Archivi tag: Salerno

Masoni, Udalrigo

Udalrigo Masoni
N. Napoli 11 luglio 1860
M. 29 settembre 1936

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Matematico e ingegnere

Biografia:
Si laureò in Matematica presso l’Università di Napoli nel 1881 e in ingegneria nel 1883, divenendo subito dopo assistente in quella Scuola di Ingegneri (RICCI online). Fra il 1885 e l'88 prende tre successive libere docenze: in Meccanica razionale, in Meccanica applicata e in Idraulica.
Nel 1893 divenne, per concorso, titolare della cattedra d'Idraulica alla Scuola degli Ingegneri di Napoli, di cui fu direttore dal 1909 al 1929 (TRICOMI,1962). Rimase titolare della cattedra sino al collocamento a riposo nel 1935 (RICCI online).

Produzione scientifica:
Il M. ebbe innumerevoli cariche pubbliche, fra l'altro, dal 1907 al 1913, fu deputato di Napoli al Parlamento. Fu pure Assessore e Consigliere comunale, amministratore provinciale ecc.; fu due volte membro del Cons. Superiore della P. Istruzione, ecc. Tenne tutte queste cariche con molto disinteresse personale (era, fra l'altro, assai ricco) e con dignità, ma non era molto amato perché di carattere piuttosto aspro e duro (RICCI online).
Lasciò una cinquantina di pubblicazioni, di cui le prime sono di matematica (geometria e meccanica razionale) e le altre prevalentemente d'idraulica. Il suo Corso d'idraulica teoretica e pratica (5a ed., Napoli, 1924) fu, per lungo tempo, un autorevole testo in materia.
La pianta di Isernia, di seguito citata, riproduce la città in quattro rioni, con ricchi particolari inerenti alle infrastrutture e precisi riferimenti alla toponomastica.

Produzione di cartografia manoscritta:
- Isernia, pianta della città, 1887;
F.to: Uldarigo Masoni
Archivio privato della famiglia Alvaro D’Apollonio

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Vincenzo Aversano

Malesci, Luigi

Luigi Malesci
N. Portici 1788
M. 1753

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto Comunale

Biografia:

