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Schiera, Giambattista

Gianbattista Schiera
N.
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Tommaso; fratello di Giacomo Schiera (v. scheda). Un altro Schiera, Giuseppe Maria, anch’egli di Castiglione, viene approvato misuratore nel 1747 (Arch. Storico Univ. di Torino, Registro degli architetti, maestri de’ conti e misuratori, X.D.2, f. 91).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: misuratore

Biografia:
Attività documentata in Piemonte dal 1763 al 1792. Di Castiglione, in provincia di Como, Stato di Milano.

Produzione scientifica:
È autore di diverse mappe del Catasto Antico del Piemonte, ambito in cui il fratello Giacomo iniziò a lavorare prima di lui. Assume il primo incarico a Burolo: il contratto con la comunità viene stipulato da entrambi i fratelli il 4 luglio 1767, pochi giorni prima della data in cui affitta per la prima volta la Piazza da misuratore. Nei testimoniali di consegna delle mappe di Colleretto Parella e Parella (Ivrea) Giambattista viene invece indicato come assistente del fratello Giacomo e non sottoscrive le carte (Mappa Generale del Territorio di Colleretto Parella, 14 gennaio 1779, AST, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Colleretto Parella, all. C, rot. 9; MAPPA GENERALE DEL TERRITORIO DI / PARELLA, copia datata 30 agosto 1779, desunta dall’originale del 30 dicembre 1778, Ivi, Parella, all. C, rot. 109).
Realizza poi da solo i catasti di Quassolo, San Martino, Caluso e Mazzé, in provincia di Ivrea, tra gli anni ’70 e ’90 del Settecento. A Caluso, oltre al catasto, realizza nel 1786 un cabreo per il Conte di Masino, trent’anni dopo quello realizzato dal fratello Giacomo, che tuttavia non è frutto di nuove misurazioni ma costituisce invece una riduzione della mappa e dei libri catastali (SERENO 2002, p. 153). Nella comunità di Caluso il contratto con lo Schiera viene sottoscritto il 22 dicembre 1784 e rappresenta una testimonianza sia della posizione professionale raggiunta dal misuratore, sia delle modalità di esecuzione delle opere di catastazione (ASTO, Insinuazione di Chivasso, 1784 libro 5°, vol. 320, ff. 494-501v.). É l’Intendente di Ivrea Ghilini ad ordinare alla comunità di Mazzé, sin dal 1779, di procedere alla misura generale ed alla riforma del catasto a causa del cattivo stato di quelli esistenti; gli amministratori locali sono tenuti a proporre per l’operazione misuratori che abbiano già lavorato in quella provincia, che dovranno poi ricevere l’approvazione da parte dell’Intendenza. La comunità delibera di rivolgersi ai fratelli Schiera ed all’architetto e misuratore Michelangelo Pelazza “soggetti comunemente riputati di tottal abilità, e di conosciuta probità”, ma quest’ultimo non è in grado di assumersi l’incarico poiché già impegnato in altri lavori e le trattative proseguono con Giambattista Schiera sino alla stipula dell’atto notarile, che viene sottoscritto in Caluso, dove egli è all’epoca residente, alla presenza dell’Intendente e dell’architetto Pelazza come testimone. Schiera si impegna a rispettare i Capitoli formati dal Consiglio comunale, nei quali si richiama all’osservanza delle disposizioni del nuovo regolamento per le Misure Generali emanato il 5 dicembre 1775 (cfr. F.A. DUBOIN, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti, t. 20, vol. 22, Torino 1854, pp. 388 e ss.) e viene dettagliatamente descritto il lavoro che il misuratore dovrà svolgere, fissando come termine ultimo per consegna delle mappe e dei libri catastali la fine di ottobre 1791. In cambio la comunità si impegna a fornire un compenso di 25 soldi per ciascuna giornata di terreno, più una gratificazione finale non inferiore a lire 500 qualora il lavoro sia ben compiuto, oltre alla fornitura dei trabuccanti o “porta tavola”, della carta e dei bolli, dell’abitazione per il geometra “non minore [che] per quatro soggetti e suoi domestici, con una tavola grande per la formazione della Mappa, e tre altri piccoli” e infine di lire 180 annue da corrispondergli per gli utensili necessari e per la provvista di legna per il focolare.
Nel documento si fa cenno più volte alla probità ed abilità dei fratelli Schiera, così come del Pelazza e proprio una buona reputazione costruita sul campo doveva costituire un capitale fondamentale per i misuratori che offrivano la propria opera alle comunità, le quali dovendo investire nella realizzazione del catasto somme consistenti preferivano affidarsi a tecnici che avessero già dato prova di capacità ed affidabilità.

Produzione di cartografia manoscritta:
- Mappa del Territorio di Quargnento Provincia di Alessandria […], copia sottoscritta Carlo Giuseppe Dufavre, Pietro Maria Bottino e Gio Batta Schiera, 28 giugno 1763, tratta da un originale sottoscritto Pietro Maria Bottino, Paolo Felice Guasta, Cesare Andrea Guasta, Ignazio Barberi, 1 agosto 1762 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Burolo, all. A, pf. 99/A).
- Coppia di Mappa del Territorio di Burolo / Provincia di Ivrea, 11 novembre 1768 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Burolo, all. A, rot. 29).
- Mappa Generale del Territorio di Quassolo / Provincia di Ivrea, 15 dicembre 1774 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Quassolo, all. C, rot. 143).
- Mappa Generale del Territorio di San Martino / Provincia d’Ivrea, 6 settembre 1786 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, S. Martino, all. C, rot. 41).
- [Mappa del territorio di Caluso], copia datata 6 settembre 1786 tratta dall’originale datato 21 dicembre 1784 (AST, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Caluso, all. C, rot. 123/A e B).
- Cabreo dei beni del Conte di Masino, 1786 (AST, Archivio Costa di Polonghera, reg. 93).
- Catastro dell’Ill.re Comunità di Mazzé, 1792 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Caluso, Mazzé, all. D, vol. 59).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
P. SERENO, Rappresentazioni della proprietà fondiaria: i cabrei e la cartografia cabreistica, in R. COMBA-P. SERENO (a cura di), Rappresentare uno Stato. Carte e cartografi degli Stati Sabaudi dal XVI al XVIII secolo, Torino-Londra-Venezia 2002, vol. I, pp. 143-161 e vol. II, pp. 92-94.

