dell’area compresa tra il Monte Bianco e la Valle della Stura (1852). Ogni carta era corredata da ampie descrizioni della tipologia e cronologia delle formazioni geologiche rappresentate. Nel 1846 venne incaricato dal Re Carlo Alberto di provvedere alla stesura di una Carta Geologica di massima degli Stati Sardi in Terraferma. La prima edizione di questa, revisione e sintesi dei rilevamenti parziali pubblicati in precedenza, apparve nel 1862.
Già nel 1845 Sismonda venne incaricato ufficialmente dello studio geologico per il progetto di traforo alpino del Frejus, già presentato al Re fin dal 1841 da Giuseppe Médail, funzionario di dogana in alta Val Susa e appaltatore di lavori pubblici a Lione. Lo studio di previsione, pubblicato nel 1867, ebbe precisa conferma durante lo scavo del tunnel stesso, inaugurato nel 1871.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
1836 – [Carta geologica della Valle d’Aosta] scala 1:150.000 ca. in Osservazioni geognostiche e mineralogiche intorno ad alcune Valli delle Alpi del Piemonte. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 39: 259-283.

1840 – [Carta geologica della Val d’Ossola e di parte della Valle Sesia dal Lago Maggiore a Biella] scala 1: 430.000 ca. in Osservazioni mineralogiche e geologiche per servire alla formazione della carta geologica del Piemonte. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 2a, 1: 1-40.

1842 - Carta geologica dei contorni della Spezia. scala 1: 166.000 ca. in Osservazioni geologiche sulle Alpi Marittime e sugli Apennini Liguri. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 2a, 4: 53-104.

1848 – [Carta geologica della zona tra Ivrea e il Lago d’Orta] e Carta geologica della Contea di Nizza. scala 1: 300.000 ca. in Notizie e schiarimenti sulla costituzione delle Alpi piemontesi. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 2a, 9: 1-123.

1852 - Carta geologica di una parte delle Alpi compresa tra il Monte Bianco e la Valle della Stura. scala 1:750.000 ca. in Classificazione dei terreni stratificati delle Alpi tra il Monte Bianco e la Contea di Nizza. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 2a, 12: 271-338.

1862 – Carta Geologica della Savoia, del Piemonte e della Liguria…pubblicata per cura del Governo di S.M. Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Torino. scala 1: 500.000 ca.

1867 - Carta geologica e Spaccato tra Les Fourneaux (Moriana) e Bardonnèche (Dora Riparia). scala 1: 50.000, in Nuove Osservazioni geologiche sulle rocce antracitifere delle Alpi. Mem. R. Acc. Scienze Torino, 2a, 24: 1-26

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
G. MOLINARI, Notizia biografica del senatore Angelo Sismonda, in “Gazzetta Piemontese Letteraria”, 33- giugno 1878, pp. 1-20.
E. RICOTTI, Angelo Sismonda, in “Atti R. Acc. Scienze Torino”, 14 (1879), pp. 327-338
C.S. ROERO (a cura di), La facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali di Torino 1848-1999, t. II I docenti, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1999, pp. 401-404

N. PELLATI, Contribuzione alla storia della Cartografia Geologica in Italia, in Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche (Roma, 1903), vol. X (Sezione Storia della Geografia, Geografia Storica), Roma, Tip. della R. Accademia dei Lincei, 1904, pp. 131-163

Rimandi ad altre schede: G. Provana di Collegno

Autore della scheda: Franca Campanino

Sinatra, Vincenzo

Vincenzo Sinatra
N. Noto 1707
M. 1787

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto

Biografia:
Nacque a Noto nel 1707 e cominciò la sua attività come semplice intagliatore di pietra nel 1726 al seguito di Rosario Gagliardi suo maestro, di cui sposò una nipote in seconde nozze. Morì nel 1787.

Produzione scientifica:
Fu uno dei protagonisti della rinascita urbanistica di Noto, distrutta dal sisma del 1693 e ricostruita una dozzina di chilometri più a valle.
Con Gagliardi e con Labisi lavorò prevalentemente a Noto nella costruzione di edifici civili e religiosi. Elaborò anche i progetti per edifici religiosi di Ispica, Monterosso Almo, Palazzolo Acreide.

Produzione di cartografia manoscritta:
Come cartografo si deve ricordare per la “Planimetria della città di Noto e del suo territorio. 1764”. Il rilievo fu eseguito, come è indicato nella legenda in basso, per indicare le aree immuni dalla malaria provocata dalla macerazione della canapa nelle acque del fiume Asinaro che scorre ai piedi della città. Piuttosto sommaria la delineazione della trama urbana, mentre precisa quella della rete viaria che tramava il territorio.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
BLUNT A., Barocco siciliano.Milano, Il Polifilo, 1968, pp.31,167-168
GANGI G., Forma e avventura della città di Noto.”Palladio”,I-IV, 1968, pp.133-144.
CANALE C.G., Noto. La struttura continua della città tardo barocca. Palermo, Flaccovio,1976, p.262, 278, 285.
TOBRINER S., La genesi di Noto. Bari, Dedalo,1989, pp.67, 168, 174-180. (I ed.The Genesis of Noto. London, Zwemmer, 1982).

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Corradina Polto

Silicani, Luigi

Luigi Silicani
N. Camaiore 8 dicembre 1788
M. Stazzema 1861

Relazioni di parentela: Figlio del più noto Agostino, ricalcò le orme del padre, esercitando per tanti anni la professione di perito e ingegnere. Ebbe un figlio, Enrico (1823-1889), che esercitò la professione di geometra sempre a Stazzema (Bramanti, 2001, pp. 96-97).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1816 si firma "Perito agrimensore della Comunità di Stazzema".
Dopo il 1819 intervenne come perito di parte nella riconfinazione con lo Stato Modenese (APBP, Lettere di Luigi Silicani).

Produzione di cartografia manoscritta:
Due piante di un tronco di strada della Comunità di Stazzema per renderla rotabile, con relativa relazione, maggio 1816 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 27, fasc. 61, cc. 29 e 30).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici
Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 318; Bramanti, 2001, p. 97; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; APBP, Lettere di Luigi Silicani.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: A.G.