Produzione scientifica:
Insieme ad altri illustri componenti del Corpo di Ponti e Strade – da de Fazio a Grasso a de Rivera – è sostenitore del «panoptismo», adottato in epoca preunitaria dai più validi ingegneri del Regno di Napoli, quale sistema adeguato al fine di soddisfare le nuove condizioni richieste nella progettazione degli impianti per la sicurezza pubblica. Il suo primo esplicito riferimento al dispositivo compare nella proposta di «un nuovo sistema generale di lazzaretti», presentata nel 1808 al Consiglio dei Lavori Pubblici dal Nostro e da Giulio De Fazio. «Ma solo nel 1821 i due ispettori, membri con Grasso e con Giuseppe Giordano di una commissione incaricata di esaminare il progetto per il carcere di Avellino redatto dall’ingegnere provinciale Luigi Oberty [...], furono in grado di enunciare i principî che imponevano l’uso dell’impianto panottico anche nell’ambito carcerario; essi colsero peraltro l’occasione per proporre al direttore generale Piscicelli uno schema ideale adottabile per qualsiasi prigione». In qualità di «architetto dei Dazi Indiretti» (insieme a Stefano Gasse) e quale rappresentante del Decurionato, su richiesta del marchese de Turris, direttore generale dei Dazi Indiretti, Malesci entra successivamente a far parte, nel 1824, di una commissione avente il compito di progettare un recinto per il controllo doganale, detto «muro di finanze», avente lo scopo di modificare il «sistema fino ad allora seguito nella riscossione dei dazi sui generi di consumo, ancora privo del necessario rigore e perciò soggetto a variazioni notevoli a seconda delle zone e dei generi. L’antica suddivisione dell’area della capitale in ambito cittadino vero e proprio, zona di distretto e casali suburbani dava adito a differenti interpretazioni nella percezione delle imposte, segnatamente nella fascia a cavallo tra città e periferia, con conseguenti liti che andavano a terminare quasi sempre a danno della pubblica amministrazione […]», (BUCCARO, 1992, pp. 207-208). Dopo la morte di Francesco Maresca, Malesci, insieme a Ciro Cuciniello, riceve l’incarico «di riprendere ed integrare il programma relativo al camposanto di Poggioreale: nella prima idea di progetto da essi elaborata era già previsto un nuovo complesso da costruirsi alle spalle della chiesa; di fatto però si portò innanzi la sola fabbrica del tempio […]. Nel 1834, […], Malesci e Cuciniello presentarono al sovrano [Ferdinando II] il progetto dettagliato per il prosieguo dell’opera, in forma di modello ligneo e secondo “una architettura di gusto severo e sublime” come dagli ordini ricevuti; Ferdinando apportò alcune modifiche riguardo alla chiesa e al chiostro grande, ed approvò entro il 1835. […]. Per oltre un decennio la direzione delle fabbriche restò affidata a Malesci e a Cuciniello […]» (BUCCARO, 1992, p. 112 e pp. 154-158). Malesci è autore di piante che rappresentano 12 quartieri della città di Napoli, conservate Presso l’Archivio Storico Municipale di Napoli e apparse nel 1813. L’importanza di ciascuna di queste piante è dovuta alla precisione del rilievo e al rapporto di scala, che ha permesso addirittura di riportare la toponomastica e la numerazione civica (DELLA MONICA, pp. 147 -153).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
- Pianta dello stato presente dei due bracci componenti l’intero edificio denominato della Conservazione dei Grani quanto dello stato approssimante, in cui si può supporre ridotto giusta le istruzioni a me date da S.E. il Signor Intendente di questa provincia per l’adempimento della determinazione di S.M. comunicatagli da S.E. il Ministro degli Affari Interni in data 10 dicembre 1825
ASN, Fondo Cartografico, Planimetria, Miscellanea n. 6, Cartella V. N. B. Vi sono due piante: una solo con lettere, l’altra con numeri e lettere più dettagliate. È presente anche l’indice con spiegazioni.
- Pianta della città di Napoli [G. De Fazio-L. Malesci, 1805], (ALISIO- VALERIO, pp. 170-171), citata da Buccaro (p. 27, nota 23).
- Progetto di sistemazione e rettifica del viale d’ingresso al Camposanto Nuovo (1840 ca.). (sic per i due punti) F.to: L. Malesci. Napoli, Archivio Storico Municipale (BUCCARO, 1992, p. 170, fig. 155).
- Progetto di raccordo dell’ingresso settentrionale del Camposanto Nuovo con la strada di S. Maria del Pianto (1842). F.to: C. Cuciniello, L. Malesci. Napoli, Archivio Storico Municipale (BUCCARO, 1992, p. 170, fig. 157).
- Pianta del contorno della città di Napoli. Prima metà del secolo XIX, F.to Malesci, Collezione di stampe e disegni della Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria-Napoli, in: DE SETA C., Cartografia della Città di Napoli. Lineamenti dell’evoluzione urbana, Vol. I, ESI, Napoli, MCMLXIX, p. 282.

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede: Giuliano de Fazio e Bartolomeo Grasso