Rimandi ad altre schede: Antoine Durieu, Giacomo Schiera.

Autore della scheda: Elena Marangoni

Scarabelli Pedoca, Giuseppe

Giuseppe Scarabelli Pedoca
N. Mirandola 1711
M. Mirandola 1758

Relazioni di parentela: Appartiene ad una famiglia originaria di Pavia, trapiantata a Mirandola dalla fine del Quattrocento, che diede i natali a diversi ingegneri civili e militari, quali Giuseppe Seniore, nonno del cartografo, e Massimo, padre, che fu fregiato del titolo comitale.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere militare e cartografo.

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1742, con il grado di colonnello, viene chiamato alla difesa della cittadella di Modena, durante l’assedio delle truppe austriache e sarde. Successivamente è impegnato nella costruzione della strada da Castelnuovo di Garfagnana a Massa e nella ristrutturazione delle mura di Mirandola.
L’attività di cartografo dello Scarabelli si esplica nel disegno di alcune rappresentazioni manoscritte a grande scala del territorio mirandolano (la scala varia da 1: 35000 circa a 1: 70000 circa) e di almeno cinque piante della città di Mirandola.
Fra le prime, due, risalenti al 1752 (Archivio di Stato di Modena, Cancelleria, Acque e Strade, busta 115 e Ibidem, Mappario Estense, Territori, 120), ed una terza (conservata nella Biblioteca Civica d’Arte Luigi Poletti di Modena) si possono definire carte idrografiche, in quanto dedicano particolare attenzione ai cavi che alimentano le fosse della fortezza di Mirandola e alle acque che interessano il territorio: si riconoscono infatti un tratto del fiume Secchia, il canale di Concordia che, staccandosi dal Secchia presso quella località costituisce una via d’acqua di collegamento con Mirandola, il canale di Quarantoli che segna in parte il confine con il Mantovano, per citare soltanto i corsi principali. Il territorio di Mirandola - che fino al 1711 è stato un principato indipendente sotto il governo dei Pico - essendo situato nella bassa pianura, caratterizzata da aree paludose temporanee o perenni, ha sempre dovuto confrontarsi con le acque che, se ben regolate portano prosperità, se trascurate possono produrre gravi danni, come osserva lo stesso Scarabelli in una memoria manoscritta riferita alle carte citate (Archivio di Stato di Modena, Rettori dello Stato, Mirandola, busta 34).
Queste rappresentazioni, assieme alle altre (Archivio di Stato di Modena, Mappario Estense, Territori, 119, 121 e 122) dedicano anche spazio allo sviluppo delle strade, ai centri abitati, alle coltivazioni e ai possedimenti più importanti, in particolare quelli ducali. Una di esse (Mappario Estense, Territori, 121) riporta in alto a sinistra, entro un riquadro, una bella veduta prospettica di Mirandola. Fra le sei carte citate alcune appaiono più accurate ed eleganti, altre si presentano più come strumenti tecnici, ma tutte si distinguono per notevole accuratezza nel disegno e per il medesimo orientamento, con il sud verso l’alto.
Fra le piante della città di Mirandola, tre sono conservate presso l’Archivio di Stato di Modena (Archivio Militare, busta 260 e Mappario Estense. Militare, 28), una presso la Biblioteca Civica d’Arte Luigi Poletti di Modena, una si trova in una collezione privata. Due di esse (quella conservata presso la Biblioteca Poletti e quella dell’Archivio di Stato di Modena, contrassegnata Mappario Estense. Militare, 28) rappresentano soltanto la cinta muraria di Mirandola, senza il tracciato urbano interno: rientrano pertanto fra le piante che, per motivi militari, privilegiano il complesso articolarsi delle fortificazioni, soprattutto quando si tratta di piazzeforti ben munite. Le altre invece, pur non tralasciando il disegno della cinta, ritraggono anche il tessuti interno della città con le sue vie, i suoi isolati e con i richiami, esplicitati nella legenda, relativa ai baluardi delle mura, alle chiese e ai conventi. Alcuni esemplari riportano anche un tratto della campagna circostante la città, caratterizzata da campi coltivati, filari di piante, fiumi e canalizzazioni.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
A.S.Mo., Cancelleria, Acque e Strade, busta 115; A.S.Mo., Mappario Estense, Territori, 119, 120, 121, 122; A.S.Mo., Rettori dello Stato, Mirandola, busta 34; A.S.Mo., Archivio Militare, busta 260; A.S.Mo., Mappario Estense. Militare, 28; Biblioteca Civica d’Arte Luigi Poletti di Modena, Fondo Geocartografico.