Silicani, Agostino

Agostino Silicani
N. Stazzema 2 settembre 1736
M. 27 luglio 1824

Relazioni di parentela: Il padre di Agostino, Bartolomeo di Agostino, nato nel 1690, fu uno dei Governatori di Stazzema nel 1723 e Camarlingo della Compagnia della Madonna delle Nevi nel 1732; dopo un primo matrimonio dal quale nacque Agostino, Bartolomeo si risposò nel 1749 con Maria di Antonio Apolloni. Morì il 21 gennaio 1772, lasciando la moglie in casa del figliastro Agostino, dove decedette anch’ella il 24 gennaio 1793 (Bramanti, 2001, p. 93).
Agostino si sposò con Domenica di Matteo Bertoni (nata nel 1746), dalla quale ebbe cinque figli: Giovanni Bartolomeo, abate, nato nel 1780 (che pubblicò nel 1804, un Compendio degli Elementi di Geometria, in Pisa, presso lo stampatore Francesco Pieraccini, opera che ricalca in tono minore quella del padre); Luigi, nato nel 1788 e morto a Stazzema nel 1861, che ricalcò le orme del padre esercitando per tanti anni la professione di ingegnere; e le femmine Maria Agostina, Rosanna Maria e Teresa Maddalena, con l’ultima che si fece suora in un convento di Barga (Bramanti, 2001, pp. 96-97).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere granducale