Autore della scheda: Vincenzo Aversano

Maiuri, Antonio

Antonio Maiuri
N. Napoli 27 aprile 1805
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:
Dotato di notevoli capacità intellettuali e tecniche, il Maiuri si forma in un periodo di mutamento epocale, allorché, grazie alla lezione impartita dai francesi, anche nel Regno di Napoli la figura professionale dell’ingegnere conquista finalmente la giusta dignità e considerazione, in ambito governativo e sociale. L’importante istituzione murattiana del Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (divenuto in età borbonica Direzione Generale di Ponti e Strade, Acque, Foreste e Caccia) e della relativa Scuola di Applicazione manifesta la volontà del governo centrale di controllare direttamente la «gestione di importanti settori per il paese, quali le opere pubbliche, il sistema forestale, il regime delle acque, le bonifiche» (FOSCARI, 2006, p. 927), attraverso la rigorosa formazione teorica e “sul campo” di qualificati professionisti del settore, sottraendo agli egoismi rapaci e distruttivi dei baroni meridionali il controllo secolare di estesi quanto degradati e abbandonati territori del regno.
Il Maiuri diventa uno dei maggiori protagonisti di questo mutamento. All’età di 21 anni è ammesso alla Scuola di Applicazione, «superando l’esame di ammissione, tenutosi il 30 gennaio del 1826». L’esame di ammissione non è dei più semplici, richiedendo una cultura di base molto ampia e notevoli capacità manuali: i candidati devono infatti possedere «piena conoscenza del corso delle matematiche pure e del calcolo differenziale ed integrale», devono essere «ben addestrati negli elementi del disegno di figura», devono saper «scrivere in italiano corretto e tradurre il latino e il francese. [Il] Maiuri si classificò al sesto posto, riportando 40 gradi (punti)» per essere poi «licenziato dalla Scuola nel 1830, classificandosi al terzo posto per merito, mentre l’anno seguente, come previsto per i più bravi e meritevoli, ottiene l’inquadramento nel Corpo di Ponti e Strade, con il grado di ingegnere alunno» (FOSCARI, 2006, pp. 930-931). La qualifica non rispondeva a un’esigenza formale, ma «doveva in qualche modo rendere ben riconoscibile la provenienza del tecnico e creare quel rapporto molto stretto tra formazione scolastica e professione, su cui a Napoli, al momento di istituire la Scuola e il Corpo, si era puntato con ragionevole determinazione» (FOSCARI, 2006, p. 931).
Nel caso del Maiuri, i risultati sono a dir poco eccellenti. «Già nel 1834, il suo superiore gerarchico e massimo referente tecnico-culturale, nella consueta lista degli ingegneri compilata per dare conto al governo delle capacità di ciascun tecnico e delle possibilità o meno di carriera all’interno del Corpo di ingegneri, annotò, accanto al nome di Antonio Maiuri, “da nominarsi ingegnere aggiunto”, riconoscimento che [il] de Rivera aveva previsto anche per Ignazio Milone, Luigi Martini, Ferdinando Rocco, Emidio Giuliani, Alessandro Giordano, Vincenzo Sassone, Giuseppe Palmieri, Errico Salvatores, Giuseppe Todari, Ercole Lauria […]» (FOSCARI, 2006, pp. 931-932). Nel frattempo, il Nostro viene “dirottato” dalla sezione provinciale al ramo regio: «si trattava di un provvedimento voluto direttamente dal direttore generale di Ponti e Strade, lesto a cogliere le capacità degli ingegneri più preparati e validi e a volerli al suo fianco come più diretti e stretti collaboratori» (FOSCARI, 2006, p. 932). Nel 1838 arriva effettivamente la nomina ad ingegnere aggiunto, seguita, nel 1841, dall’avanzamento ulteriore al grado di ingegnere di II classe – che assicura al Nostro «un posto anche all’interno del Consiglio di Ingegneri di Acque e Strade, prestigioso luogo di dibattito tecnico e di crescita professionale» (FOSCARI, 2006, p. 932) – fino al raggiungimento, nel 1852, della prestigiosa qualifica di Ingegnere di I classe, come lo scomparso Afan de Rivera, estimatore e sostenitore del Maiuri, desiderava.