G. MAZZA, Due disegni di Giuseppe Scarabelli Pedoca nel fondo cartografico della Biblioteca Poletti di Modena, in “Quaderni della Bassa Modenese”, n. 44 (dicembre 2003), pp. 75-87; R. VACCARI, Le mappe del Ducato della Mirandola conservate nell’Archivio di Stato di Modena, in M. CALZOLARI (a cura), Il Ducato della Mirandola nella cartografia del XVIII secolo, Mirandola, Gruppo Studi Bassa Modenese, 2000, pp. 11-22.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giovanni Mazza

Savi, Paolo

Paolo Savi
N. Pisa 1798
M. Pisa 1871

Relazioni di parentela: Figlio del botanico pisano Gaetano.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu uno dei maggiori promotori e organizzatori del primo congresso degli scienziati italiani tenutosi a Pisa nel 1839, nella cui sede – come annota il granduca Leopoldo II – “furono relazioni, discussioni sui monti di Toscana, esposte le scoperte di Paolo Savi” (Pesendorfer, a cura di, 1987, 224-225).
Come Santi e tanti altri studiosi dell’età della Restaurazione e del Risorgimento, Savi tese però a privilegiare le scienze utili e in primo luogo la geologia sempre correlata alla mineralogia (e quindi all’economia mineraria) e all’agricoltura, come ben dimostrano le sue tante ampie memorie a stampa del 1836 sull’Elba, del 1838 su Montevaso, del 1847 sul Massetano, del 1856 sulla pianura di Pisa, ecc.
Scrive D’Achiardi che almeno negli anni ’50 “non trovi di lui [...] che relazioni su cave, miniere, officine metallurgiche od altro, relazioni però tutte pregevolissime, fra le quali meritano speciale menzione quelle sui carboni fossili delle Maremme, sui terremoti del 1846, sulle miniere di Massa Marittima, di Orciatico, dell’Impruneta, di Riparbella, e tante altre” (D’Achiardi, 1871, pp. 48-49).
In realtà, si occupò anche di problemi idraulici e sanitari, accompagnando il giovane granduca Leopoldo II nelle sue visite in Maremma a decorrere dalla fine degli anni ’20 e dall’inizio degli anni ’30; il sovrano ne ebbe grande stima e lo definì “abilissimo” (Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 136).
Nel 1839 pubblicò la memoria Alcune considerazioni sulla cattiv’aria delle Maremme Toscane, corredata da una carta geografica tematica della Toscana con la quale si visualizzavano – mediante velature cromatiche – i comprensori costieri già risanati e quelli ancora malarici (Azzari, a cura di, 2006, p. 53).
Nel 1845 fu poi incaricato – insieme ai colleghi Francesco Puccinotti e Giovacchino Taddei – dal granduca di esaminare lo stato della bonifica nel Padule di Scarlino e di proporre, nel caso, correttivi alle operazioni in atto della colmata con le acque del fiume Pecora, anche per migliorare le gravi condizioni d’insalubrità dell’area. La commissione stese due rapporti il 15 aprile e nel luglio con i quali consigliava come rimedio alla malsanìa di “piantare una fitta pineta sul Tombolo interposto fra il padule e il mare, e quindi numerose file, ma fra loro distanti, di Pioppi e di Gattici sul fondo dell’antico padule già scolato, non altrimenti che su quello colmate, le quali fossero perfettamente dirette da nord a sud. Sconsigliavano altresì di eliminare l’intera zona umida e di salvaguardarne invece la parte più profonda anche per farne un comodo invaso portuario; è da notare che alle memorie è allegata una precisa carta topografica della bassa Val di Pecora “corredante le Considerazioni sulla mal aria” redatte da solo Paolo Savi (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 234, inss. 7 e 9) (Azzari e Rombai, 1986, pp. 122-124; e Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 273-274).
Nel 1861 tornò ancora a discutere sulle cause della malaria in Maremma, sostenendo – in appoggio alla bonifica di Leopoldo II e di Alessandro Manetti – che il rimedio più radicale alla malattia era costituito dalle colmate (Zangheri, a cura di, 1984, p. 54).
Tra il 1833 e l’inizio degli anni ’50 si occupò con successo – per commissione sovrana – del miglioramento del processo produttivo della manifattura statale del salgemma di Saline di Volterra (Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 479; e Corsi, 2001, passim).
Intanto, nel 1832 aveva pubblicato la Carta geologica dei Monti Pisani levata dal vero dal Prof. Paolo Savi nella proporzione di 1:80.000 (IGM, Collezione Fossombroni, n. 40; e SUAP, RAT 549), su incisione dell’architetto Felice Francolini: una rappresentazione oggi rara che costituisce un vero e proprio prototipo – dopo il pionieristico tentativo di Vittorio Fossombroni del 1828 relativo alla carta del bacino idrografico del fiume Ombrone grossetano contenente un abbozzo di costruzione geologica (in ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 144, Memorie sulla Grossetana, Arezzo, 28 maggio e 10 agosto 1828) – della cartografia tematica italiana e, insieme, l’avvio della scienza geologica moderna in Toscana e in Italia. Con velature cromatiche e segni convenzionali si evidenziano i vari tipi di rocce e terreni (di alluvione, interrimento, macigno, galestro, calcare, ecc.), con i minerali, le sorgenti e grotte o fenomeni carsici presenti nel vasto territorio collinare tra Pisa e Lucca, tra il Serchio e il comprensorio di Bientina (ripreso anche panoramicamente da sud-ovest dalla via Maremmana), di cui non si manca di riportare insediamenti e strade (con le rispettive valenze gerarchiche e funzionali), ponti e traghetti, acquedotti e argini artificiali, principali altitudini.
Dopo la pubblicazione nel 1838 della più circoscritta Carta topognomica della Miniera di Montevaso, nel 1841, fu la volta della Carta geologica dell’Isola d’Elba che fu presentata a stampa alla terza riunione degli scienziati italiani di Firenze; nel 1846, della Carta geologica della parte della Toscana in cui più o meno fortemente si fece sentire il terremoto del 14 agosto 1846, vale a dire la parte occidentale (figura manoscritta in ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 251); nel 1847, della Carta geologica montanistica del Massetano disegnata per la Società Anonima delle Miniere di Val Castrucci e Rigo all’Oro e pubblicata nella specifica memoria dello stesso anno.
Nonostante le sollecitazioni avanzate dal nostro naturalista negli anni ’30 e ’40, solo il 15 maggio 1850, su proposta del ministro Boccella, il governo granducale discusse la possibilità di procedere alla realizzazione della carta geologica della Toscana che, “a somiglianza di quelle che sono state fatte nelle più colte parti d’Europa, dovrà contribuire al progresso della scienza e al vantaggio dell’industria mineraria, additando le varie qualità di terreno che costituiscono il nostro suolo, servirebbe ancora al maggior decoro del Paese” (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 249, ins. 9). Dell’esecuzione avrebbe dovuto essere incaricato il Savi con l’assistenza del collega pisano Giuseppe Meneghini, ma alla fine il progetto non venne approvato.
Corre obbligo di rilevare che nel 1839, proprio durante il primo incontro pisano degli scienziati italiani fu istituita una commissione per stabilire le norme per l’uniformazione della nomenclatura e dei cromatismi in tema di geo-mineralogia italiana, nella prospettiva della costruzione di carte geologiche regionali uniformi; ma solo nella sesta riunione milanese del 1844 furono decisi i criteri per la colorazione delle diverse formazioni geologiche, in analogia con la Carta Geologica di Francia (Morello, 1983 e 1989).
La carta geologica dell’Italia settentrionale doveva essere realizzata solo nei tempi unitari, per conto dello Stato Maggiore da una équipe di geologi di cui fece parte anche l’allievo ed accademico pisano Igino Cocchi, che utilizzò pure i precedenti lavori del maestro e del Regio Consultore lorenese Teodoro Haupt.
Tra l’altro, Igino Cocchi è autore della Carta geologica della parte orientale dell’Isola d’Elba alla scala di 1:50.000 (edita pure in PULLE’ G., Monografia agraria del Circondario della Isola dell’Elba, con cenno storico, Portoferraio, Tip. Elbana, 1879, che fu poi inserita nel volume toscano dell’inchiesta agraria Jacini curato da Carlo Massimiliano Mazzini) (Francovich e Rombai, 1990, p. 699; Rombai e Vivoli, 1996, pp. 161-162).
Prodotti di assoluto valore sono quelli di Bernardino Lotti (Pisa, 1847 – Roma, 1933), ingegnere del Corpo delle Miniere, che nel 1878 disegnò l’Abbozzo di Carta Geologica di una parte della Catena Metallifera compresa tra i fiumi Cecina e Ombrone, nella proporzione di 1:200.000 (Azzari, a cura di, 2006, pp. 7 e 26), e che doveva pubblicare innumerevoli saggi e volumi sulla geologia della Toscana, della Sardegna e dell’Italia (compresa la monografia descrittiva della Carta Geologica d’Italia per la Toscana nel 1910); e dell’ing. Domenico Zaccagna (1851-1940) del R. Ufficio Geologico, che tra il 1879 e la metà degli anni ‘90 costruì la Carta geologica delle Alpi Apuane alla scala di 1:25.000, edita dall’Istituto Geografico De Agostini di Novara in 18 fogli nel 1894-96 (IGM, nn. 2331 e 3880 d’inv. gen.: Istituto Geografico Militare, 1934, p. 320).
Studi geologici sulla Toscana, Pisa, Nistri, 1833;
Sulla scorza del globo terrestre e sul modo di studiarla, Pisa, Nistri, 1834;
Sulla miniera di ferro dell’isola d’Elba, Pisa, Nistri, 1836;
Rapporto sulle speranze metallurgiche e sullo stato presente della miniera di Montevaso diretto al Consiglio amministrativo della Società anonima per l’escavazione delle dette miniere, Firenze, Tip. Galileiana, 1838;
Alcune considerazioni sulla cattiv’aria delle Maremme Toscane, Pisa, Nistri, 1839;
Sopra i carboni fossili dei terreni mioceni delle Maremme Toscane, Pisa, Nistri, 1843;
Relazione de’ fenomeni presentati dai terremoti di Toscana dell’agosto 1846, e considerazioni teoretiche sopra i medesimi, Pisa, Nistri, 1846;
Sulla costituzione geologica dei Monti Pisani, Pisa, Vannucchi, 1846;
Società anonima per l’escavazione delle miniere esistenti in prossimità di Massa Marittima, Maremma Toscana, Livorno, Masi, 1847;
Studi geologico-agricoli sulla pianura pisana (15 febbraio 1856), “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, n. s., III (1856), pp. 57-68;
Memoria sul modo più conveniente di favorire con la istruzione la industria mineraria in Toscana presentata al Governo della Toscana il 7 marzo 1860, in Della legislazione mineraria e delle scuole delle miniere. Discorsi due compilati per commissione di S. E. il Ministro d’agricoltura, industria e commercio, Firenze, Felice Le Monnier, 1861, pp. 196-201 (scritta con Meneghini G.).
Saggio sulla costituzione geologica della Provincia di Pisa, Pisa, Nistri, 1863 (con Appendice. Notizie sulle due carte geologiche le quali accompagnano il presente scritto).