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu nel paese natale che egli ottenne i primi incarichi professionali pubblici: nel 1764 fu infatti chiamato a “rogare gli atti della distribuzione e dei pagamenti delle grasce che il Comune prendeva in prestito” dallo Stato per sfamare i bisognosi del paese in occasione di una persistente carestia. Nel 1766 affiancò l’agrimensore versiliese Stefano Gamba in una perizia.
Nel 1767 risultava Ispettore del Comune di Pietrasanta, per sua volontà senza compenso (Bramanti, 2001, p. 94; ASCS, Libro dei Partiti, B 42, c. 50v).
Risale invece al 1768 la sua opera cartografica migliore: una pianta generale del Capitanato di Pietrasanta, nella quale, con una certa precisione, venivano indicate soprattutto le risorse minerarie della regione (Bramanti, 2001, p. 94).
Nel 1770, come perito di parte granducale, si occupò della questione confinaria con lo Stato di Lucca, realizzando anche una schematica planimetria del tratto di confine fra Pietrasanta e Montignoso, in collaborazione con Giovanni Bertacchi, “Pubblico Professore di Geometria”, incaricato per Lucca (Niccolai, 2003, 119-120)
Diversi suoi lavori sono riconducibili al settore idraulico: molte sono le carte prodotte dal Nostro relativamente al controllo e alla regimazione dei corsi fluviali, in particolare quelli del territorio di Pietrasanta: si veda, del 1769, la Pianta del fiume Seravezza, disegnata in collaborazione con Carlo Maria Mazzoni (in ASCP).
Nel 1770 operava come perito-ingegnere a Stazzema e Pietrasanta. L’anno successivo fu eletto perito di parte in una causa di confinazione con lo Stato di Lucca, per la ridefinizione dei termini tra la Foce Vecchia presso il Forte di Motrone e il mare. Nel 1772 fu incaricato, come commissario granducale di parte, per la riconfinazione con i Ducati di Massa e Modena; per l’occasione ebbe il compito di delineare una pianta del suddetto confine “per unificarla a quelle da lui disegnate negli anni precedenti quando si eseguì la confinazione con lo Stato Lucchese”. Nuove ricognizioni al confine con Massa e Modena furono effettuate dal Silicani nell’estate 1775 (Bramanti, 2001, p. 95; si veda in ASCP, Magistrature di nomina del Governo Centrale, f. 743, cc. 501r e 574v).
Nel 1771 Agostino fu incaricato dalla Comunità di Pietrasanta di effettuare una ricognizione per il rifacimento della Strada di Marina (da Seravezza al Magazzino del Forte dei Marmi), che risultava danneggiata oltre che dall’erosione delle acque anche e soprattutto dal continuo transito dei carri del marmo provenienti dalle cave apuane. Il Silicani produsse una dettagliata relazione con annessa pianta (in ASCP), che venne approvata in data 6 aprile; i lavori alla strada si prolungarono fino al 1776, anno in cui Agostino fu chiamato nuovamente ad eseguire una stima (Bramanti, 2001, p. 94; Nepi, a cura di, 2003, pp. 47-48).
Nel 1777 Agostino operava, su incarico del governo centrale, nel comunello di Calice in Lunigiana alla realizzazione, nel castello, di un quartiere da utilizzare per il cancelliere, l’archivio e per l’adunanze del Magistrato Comunitativo e, contemporaneamente, al progetto di risistemazione del vecchio castello di Madrignano (dipendente da Calice) e della viabilità pubblica locale. Nello stesso anno egli ottenne anche, contemporaneamente, l'incarico di realizzare il nuovo estimo di quella comunità, che era stato autorizzato dal granduca, a spese del governo, con mp del 27 ottobre.
L'impegno assunto dal Nostro si rivelò però assai gravoso e difficile da espletare, tanto che, nel marzo 1780, dalla Magistratura di Calice si informava il granduca che l’operazione dell’estimo risultava “compiuta in massima parte” e che i restauri ai palazzi e le strade erano ancora indietro; pertanto, si esprimevano forti dubbi e perplessità nei confronti di un lavoro che andava per le lunghe e che, soprattutto, era troppo dispendioso.
Si informava che l’ingegnere Silicani, oltre al compenso di lire 1.10 al giorno per “giornate 276 di sua permanenza nei Feudi a tutto dicembre 1779 che vale lire 414“, aveva ricevuto circa 300 lire come onorario, in base a quanto era stato stabilito. Allo stesso tempo però non si metteva in dubbio l'impegno né l'onorario di Agostino, considerando anche il fatto che egli doveva "sostenere sé e la sua famiglia colla sua professione, e che già da più di due anni era interamente occupato nel servizio di quei Feudi", sia lavorando sul terreno sia "a tavolino, formando i piantari, le descrizioni, e matrici degli estimi in questione”. In sostanza, da una parte si avanzava la richiesta di ulteriori finanziamenti da parte del governo e dall'altra si perorava la causa dell'ingegnere, chiedendo che, al termine dei lavori di Calice, egli venisse utilizzato in qualche “Dipartimento o Ministero di S.A.R.”.
Nel gennaio 1781 il granduca sospendeva tutte le operazioni catastali e disponeva che l’affare dell’Estimario della Comunità di Calice venisse esaminato in Firenze dalla Deputazione sopra gli Estimi formatasi nel 1778 per la realizzazione di un catasto generale toscano, che però non fu realizzato per le forti opposizioni di una parte dei funzionari che appoggiavano le istanze dei proprietari.
La Deputazione decise che – vista la necessità della comunità di Calice di avere velocemente un catasto – si procedesse alla formazione di un estimo senza piante, non intendendo di impegnare altro denaro, e ritenendo inutilizzabile il lavoro già fatto dal Silicani e dai suoi collaboratori, in quanto "estremamente difettoso per mancanza di metodo, concorrendovi anche l’ignoranza, e forse la malizia degli stimatori". Quanto al compenso richiesto dal Silicani, si suggeriva di liquidarlo con la somma di 276 scudi circa, a condizione che consegnasse "alla comunità tutte le piante e libri di descrizioni fatte”.
La tormentata vicenda non si concluse però qui; evidentemente i rapporti fra il governo centrale ed il Silicani si fecero ancora più aspri a giudicare dal fatto che, nell'ottobre 1784, con mpo granducale, si intimava all'ingegnere di rettificare l’estimario della Comunità di Calice a proprie spese (ASF; Segreteria di Finanze. 1745-1808. Protocolli, f. 310: Prot. Mormorai, 17/8/1781, n. 43; ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. Dal 1780 al 1782”).
A tale disposizione fece seguito un'accorata supplica di Agostino al granduca (datata 7 dicembre 1784), dalla quale emergeva l'incresciosa, e soprattutto poco chiara, situazione nella quale il Nostro era venuto a trovarsi. Egli dichiarava di aver eseguito tutta l’operazione dell’estimo correttamente, di aver apportato quelle piccole correzioni occorrenti, ma di avere incontrato così forti contrasti ed opposizioni da parte dei proprietari, tanto da temere addirittura per la propria incolumità. Infatti, il Nostro esprimeva al granduca tutto il suo sconcerto per “vedersi vilipeso il suo onore, ed esposta la propria vita a quei pericoli" ai quali sicuramente sarebbe andato incontro, dovendo ritornare "in Calice per mettere le mani di nuovo in un affare" già concluso ma fatto apparire "da quegl’abitanti sempre più maliziosamente non regolare, e malfatto”. La situazione era talmente grave che egli supplicava adeguata protezione e tutela “al fine di salvare [...] la sua onoratezza e la propria vita” e poter chiarire serenamente la faccenda.
Pochi giorni dopo il governo stabiliva che, “occorrendo all’Ingegnere Dottore Agostino Silicani di portarsi a Calice per render conto a quella Comunità del di lui operato nella compilazione del noto Estimario", egli fosse "assistito e guardato in modo che liberamente e senza alcun timore" potesse "conferire con chiunque fosse necessario, ed agire per il discarico e rettificazione delle sue operazioni”(ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. Dal 1783 al 1784”).
A quanto pare, le ragioni del "povero" Agostino vennero riconosciute se, nel marzo 1785, il granduca approvava le rettifiche fatte e invitava il Soprassindaco a proporre la gratificazione competente all’Ing. Silicani per le operazioni da esso fatte nella compilazione dell’estimo di Calice” (ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. 1785”).
Evidentemente, però, il Nostro non era rimasto soddisfatto di quanto percepito e, nell'agosto 1786, tornava ad esporre la vicenda ed a chiedere al governo ulteriori gratificazioni, soprattutto in risarcimento delle angherie subìte, senza però ottenerle.
Per concludere, tutto il lavoro compiuto (senza la parte cartografica rimasta a metà) venne raccolto nei due volumi dal titolo “Estimo del Feudo di Calice compilato dal Dottore Ingegnere Agostino Silicani l’anno 1779. Rettificato l’anno 1785” (è conservato in ASF, Decima granducale, f. 7951).
Nel frattempo, nel 1779 Agostino aveva ottenuto il compito di realizzare un estimo anche da parte della comunità di Stazzema: in data 18 agosto, il Magistrato incaricava l'ingegnere Silicani di "fare le misure catastali della comunità" al compenso giornaliero sia "in campagna" che "a tavolino" di lire 5 al giorno. Tali operazioni richiesero in tutto 25 giorni, 16 in campagna e 9 "a tavolino".
Nel gennaio 1780 il Magistrato comunitativo di Stazzema incaricava i periti locali Francesco Angelo Folini e Bartolomeo Rossetti di "decidere e stanziare la mercede dover all'Illustrissimo Signore Dottore Ingegnere Agostino Silicani per la formazione dei due estimi di Stazzema, e Pomezzana"; i due periti ritennero congruo il prezzo fissato dal Silicani per complessive lire 882.2, purché l'ingegnere catastale rimettesse prontamente "al Magistrato le due piante concernenti il cottimo state commesse e pagate" per lire 555 (ASCP, Cancelliere Casanova 1779-1785, c. 22). Purtroppo, allo stato delle ricerche, non si conoscono altri particolari di questa operazione, e si suppone che si sia trattato di un catasto solo descrittivo, poiché nei documenti finora reperiti si parla unicamente di due piante.
Nel 1787, conclusasi da poco la lunga e tormentata vicenda di Calice, ecco che il Silicani ebbe l'incarico di un altro estimo, questa volta per la Comunità lunigianese di Barga, dove era stato ordinato di rifare un nuovo catasto con rescritto granducale del 10 aprile 1787. Anche qui, però, le cose andarono assai per le lunghe e non procedettero senza intoppi, soprattutto per il fatto che tali operazioni trovavano sempre forti ostilità fra i proprietari, specialmente in luoghi dove i catasti mancavano del tutto o erano vecchi di secoli (ASF, Segreteria di Finanze 1745-1808. Protocolli, f. 461).
Comunque, sappiamo che il nuovo Estimario di Barga entrò in vigore dal 1794: si trattava di un catasto descrittivo, senza piante, compilato dall'ingegnere Agostino Silicani e dai periti stimatori Francesco Merrighi e Francesco Catignani (è in ASP, Fiumi e Fossi, ff. 2761-2766). L'unica pianta che fa riferimento a questa operazione, a quanto ci risulta rimasta però isolata (e non se conosce il motivo), è la Pianta Circondaria del Vicariato di Barga (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 19), datata 1786, che risulta "facente parte dell'estimo che non fu ultimato".
Dopo queste fatiche, pare che l'attività professionale di Agostino sia andata avanti fino alla fine degli anni ’80 del XVIII secolo.
Nel 1784 rappresentò planimetricamente e in veduta prospettica il borgo di Filattiera, residenza del marchese Manfredo Malspina (in ASF, Malaspina, 238, c. 4) (Gallo, 1993, p. 190).
Sappiamo che nel 1788, per conto della comunità di Seravezza, effettuò una visita al luogo destinato alla costruzione del nuovo camposanto, ricevendo un onorario di sei lire. Per lo stesso committente, realizzò anche, più o meno nello stesso periodo, due piante per definire una controversia confinaria con la comunità di Pietrasanta e realizzare le nuove terminazioni, questa volta con un compenso di circa 71 lire.
Negli anni della vecchiaia non mancò comunque di vitalità e di iniziative; riporta Bramanti che “a dispetto dell’età il suo spirito di adattamento e le buone conoscenze acquisite in tanti anni di attività come notaio e ingegnere gli fecero affrontare con successo anche il traumatico periodo del governo napoleonico. Nel 1808, spinse i due figli Bartolomeo e Luigi e un nipote, Don Giovan Battista Bertoni, a fondare una piccola stamperia in Stazzema che continuò la sua attività sino almeno al 1826”. Uno degli ultimi incarichi di Agostino, ad opera del Comune, fu “una dettagliata ricerca sulle risorse, l’economia e il poplamento della comunità di Stazzema per rispondere ai quesiti inviati dal Governo Napoleonico a tutti i Comuni del Circondario”. Risalgono a questi anni un “Trattato sul peccato originale” ed una “Raccolta di esempi di versificazione”, che compose ormai ultraottantenne. Legato dalla sua lunga attività a molte famiglie del Pietrasantino e dello Stazzemese, continuò fin quasi alla sua morte a svolgere attività di consulenza peritale e notarile (Bramanti, 2001, pp. 97-98).
Si segnala anche un Silicani Enrico, figlio di Luigi e nipote di Agostino, che ricalcò le orme dei congiunti esercitando la professione di geometra. Ebbe tre figli: Giulio (1853-1940) e Agostino (1858-1938), entrambi ingegneri; Giuseppe (1851-1924) che fu pievano di Stazzema; Carlo (1855-1889), tenente e poi giudice di pace al comune di Stazzema. La famiglia si estinse con il figlio di Giulio, Alberto Silicani (1887-1969), farmacista a Pietrasanta, e con Erasmo, figlio di Agostino, perito agrario che emigrò in Brasile (Bramanti, 2001, p. 97).