Produzione scientifica:
Tra gli ingegneri meridionali operanti tra la prima e la seconda metà dell’Ottocento, il Maiuri, «tecnico illustre e funzionario valoroso» (FOSCARI, 2006, p. 933), occupa un posto di rilievo, sia per le sue estese competenze ingegneristiche, sia per l’impegno con cui, in sintonia con C. Afan de Rivera, prende parte al processo di riforma dell’«intero sistema tecnico meridionale» (FOSCARI, 2006, p. 930). Non a caso: il Nostro appartiene infatti alla seconda generazione di professionisti formatisi nell’ambito del Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade, successiva a quella dei primi ingegneri in capo (coinvolti principalmente nel dibattito formale e stilistico sulle modalità di progettazione degli edifici pubblici) e fortemente impegnata sotto il profilo tecnico-scientifico nella verifica e nell’approfondimento delle ricerche condotte dai predecessori (BUCCARO, 1992, p. 8). D’altra parte proprio di tali competenze necessita il restaurato governo borbonico, che punta all’attuazione di piani di intervento estesi, coerenti e coordinati, secondo una tendenza condivisa anche dalle altre corti europee nel corso del XIX secolo. Le doti richieste agli ingegneri sono dunque molteplici e, innanzitutto, di carattere organizzativo.
Nel 1831, un anno dopo la fine dei suoi studi presso la Scuola di Applicazione, l’ingegnere Maiuri è già impegnato nella collaborazione al progetto per la costruzione in Brindisi del polo sanitario per l’Adriatico e il Levante (BUCCARO, 1992, p. 135) mentre, l’anno successivo, nell’ambito del piano di potenziamento commerciale e sanitario del porto di Pozzuoli, lo troviamo al lavoro con l’ingegnere G. de Fazio nella stesura di uno «studio dei “Principii generali su’ quali è fondata la buona architettura dei lazzaretti”», nel quale si sostiene «l’utilità del lazzaretto all’interno di un sistema commerciale organizzato» (BUCCARO, 1992, p. 126). La tesi è osteggiata da una relazione presentata al re Ferdinando II dagli ingegneri conservatori del regno che, nell’ambito del dibattito sulla natura epidemica o endemica del colera (epidemia da cui l’Europa è ripetutamente investita nel corso del XIX secolo) e sull’opportunità di costruire o meno dei lazzaretti come rimedio al contagio, avvalorano la seconda ipotesi. Di fatto, nonostante ciò, i lavori per la costruzione del lazzaretto hanno luogo. Infatti, nel 1836, in qualità di ingegnere aggiunto, il Maiuri prende parte ai lavori per il potenziamento del polo portuale e sanitario dell’isola di Nisida, sulla base dell’originario progetto dello scomparso G. de Fazio, sotto la direzione dell’ingegnere Luigi Giura, assistito dagli ingegneri Ercole Lauria e Alessandro Giordano. Nello stesso anno, allorché inizia ad essere apprezzato per la preparazione e la dedizione al lavoro, il Nostro pubblica il volume “Delle opere pubbliche nel regno di Napoli …” «che, in qualche modo, sintetizzava le conoscenze dirette che aveva avuto modo di fare sui cantieri a stretto contatto con i suoi superiori gerarchici, con appaltatori, istituzioni locali e imprenditori. L’opera si colloca nel solco delle osservazioni che appena tre anni prima aveva elaborato il direttore generale de Rivera in un’opera data alle stampe, riprendendone vari temi, e, anzi, sostenendo appieno le considerazioni dell’esponente apicale della Direzione Generale» (FOSCARI, 2006, p. 932).
Dopo questa pubblicazione la carriera del Maiuri conosce una svolta. Nel 1840 i torrenti Cavaiola e Solofrana, «che avevano causato un susseguirsi di pericolose alluvioni soprattutto tra i casali di Nocera, con notevoli rischio per gli abitati e la popolazione […] a seguito delle abbondanti piogge cadute nel dicembre del 1840 […] erano nuovamente straripati trascinando materiale vario ed ostruendo il deflusso delle acque. [Il[ Maiuri, dopo aver partecipato in maniera attiva alle operazioni, fu nominato direttore dei lavori di espurgo dell’alveo dei torrenti in questione» e questo lavoro lo avrebbe tenuto impegnato almeno fino al 1849, mettendone in luce la perizia e l’accuratezza, «per l’ottima tenuta dei rapporti tra Direzione Generale di Ponti Strade, di cui era parte, e le altre istituzioni competenti e per l’oculatezza nella contabilità» (FOSCARI, 2006, p. 933).
Intanto, per l’importanza economico-strategica attribuita al molo di Pozzuoli e la necessità di realizzarvi il nuovo lazzaretto, dopo una lunga sospensione dei lavori causata dai continui crolli delle nuove costruzioni, nel 1852, dopo la morte del de Rivera, all’esperto Maiuri viene affidato «il definitivo intervento sullo scalo, nonché la progettazione del nuovo lazzaretto […]» (BUCCARO, 1992, p. 56). A causa dei molteplici problemi incontrati e delle fallimentari soluzioni escogitate dal Lauria e dal Giordano per rimediare ai danni procurati dal mare alle nuove opere, il Maiuri denuncia la cattiva interpretazione dell’idea iniziale del de Fazio da parte dei due ingegneri. Tuttavia, pur seguitando a difendere l’operato del de Fazio, il Maiuri, di fatto, ne abbandona l’impianto progettuale (sperimentalmente ispirato alla tecnica dei “moli a trafori”, mutuata dagli antichi Romani), avendone ormai saggiato l’inadeguatezza. I moli del porto di Nisida mostrano ancora oggi la conformazione data loro dal Maiuri «e testimoniano della funzionalità espressa dallo scalo in epoca post-unitaria, allorché fu considerato una diretta propaggine del porto di Napoli» (BUCCARO, 1992, p. 56).
Per quanto riguarda l’impostazione ideologica del Maiuri, si deve rilevare la sua totale sintonia con le convinzioni e le linee guida del suo superiore de Rivera, di cui condivide pienamente la visione dirigista, l’impostazione sistematica nonché i criteri meritocratici nella severa selezione e nella formazione degli ingegneri ammessi alla Scuola di Applicazione, destinati a operare nel campo delle opere pubbliche. La sintonia è talmente perfetta che si potrebbe addirittura affermare che «analizzare [il] Maiuri significa approfondire la coscienza su[l] de Rivera, vero ispiratore della politica di investimento statale nel settore dei lavori pubblici e nel complesso quanto fondamentale sistema delle acque e dei boschi del Regno» (FOSCARI, 2006, p. 934).
Il Maiuri però va ancora oltre, dimostrando di possedere maggiore ampiezza di vedute e prospettive. Ne è un esempio la sua opera del ’36, dove il Nostro intende fornire una interpretazione “concettuale” dei problemi legati alla realizzazione delle opere pubbliche, dimostrando un’acuta consapevolezza della loro importanza per la credibilità dello Stato, nonché delle origini storiche delle questioni cruciali legate ai lavori pubblici nel Regno delle Due Sicilie. Ad ampliare la prospettiva dell’opera concorrono i molteplici esempi, le considerazioni, i raffronti e le comparazioni con realtà diverse (Francia, Inghilterra, Olanda e altri paesi europei), utili per ricavare «indicazioni tecniche e valutazioni sulle istituzioni e le loro modalità organizzative da poter estendere, nell’evenienza, al regno Napoletano» (FOSCARI, 2006, p. 934). A ciò si aggiungono le riflessioni sull’importanza fondamentale attribuita dal Maiuri alla formazione dei giovani e alla promozione meritocratica dei loro talenti e del loro impegno, per un sano e robusto sviluppo di un sistema liberale effettivo, fondato sulla valorizzazione dell’individuo e del suo operato nella collettività. Non contraddicono questi principi, anzi li sostengono e valorizzano, le fatiche poetiche sperimentate in gioventù, sia in italiano che in vernacolo.