Produzione di cartografia manoscritta:
Carta topognomica della Miniera di Montevaso, in Rapporto sulle speranze metallurgiche e sullo stato presente della miniera di Montevaso diretto al Consiglio amministrativo della Società anonima per l’escavazione delle dette miniere, Firenze, Tip. Galileiana, 1838;
Carta geologica dei Monti Pisani levata dal vero dal Prof. Paolo Savi nella proporzione di 1:80.000, incisione dell’architetto Felice Francolini, 1832;
Carta della Toscana con i territori costieri risanati e quelli malarici, stampa, 1839;
Carta geologica dell’Isola d’Elba, stampa, 1841;
Carta geologica della parte della Toscana in cui più o meno fortemente si fece sentire il terremoto del 14 agosto 1846, figura manoscritta (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 251);
Carta geologica montanistica del Massetano, stampa, 1847.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
D’Achiardi, 1871; Istituto Geografico Militare, 1934, p. 309; Azzari e Rombai, 1986, pp. 122-124; Francovich e Rombai, 1990, p. 699; Rombai e Vivoli, 1996, pp. 161-163; Vitali, 1996, pp. 312, 314 e 324; Barsanti e Rombai, 1986, p. 147; Morello, 1983, pp. 69-82; Morello, 1989, pp. 125-127; Squarzina, 1960, pp. 48-55; 1860-1960. Centenario del Corpo delle miniere, 1960; Zangheri, a cura di, 1984, p. 54; Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 136, 217, 224-225, 273-274 e 479; Corsi, 2001; Azzari, a cura di, 2006, pp. 7, 26, 34 e 53; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; IGM, Collezione Fossombroni; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Sartorius von Waltershausen, Wolfang