Elementi della Geometria Teorica e Pratica […], Lucca, presso Giuseppe Rocchi, 1782;
Elementi o siano Primi Principi dell’Agrimensura […], Massa, 1784;
Trattato di Meccanica (inedito);
Trattato di Gnomonica o come costruire gli orologi solari (inedito).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta Topografica del Capitanato di Pietrasanta, 1768 e 1786 (ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa. Carte sciolte, n. 53);
Pianta del fiume Seravezza, 1769, con Carlo Maria Mazzoni (ASCP, Fondo Cartografico. Acque e Strade, fasc. 3);
Pianta del confino giurisdizionale fra Pietrasanta e Montignoso [… ], 1770, (ASLu, Fondo Silicani, f. 36) con Giovanni Bertacchi;
Relazione e Pianta della Via di Marina, 1771 (ASCP, f. C 13, cc. 1315r-1336v);
Pianta della Strada carreggiabile dal mare a Seravezza e Pianta della Strada carreggiabile da Seravezza al mare, 1771 (ASCP, Nove. Camera delle Comunità, C. 13, c. 1324);
Pianta del Castello di Filattiera con i poderi di S. E. Manfredo Malaspina Marchese del medesimo che lo circondano, 1784 (ASF, Malaspina, 238, c. 4);
Pianta Circondaria del Vicariato di Barga, 1786 (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 19).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Santini, 1964; Barsanti e Rombai, 1987, p. 12; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 19; Gallo, 1993, p. 190; Boncompagni e Ulivieri, 2000, passim; Bramanti, 2001, passim; Nepi, a cura di, 2003, pp. 47-48 e 60-62; Niccolai, 2003, 119-120; ASCS, Libro dei Partiti; ASCP, Magistrature di nomina del Governo Centrale; ASCP, f. C 13; ASCP, Nove. Camera delle Comunità; ASP, Fiumi e Fossi; ASF, Segreteria di Finanze 1745-1808. Protocolli; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Decima granducale; ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa; ASF, Malaspina.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Sgrilli, Luigi

Luigi Sgrilli
N. Firenze 27 novembre 1775
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Bernardo Sansone.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere, architetto

Biografia:
Luigi nasce a Firenze il 27 novembre 1755, da Bernardo Sansone Sgrilli appartenente ad una famiglia trasferitasi nel 1580 da Imola in Toscana, da cui provengono molti funzionari governativi, in particolare appartenenti al ramo pisano. Spostatosi a Firenze, dove esercita la professione di architetto per più di mezzo secolo, Bernardo Sansone dal 1724 ricopre il ruolo di ingegnere dei Capitani di Parte (ASF, Capitani di Parte numeri neri, f. 306, c. 162); della sua opera come cartografo si ricorda soprattutto la Descrizione della Regia Villa, Fontane e Fabbriche di Pratolino, Firenze 1742, lavoro a cui si deve ascrivere anche la redazione della Pianta dei due Barchi, villa, fontane e Fabbriche della Reale Villa di Pratolino (AMFCE, Cass. 2).
Ingegnere e architetto, attivo fra il 1769 e il 1789.