Produzione di cartografia manoscritta:
- Progetto del nuovo lazzaretto di Nisida e di sistemazione del porto (1852) F.to: A. Maiuri
ASN (BUCCARO, P. 131).
- Progetto di un portico destinato ad accogliere animali e merci nel nuovo lazzaretto di Nisida (1855). F.to: A. Maiuri, F. Padula, A. Giustini
ASN (BUCCARO, p. 132).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
- ASN, Archivio Borbone I, b. 859, C. AFAN DE RIVERA, Libro de’ costumi e dell’abilità e condotta nel servizio degli ingegneri di Acque e Strade.
- ASS, Genio Civile, b. 1, fasc. 8.
- ASN, Ponti e Strade, 1a serie, fsc. 893, f.lo 13144, Memoria intorno alla costrutta di un gran Lazzaretto da innalzarsi a Miseno, a firma di de Fazio e Maiuri (31 maggio 1832).

Rimandi ad altre schede: Vedi schede di G. De Fazio e di Luigi Oberty.

Autore della scheda: Vincenzo Aversano

Longano, Francesco

Francesco Longano
N. Ripalimosani 15 febbraio 1728
M. 28 aprile 1796

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Docente universitario di Commercio

Biografia:
Nato il 15 febbraio 1728 da Vito e Dorotea Gentile, a Ripalimosani, comune nel circondario di Campobasso, grazie ai suoi interessi intellettuali, si inserisce, da sacerdote, nella cultura partenopea.
L’incontro che segna la sua esperienza avviene con l’abate Genovesi, il quale lo spinge all’indagine del malessere economico e sociale del Regno di Napoli. Svolge opera di docenza con Genovesi e si dedica allo studio delle condizioni economiche delle province del regno.
Muore il 28 aprile del 1796 a Santopadre.
Ricopre presso l’Università degli Studi di Napoli la cattedra di Commercio per circa venti anni, dal 1760 al 1780 (TIRABASSO,1932, p.141).

Produzione scientifica:
È autore di due relazioni: Viaggio per lo Contado di Molise (1788) e Viaggio per la Capitanata (1790) (LALLI,1981).
La carta di seguito citata è di particolare importanza perché fino al 1788 mancava una rappresentazione cartografica accurata del Contado di Molise

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta topografica per il Contado di Molise allegata dall’autore al Viaggio per lo Contado di Molise, 1788 (Cfr. Bibliografia).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Vincenzo Aversano

Lista, Giuseppe

Giuseppe Lista
N. 20 luglio 1775
M.

Relazioni di parentela: Fratello di Stanislao, pittore e scultore realista salernitano (BIGNARDI, 1990, pp. 70-71).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere Provinciale

Biografia:
Accede al Corpo di Ponti e Strade come ingegnere di terza classe nel 1813 (Notamento degli ingegneri del Corpo di Acque e Strade a tutto il 31 marzo 1852: DI BIASIO, 1993, p. 202). Compare nel novero degli ingegneri addetti alle opere provinciali, che conducevano vita grama per carico di lavoro, mortificazioni remunerative e pressioni dei potentati locali (FOSCARI, 1995, p. 133), col grado di seconda classe, nel 1818 (DI BIASIO, 1993, p. 47). Nel Piano nominativo del Corpo Reale degli Ingegneri di Acque e Strade, varato dal Direttore Generale il 24 gennaio 1826, in previsione del Decreto 25 febbraio 1826, al nominativo G. Lista figura assegnata la qualifica di «Ingegnere di 2a classe, Nuova destinazione il Principato Cit.re, il soldo attuale 50, nuovo soldo 40 e spese d’off. 8». Compare con la stessa qualifica nel 1829 e, nel Quadro del Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade (1834), sempre con la stessa qualifica (detta «grado»), è segnato al n. 17 dell’elenco, con soldo netto 34 e le seguenti Osservazioni: «Al seguito, stesso soldo» (DI BIASIO, 1993, p. 99, p. 144 e 146). Ancora ingegnere di seconda classe nel Decreto del Ministro degli Interni del 30 agosto 1840 (DI BIASIO, 1993, pp. 171-172, nota 33).
Grazie forse alla sua operosità, fa poi qualche progresso di carriera, sicché tre anni dopo è condirettore, col Petrilli, alle opere provinciali. Non diversamente da altri suoi colleghi si giova, in qualche modo, della impossibilità, da parte del Governo, di effettuare il ricambio dei tecnici più anziani, dato il lavoro immane che c’era da fare nelle opere pubbliche, soprattutto se commisurato all’esiguità della pianta organica esistente (sulla Riforma del 1839-1841 si veda DI BIASIO, 1993, cap. V, p. 156, nota 8): ancora nel 1845, infatti, prestano servizio nella sezione provinciale ben 19 ingegneri «dell’antico Corpo» francese, tra cui appunto il Lista (DI BIASIO, 1993, p. 187, nota 8).
Nel 1851, allorché si progetta di unificare i due rami del Corpo, nel Quadro indicante il posto che prenderebbe ciascun ingegnere di Ponti e Strade nelle due Sezioni riunite secondo la proposta che si vuole rassegnare a S.M. (D.G.), il Lista figura tra i 15 tecnici assegnati alla prima classe, ma con questa pietosa e poco edificante annotazione: «Vecchio ottuagenario inabile a qualunque servizio che si fa figurare nella Commissione di revisione». Difatti, l’anno seguente, finisce “ingloriosamente” la sua carriera, giacché viene «messo a ritiro», nella sezione provinciale, con Decreto 18 marzo 1852, purtroppo ancora come Ingegnere di seconda classe (DI BIASIO, 1993, p. 193, nota 29).