Wolfang Sartorius von Waltershausen
N. Gottinga 17 dicembre 1809
M. 16 ottobre 1876

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Lasciata Gottinga nel 1834, dopo aver effettuato per un anno numerose misure delle variazioni dell’inclinazione e della declinazione magnetica in varie località, tra cui Innsbruck, Milano, Firenze e Napoli, giunse nel 1835 a Catania, ove iniziò la triangolazione geodetica del cono dell’Etna utilizzando unicamente i suoi strumenti e le sue sostanze. Colpito da grave malattia, dovette ben presto abbandonare l’impresa e lasciare la Sicilia. In seguito si recò in Islanda per studiarne la vulcanologia; nel 1838 tornò a Catania in compagnia dell’astronomo C. F. Peters di Flensburg e dell’architetto C. Roos di Francoforte; occorsero cinque anni per completare le misure e i rilevamenti topografici necessari per la realizzazione della Carta dell’Etna. Durante questo soggiorno tracciò insieme a Peters una meridiana lungo il transetto della chiesa di S. Nicolò all’Arena.
Dal 1848 fino alla sua morte, sopraggiunta il 16 ottobre 1876, tenne la cattedra di Mineralogia e Geologia presso l’Università di Gottinga, ricoprendo anche la carica di direttore dell’annesso Museo.

Produzione di cartografia manoscritta:
L’opera del barone W. Sartorius costituisce una pietra miliare nel campo della cartografia dell’Etna su basi scientifiche: i disegni originali furono eseguiti in loco in cento fogli alla scala di 1:30.000, poi ridotti per la stampa alla scala di 1:50.000; la “Carta Topografica dell’Etna”, composta da 13 tavole, fu incisa dall’architetto palermitano Saverio Cavallari che Sartorius condusse con sé a Gottinga; fu pubblicata, congiuntamente alla gemella “Carta Geologica dell’Etna”, tra il 1844 ed il 1857; con l’aggiunta di 31 fogli relativi a vedute e particolarità geologiche dell’Etna si completa, nel 1861, questa sorta di atlante che costituiva la prima parte di quella che l’autore definì “l’opera della sua vita”.
La carta di Sartorius, opportunamente ridotta, fu utilizzata come base per la realizzazione di carte topografiche aggiornate; tra queste la “Carta Topografica dell’Etna” di Orazio Silvestri del 1879 e la “Karte des Aetna und Seiner Lavastroeme” di A. von Lasaulx pubblicata nello stesso anno.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Silvestri O., Sopra due gravi perdite che ha fatto la vulcanologia, Roma, Tipografia Della Pace, 1877

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: C.R.

Sardi, Giuseppe

Giuseppe Sardi
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: stampatore

Biografia:
Originario di Venezia
XVIII sec. – XIX sec.

Produzione scientifica:
Aprì una tipografia a Capodistria durante la dominazione francese e fu editore del primo giornale istriano il “Foglio periodico istriano”

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta della Carnia di Sebastiano Giampiccoli «La Provincia della Carnia»], Venezia, s.d., (Biblioteca Comunale “V. Joppi”, Udine)

• [«La Provincia del Friuli» di Sebastiano Giampiccoli], Venezia, s.d., (Biblioteca Universitaria, Padova)

• [Carta del Cadore di Sebastiano Giampiccoli], Venezia, s.d., (Biblioteca Civica, Gorizia)

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
SEMI F., Istria e Dalmazia, Uomini e tempi, Del Bianco editore, 1992, p. 550

Rimandi ad altre schede: Sebastiano Giampicccoli

Autore della scheda: Anonimo

Sardi, Giovanni Antonio

Giovanni Antonio Sardi
N.
M.

Relazioni di parentela: Padre di Giorgio Sardi.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: misuratore

Biografia:
Attivo dal 1741 al 1777. Di Castelspina (Alessandria).

Produzione scientifica:
Lavora al catasto del Piemonte dapprima in Lomellina, dove il 6 maggio 1759 è incaricato della misura di Trumello (come risulta dai verbali riportati sulle mappe delle comunità limitrofe, quale quella di Cargnago: ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Cargnago, all. A, pf. 10) e poi in provincia di Alessandria, dove realizza due mappe in qualità di sublocatore, per atti del 10 e 20 giugno 1761, di Pietro Maria Bottino, deliberatario della misura generale dell’intera provincia. In entrambe le occasioni il figlio Giorgio compare come “assistente” e sottoscrive, insieme a Bottino, le mappe inviate a Torino. Lavorano insieme a lui, in qualità di sostituiti, anche i geometri Carlo Ceruti e Giovanni Golzio.
Nel 1761 viene anche nominato quale indicante nella propria comunità, Castelspina, in occasione della formazione della mappa perimetrale di quel territorio (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Cargnago, all. A, pf. 102/B).
Dalle mappe e dai libri catastali ricava un cabreo dei beni posseduti dai Padri Barnabiti di Milano in quegli stessi territori di cui aveva compiuto la misura generale: tre dei “corpi santi” compresi nel territorio di Alessandria (Castelferro, Portanova e Ritorto) e la vicina comunità di Predosa. Sono diversi i casi in cui il catasto serve quale base per la delineazione di cabrei o semplici “tipi” relativi a possedimenti privati, ed in questo caso la derivazione del cabreo dal catasto non è in alcun modo dissimulata: non vi sono elementi decorativi e l’acquerello è utilizzato solo per le campiture rosa e beige che distinguono le parcelle destinate ad edifici e corti, e il documento riporta i numeri delle parcelle, la classe di bontà a cui il bene è stato assegnato e l’estimo.
La conclusione della sua carriera coincide probabilmente con la vendita della Piazza, ceduta nel 1777 ad un altro misuratore di Alessandria, Carlo Antonio Scazola (ASTO, Controllo Generale Finanze, Notai e Misuratori, reg. 30, f. 127, 27 maggio 1777).