Produzione scientifica:
Nel 1780 esegue i disegni dell'obelisco in travertino con epigrafe celebrativa, progettato dal matematico Ferroni ed eretto sopra la volta del canale sotterraneo del Pian del Lago, alle porte di Siena, a ricordo dell'avvenuto definitivo prosciugamento dell'area palustre (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, nn. 273-274).
Insieme a Salvatore Falleri, nel 1782 è nominato Provveditore alle strade e alle fabbriche della Comunità di Firenze, incarico che ricopre per un triennio (ASCF, f. 5003, aff. 2); deputato nello stesso anno a compilare la nota dei conventi e delle confraternite della città da sottoporre a nuovo addaziamento, successivamente è occupato nella stima dei beni immobili compresi nel quartiere di S. Spirito (ASCF, ff. 1, 9645). Nell’aprile del 1782 segue le opere di scavo relative al nuovo fossato da realizzarsi all’esterno delle mura di S. Frediano, mentre fra il 1783 e il 1784, nell’ambito della realizzazione del camposanto fiorentino su progetto dell’ingegnere granducale Giuseppe Salvetti, disegna le piante della zona di Trespiano (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 1997/606 e 527). Impegnato nel 1789, con l’architetto Marco Moretti e il pittore Giuseppe Terreni, nei lavori di ristrutturazione del Teatro di Via Santa Maria (poi Alfieri) a Firenze, due anni più tardi allestisce il «vago anfiteatro» in piazza S. Maria Novella, per i festeggiamenti in onore dell’elezione di Ferdinando III a granduca di Toscana.
Fra i suoi lavori cartografici di maggiore impegno vi sono la Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, buon esempio del metodo geostorico diffuso nella Toscana Lorenese, redatta sulla scorta della cartografia più antica conservata negli archivi granducali (SUAP, RAT 251/b, di questa carta una seconda versione è in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A) e la Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, eseguita probabilmente dopo il 1778, nell’ambito del progetto di realizzazione di un canale navigabile di collegamento fra il Lago Trasimeno e il Canale Maestro della Chiana, seguendo il tracciato del torrente Mucchia (SUAP, RAT 247). Sono autografe la Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine XVIII sec. (ASF, Acquisti e doni, f. 246) e la Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588).
Nel 1787-88 collabora con Pietro Ferroni alla redazione della Dimostrazione della Strada Nuova della Consuma (una raccolta di 34 figure fra mappe e vedute), firmando la tavola XXI: Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino e la relazione del 29 agosto 1787 (BNCF, Cappugi, n. 308 e doc. 682).
Nel 1788 redige il Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, relative alle proprietà situate nei popoli di S. Regolo, Colognole, Lorenzana, Tremoleto, Fauglia, S. Giovanni al Gaetano, 1788; il cabro incompleto, formato da tavole a penna acquerellate redatte in scala di braccia pisane, comprende una precisa e particolareggiata veduta della Fattoria di S. Regolo e una bella pianta della Tenuta della casa Rossa di Fauglia, con attenta descrizione dell’orografia e delle colture (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
La ricostruzione della sua opera è resa difficile dalla presenza di un omonimo Luigi Sgrilli o Sgrelli (Chianciano, 1765-1823), prima allievo poi genero e figlio adottivo di Leonardo Massimiliano De Vegni, di cui acquista il cognome, firmando a volte Luigi de Vegni, che svolge attività di architetto, pittore e scultore in area aretina e chiancianese; lo Sgrilli/Sgrelli, come disegnatore e incisore, è autore fra l’altro del prospetto di Palazzo Albergotti ad Arezzo e della pianta del cimitero di Foiano ideati entrambi da De Vegni. Disegna inoltre il frontespizio del libro di Giacomo Barzellotti relativo alle Acque termali e minerali di Chianciano del 1813, per cui delinea anche le planimetrie e le vedute prospettiche degli stabilimenti termali dell’Acqua Santa e del Bagno di S. Agnese. Fra i suoi lavori vi sono inoltre molti soggetti architettonici senesi (BNCF, Palatino); alcune delle sue incisioni, fra cui la Veduta generale della città di Siena, sono riprodotte nella guida Siena e il suo territorio, pubblicata nel 1862.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, (SUAP, RAT 251/b, con altra versione in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A);
Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, 1778-80 (SUAP, RAT 247);
Piante della zona di Trespiano (Firenze), 1783-84 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi 1997/606 e 527);
Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino, 1787-88 (BNCF, Cappugi, n. 308);
Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, 1788 (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588);
Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine del XVIII secolo (ASF, Acquisti e doni, f. 246).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 405-406; Vichi, 1990, pp. 127; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 340-341 e 344-345; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, p. 163; Zangheri, 1996, p. 160; Inghirami, 1844, t. 14, p. 432; Casini, 1985, pp. 164-166; ASF, Capitani di Parte numeri neri; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASF, Acquisti e doni; ASF, Miscellanea di Piante; ASCF; AMFCE; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; BNCF, Palatino; BNCF, Cappugi; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Sgrilli, Bernando Sansone

Bernando Sansone Sgrilli
N.
M.

Relazioni di parentela: Il figlio Luigi, nato a Firenze nel 1755, fu ingegnere e architetto come il padre e lo sostituì in vecchiaia nel suo impiego di ingegnere al servizio dello Stato granducale.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Detto anche Bernardino, di origine fiorentina ma appartenente ad una famiglia trasferitasi nel 1580 da Imola in Toscana, da cui provengono molti funzionari governativi, in particolare appartenenti al ramo pisano.

Produzione scientifica:
Bernardo Sansone si distinse come figura poliedrica: dedito allo "studio di architettura e delle geometrie pratiche", fu prima perito e poi ingegnere e, dalla fine degli anni ’30 del XVIII secolo, anche incisore; addirittura risulta che abbia svolto anche il ruolo di fattore e affittuario di proprietà granducali (Archivio di Stato di Firenze, 1991, p. 99; Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, passim).
Ebbe numerosi incarichi pubblici e fu inserito nell’organico statale fin dal 1724, allorché fu nominato “aiuto” ingegnere nella magistratura fiorentina dei Capitani di Parte Guelfa, dove rimase per mezzo secolo, finché fu sostituito dal figlio Luigi.
Allo stesso tempo operò anche come ingegnere delle Regie Possessioni granducali e, in questa veste, fece parte – con Angiolo Maria Mascagni, Giuseppe Maria Forasassi, Giuseppe Soresina, Giuliano Anastasi e altri – del gruppo di ingegneri e cartografi, al servizio dello Scrittoio coordinato da Giovanni Maria Veraci, impegnato nel rilevamento e nelle realizzazioni delle grandi piante delle fattorie e delle ville granducali, ordinati dalla Reggenza Lorenese a partire dal 1740 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 351; le rappresentazioni sono in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni).
Nel 1743 eseguì pure il cabreo della Fattoria granducale di Lappeggi, una raccolta che comprende il disegno della villa di proprietà granducale, una bella veduta del palazzo di fattoria con il giardino e con i 17 poderi e le rispettive case coloniche, tutti disegnati dallo Sgrilli con molta esattezza (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XI).
Nel 1753 tornò ad occuparsi di un’altra fattoria granducale, quella di Vecchiano (che passò ai Salviati nel 1784), realizzando una bella pianta acquerellata corredata di una dettagliatissima legenda descrittiva di tutti i singoli appezzamenti (in AS, Piante, n. 120).
Nel 1756, su incarico della Reggenza, collaborò con Leonardo Ximenes (e gli ingegneri Angiolo Maria Mascagni, Agostino Fortini, Ferdinando Morozzi, Filippo e Michele Ciocchi, Francesco Bombicci e Bernardo Sgrilli) nello studio del comprensorio del lago di Bientina e fra la zona umida e l’Arno per trovare un rimedio alle esondazioni che periodicamente si registravano nell’area, suscitando continue controversie con la confinante Repubblica di Lucca. Agli ingegneri spettò il compito di redigere la carta topografica della zona che servì da base per la progettazione del nuovo emissario verso l’Arno e idrovia del Canale Imperiale, scavato l’anno successivo. Sappiamo che “per l’affare di Bientina” gli ingegneri collaboratori ricevettero dalla Depositeria lire 10 al giorno oltre a vitto ed alloggio (ASF, Consulta poi Regia Consulta, f. 469, cc. 79-80).
Nel 1773 collaborò con Ferdinando Morozzi, eseguendo le misurazioni del Barco Reale di Artimino, di proprietà granducale, finalizzate alla realizzazione della mappa autografata dal Morozzi.
Bernardo Sansone fu autore anche di prodotti ragguardevoli per impegno artistico ed erudito, non legati almeno direttamente alla committenza pubblica; è il caso dello scritto Descrizione e studi dell'Insigne fabbrica di Santa Matria del Fiore Metropolitana fiorentina, pubblicato nel 1733 a Firenze presso Bernardo Paperini (vedi la ristampa anastatica: Firenze, Studio per edizioni scelte, 1997). Nel 1737 realizzò una Pianta della Villa Reale di Pratolino, più volte riutilizzata in seguito ed incisa in rame e inserita all’interno di un’opera artistica-erudita dal titolo Descrizione della Regia Villa, Fontane e Fabbriche di Pratolino, stampata a Firenze da Tartini e Franchi nel 1742 (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 74 e 293; AMFCE, Cass. 2).
Come incisore, collaborò alla realizzazione delle celebri raccolte di vedute fiorentine e toscane di Giuseppe Zocchi, pubblicate nel 1744 (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 23, 54-55 e 58).
Tra il 1744 e il 1746 incise ritratti di uomini illustri fiorentini per la raccolta Azioni gloriose […], di Ignazio Orsini.
Nel 1757, Bernardo incise nuovamente (dopo l’edizione princeps originale del 1750) le figure che illustravano l’opera di Antonio Cocchi dei Bagni di Pisa o di S. Giuliano, figure già disegnate dal celebre Zocchi. Le vedute dello Sgrilli esprimono “straordinari effetti prospettici” (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 58 e 74).
E’ autore anche dell’incisione Pianta della piazza e porto di Livorno […], non datata, eseguita su disegno dell'architetto fiorentino Filippo Ciocchi, per conto del Genio Militare toscano e stampata a Firenze nella Stamperia Granducale di Tartini & Franchi (BNCF, Nuove accessioni, cartella VII, n. 113; OXF, V, 18).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta della nuova restaurazione e riapposizione dei termini giurisdizionali e indicativi tra le comunità di Castelvecchio, Stato Fiorentino, e di San Quirico, Stato Lucchese, nella Valdinievole, “in concordia” con l’ingegnere della Repubblica di Lucca Giulio Ambrogio Giannetti, 1 dicembre 1731 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 97, c. 22) (Vivoli, 2003, p. 171);
Pianta della Villa Reale di Pratolino, 1737;
Cabreo della Fattoria di Lappeggi, 1743 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XI);
Pianta della Fattoria di Vecchiano di S. M. Ces.ea, 1753 (AS, Piante, 120);
Piante di un edifico padronale posto nella campagna empolese facente parte dei beni della Commenda di Padronato Priorato di Napoli Orlandini dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Firenze, 9 agosto 1756 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 4539);
Pianta del podere di Montecchio presso Carmignano, 1763 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 283fI);
Pianta della piazza e porto di Livorno […], s.d., su disegno di Filippo Ciocchi, stampata a Firenze nella Stamperia Granducale di Tartini & Franchi (BNCF, Nuove accessioni, cartella VII, n. 113; OXF, V, 18).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, p. 263; Rombai, 1987, p. 373; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 228; Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 58 e 74; Barsanti, 1991, pp. 178-179; Mazzanti e Sbrilli, 1991, pp. 258-259; Barsanti, 1992, p 57; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, p. 263; Vivoli, 2003, p. 171; ASF, Capitani di Parte numeri neri; ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Consulta poi Regia Consulta; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; ASF, Piante antiche dei Confini; AMFCE, Cass. 2; AS, Piante; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano; BNCF, Nuove accessioni; OXF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Sesti, Giovanni Battista

Giovanni Battista Sesti
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Figlio di un ingegnere milanese, fu uno degli ingegneri chiamati in Sicilia dalla corona spagnola per provvedere alle strutture difensive dell’Isola. Dopo la rivolta antispagnola di Messina del 1674-78, il conte di Santo Stefano, che aveva sostituito il vicerè Gonzaga, impose alla città pesanti sanzioni economiche e la perdita di tutti i privilegi. Ordinò, inoltre, la costruzione di una nuova struttura fortificata sul Piano di Terranova, alla base della falce che delimita la rada portuale della città, non per la sua difesa, ma per il suo controllo. Tra il 1678 e il 1680 il Sesti fu preposto ai lavori di manutenzione delle fortificazioni di Messina; in questa veste elaborò un progetto che proponeva a costi relativamente contenuti e con tempi di esecuzione brevi il riattamento di strutture già esistenti. Prevalse, invece, il progetto di Carlos de Grünenberg, che portò alla creazione della Cittadella con pianta radiocentrica.
Del piano di Giovan Battista Sesti rimane un rilievo del 1678 intitolato “Declaracion del presente disiño de Mecina”, conservato presso l’Archivio Generale di Simancas.
L’anno seguente elaborò una “ Planta de Zaragoza”, anche questa oggi a Simancas, che riporta delle opere di fortificazione fatte dal Grünenberg a Siracusa ed anche un progetto di cittadella, poi non realizzato.
Nel 1682 elaborò la tavola “Declaracion deste disegno de la ciudad de Agosta”, interessante perché riferisce sia dell’apparato di fortificazioni di cui era dotata la piazzaforte di Augusta, sia dell’assetto planimetrico dell’abitato prima del sisma del 1693, riproposto in buona misura con la ricostruzione.

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
GIUFFRE’ M., Castelli e luoghi forti di Sicilia. Palermo, Cavalletto, 1980, pp. 53-54, 63-64.
COLLETTA T., Piazzeforti di Napoli e Sicilia. Le carte Montemar. Napoli, 1981.
DUFOUR L., Atlante storico della Sicilia. Siracusa, Ediprint, 1987, p. 36.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Corradina Polto

Sella, Quintino

Quintino Sella
N. Mosso superiore (BI) 27 luglio 1827
M. Biella 14 marzo 1884

Relazioni di parentela: Fratello di Vittorio, alpinista e fotografo, padre di Alfonso, professore di fisica all’università di Roma

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
I suoi studi furono dedicati principalmente alla mineralogia e cristallografia e in minore misura alla geologia. Nel 1864, in occasione della Riunione Straordinaria della Società Italiana di Scienze Naturali, presentò un abbozzo di carta geologica del Biellese rilevata con l’aiuto di collaboratori. Come molti geologi fu appassionato alpinista e fondatore del Club Alpino Italiano. Nella sua attività di ingegnere partecipò a diverse commissioni tecniche nominate dal Governo, relative a miniere e trafori alpini. Nel 1861, su incarico ministeriale, si recò in alcuni paesi europei e relazionò sull’organizzazione del servizio geologico nei diversi paesi visitati. In seguito alla sua relazione venne emanato un decreto concernente il rilevamento della Carta Geologica d’Italia a grande scala, affidato ai geologi del Corpo delle Miniere. Per motivi economici i rilevamenti iniziarono regolarmente soltanto a partire dal 1878.



Produzione di cartografia manoscritta:
Q. Sella, B. Gastaldi, M. Berruti. 1864. Carta Geologica del Circondario di Biella scala 1: 50.000 (inedita, è nota attraverso la segnalazione di Pellati, 1904, nonché dalle biografie di Rigault de la Longrais, 1986 e Quazza, 1992)


Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
F. GIORDANO, Quintino Sella, in “Boll. R. Comit. Geol. It.”, 15 (1884), pp. 139-160
G. RIGAULT DE LA LONGRAIS, La figura scientifica di Quintino Sella, in C. VERNIZZI (a cura di), Quintino Sella tra politica e cultura. 1827-1884. Atti del Convegno nazionale di studi (Torino, 1984), Torino 1986, pp. 213-228
C. VERNIZZI (a cura di), Quintino Sella tra politica e cultura. 1827-1884. Atti del Convegno nazionale di studi (Torino, 1984), Torino 1986
G. QUAZZA, L’utopia di Quintino Sella. La politica della scienza, Torino 1992

N. PELLATI, Contribuzione alla storia della Cartografia Geologica in Italia, in Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche (Roma, 1903), vol. X (Sezione Storia della Geografia, Geografia Storica), Roma, Tip. della R. Accademia dei Lincei, 1904, pp. 131-163

Rimandi ad altre schede: B. Gastaldi

Autore della scheda: Franca Campanino

Segato, Girolamo

Girolamo Segato
N. Sospirolo 13 giugno 1792
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Nato a Sospirolo (Vedana di Belluno) il 13 giugno 1792 da Benedetto e Giustina Lante di Belluno, fu editore, disegnatore, incisore e cartografo, naturalista e viaggiatore.

Produzione scientifica:
Viaggiò e visse a lungo in Egitto (1818-23), visitando regioni ancora sconosciute della Nubia, delineando carte e raccogliendo materiali di vario genere (naturalistico, archeologico ed etnografico, documentario grafico e scritto), e facendo scavi intorno alla piramide a scaglioni di Abu-Sir presso Saqqara: parte del materiale archeologico raccolto da Segato fu spedito in Germania e avrebbe costituito la base del Museo Egiziano di Berlino, mentre gran parte delle sue collezioni fu distrutta da un incendio al Cairo. Qui, ricoprì anche l'incarico di vicecancelliere del Consolato tedesco, e qui studiò e progettò insieme a Lorenzo Masi lo scavo di alcuni canali interni.
Tornato in Italia nel 1823 per ragioni di salute, si stabilì prima a Livorno e poi a Firenze (come rappresentante della Banca di Associazioni Marittime De Rossetti), e in questa città (dove divenne amico del grande promotore di cultura Giovan Pietro Vieusseux) operò e morì prematuramente il 3 febbraio 1836, ricevendone onorata sepoltura nel chiostro di Santa Croce insieme “con l’Itale glorie”.
A Firenze, infatti, Segato fu autore di prodotti cartografici e geografici, come i Saggi pittorici, geografici, statistici, idrografici e catastali sull'Egitto, un album con testi e con ottimi disegni vedutistici e anche topografici originali in nero e colore in 9 tavole, opera del medesimo e di Lorenzo Masi, edito nel 1827. Spiccano la Carta idrografica catastale della superficie dei terreni di n. 56 villaggi nella provincia di Sciarkie e la Carta del canale navigabile dietro Mahmudie escavato l’anno 1819 da S.A. il Pascià d’Egitto (tavv. 1-2.)
Realizzò anche un Atlante del Basso ed Alto Egitto, in due volumi illustrati a cura di D. Valeriani, che però vide la luce solo dopo la morte dell'autore, nello stesso anno 1836.
Si dedicò anche agli studi chimici che lo portarono alla scoperta di un procedimento di conservazione e pietrificazione di corpi animali e umani senza che ciò comportasse alterazione alcuna dei medesimi.
Nel 1832, Segato incise e stampò a Firenze la Carta Geometrica della Toscana accresciuta d’indicazioni ed incisa da Girolamo Segato con Imp. E Reale Privilegio, rispetto al modello della “grande carta” di Giovanni Inghirami in scala 1:200.000 edito all’inizio del 1831.
Questa maneggevole rappresentazione in scala 1:400.000 godette di largo successo commerciale, tanto che altre edizioni furono fatte nel 1844 (arricchita dell’indicazione del rilievo tramite ombreggiatura ed “aumentata e corretta per servir di corredo al Dizionario Geografico Fisico Storico di Emanuele Repetti”) e nel 1856. Corre obbligo di rilevare che molte di queste figure furono utilizzate pure dall’amministrazione granducale per esigenze di governo del territorio. Ad esempio, su una delle carte del Segato furono disegnate a mano le dogane di frontiera (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 713).
In effetti, almeno in parte, la “piccola carta” del Segato rappresenta un prodotto originale, perché con specifica simbologia distingue gli insediamenti umani per livello demografico (in otto classi a partire da meno 500 abitanti e fino ad oltre 10.000 abitanti) o per quello funzionalistico-gerarchico, dal momento che si indicano insediamenti anche isolati come le sedi di arcivescovato e vescovato, i casali e le ville, le chiese e i conventi, le osterie, le dogane, le poste, “i posti armati costieri”, gli opifici siderurgici e metallurgici, gli edifici termali. Puntuale è anche la restituzione delle strade (con la qualifica di rotabili, carreggiabili e pedonali riferita alle regie postali o meno, alle provinciali e alle comunali), dei ponti e “passi di barche”, dei giacimenti minerari (questi ultimi ripresi dagli studi del docente dell’ateneo senese Giuseppe Giuli). L’edizione del 1844 avrebbe dovuto contenere pure la perimetrazione del “Territorio dominato dalla mal-aria” e della Provincia di Grosseto (dove appunto era presente questa plurisecolare piaga sanitaria): e, infatti, Segato, sempre nel 1832, incise e pubblicò la Carta sanitaria della Provincia di Grosseto..., estratta dalla carta della Toscana dell'Inghirami (poi ampliata nel 1844 per essere anch’essa inserita nel "Dizionario" di Emanuele Repetti).
E’ da notare che la carta del Segato fu disegnata nell’Osservatorio Ximeniano (dove ancora oggi se ne conserva copia: cfr. Barsanti, a cura di, 1992, p. 16) sotto la direzione dell’Inghirami (con la riduzione dall’originale effettuata “con un eccellente pantografo”) e che costui cedette generosamente, in forma gratuita – su precisa richiesta – la privativa di riproduzione (anche per riduzione) della sua carta geometrica della Toscana concessagli dal governo lorenese, proprio a Girolamo Segato. Lo scienziato scolopio tra il 1830 e il 1831 motivò la sua volontà alla segretaria granducale (che approvò) di favorire l’ormai fiorentino Segato, anziché i milanesi Stucchi e Regazzoni, che pure avevano inciso la grande rappresentazione toscana, perché il primo si faceva apprezzare per “una qualche abilità” ed “un qualche esercizio in questo genere d’incisione, come ha dato a dimostrare in una carta dell’interno dell’Africa da esso lui recentemente eseguita” con l’aggiornamento delle più recenti scoperte e con la rete delle strade e delle vie carovaniere, oltre che con la consueta cura per i contenuti storico-archeologici, etnologici e toponomastici.
La carta dell’Africa cui si allude è stata reperita nelle edizioni postume del 1838 e poi ancora del 1850: trattasi della Carte de l'Afrique septentrionale redigée et gravée d'aprés les derniéres découvertes par Jerome Segato, "Firenze, presso l'Autore, incisa da G. C. Castellani nella Tip. di L. Bardi.
Il nostro è autore pure di un profilo di livellazione (incisione colorata senza data) di un canale navigabile in Egitto collegato al fiume Nilo (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 161).

Produzione di cartografia manoscritta:
Saggi pittorici, geografici, statistici, idrografici e catastali sull'Egitto..., disegnati ed incisi dal Segato insieme a Lorenzo Masi, Firenze, 1827, presso gli Autori coi tipi di Glauco Masi di Livorno, un album stampato con testi e ottimi disegni in nero e colore (9 tavole);
Carta geometrica della Toscana accresciuta d'indicazioni ed incisa da Girolamo Segato con Imp. e Reale Privilegio, Firenze, edizioni 1832 e 1844;
Carta sanitaria della Provincia di Grosseto..., estratta dalla carta della Toscana dell'Inghirami, Firenze, edizioni 1832 e 1844;
Atlante del Basso ed Alto Egitto, in due volumi illustrati a cura di D. Valeriani, 1836;
Carte de l'Afrique septentrionale redigée et gravée d'aprés les derniéres découvertes par Jerome Segato, "Firenze, presso l'Autore, incisa da G.C. Castellani nella Tip. di L. Bardi, edizioni 1838 e 1850;
Profilo di livellazione (incisione colorata) di un canale navigabile in Egitto collegato al fiume Nilo (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 161);
Carta della Toscana (riduzione del prodotto dell'Inghirami) con le dogane di frontiera (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 713);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Wolynsky, 1894; Della Valle, 1934; Pieri, 1936; Pocchiesa e Fornaro, 1992; Rombai, 1989, pp. 119-120 e 151; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 136 e 440; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 21 e 129; Barsanti, a cura di, 1992, pp. 16, 72-73 e 91; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Scolari, Stefano

Stefano Scolari
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: stampatore

Biografia:
Originario di Brescia - XVII sec.

Produzione scientifica:
Stampatore operante a Venezia nella seconda metà del XVII sec. con bottega “a S. Zulian”, come da cartigli. Contraffattore di piante e carte altrui dei cui rami venuto in possesso raschiava le firme e le date sostituendole con le proprie.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta dell’Istria «Istria», s.d.], in Viaggio da Venezia a Costantinopoli, Venezia, Marco Sadeler-Stefano Scolari, s.d., (Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia)

• [Carta del Friuli e della Venezia Giulia di Donato Bertelli «Fori Iulii accurata descriptio»], Venezia, s.d.

• [Grande carta anonima dell’Adriatico settentrionale«Golfo di Venetia overo mare Adriatico»], Venezia, s.d.

• [Veduta prospettica con piantina «L’antica et mobilissima città d’ Udine Metropoli del Friuli»], Venezia, 1656, (Civici Musei di storia e arte, Udine)

• [Grande Carta d’Italia di Matteo Greuter], Venezia, 1657

• [«Territorio di Bergamo»], Venezia, s.d.

• [Carta del territorio di Mantova « Dissegno del Territorio et stato di Mantova ...»],Venezia, s.d.

• [Carta del territorio di Zara e di Selenico «Il Disenio d’ Zara et Selenico con sui casteli vecini »], Venezia, s.d.

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
MAZZARIOL G., Catalogo del fondo cartografico queriniano, Venezia, Lombroso, Ed., 1959, p. 13

Rimandi ad altre schede: Bertelli Donato, Giuseppe Rosaccio e Marco Sadeler

Autore della scheda: Anonimo