Produzione scientifica:
Di lui non ci restano, per quanto è stato possibile finora accertare, pubblicazioni a stampa. Di un ingegnere G. Lista, portante lo stesso nome di battesimo e probabile discendente diretto, si ha notizia in quanto autore della Pianta geometrica dell’Agro Nocerino, datata 1877 (AVERSANO, 1987, a), nella quale permane lo stesso lucido “spirito geometrico e schizzante” delle due carte qui di seguito riprodotte, nonché dei progetti per la costruzione di miniacquedotti e fontane a Salerno città, Saragnano e S. Cipriano. Di indirizzo neoclassico è, invece, l’intervento di restauro del prospetto della Cattedrale di Cava dei Tirreni (cfr. nella presente scheda elenco di questi progetti, custoditi nell’ASS e nell’AMC).
Per avere una sia pur sommaria idea del lavoro capillare che questo operoso tecnico ha svolto in tutto il territorio provinciale, basterà riferirsi al «Fondo Intendenza-Strade» dell’ASS, nelle cui buste sono documentati i suoi interventi in qualità di descrittore, estimatore e controllore di lavori, pubblici e privati (se apportatori di danni al suolo pubblico), eseguiti nel decennio 1830-40 in varie località del Principato Citeriore (per zone della Costiera o di Coperchia di Pellezzano si vedano, a sola esemplificazione, le buste 2926, 2929, 2939, 2940, 2949, 3001, 3104).
Il giudizio di sintesi non può essere che solidalmente estimativo per questo tecnico, uomo delle istituzioni che, senza raggiungere alti vertici creativi, ha profuso una dura laboriosità per circa mezzo secolo, vittima come tanti altri della «tortuosità di taluni meccanismi amministrativi» (FOSCARI, 1995, p.133) e perciò obbligato a condurre una vita quasi grama almeno sotto il profilo delle soddisfazioni economiche.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
- Pianta ostensiva della divisione e diramazione dell’acqua di S. Lorenzo in Salerno. Salerno, 12 luglio 1818. F.to: Ing. Prov. Giuseppe Lista.
ASS, Intendenza, b.1280, f.lo 1.

- Pianta geometrica delle due stradette da ridursi, che cominciano da Amalfi, e conducono ad Agerola, ed al Pontone di S. Elena. F.to: l’Ing.e Provinciale Giuseppe Lista. S.d. [ma 1820].
ASS, Intendenza, b.1124, f.lo 34.

- Pianta ostensiva di un pezzo del torrente di Tramonti in cui è progettato il ponte in AB, segnato di rosso. Si osserva la nuova stradetta BC. F.to: Ingegnere Provinciale Giuseppe Lista. S.d. [ma 1822].
ASS, Intendenza, b. 1339, f.lo 33.

- Pianta ostensiva di due fondi confinanti, 1823. F.to: Giuseppe Lista, Ing. Provinciale.
ASS, Tribunale Civile di Salerno, Fondo Perizie, Vol. 896.

- Progetto della facciata della Cattedrale di Cava, 1823
AMC, Vol. III, f. 51 sgg.

- Disegni di una fontana grande da costruire nella piazza di S. Cipriano e di una più piccola da sistemare nel largo davanti alla Chiesa Madre addossata al muro di fronte all’ingresso della chiesa. Salerno, 8 luglio 1836. F.to: Ing. Prov. Giuseppe Lista.
ASS, Intendenza, b.1308, f.lo 8.

- Prospetto del nuovo fonte da costruire nel largo Pignatelli. Salerno, 2 agosto 1841. F.to: Ing. Giuseppe Lista.
ASS, Intendenza, b.1143, f.lo 5.

- Piantina di largo Pignatelli in Saragnano dove s’intende costruire il nuovo fonte. Salerno, 20 agosto1841. F.to: Ing. Giuseppe Lista.
ASS, Intendenza, b.1143, f.lo 5.

- Pianta geometrica dell’Agro Nocerino, 1877. F.to: Ing. G. Lista.
ASS, Genio Civile, b.1. Trattasi di un immediato discendente

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Questa volta ci affidiamo alla relazione dello stesso Lista allegata al progetto: «Il suo prospetto è rustico di travertino di Fiano, ossia tufo tornante che unisce due ordini di pilastri uno soprapposto all’altro del primo ordine corinto bastardo, i di cui capitelli sono diversi, tra loro è poggiato un lungo cornicione, dal quale comincia il secondo ordine di grossi pilastri anche dell’istesso stile con il rispettivo cornicione, ed indi il rimirato che non comunica con il medesimo. Le alette nel primo ordine sono dell’istesso carattere, e nel secondo superiore alle suddette vi esiste un ventaglio a cartoccio dell’istessa pietra che termina a fianco i capitelli del second’ordine. Gli ingressi alla chiesa sono tre, ornati, pesantemente con la istessa pietra. I pezzi dell’indicata pietra che formano il descritto ornato sono tutti slegati, e hanno poca tenuta nella fabbrica, per cui molti sono per cadere» (AMC, Vol. III, f. 51 sgg in Peduto, 1982, pp. 82-83 e fig. 16).

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anonimo