Produzione di cartografia manoscritta:
- Mappa del territorio della Predosa con il Tenimento denominato della Ceretta per Salto del Territorio di Castellazzo, Provincia d’Alessandria […], Bottino, Gio Golzio, Carlo Ceruti, Gio Antonio Sardi, Giorgio Sardi, 25 aprile 1762 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Predosa, all. A, pf. 102/B).
- Mappa de Tenimenti di Castelferro, Portanova, e Ritorto, territorio, e Corpi santi della Città d’Allessandria, Capitale della Provincia […], Bottino, Gio Antonio Sardi, Carlo Ceruti, Giorgio Sardi, 12 novembre 1762 (ASTO, Azienda Generale Finanze, Catasto Antico del Piemonte, Castelferro, all. A, pf. 102/A).
- Cabreo / O sia Figurato de Beni di Ragione della Ven[eran]da / Congregazione sotto il titolo di Sn Paolo di Milano, / posseduti parte ne Tenimenti di Castelferro, Portanova, E / Ritorto, Territorio, e Corpi Santi della Città di Alessandria, / E parte nel Terrritorio della Predosa, Estratto da Libri / Figurati d’essi Territorj, Correlativi alle Rispettive Mappe / formati in occasione della presentanea Misura Genle / Ordinata da S.a Ma; Eseguita da me Delliberat° / de Sudi Territorj Sottosto, con avere il Medemmo / Dellineato, colle sue Rispetive Trabucazni; Num.ri delle Mappe, / Squadra, Coherenze, Qualità, Regione, e Quantità come / nel presente restano descritti, 26 ottobre 1763 (ASAL, Arch. Sto. Comune di Alessandria, Serie I, Materiale cartografico, 884).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede: Pietro Maria Bottino.

Autore della scheda: Elena Marangoni

Sardi, Gian Pietro

Gian Pietro Sardi
N. Parma 1740
M. 16 settembre 1793

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: ingegnere e cartografo

Biografia:
Gian Pietro Sardi (1740 c.a.-Parma, 16 settembre 1793), ingegnere e cartografo, è noto soprattutto per il famoso Atlante: la città di Parma delineata e divisa in isole colla descrizione degli attuali possessori… (1767), prima immagine catastale di Parma composta da una pianta della città con scala indicata in pertiche di Parma e tese di Francia, e da 28 tavole nelle quali sono raffigurati in dettaglio i 195 isolati in cui era suddivisa la capitale.
Si tratta di un disegno acquarellato, dove gli spazi edificati sono distinti anche sulla base dei cromatismi da quelli non edificati; vi sono delineate anche le piante dei principali edifici e delle chiese. L’uso delle decorazioni di gusto francese, cui servirono di ispirazione i recenti scavi archeologici di Veleia, caratterizza l’opera, nella quale l’enfasi e il maggior dettaglio nella raffigurazione delle proprietà ducali denuncia il persistere di intenzioni celebrative in un tipo di cartografia che, in proseguio di tempo, sarebbe stata ricondotta alla mera funzione tecnico-fiscale. L’inserimento del nuovo palazzo ducale, progettato e mai costruito, si pone quale indizio delle intenzioni della committenza, che paiono non limitatarsi alle necessità legate all’estimo di case e terreni.
G. P. Sardi venne retribuito sin dal 1765 in qualità di delineatore, ed affiancato insieme ad altri tre ‘geometri’ al cartografo G. B. Osio per l’attuazione del primo catasto della città, condotto in epoca borbonica per iniziativa del Ministro G. Du Tillot. Il Sardi veniva in questo modo inserito nel processo di aggiornamento dei tecnici che il Du Tillot aveva predisposto per cercare di superare lo stato di arretratezza tecnico-scientifica che si osservava nel Ducato, anche a causa della mancanza di uno specifico collegio e di scuole specializzate.
Dal primo incarico in veste di delineatore G.P. Sardi cominciò a ricoprire le mansioni proprie degli ingegneri della Congregazione dei Cavamenti, provvedendo ai ripari lungo i torrenti, alla costruzione di un ponte sul Naviglio di Parma, alla delineazione dei confini controversi, in particolare con l’area lombarda, opera della quale rimane testimonianza nelle numerose carte conservate nel fondo Mappe e disegni dell’Archivio di Stato di Parma.
Nel 1778, ormai in possesso della qualifica di Ingegnere e Revisore ed Archivista delle Mappe chiese ed ottenne l’ammissione nel Corpo degli Ingegneri, con il grado di tenente: un avanzamento che rappresentava il ricoscimento delle mansioni ricoperte ma anche l’acquisizione di un incarico stabile in un corpo dello stato, ed una posizione di prestigio.
La sua attività si caratterizzò anche per la capacità di trasmissione delle competenze, in virtù della quale gli erano stati affiancati colleghi più giovani anche prima che, nel 1780, gli venisse ufficialmente attribuito l’insegnamento del disegno e della pratica.
L’influenza di G. P. Sardi sulla formazione dei tecnici del Ducato fu rilevante; il suo insegnamento si organizzò in una vera e propria scuola di delineazione. Le capacità ed i meriti del cartografo nel 1782 trovarono riconoscimento nella nomina ad Accademico d’onore.
Se nel 1791 ricopriva ancora il ruolo di docente di pratica per il maneggio degli strumenti matematici in campagna, l’insegnamento non rappresentò l’unica occupazione di questa fase della sua vita professionale. L’attività del cartografo proseguì parallelamente agli incarichi nella Congregazione dei Cavamenti ed agli impegni didattici: risale al 1785 l’ultimazione della mappa di tutta la Tenuta Camerale di Roccabianca, che si affiancava alle molte mappe del territorio di Salsomaggiore che gli erano state in precedenza commissionare.
Il figlio Agostino seguì le orme del padre, sia nella professione pratica che nell’ambito della produzione cartografica. L’ opera più conosciuta di Agostino è la pianta titolata Parme avec le plan de la Bataille arrivée entre l’Armée Galle-Sarde et Autrichienne, nella quale l’insegnamento e la pratica con il padre si evidenziano non solo nella ripresa dell’immagine della città e della chiarezza geometrica della delineazione, ma anche nelle scelte descrittive riportate in legenda, che denunciano l’accogliemento dallo schema proposto nei fogli dell’Atlante e si giovano della conoscenza dei luoghi e dei servizi della città in esso dettagliatamente riportati.
Alla morte del padre, nel 1793, gli subentrò nella conduzione della Scuola di Planimetria, a proposito della quale, tuttavia, non è stata ancora rinvenuta documentazione sufficiente ad una adeguata trattazione. Solo l’anno seguente venne ammesso nel Corpo degli Ingegneri con il grado di sottotenente, come il padre in precedenza aveva invano cercato di ottenere.

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
La riproduzione fac-simile dell’edizione originale dell’Atlante è stata pubblicata da a Parma nel 1993 da PPS editrice, contesti introduttivi di F. MIANI ULUHOGIAN e G. CAPELLI.

R. LASAGNI, Dizionario Biografico dei Parmigiani, vol. IV, Parma, PPS editrice,1999, p.p. 332-333 sub vox;

F. MIANI ULUHOGIAN, Le immagini di una città: Parma (secoli XV-XIX), Parma, Centro Studi e Ricerche dell'Università degli Studi di Parma, 1986, pp. 106-107, schede 57-58-61-66-67-68.

F. MIANI ULUHOGIAN, (a cura di), Oltre i confini. Strategie di Genti e di Poteri, Parma, Grafiche STEP, 1996, schede 27; 108; 128.

P. ZANLARI, Tra rilievo e progetto. Idrografia e rappresentazione del territorio parmense. Il caso del Canale Maggiore, Parma, Centro Studi e ricerche dell'Amministrazione degli Studi di Parma, 1985, p. 212 ss.

P. ZERMANI, L’éspace d’une carte. «Descrizione» e utopia dell’architettura nella vicenda cartografica degli Stati Parmensi sotto i primi Borbone, Salsomaggiore Terme, Comune di Salsomaggiore, 1985.

DOCUMENTI

Archivio di Storico Comunale di Parma (ASCPr), G. P. Sardi, Atlante Sardi: la città di Parma delineata e divisa in isole colla descrizione degli attuali possessori… (1767), U.P./9.

ASPr, Decreti e Rescritti Sovrani, 8 ottobre del 1765, 19 e 25 febbraio 1778, 7 dicembre 1780,
13 ottobre 1785, 16 dicembre 1793, 7 aprile1794.

ASPr, Mappe e disegni, 37/31, 31/15a, 35/16, tra le altre.

ASPr, Patenti, vol. 44, 16, patente del 25 febbraio 1778


Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Lucia Masotti

Santonina, Paolo

Paolo Santonina
N. Stroncone, Terni 1440
M. Udine 1510

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Cancelliere, notaio, saggista

Biografia:

Produzione scientifica:
Notaio e saggista. Scrisse un Itinerarium relativo ai suoi viaggi nei paesi transalpini del Patriarcato: Carinzia, Carniola e Stiria, pubblicato a Roma nel 1943 a cura di G. Vale.

Produzione di cartografia manoscritta:
VALE G., (a cura di), Itinerarium, Roma, 1947

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
PASCOLO E., Itinerario di Paolo Santonino in Carinzia, Carniola e Stiria negli anni 1485-1486-1487, Udine, 2003
NAZZI G., (a cura di), Dizionario Biografico Friulano, III ed., Clape Culturâl Acuilee, Udine 2002
GAGLIARDI R., Itinerario in Carinzia, Stiria e Carniola, 1485-1487, Pisa - Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1999
MARCHETTI G., Il Friuli.Uomini e tempi, Udine, 1979, pag. 1012
Primorski slovenski biografski leksikon, Gori©ka Mohorjeva druba, Gorica, 1974, III, pagg. 297-298
CREMONESI A., L’itinerario di Santonino, “Messaggero Veneto”, Udine, 13.12.1971
Slovenski biografski leksikon, ljubljana, 1925-1991, III, pagg. 201-201
SOMEDA DE MARCO P., Notariato friulano, Udine, 1958
MARCHETTI G., L’Itinerarium Sanctonini, “Sot la nape”, a. 7, n. 6 (novembre-dicembre 1955), p. 1-4
VALE G., Itinerario di Paolo Santonino in Carintia, Stiria e Carniola negli anni 1485-1487 (Codice vaticano latino 3795), Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 1943
C. e D., A Monte di Croce nel 1485, “Ce fastu?”, a. 12(1936), n. 7-10, p. 152-154

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anonimo

Santini, Pietro

Pietro Santini
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: stampatore

Biografia:
XVIII sec.

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:
Atlas Universel,Venezia, 1780

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta del territorio di Bergamo «Carte du Trevisan»], Venezia, 1776

• [Carta del territorio di Treviso «Carte du Territoire de Bergame»], Venezia, 1776

• [Carta del territorio di Verona «Le Territoire de Verone »], Venezia, 1776

• [Carta del territorio di Padova «Carte du Padouan, du Dogado, et de la plus grande partie du Vicentin »], Venezia, 1776

• [«L’Estat de la seigneurie et république de Venise», 1776], in Atlas universel dressé sur les meilieures cartes modernes…, Venezia, P. Santini, 1778, rist. Remondini 1784

• [Carta dei territori meridionali dello Stato Austriaco], in Atlas universel dressé sur les meilieures cartes modernes…, Venezia, P. Santini, 1778, rist. Remondini 1784

• [Carta del Friuli e territorio del Cadore «Le Frioul»; «Le territoire de Cadore dans la Province du Frioul»], in Atlas universel dressé sur les meilieures cartes modernes…, Venezia, P. Santini- Remondini, 1778

• [Carta dell’Istria e della Dalmazia«Nouvelle Carte de l’Istrie»],in Atlas Universel, Venezia, P. Santini, 1780

• [Carta della Dalmazia «Nouvelle Carte de la partie Occidentale e Orientale de Dalmatie dressée sur les lieux»],Venezia, P. Santini, 1780


Fonti d’archivio:

Bibliografia:
MAZZARIOL G., Catalogo del fondo cartografico queriniano, Venezia, Lombroso, Ed., 1959, p. 16

Rimandi ad altre schede: Giovanni Antonio Capellaris, Tiberio Maieroni, Remondini Antonio e Remondini Giuseppe

Autore della scheda: Anonimo

Santini, Giuseppe

Giuseppe Santini
N.
M.

Relazioni di parentela: Padre di Filippo Santini.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
La sua attività professionale è documentata tra il 1671 e il 1716 ca.

Produzione scientifica:
Definito da G. Targioni Tozzetti (Viaggi, t. II, pp. 83 e 87) «celebre architetto e abilissimo ingegnere», fu capitano militare, forse della milizia urbana, e Primo ministro a cavallo dell’Ufficio dei Fossi di Pisa; lavorò spesso anche per lo Scrittoio delle RR. Possessioni.
Nel 1671 è soprintendente alla costruzione di sei ponti, al restauro del castello di Lari, alla costruzione delle strade fra Ponsacco e le Colline, fra Ripafratta e Lucca, fra Cevoli e le Colline e della Strada Maremmana (Emilia). Progetta inoltre l’escavazione del Fosso Reale, compare nelle opere di normale gestione idraulica, ed è richiesto di numerosi pareri.
Tra il 1672 e il 1673 si occupa della navigazione del canale di Ripafratta e dei Navicelli, della sistemazione delle fogne di Pisa, della costruzione del Palazzo e delle Logge del Podestà a Pontedera.
Dal 1677 al 1682 dirige il tentativo di deviare le acque del fiume Versilia a sfociare in mare verso il Cinquale, con la costruzione di una notevole arginatura. Nel 1679 redige il progetto di bonifica del Padule di Guinceri; cura i lavori per la costruzione del campanile di Peccioli e di alcuni ponti sul canale dei Navicelli e i lavori dell’Arsenale Mediceo Pisano per la fornitura di legname e per permettere la navigazione sull’Arno di una grossa galera varata in quell’anno (Fiaschi, 1938).
Nel 1679 elabora una carta sulla terminazione del padule di Fucecchio, poi riutilizzata nel 1681 da Vincenzo Viviani. Risale al 1686 la redazione, per conto del granduca, di tre mappe del Capitanato Vecchio di Livorno, di cui due, riguardanti la zona di Salviano, Tregolo e Calamosca e la zona del Cigna, Cignolo, Riseccoli e Corallo, attualmente perdute (Relazione Generale del 1777, in ASLi, Comunità, n. 697).
Nel 1695 firma la stima dell’edificio della ex Dogana, ristrutturato in funzione della costruzione della scala del nuovo palazzo dei Priori di Pisa. Nel 1700 redige la pianta delle fortificazioni pisane; negli anni intorno al 1716 compie una ricognizione del corso dell’Arno nella campagna pisana, insieme al colonnello Cornelio Meyer e a Vincenzo Viviani

Produzione di cartografia manoscritta:
Disegno in piante dei beni del Tellini di Calci adiacenti al Baluardo di Porta a Piagge, 1701 (ASP, Piante dell’Ufficio Fiumi e Fossi, n. 12);
Pianta delle differenze di Castelvecchio con S. Quirico al Monte dell’Uso, 1695 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 103);
Pianta del Padule di Fucecchio, 1679 (OXF, V, n. 7; edita in Targioni Tozzetti, 1761);
Il presente Disegno in pianta mostra come sono situati li beni che sono nella tenuta di Montenero, 1686 (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, n. 82);
Beni che sono nella tenuta di Montenero fatta da me capitano Giuseppe Santini Ingegnere di SAS l’anno 1688 (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, n. 82);
Carta della Valdinievole (citata da F. Morozzi, cfr. Francovich, 1976, p. 489);
Pianta della valle o pianura di Bientina Calcinaia e Vico Pisano compresa da monti pisani colline di Montecchio e S. Colomba e fiume Arno, s.d. (poi copiata da F. Morozzi, cfr. Francovich, 1976, p. 504).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1987; Azzari, 1993; Barsanti e Rombai, 1994; Caciagli, 1984; Francovich, 1976; Gabellini, 1987; Greppi, a cura di, 1991; Mazzanti, 1984; Rombai, 1993; Rombai, 2003; Toccafondi e Vivoli, 1987; Caciagli, 1995; Nepi, 2003; Melis e Melis, 1996; ASP, Piante dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa; ASF, Piante antiche dei Confini; ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni; OXF; ASLi, Comunità.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci