Archivi tag: Siena

Giovannozzi, Pietro Paolo

Pietro Paolo Giovannozzi
N. Settignano (FI) 1658
M. Firenze 1734

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto e aiuto ingegnere dei Capitani di Parte Guelfa

Biografia:
attività documentata tra il 1722 e il 1725

Produzione scientifica:
Autore, nel 1680, dell’altare maggiore nella chiesa di S. Verdiana a Firenze, insieme ad Antonio Masoni, subentra all’attività del fratello Giovannozzo come ingegnere della Parte nel 1722; nel 1725 chiede ed ottiene di potersi avvalere dell’aiuto del figlio Innocenzio.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Thieme e Becker, 1921; Rombai, 1987; Archivio di Stato di Firenze, 1991; Pansini, 1993; Rombai, 1993; Piccardi, 2001.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Giovannozzi, Innocenzio

Innocenzio Giovannozzi
N.
M.

Relazioni di parentela: Innocenzio, figlio di Pietro Paolo Giovannozzi, nipote quindi di Giovannozzo Giovannozzi

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Capitani di Parte Guelfa

Biografia:

Produzione scientifica:
Diventò aiuto-ingegnere e rimase nei ranghi della Parte almeno fino al 1734, ma molto poco si sa della sua attività professionale e della sua produzione cartografica.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Thieme e Becker, 1921; Rombai, 1987; Archivio di Stato di Firenze, 1991; Pansini, 1993; Rombai, 1993; Piccardi, 2001.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Giovannozzi, Giovannozzo

Giovannozzo Giovannozzi
N. Settignano (FI)
M. 1722

Relazioni di parentela: Il padre è Francesco Giovannozzi

Fratello di Pietro Paolo Giovannozzi e zio di Innocenzio Giovannozzi

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Agrimensore e ingegnere dei Capitani di Parte Guelfa e dello Scrittoio delle RR. Possessioni, viene definito «abile disegnatore».

Biografia:
La sua attività risulta documentata tra il 1690 e il 1722, soprattutto come compilatore di cabrei.

Produzione scientifica:
Tra il 1690 e il 1697 redige i cabrei dei beni dell’Ospedale di S. Maria Nuova; nel 1696 il cabreo della fattoria granducale di Careggi; il 12 giugno dello stesso anno firma un contratto per l’edificazione dell’altare della cappella nella fattoria granducale di Bellavista. Nel 1698 elabora una carta della fattoria granducale di Montevarchi per conto del marchese Antonino Salviati.

Produzione di cartografia manoscritta:
Descrizione Geografica di tutto il Comune di Monte Murlo fatta per dimostrare i luoghi ove sono posti gli Effetti dell’Ill.mo e Cla.mo Sig. e Seatore e Marchese Ludovico Tempi..., estratta dall’originale che si conserva nell’Archivio delle Riformagioni, I metà XVIII sec. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 173);
Pianta di una porzione del fiume Pesa dai Beni dello Spedale di S. Paolo dei Convalescenti, e dei Beni dei Marchesi Albergotti sopra il mulino di Montelupo, 20 settembre 1712 (ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa, cartone VIII, n. 2);
Cabreo della fattoria di S. Piero a Massa, 1690 (ASF, S Maria Nuova, n. 693, 62);
Cabreo della fattoria dell’Olmo, 1693 (ASF, S. Maria Nuova, n. 694, 63);
Cabreo della fattoria di Grezzano, 1694 (FRP);
Cabreo della fattoria di Monte Vettorini, 1697 (ASF, S. Maria Nuova, n. 703, 72);
Cabreo della fattoria di Castagneto, 1697 (ASF, S. Maria Nuova, n. 701, 70);
Cabreo della fattoria di Careggi, 1696 (ASF, Piante delle R. Possessioni, t. VIII – 652, 11);
Pianta della fattoria di Monte Varchi, 1698 (AS, n. 11);
Dimostrazione di parte del corso del fiume Elsa, sopra al ponte e pescaia del Mulino di S. Galgano, inizio XVIII sec. (ASSG, Y.32).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Baldini Giusti, 1981-82; Bellinazzi e Manno Tolu, 1995; Ginori Lisci, 1978; Guarducci e Rombai, 1994, pp. 137-156; Karwacka Codini e Sbrilli, 1993; Rombai, 1993; Rombai, 2003; Rombai, 1987; Valentini, 1993; Vichi, 1986, pp. 61-130; Vivoli, 2003; Vivoli, 1994; Vivoli, 2004; Thieme e Becker, 1921; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa; ASF, S. Maria Nuova; ASF, Piante delle R. Possessioni; AS; ASSG; FRP.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Giorgini, Gaetano

Gaetano Giorgini
N. Montignoso (oggi in Provincia di Massa Carrara ma all’epoca appartenente allo Stato di Lucca) 15 giugno 1795
M. Firenze 14 settembre 1874

Relazioni di parentela: Nacque da Niccolao (che rivestì le più cariche importanti amministrative a Lucca e nel suo Stato fino al 1848) e da Giovanna Fortini, di nobile e ricca famiglia.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1824 e 1825 pubblicò le sue prime opere idrauliche, ove – oltre a difendere il suo operato del taglio del Serchio durante l’inondazione dalle critiche del padre Michele Bertini – sosteneva che la causa principale, se non esclusiva, della malaria stava nella miscela di acque dolci e salse, ragion per cui la bonifica doveva impedire una simile mescolanza mediante la costruzione di cateratte angolari a bilico e scatto sulle foci in mare dei corsi d’acqua, come già avvenuto nel XVIII secolo nei laghi-paduli di Porta e Massaciuccoli.
Nello stesso 1825, esasperato dalle opposizioni in patria e dalla soppressione della sua cattedra nel Liceo di Lucca (20 ottobre 1824), si trasferì a Firenze ed entrò in stretto rapporto con il governo granducale, da cui ebbe immediatamente la nomina a professore di matematiche applicate nell’Accademia di Belle Arti di Firenze, e scelto con Giuseppe Del Rosso e Giuliano Frullani a comporre il consiglio che doveva dar vite e presiedere il nuovo Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade, di cui nel 1826 il nostro divenne membro effettivo (Barsanti, 1994, pp. 257-262).
Il 30 maggio 1826, Giorgini scrisse una inedita Relazione intorno alle bonificazioni proposte nel padule di Scarlino (una delle zone umide più malsane della Maremma) e subito ebbero inizio le committenze pubbliche come idraulico. A Scarlino, Giorgini pensava di combinare il metodo della colmata con le acque della Pecora con quello del prosciugamento per scolo naturale, però previa costruzione di un ponte con cateratte a bilico alla foce del Puntone per impedire la miscela delle acque. Con altra memoria del 5 marzo 1827, egli propose di chiudere la vecchia foce del Puntone – cronicamente soggetta ad interrimenti – e di scavarne una nuova “in terreno più stabile” sotto ai poggi di Portiglioni (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 145, Affare relativo al prosciugamento del Padule di Scarlino).
Leopoldo II scrive di aver a lungo discusso dei problemi maremmani e dei possibili rimedi, nel corso di quello stesso anno 1826, con Giorgini che tendeva a sottolineare l’efficacia delle cateratte apposte sulle foci fluviali a Viareggio e Porta in Versilia. Convinto da tali argomentazioni, il granduca incaricò lo scienziato “di fare una ispezione accurata delle condizioni delle foci dei paduli della Maremma, aggiungendo alla relazione suo parere. Egli soddisfece all’incarico nel verno 1826 e 1827, e propose le cateratte angolari per tutti quei paduli”(Pesendorfer, a cura di, 1984, pp. 101-104).
Tra il 1826 e il 1828, Giorgini – grazie anche alla redazione e in parte alla pubblicazione delle memorie del 1824-25 e di nuove altre del 1826-27, ove ribadiva la sua teoria della pericolosità della miscela delle acque anche e soprattutto nelle Maremme – fu incaricato della bonifica grossetana, ove egli applicò le sue idee nella pianura di Grosseto e di Castiglione della Pescaia, oltre che in quella di Scarlino, mediante la costruzione del grandioso ponte a tre luci con cateratte angolari (ruotanti lateralmente) sulla Fiumara di Castiglione e del ponte a paratoie sul nuovo emissario del Padule di Scarlino a Portiglioni. In questo secondo comprensorio, il matematico lucchese provvide pure a deviare il fiume Pecora (ed altri corsi d’acqua minori) per colmare la parte occidentale – la più prossima al nuovo insediamento industriale e residenziale granducale di Follonica – della zona umida scarlinese, e a costruire il ponte-canale per far soprapassare sulla Pecora il canale alimentatore dello stabilimento siderurgico.
Giorgini – che redasse nel 1827 un’ampia Relazione storica e geografica sulla Toscana litoranea e sullo stato della bonifica maremmana (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 145, ins. 1), edita dal Salvagnoli Marchetti nel 1859 (Barsanti, 1994, pp. 262-265) – sembrava allora sulla cresta dell’onda; ma quando però, alla fine del 1828, Leopoldo II si accorse che i risultati attesi (in termini di risanamento ambientale) tardavano a manifestarsi, si convertì all’idea della colmata generale delle zone umide maremmane prospettatagli da Vittorio Fossombroni con le sue Memorie sulla Grossetana. Di conseguenza, Giorgini (che il 23 luglio 1827 aveva redatto un’altra organica relazione Sopra i paduli di Campiglia e Piombino, stimolata da un progetto dell’ingegnere granducale Graziano Capaccioli basato su “un combinato sistema” di canalizzazioni e colmate) fu esonerato dalle operazioni della bonifica maremmana – di cui venne incaricato Alessandro Manetti alla guida dello specifico Ufficio del Bonificamento avente sede a Grosseto – e ottenne soltanto di proseguire la sistemazione mediante colmata della Paduletta di Livorno in collaborazione con Giuliano Frullani.
Giorgini svolse comunque prestigiosi incarichi nell’amministrazione lorenese. Nel 1826-34, fu membro del Consiglio degli Ingegneri della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto ed al Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade; dal 1835 al 1837, fece parte (come membro ordinario) della Direzione del Corpo d'Ingegneri di Acque e Strade; nel 1838-49, fu Consigliere Onorario dello stesso ente.
Nel 1837, venne nominato Cavaliere dell'Ordine di S. Stefano e Conservatore del Catasto, mentre dal 1838 fu nominato Provveditore dell’Università di Pisa (di cui già da qualche anno era professore ordinario di matematica), e dal 1840 Soprintendente Generale agli Studi del Granducato. Grazie anche a questi ultimi incarichi accademici, poté essere uno dei più influenti promotori e organizzatori del I Congresso degli Scienziati Italiani, tenutosi a Pisa nell’ottobre 1839. Nel 1841 fu “assessore” del congresso scientifico tenutosi a Firenze, nel 1843 presiedette la sezione di fisica, chimica e matematica in quello di Lucca e non mancò di intervenire a quello genovese del 1846.
Nel 1839 fu impegnato nel dibattito progettuale della bonifica del Padule di Bientina, per la cui sistemazione – a suo parere mediante l’apertura di un emissario a nord, da utilizzare pure come idrovia, e da far sfociare presso il forte del Gombo non lontano dal Fiume Morto – pubblicò un altro documentato Ragionamento sopra il regolamento idraulico della pianura lucchese e toscana interposta fra Arno e Serchio, illustrato da due rappresentazioni: la carta dei bassi bacini del Serchio e dell’Arno e lo Spaccato della Galleria di Ripafratta (disegnate da V. Simoncini e stampate da Ballagny a Firenze).
Anni dopo fu anche ambasciatore granducale a Modena e Parma (1847) e ministro degli Esteri nel breve governo Capponi (agosto-ottobre 1848).
Dal 1850, fu membro del "Consiglio d'Arte" della Direzione Generale dei Lavori di Acque e Strade e delle Fabbriche Civili dello Stato e, dal 18 maggio 1859 – dopo la caduta di Leopoldo II e del Granducato – ne divenne Direttore Generale (con guida anche degli uffici e soprintendenze delle bonifiche maremmane e chianine), in sostituzione di Alessandro Manetti.
Il nuovo Governo Provvisorio guidato da Bettino Ricasoli (1859-60) dette infatti pieno credito al ‘partito della miscela delle acque’, e Giorgini – coadiuvato dall’ispettore sanitario Antonio Salvagnoli Marchetti – si prese la sua tardiva rivincita, tornando a punteggiare gli emissari dei paduli maremmani, da Rimigliano al Chiarone, di ponti cateratte a bilico, senza rinvigorire l’ormai stanza azione delle vecchie colmate nelle piane di Piombino, Scarlino e Castiglione. I due tecnici – nel comprensorio del padule di Castiglione – chiusero gli emissari Bilogio e San Leopoldo, che si erano rivelati non necessari alle operazioni di colmata che proseguivano a rilento, e scavarono i fossi Allacciante e nuovo Tanaro anche per finalità irrigue e idroviarie.
Per la prima volta, però, pensarono e cominciarono a provvedere al disseccamento delle zone umide minori di Pian d’Alma, Gualdo (oggi Punta Ala) e Pian di Rocca, tutte nel territorio di Castiglione della Pescaia, sempre con la prevalente erezione di dighe e paratie automatiche alle foci degli emissari. Nell’Orbetellano, poi, area dove non erano mai stati effettuati veri lavori di bonifica salvo la diga acquedotto (che saldava la cittadina all’Argentario) realizzata negli anni ’40 da Manetti, Giorgini chiuse l’emissario della Peschiera di Fibbia nella laguna di Orbetello, onde evitare che il fiume Albegna riversasse le sue acque dolci nella laguna; nella piana di Talamone, per prosciugare l’omonima zona umida costiera, scavò il fosso Bentegodi che fu dotato di portoni a bilico; un po’ più a sud, nel piano di Campo Regio, approfondì il fosso Primo per far scolare i laghetti ivi esistenti; e, finalmente, a Burano sbarrò la foce del lago con una diga e aprì un nuovo canale parallelo al Tombolo per essiccare le piccole zone umide retrodunali di Macchiatonda e della Tagliata, con l’escavazione di un altro canale comunicante con il padule delle Basse mediante una fabbrica con cateratte.
Furono altresì costruite strade (come quella del Padule fra Castiglione e Grosseto) e ferrovie (la tirrenica Livorno-Grosseto-Chiarone e la trasversale Grosseto-Asciano), ma nonostante questo fervore di lavori, nell’immediato i risultati non furono pari alle attese, e nuove critiche e polemiche rivolte dal Manetti e altri esponenti ‘granduchisti’ misero ancora una volta in discussione il suo operato di idraulico che egli difese puntualmente con vari rapporti editi (anche insieme al Salvagnoli Marchetti) tra il 1859 e il 1863, tra i quali spicca la documentata ed appassionata Relazione sullo stato del bonificamento delle Maremme Toscane nel luglio 1863 (Barsanti, 1994, pp. 273-279).
Nel marzo 1860 era stato nominato Senatore del Regno e nel 1863, amareggiato, volle ritirarsi a vita privata nella sua Montignoso.
Ha lasciato una mezza dozzina di lavori di matematica fra cui sono da segnalare alcuni di cinematica e di statica. Precursore del Möbius nella considerazione delle reciprocità nulle, fu anche membro dell'Accademia dei XL.
Fra i suoi numerosi allievi, si ricorda anche Pellegrino Papini (ingegnere di Pescia) (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2).
Da notare che la Relazione a stampa rivolta al governo nel 1863 comprende due carte topografiche relative ad altrettante sezioni della costa maremmana (Littorale compreso fra S. Vincenzo e Bocca d’Ombrone e Littorale compreso fra Bocca d’Ombrone ed il confine Pontificio), mentre le Repliche all’ingegner Pietro Passerini sempre del 1863 contengono la Pianta del Padule di castiglioni della Pescaia illustrante l’andamento della bonifica all’anno 1863 che utilizza la ben nota base litografata dell’I. e R. Laboratorio.



Produzione scientifica

Osservazioni sopra un’opinione del prof. M. Bertini esposta nel suo trattato teorico-pratico de’ fiumi, Lucca, Tip. Ducale, 1824;
Sur les causes de l’insalubrité de l’air dans le voisinage des marais en communication avec la mer (edito nel 1825 dall’Académie Royale des Sciences di Parigi, poi riedito nel volume Sull’insalubrità dell’aria delle Maremme e sui mezzi per toglierla. Memorie tre, Firenze, Tip. delle Murate, 1859, pp. 5-18);
Dell’apertura di un canale navigabile che dall’Adriatico, a traverso dell’Italia sbocchi per due porti nel Mediterraneo, “Antologia”, 65 (1826), pp. 74-80;
Relazione intorno alle bonificazioni proposte nel Padule di Scarlino (1826), in SALVAGNOLI MARCHETTI A., Rapporto a S.E. il Presidente del R. Governo della Toscana sul bonificamento delle Maremme Toscane dal 1828-29 al 1858-59, Firenze, Tip. delle Murate, 1859, pp. 134-139;
Sopra i paduli di Campiglia e Piombino (1827), in SALVAGNOLI MARCHETTI A., Rapporto a S.E. il Presidente del R. Governo della Toscana sul bonificamento delle Maremme Toscane dal 1828-29 al 1858-59, Firenze, Tip. delle Murate, 1859, pp. 116-120;
Relazione (1827), in Sull’insalubrità dell’aria delle Maremme e sui mezzi per toglierla. Memorie tre, Firenze, Tip. delle Murate, 1859, pp. 18-59;
Ragionamento sopra il regolamento idrico della pianura pisana e lucchese, interposta tra l'Arno e il Serchio, Pisa, Pieraccini, 1839;
Memoria intorno alla causa più probabile della insalubrità della Maremma (1827), in Sull’insalubrità dell’aria delle Maremme e sui mezzi per toglierla. Memorie tre, Firenze, Tip. delle Murate, 1859, pp. 59-80;
Rapporto del direttore idraulico, in GIORGINI G. e SALVAGNOLI MARCHETTI A., Rapporti a Sua Eccellenza il Governatore Generale della Toscana sulle operazioni idrauliche ed economiche eseguite nel 1859-60 nelle Maremme Toscane, Firenze, Tip. delle Murate, 1860, pp. 3-40;
Relazione sullo stato del Bonificamento delle Maremme Toscane nel luglio del 1863 a S.E. il Ministro dell’Agricoltura Industria e Commercio, Firenze, Bettini, 1863;
Repliche delli Ufficiali del Genio Civile addetti al Bonificamento delle Maremme al Rapporto dell’ingegnere Pietro Passerini Ministro Economo dei Regi Possessi in Grosseto sul Bonificamento della Maremma Grossetana, Firenze, Le Monnier, 1863.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta dei bassi bacini del Serchio e dell’Arno, e Spaccato della Galleria di Ripafratta, disegni di V. Simoncini e stampa di Ballagny a Firenze, 1839, in Ragionamento sopra il regolamento idrico;
Due carte topografiche relative ad altrettante sezioni della costa maremmana (Littorale compreso fra S. Vincenzo e Bocca d’Ombrone e Littorale compreso fra Bocca d’Ombrone ed il confine Pontificio), edite nella Relazione sullo stato del Bonificamento delle Maremme Toscane del 1863;
Pianta del Padule di Castiglioni della Pescaia illustrante l’andamento della bonifica all’anno 1863, in Repliche all’ingegner Pietro Passerini del 1863.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Azzari e Rombai, 1986, p. 118; Pertempi, a cura di, 1990, pp. 47 e 50; Gabellini, 1987, p. 153; Cresti e Zangheri, 1978, p. 116; Caciagli, 1984, p. 84; Barsanti, 1989; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, pp. 257-281; Barsanti, DBI, ad vocem; Pesendorfer, a cura di, 1984, pp. 101-104; ASL, Inventario Direzione, poi Commissariato delle Acque e Strade; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Ufficio di Bonificamento delle Maremma; AADF, Fondo Manetti; ASGr, Ufficio del Bonificamento della Maremma.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Giorgi, Eusebio

Eusebio Giorgi
N. Lucca 3 gennaio 1847
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Padre scolopio lucchese di nascita, fisico, professore di matematica al Collegio Tolomei di Siena, fu poi operante nell'Osservatorio Ximeniano di Firenze, dove ricoprì la cattedra di idraulica e meccanica fin dal 1836-37 e fu stretto collaboratore dell’Inghirami.

Produzione scientifica:
Nel 1830 stese per i Georgofili un lavoro meteorologico quale il Rapporto di una deputazione speciale incaricata di esaminare le opinioni esposte dal Prof. Giovacchino Taddei nella sua memoria sulla brina caduta il 1° maggio 1829, edito in “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. VIII (1830), pp. 58-69.
Lo stesso Inghirami il 3 gennaio 1847 annunciò la morte di Eusebio al conte Alessandro Della Gherardesca (Rombai, 1989, pp. 45 e 123; e Barsanti, 1989, p. 9).
Nel 1844 – subito dopo una delle più tragiche inondazioni dell’Arno che si ricordi – costruì e pubblicò (con disegno di Cosimo Bartoli e incisione di G. Maina), per chiare finalità di studi idraulici e di politiche territoriali, la bella carta del Corso dell’Arno dal Capo alla Foce coi suoi principali influenti alla scala di 1:200.000, che è chiaramente derivata dalla gran carta toscana dell’Inghirami e si configura però in senso tematico e precisamente oro-idrografico.
Nel 1845 venne chiamato alla presidenza della società creata dagli imprenditori fratelli Cini di San Marcello Pistoiese, proprietari della grande cartiera della Lima, per studiare il tracciato della prima ferrovia transappenninica per Pistoia-Porretta-Bologna, che venne poi costruita tra gli anni ’50 e ’60 grazie anche al contributo tecnico offerto dal confratello Giovanni Antonelli che fu coinvolto dallo stesso Giorgi.
Giorgi fu pure autore della breve biografia Cenni storici sulla vita e sulle principali scoperte del cav. Leopoldo Nobili, “Memorie di Matematica e di Fisica della Società Italiana delle Scienze di Modena”, tomo XXII, 1839.
Il suo ritratto – inciso in nero nel 1839, su disegno "a memoria", da Gaetano Palazzi, con dedica degli allievi: “Ecco la cara immagine paterna di lui che coi precetti ed insieme coll'opera ci vien mostrando come l'uom si eterna” – è compreso nella raccolta Ritratti di scienziati a cura della Litografia Ballagny e altri della fine del XIX secolo (in OX di Firenze) (Barsanti, 1992, pp. 76 e 123).

Produzione di cartografia manoscritta:
Corso dell’Arno dal Capo alla Foce coi suoi principali influenti, 1844, disegno di Cosimo Bartoli e incisione di G. Maina.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, 1989, pp. 45 e 123; Barsanti, 1989, p. 9; Barsanti, a cura di, 1992, pp. 76 e 123; OX.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Giachi (famiglia), Antonio, Francesco e Luigi

Antonio, Francesco e Luigi Giachi (famiglia)
N. Firenze
M.

Relazioni di parentela: Fiorentini, legati fra di loro da stretti rapporti di parentela, comunemente considerati (senza prove certe) fratelli.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Agrimensori, disegnatori, copisti e funzionari tecnici

Biografia:
Della loro vita si conosce molto poco. Furono operosi agrimensori (Antonio si firma sempre "agrimensore fiorentino"), disegnatori, copisti e funzionari tecnici dei governi lorenesi sotto i principati di Francesco Stefano (1737-65) e di Pietro Leopoldo (1765-90); con Luigi che pare essere l’autore più originale e più giovane dei tre, artefice delle rappresentazioni di maggiore impegno. Proprio per questi caratteri, almeno dopo la morte del cartografo Ferdinando Morozzi (1785), sembra avere avuto rapporti più diretti con Pietro Leopoldo e con il di lui figlio e successore Ferdinando III (1790-1824), e infatti il nostro Luigi firma carte anche per tutto l’ultimo decennio del XVIII secolo, vale a dire nel primo periodo del principato ferdinandeo prima dell’intervallo della dominazione francese (1800-14).

Produzione scientifica:
Antonio, Francesco e Luigi Giachi furono attivissimi autori – anche con moltissimi prodotti anonimi ma facilmente attribuibili alla loro inconfondibile mano – soprattutto di innumerevoli atlanti e raccolte di carte amministrative, e precisamente di province o altre circoscrizioni e di diocesi della Toscana datate o databili tra gli anni ’50 e ’90 del XVIII secolo, di regola derivate dalle rappresentazioni originali del contemporaneo ingegnere architetto granducale Ferdinando Morozzi, e che si conservano presso pubblici archivi e biblioteche di Firenze (in BNCF, Nuove accessioni, n. 1233, Cappugi, nn. 167-168, Palatino, n. 1092, e Carte mss. A.I.13; in ASF, Miscellanea di Piante, n. 304, Piante di Acque e Strade, n. 1564, e Piante del R. Acquisto Gonnelli, n. 45; in BMLF, Asbh., n. 1275, e San Marco, n. 887; in BMoF, Bigazzi, n. 336, e Acquisti diversi, n. 141; in OXF, ecc.) ma anche in SUAP, RAT e presso privati collezionisti.
Rispetto alla produzione di Antonio e Francesco, quella di Luigi, dimostra un ben diverso spessore non solo sul piano topografico generale (che tuttavia non è esente da errori ed imperfezioni), ma anche per la ricchezza e l’aggiornamento delle indicazioni che offre sulle differenti realtà giurisdizionali.
Scrive lo stesso Luigi, nel 1787, nel suo stato di servizio al granduca Pietro Leopoldo – che gli concedeva abitualmente la possibilità di essere rifornito della carta necessaria ai suoi lavori da parte dello Scrittoio delle Regie Fabbriche e di esaminare le carte geografiche e i documenti esistenti presso gli uffici statali – che “avendo l’onore di servire l’A.V.R. in qualità di disegnatore di carte geografiche ed avendo disposto di riconfinare e migliorare la Carta del Granducato di Toscana che per ciò supplica la bontà e clemenza dell’A.V.R. a volersi benignamente di conceder grazia al predetto Luigi Giachi di poter copiare le carte misurate dei confini del Granducato che esistono nella Real Segreteria di Finanze, come ancora tutte quelle che ritrovansi nel Regio Scrittoio delle Riformagioni” (Cantile, 2003, pp. 80-81).
Tra gli altri prodotti, a Luigi si devono: nel 1769, l’atlante Il Granducato di Toscana diviso in tre province, cioè Stato Fiorentino, Senese e Pisano (BNCF, Carte mss. A.I.13); nel 1793-99, le 24 piante giurisdizionali di grande formato delle diocesi e dei vicariati del Granducato (conservate rispettivamente in SUAP, RAT 133-143, 196-211 e, in copia fotografica, in ASF), oltre alla grande Pianta del Granducato di Toscana divisa nelle Diocesi... del 1795 (SUAP, RAT 147), e alla Pianta della Provincia Inferiore dello Stato Senese divisa in cancellerie ed ogni cancelleria divisa nelle sue comunità, del 1797 (SUAP, RAT 209).
Antonio è autore, nel 1766, della Pianta dello Stato Senese diviso nei suoi capitanati e nelle due province Superiore e Inferiore (in base alla recente deliberazione granducale) (in ASF, Reggenza, f. 675, ins. 2); nel 1771, della raccolta dal titolo La Toscana divisa nelle sue Provincie, Città, Terre e Castelli, e distinta ne veri suoi domini con l'altre sue appartenenze delineata da Antonio Giachi agrimensore fiorentino... (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 304-304qI), con 32 tavole sciolte e conservate in una cartella raffiguranti vicariati, capitanati, stati minori (Lucca, Massa, Presidi, Piombino) e feudi allora esistenti in Toscana (mancano solo il Vicariato di Certaldo, il Commissariato di Volterra e quello di Pisa, il Capitanato di Campiglia e quello di Livorno), evidentemente derivate dalle carte giurisdizionali di Ferdinando Morozzi, e molto probabilmente collegata ai lavori della giunta incaricata di riformare l'amministrazione della giustizia nel Granducato; nel 1773, della corposa raccolta La Toscana divisa nelle sue province, città, terre e castelli, e distinta nei veri suoi dominj con altre sue appartenenze (BMoF, Fondo Bigazzi, n. 336); nel 1776, della Pianta del Feudo Gherardesca (oggi Castagneto Carducci) in Maremma (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 120).
Sempre Antonio firma sia la tavola relativa ai tracciati stradali da Firenze a Modena e Bologna contenuta nell’atlante manoscritto e colorato delle circoscrizioni giudiziarie del Granducato del 1763 (in BNCF, Nuove accessioni, n. 1233) e sia la raccolta itineraria manoscritta e colorata, non datata, intitolata Viaggi d’Italia i più frequentati e particolarmente da chi viaggia per le Poste, conservata nella stessa biblioteca (BNCF, Ms., II.XI.4), e in due altre conservatorie cittadine (BMoF, Ms. 4033; e BRF, Ricc., 4033), con il solo esemplare riccardiano che è datato 1751; altra versione con caratteristiche grafiche e contenutistiche molto simili, seppure più dettagliata nelle componenti topografiche, è costituita dalla Guida per viaggiar la Toscana conservata in IGM e in BGUF.
E proprio ad Antonio è quindi attribuibile con certezza anche la Guida per viaggiar la Toscana dell’IGM, atlante manoscritto in piccolo formato di tipo itinerario, databile 1760 circa, che comprende le rappresentazioni delle sedici principali strade della Toscana con le località attraversate e le poste, attentamente esaminato e pubblicato da Andrea Cantile nel 2003.
Francesco firma, probabilmente negli anni ’60, le due carte del Fiume Arno suddiviso in due fogli – Corso del Fiume Arno dalla sorgente a Firenze e Corso del Fiume Arno da Firenze al mare (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 256q) – che derivano chiaramente da un prodotto originale di Ferdinando Morozzi; con a seguire, nel 1780, Il Granducato di Toscana diviso in tre provincie... (in SUAP, RAT 150), rappresentazione anch’essa di derivazione morozziana, e infatti compare l'annotazione "Francesco Giachi corresse e fece".
All’atelier Giachi, e quindi alla seconda metà del XVIII secolo, sono riferibili con sicurezza: la Pianta del Granducato di Toscana divisa secondo i suoi vicariati, capitanati e potesterie con la nota di tutti i feudi rilevati da S.M.I., come Granduca di Toscana, antecedente il 1765 (ASF, Piante del R. Acquisto Gonnelli, n. 45); un corpo di rappresentazioni, fra cui il blocco composto da 6 splendide carte amministrative di varie dimensioni e scale facenti parte, molto probabilmente, dell'atlante delle province del Granducato con le giurisdizioni amministrative realizzato verso il 1770, con raffigurazione della provincia del Valdarno, del territorio di Arezzo con le diverse comunità, del Casentino, della montagna e del territorio di Pistoia e Pescia, del Mugello, della Romagna, mentre un’altra carta con il Capitanato di Massa è attribuita al solo Antonio (in OXF, I, nn. 4-10); le carte di diverse circoscrizioni comunitative della Toscana (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 256d-p), con 11 tavole rappresentanti i territori fiorentino, pratese e aretino, la Lunigiana, il Mugello, la Valdichiana, la Romagna granducale, sempre con esatta ripartizione in comunità, e con altre 4 carte di vicariati (Rocca S. Casciano, Terra del Sole, Modigliana e Barga con Pietrasanta) (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 661-664); le carte topografiche delle Diocesi della Toscana (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 774-774-774z), contenute in un registro rilegato di 22 tavole raffiguranti le 21 diocesi toscane (una raccolta molto simile, in carte sciolte, è in ASF, Piante dei Capitani di Parte, cartone XXI ed è probabilmente antecedente alla prima citata che sembra apportare qualche aggiornamento).
Tutti e tre gli autori presentano una singolare somiglianza riguardo agli elementi grafici (scrittura, colore e tratto) e alla tecnica con cui sono costruite le carte e rappresentati i contenuti topografici, tanto da far pensare all’esistenza di un vero a proprio “atelier dei Giachi di Firenze, attivo appunto nel XVIII secolo, nel campo delle attività di agrimensura, allestimento cartografico e copiatura, dove si trovano impegnati Antonio, Francesco e Luigi” (Cantile, 2003, p. 78).
E’ da sottolineare il fatto che, ancora nel 1807, un Francesco Giachi compare nel ruolo del Bureau Géografique del Regno d’Etruria come copista e custode, con provvisione annua di lire 840 (ASF, Depositeria Generale, Parte antica, 1648 (II), ins. 61: “Ruolo dello Scrittoio Geografico pagabile dall’Imperiale Depositeria in di 26 Dicembre 1807”).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta dello Stato Senese diviso nei suoi capitanati e nelle due province Superiore e Inferiore, Antonio Giachi, 1766 (ASF, Reggenza, f. 675, ins. 2);
La Toscana divisa nelle sue Provincie, Città, Terre e Castelli, e distinta ne veri suoi domini con l'altre sue appartenenze delineata da Antonio Giachi agrimensore fiorentino..., 1771 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 304-304qI), con 32 tavole;
La Toscana divisa nelle sue province, città, terre e castelli, e distinta nei veri suoi dominj con altre sue appartenenze, Antonio Giachi, 1773 (BMoF, Fondo Bigazzi, n. 336);
Pianta del Feudo Gherardesca (oggi Castagneto Carducci) in Maremma, Antonio Giachi, 1776 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 120);
Atlante delle circoscrizioni giudiziarie del Granducato con i tracciati stradali da Firenze a Modena e Bologna, Antonio Giachi, 1763 (BNCF, Nuove accessioni, n. 1233);
Raccolta Viaggi d’Italia, Antonio Giachi, seconda metà del XVIII secolo (BNCF, Ms., II.XI.4; e BMoF, Ms. 4033) e 1751 (BRF, Ricc., 4033); Guida per viaggiar la Toscana, Antonio Giachi attr., seconda metà del XVIII secolo (IGM e BGUF);
Corso del Fiume Arno dalla sorgente a Firenze e Corso del Fiume Arno da Firenze al mare, Francesco Giachi, 1760 circa (ASF, Miscellanea di Piante, n. 256q);
Il Granducato di Toscana diviso in tre provincie..., Francesco Giachi, 1780 (SUAP, RAT 150);
Atlante Il Granducato di Toscana diviso in tre province, cioè Stato Fiorentino, Senese e Pisano, Luigi Giachi, 1769 (BNCF, Carte mss. A.I.13);
Pianta della Provincia Inferiore dello Stato Senese divisa in cancellerie ed ogni cancelleria divisa nelle sue comunità, Luigi Giachi, 1797 (SUAP, RAT 209);
Pianta del Granducato di Toscana divisa nelle Diocesi..., Luigi Giachi, 1795 (SUAP, RAT 147);
Carte delle diocesi della Toscana, Luigi Giachi, 1793 (SUAP, RAT 133-143);
Carte dei vicariati della Toscana, Luigi Giachi, 1796-99 (SUAP, RAT 196-200, 203-208, 210-211);
Pianta del Granducato di Toscana divisa secondo i suoi vicariati, capitanati e potesterie con la nota di tutti i feudi rilevati da S.M.I., come Granduca di Toscana, Giachi, antecedente il 1765 (ASF, Piante del R. Acquisto Gonnelli, n. 45);
Carte amministrative di alcune province del Granducato (Valdarno, territorio di Arezzo, Casentino, montagna e territorio di Pistoia e Pescia, Mugello, Romagna, Capitanato di Massa), Giachi, 1770 circa (OXF, I, nn. 4-10);
Carte di circoscrizioni comunitative della Toscana (territori fiorentino, pratese, aretino, Lunigiana, Mugello, Valdichiana, Romagna granducale), Giachi, seconda metà del XVIII secolo (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 256d-p);
Carte dei vicariati di Rocca S. Casciano, Terra del Sole, Modigliana e Barga con Pietrasanta, Giachi, seconda metà del XVIII secolo (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 661-664);
Carte topografiche delle 21 Diocesi della Toscana, Giachi, seconda metà del XVIII secolo (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 774-774-774z, e ASF, Piante dei Capitani di Parte, cartone XXI);
Atlanti e carte sciolte della Toscana e delle sue province amministrative, Giachi, seconda metà del XVIII secolo (BNCF, Nuove accessioni, n. 1233, Cappugi, nn. 167-168, Palatino, n. 1092; ASF, Miscellanea di Piante, n. 304, e Piante di Acque e Strade, n. 1564; BMLF, Asbh., n. 1275, e San Marco, n. 887; BMoF, Acquisti diversi, n. 141).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barbieri, 1950, p. 190; Barbrieri, 1952, pp. 255-256; Rombai e Campi, 1979, pp. 100-119 e 184-185; Cantile, 2003; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 116, 292-300, 182-185, 427 e 480-486; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 110-111; Barsanti, 1992, pp. 5-6; Vivoli, 1992, pp. 57-65; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 32; ASF, Piante dei Capitani di Parte; ASF, Reggenza; ASF, Miscellanea di Piante; BNCF, Nuove accessioni; ASF, Depositeria Generale, Parte antica; BNCF, Cappugi; BNCF, Palatino; BNCF, Ms.; BMLF, Asbh.; BMLF, San Marco; BMoF, Bigazzi; BMoF, Acquisti diversi; BRF, Ricc.; OXF; IGM; BGUF; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Garella, Giacinto

Giacinto Garella
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:
L’ingegnere Giacinto Garella fu forse originario del Piemonte. Operò in Toscana nel periodo dell'occupazione francese, sia nel Principato di Lucca sotto il governo dei napoleonidi Baciocchi, e sia nei dipartimenti annessi all’Impero.

Produzione scientifica:
Dal dicembre 1807 fu chiamato nel Principato di Lucca sotto il nuovo governo dei Baciocchi e fu nominato Direttore Generale ed Ingegnere in Capo del Consiglio de' Ponti ed Argini (imitazione in piccolo dei Ponts et Chaussés francesi) al posto di Giuseppe Duccini, il quale era passato ad altro ufficio dopo appena un anno in quel ruolo.
Nel 1809 partecipò all’impresa della Via e della Porta Elisa.
Dal 1812, allorché quella magistratura divenne un Consiglio Generale comune ai due principati di Lucca e di Piombino, furono chiamati ai vertici due ingegneri, anziché uno: il già ricordato Duccini (Ingegnere Capo del Corpo degli Ingegneri) e il francese Carlo de Sambucy (Direttore Generale e Presidente del Consiglio), mentre Garella fu messo in disparte.
Tale scelta, però, si rivelò presto sbagliata poiché il de Sambucy – che aveva in qualche modo scavalcato nell'incarico il Garella – durò appena un mese. Egli infatti si era vantato di potere "stringere il Serchio in un collo di fiasco, ed era solito farsi beffe della paura colla quale i Lucchesi guardavano sempre quel fiume; quand'ecco, che un mese appunto dopo la sua elezione [...] cioè il 18 novembre, il Serchio traboccò e ruppe gli argini dal lato della città, recando di danni e di spese, tra il pubblico e i privati, per sei milioni di lire. Fu generale il grido del popolo contro il presuntuoso forestiero", che fu incolpato di non aver prevenuto tale sciagura. Per rimediare, per quanto possibile, a tale situazione, Elisa Baciocchi, il 14 febbraio 1813, convocò il matematico dello Studio pisano Pietro Paoli, tolse ufficialmente ogni giurisdizione sul Serchio al de Sambucy (il quale, in via meno ufficiale, fu invitato a rassegnare le dimissioni) e richiamò provvisoriamente il Garella a ricoprire l'antico suo grado. Con lo stesso provvedimento si riunirono le due cariche di vertice nuovamente in una sola persona, estromettendo questa volta il Duccini, che però riuscì a rientrare pochi mesi dopo (Bongi, 1872-1844, 4 voll.).
Nel frattempo, tra il 1808 e il 1814, Garella era passato al servizio dell’amministrazione francese della Toscana come Ingegnere di prima classe dei "Ponts et Chaussés" e di Ingegnere capo del Dipartimento del Mediterraneo.
Nel 1808 (il 10 dicembre) disegnò la Pianta della strada che da Porta passa per Pietrasanta, relativa al progetto di una nuova via fra Pietrasanta e la Chiesa del Salto alla Cervia, al confine con la Repubblica di Lucca (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 37).
Nel 1810 lavorò al progetto di un ponte sul Fiume Era, al passo della Strada Regia da Pisa a Firenze, nel piccolo centro urbano di Pontedera, realizzando alcune rappresentazioni planimetriche (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 21). Con tale manufatto (nel 1814 realizzato con qualche correzione da Roberto Bombicci), il Garella portava in Toscana la tecnologia francese: fu il primo ponte in muratura di Pontedera, in sostituzione di un vecchio manufatto in legno a due campate, e si trattò di un'opera preziosa per la vita economica e sociale della cittadina e che, per quei tempi, potremmo definire di ingegneria d'avanguardia. Per la sua realizzazione fu necessario abbattere alcune abitazioni sul lato nord, poiché l'asse di attraversamento del fiume risultava inclinato rispetto alla strada. Il ponte cambiò notevolmente l'assetto urbanistico e l'aspetto di questa parte della cittadina, costituendo un "ingresso" più moderno e scenografico dal quale si aveva la vista di tutto il corso fino alla Rocca (abbattuta nel 1822).
Sempre nel 1810 realizzò il progetto (con disegni e profili) della strada costiera detta "della Principessa" fra S. Vincenzo e Piombino (in ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 30).
Nel 1812 partecipò a Livorno al cantiere del cosiddetto Ponte Elisa (poi San Marco), nell’area urbanizzata del rivellino e delle fortificazioni del fronte settentrionale della città.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta della strada che da Porta passa per Pietrasanta e conduce al Ponte a Bagnetti, confine fra il Lucchese e il Pietrasantino, 10 dicembre 1808 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 37);
Planimetrie del ponte sul Fiume Era sulla Strada Regia da Pisa a Firenze a Pontedera, 1810 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 21);
Progetto (con disegni e profili) della strada costiera detta "della Principessa" fra S. Vincenzo e Piombino, 1810 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 30).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Bongi, 1872-1844, 4 voll.; Nanni, Pierulivo e Regoli, 1996, pp. 98-99; Barsanti, 1987, pp. 86, 160 e 162; Caciagli e Castiglia, 2001, p. 211; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Galle, Philip

Philip Galle
N. Harlem 1537
M. Harlem marzo 1612

Relazioni di parentela: Ebbe due figli, Theodor disegnatore e incisore a bulino nato ad Anversa nel 1571 e morto nel 1633, e Galle Cornelis “il Vecchio”, disegnatore e incisore a bulino nato ad Anversa nel 1576 e morto nel 1650. Il nipote, Galle Cornelis “il Giovane” era figlio di Conelis “il Vecchio”

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: stampatore

Biografia:
Nato nel 1537 ad Harlem e ivi morto il 12 o il 29 marzo 1612.

Produzione scientifica:
Incisore e stampatore. Incise soggetti di storia e di genere e opere del Brueghel


Atlantino Orteliano, Anversa, 1593

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta del Friuli «Fori Iuly vulgo Friuli typus»], in Atlantino Orteliano, Anversa, 1593, f. 62

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
BÉNÉZIT E., Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays par un group d’écrivains spécialistes francais et étrangers, Paris, 1976, vol. IV, pp. 592-593


LAGO L., Theatrum Adriae, Trieste 1989, pag. 132
LAGO L. – ROSSIT, C., Theatrum Forii Iulii. La Patria del Friuli ed i territori finitimi nella cartografia antica sino a tutto il sec. XVIII, Trieste, Ed. Lint, 1988,vol. I, pp. 140-141, tav.LI, p. 201

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anonimo

Francolini, Felice

Felice Francolini
N. Firenze 9 giugno 1809
M. Firenze 4 gennaio 1896

Relazioni di parentela: Rimasto orfano in giovane età, ebbe come tutore il Silvestri.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto e ingegnere, disegnatore ed incisore

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu socio dell'Accademia dei Georgofili; dal 1863 fu segretario e poi (dal 1874) presidente dell'Accademia di Belle Arti di Firenze; fu socio del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Firenze e, dal 1876 al 1882, vi ricoprì la carica di presidente.
Il Francolini svolse anche una intensa attività politica e socio-culturale: come assessore del Comune di Firenze (1876), come deputato e consigliere provinciale di Firenze (1864-85), come sindaco del Comune di Bagno a Ripoli e come membro di importanti associazioni fiorentine (Opera Secolare di Santa Maria del Fiore, Consiglio del Pio Istituto dei Bardi). Fu anche Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, della Corona d'Italia e dell'Ordine della Rosa del Brasile.
Venne più volte chiamato a prestare la sua opera come "perito di parte" da ingegneri come il Campini, il Mussi, il Manetti o dalla Curia e da varie istituzioni e privati.
Svolse una attività professionale assai proficua, in varie parti della Toscana ma soprattutto a Firenze, dove aveva il suo studio professionale.
Tra i suoi lavori principali si ricordano:
la progettazione della chiesa del nuovo borgo di bonifica di Vada nella Maremma settentrionale (1836); la direzione dei lavori per la ricostruzione del Ponte di S. Ferdinando fuori Porta S. Niccolò a Firenze (1851); il progetto, con relativo disegno acquerellato (in ASCF, car. 006/102), per un bagno pubblico da realizzare nell'ex giardino della Vagaloggia a Firenze (1856); il restauro dell’acquedotto di Pistoia (1858); il progetto di risistemazione del parco della Villa Reale di Castello (1859); il progetto, con relativi disegni acquerellati (in ASCF, car. 198/002), per la costruzione del mercato del bestiame nella zone di Rifredi a Firenze (1872); il progetto, con relativo disegno acquerellato (in ASCF, car. 198/004), per la costruzione dei nuovi uffici di posta e telegrafo a Firenze (1872); il progetto per la ricostruzione del palazzo Arcivescovile di Firenze (1891).
Inoltre si occupò della costruzione di ponti (come quello di Pratantico), e del restauro di numerosissimi palazzi pubblici e privati cittadini ma anche delle chiese di Vada, Pitigliano e S. Giovanni alle Contee, di Vitiano in Valdichiana (Arezzo) (Cresti e Zangheri, 1978, pp. 102-103).
Oltre che di edilizia si occupò anche di agricoltura (con stime fondiarie su aziende e boschi e con studi sul catasto) e di idraulica: in questo campo compì alcuni studi sul moto delle acque del Fiume Morto, a nord di Pisa, e sulle acque potabili anche in funzione della realizzazione del nuovo acquedotto di Firenze.
La sua opera cartografica più importante fu la Carta geometrica di quella parte delle Maremme Toscane che è compresa tra la foce della Cecina ed i monti dell’Alberese, colla indicazione delle opere che vi furono eseguite dopo l’anno 1829 e dei resultamenti ottenuti sino al 1838 per la sua Bonificazione, eseguita per corredare (nello specifico atlante di piante e disegni) l’ampia memoria ufficiale di regime scritta da Ferdinando Tartini Salvatici (1797-1858, uno dei segretari dell'Ufficio di Bonificamento ed autore anche di una nota Guida di Firenze, del 1841), col titolo di Memorie sul bonificamento delle Maremme Toscane (Firenze, Molini, 1838), per celebrare il primo decennio della grande bonifica maremmana. La carta, disegnata e incisa con eleganza da Francolini alla scala di 1:100.000, quanto alla base planimetrica utilizza la grande carta geometrica dell’Inghirami del 1831 (Rombai, 1989, p. 123). Il lavoro fu finanziato dall'Ufficio di Bonificamento delle Maremme per far conoscere le grandi trasformazioni territoriali in atto in quella provincia sotto il governo di Leopoldo II di Lorena; incisori e disegnatori (tutti soggetti impiegati nella bonifica maremmana), oltre al Francolini e al Renard, ai quali spetta la redazione della maggior parte delle tavole, furono: Giuseppe Pianigiani, A. Daverio, Stefani, G. Gozzini e Luigi Balatri.
Sempre nel 1838 Francolini incise anche una Carta Geologica dei Monti Pisani, su disegno del Savi.
Nel 1845 fu tra gli incisori delle tavole dell’Atlante illustrativo ossia raccolta dei principali monumenti italiani antichi [...], allegato alla Corografia [...] di Attilio Zuccagni Orlandini; un lavoro di grande portata, in tre volumi rilegati e stampati in nero contenenti ben 269 incisioni di vari autori: oltre al Francolini, F. Corsi, Leonardo De Vegni, Martelli, L. Giarré, N. Cellai e altri.
Nel 1864 si occupò della pratica di cessione dell'Isola di Giannutri a quella del Giglio, realizzando una serie di piante topografiche e rilievi prospettici di alcuni edifici: 11 tavole con le relative descrizioni raccolte in un registro, eseguite con la collaborazione (per le piante di alcuni edifici), di Leopoldo Municchi e di Giuseppe Laschi (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).
Nel 1865, effettuò una corrispondenza con Alessandro Manetti sul progetto di bonifica del lago Trasimeno mediante l’immissione delle sue acque (tramite l’escavazione di un nuovo canale) nella Chiana e quindi in Arno (AAADF, Fondo Manetti, Cat. D.11, n. 7: Bencivenni, 1984, p. 75).
Il Francolini ci ha lasciato anche una nutrita produzione scientifica, con studi su questioni diverse.
Nel 1839-42 fu autore di due scritti di stampo economico-agrario in cui – rifacendosi ad una memoria del georgofilo Angelo Fabbroni del 1784 – affrontava con toni critici il problema delle stime catastali dei terreni agrari, sostenendo la “teoria della potenzialità produttiva del suolo”, specialmente nei casi degli atti di compra vendita (Biagioli, 1975, pp. 71-73).
Nel 1846 scrisse alcune Osservazioni sui contratti di lavoro e sulle liquidazioni dei dipendenti presso privati.
Nel 1850 relazionò i Georgofili (con la memoria che fu subito edita nel periodico dell’Accademia) sull’innovativo sistema della bonifica meccanica in corso nel padule di Vada, grazie all’applicazione di una pompa a vapore, per prosciugare la profonda zona umida e per azionare altresì un mulino a due palmenti.
Nel 1868 tornò a parlare ai Georgofili sugli interventi della bonifica della Valdichiana dopo l’allontanamento del Manetti, eseguiti da vari ingegneri del Genio Civile e in particolare da Carlo Possenti, che apportò qualche modifica al piano del Manetti.
Nella vecchiaia curò e stampò (1885) l’autobiografia di Alessandro Manetti che rappresenta una miniera di informazioni sull’opera non solo del grande ingegnere toscano ma anche sull’attività degli ultimi governi lorenesi e delle loro amministrazioni centralizzate o decentrate (a partire dal Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade e dagli uffici di bonifica della Valdichiana e della Maremma) nei grandi lavori pubblici relativi a fiumi e acquitrini, strade, ferrovie e urbanistica.
Francolini fu tra gli estensori della proposta – redatta da un gruppo di ingegneri fiorentini tra il 1847 e il 1848 – perché il governo granducale introducesse discipline militari nell’Università di Pisa e istituisse (come difatti avvenne alla fine del 1848) un Corpo del Genio composto da ingegneri militari secondo il modello francese.
In una memoria letta nell’Accademia dei Georgofili il 5 giugno 1859, e quindi mentre si stava preparando l’annessione della Toscana al Regno, Francolini tracciava una sorta di bilancio positivo dell’esperienza degli Ingegneri, richiedendo comunque una rigorosa preparazione (non solo tecnica e nel disegno, ma anche nel diritto e nell’economia) per l’ammissione al Corpo, prefigurando tre livelli professionali ormai separati quali quelli dell’ingegnere di strade e corsi d’acque, appunto, dell’architetto e del perito stimatore d’immobili (Giuntini, 1989, p. 417).


Produzione scientifica

Delle Stime dei beni stabili e del modo di renderne conto, “Giornale Agrario Toscano”, vol. XIII (1839), pp. 20-50;
Se la suscettibilità del miglioramento abbia valore, e quale ne sia la misura, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XX (1842), pp. 90-102;
Dell’aumento generale di rendita e di prezzo dei terreni in Maremma dopo la metà del secolo XVIII, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXII (1844), pp. 162-175;
Osservazioni sulle indennità dipendenti da occupazioni di proprietà private per comodo di pubblici lavori, e sui miglioramenti da introdursi nella procedura della loro liquidazione, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXIV (1846), pp. 278-293;
Attivazione nella Maremma di Vada del sistema olandese per il prosciugamento dei bassifondi, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXVIII (1850), pp. 161-173;
Tenute di Limone e Suese: descrizione e stima, Firenze, Tip. F. Chiari, 1853 (e Livorno, Tip. G. Sardi, 1853);
Avvertenze sulle stime dei boschi: memoria letta da F. F., “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, n. s., vol. III (1856), pp. 315-334;
Sull’ordinamento degli studi per l’ingegnere, “Continuazione degli Atti della R. Accademia Economico-Agraria dei Georgofili di Firenze”, n. s., vol. VI (1859), pp. 168-181;
Delle acque potabili: memoria letta alla R. Accademia dei Georgofili nell’adunanza del 19 gennaio 1862, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, n. s., vol. IX (1862), pp. 20-42;
Sull’acquedotto fiorentino, Firenze, Stamp. del Monitore Toscano, 1862;
Comunità di Firenze e Alessandri: delle cause dei danni sofferti dalla steccaia di Montebonello; Firenze, Carnesecchi, 1862;
Memoria letta alla R. Accademia dei Georgofili nell’adunanza del 23 agosto 1863 rendendo conto del disegno presentato dal Comm. Alessandro Cialdi per l’ingrandimento del porto di Civitavecchia e del parere del senatore Pietro Paleocapa sul regolamento del Tibisco, Firenze, Tip. Cellini, 1863;
Sul regolamento dell’Arno, proposto da Alessandro Mampieri e sulla stabile sistemazione della Valdichiana, proposta dall’Ispettor Possenti, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, n. s., vol. XV (1868), pp. 84-100;
Comunità di Carrara e Ministero dei Lavori Pubblici: concessione arbitraria di ferrovia pubblica per servizio delle cave marmoree di Carrara, Firenze, Tip. L. Niccolai, 1873;
Sulla perequazione del tributo fondiario. Studii, Firenze, Barbera, 1875;
Commemorazione del socio cav. Alessandro Cantagalli letta nell’adunanza del 18 febbraio 1877, estratto dagli “Atti del Collegio degli Architetti e Ingegneri di Firenze”, a. II (gennaio-luglio 1877);
Sui quesiti proposti dalla R. Accademia dei Georgofili a proposito della legge forestale approvata dalla Camera dei Deputati, Firenze, Carnesecchi, 1877;
R. Arcispedale di Santa Maria Nuova; lavori di miglioramento; relazione dei commissari nominati dalla Deputazione Provinciale dall’esame degli atti posteriori, Firenze, Carnesecchi, 1883;
Legge di perequazione del tributo fondiario. Esame critico e varianti, Firenze, Carnesecchi, 1883;
Facciata tricuspidale di Santa Maria del Fiore, Firenze, Carnesecchi, 1883;
MANETTI A., Mio passatempo, a cura di Francolini F., Firenze, Carnesecchi, 1885;
Della ricostruzione del ponte di Prato antico sulla Chiana presso Arezzo: memoria alla Deputazione Provinciale, Arezzo, Stab. Tip. Bellotti, 1888;
Delle opere pubbliche e private fatte dall’architetto Prof. Giuseppe Poggi e da esso pubblicate colle stampe, Firenze, Tip. G. Carnesecchi, 1888;
Le condizioni economiche del suolo d’Italia giustificano le querimonie dei suoi proprietari, Firenze, R. Accademia Economico-Agraria dei Georgofili, 1889;
Stime dei beni immobili e loro accessori: studi economici, Torino, Bocca, 1894;
Del catasto probatorio in relazione ai libri fondiari e alla legge di perequazione 19 marzo 1886, “Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XVIII (1895), pp. 22-32;
Prosciugamento del Padule di Fucecchio, s.i.t.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta geometrica di quella parte delle Maremme Toscane che è compresa tra la foce della Cecina ed i monti dell’Alberese, colla indicazione delle opere che vi furono eseguite dopo l’anno 1829 e dei resultamenti ottenuti sino al 1838 per la sua Bonificazione e altre "Tavole e prospetti statistici", 1838, in un album con 27 tavole e 8 prospetti; (OXF, V, n. 54);
Carta Geologica dei Monti Pisani, 1838, incisione su disegno del Savi.
Diverse tavole dell’Atlante illustrativo ossia raccolta dei principali monumenti italiani antichi [...], 1845, allegato alla Corografia [...] di Attilio Zuccagni Orlandini;
Planimetrie, alzati e sezioni (11 tavole colorate) del Mulino della Porticciola posto in Firenze, relativi al progetto di realizzazione del nuovo lungarno (oggi Amerigo Vespucci) e di ristrutturazione dell'antico complesso molitorio di Vagaloggia, metà del XIX seclo (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 277-277m);
Piante con sezioni e profili (3 tavole) relative alla canalizzazione di un tronco del Fiume Cecina, 1853 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 302-302c);
Planimetrie e alzati (in 11 tavole) di un fabbricato ad uso di cateratta con abitazione da costruire sul Fosso Macinante a Firenze, 1855 (3-5 aprile) (ASF, Miscellanea di Piante, n. 361a-m);
Piante di terreni inondati dall'emissario del Padule di Bientina, in territorio pisano-livornese, 1861, disegno eseguito insieme a Ferdinando Pasquinelli e Giovanni Morandini (ASF, Miscellanea di Piante, n. 293 bis/d);
Pianta di un tronco del fiume Sieve in funzione del progetto del nuovo acquedotto di Firenze, Firenze, 16 febbraio 1863, lavoro eseguito con Antonio Calitani, Giuseppe Poggi, Carlo Capei e Alessandro Cantagalli (ASF, Miscellanea di Piante, n. 495);
Riassunto sinottico dell’informazione sulla possibilità e convenienza di ridurre abitata l’Isola di Giannutri e Tavole Ortografiche di detta isola, degli avanzi delle sue fabbriche, della loro riduzione e delle fabbriche da costruirsi di nuovo, 1864, 11 tavole, alcune con la collaborazione di Leopoldo Municchi e Giuseppe Laschi (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Biagioli, 1975, pp. 71-73; Cresti e Zangheri, 1978, pp. 102-103; Barsanti e Rombai, 1986, pp. 110 e 141; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 200-206, 275-76, 289-290, 327-330 e 375; Giuntini, 1989, pp. 413 e 417; Rombai, 1989, p. 123; Barsanti, 1992, pp. 75 e 90; Melis, 1996, p. 253; Bertocci, 1998, pp. 83 e 96-97; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 20; Venturi, 1855, p. 34; Bencivenni, 1984; ASCF; OXF; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Franchi, Giovanni

Giovanni Franchi
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere granducale

Biografia:
Ebbe una lunga carriera e fu attivo fra gli ultimi anni del XVII secolo e la prima metà del XVIII.

Produzione scientifica:
Uno dei suoi primi lavori riguardò la bonifica della Maremma, per cui realizzò anche una pianta del Lago di Castiglione (ASF, Mediceo del Principato, f. 2029, n. 10; e ISCAG, F 1231).
Nel 1698 intervenne anche nella bonifica del Padule d'Orgia, nei pressi di Siena, realizzando, su commissione granducale, una rappresentazione dell'area, rammentata dagli ingegneri Alessandro Nini e Bernardino Fantastici che operarono in quella zona, sotto la direzione del matematico Ximenes, nel 1784 (Vichi, 1990, p. 76).
Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo diresse alcune operazioni di risistemazione idraulica in Versilia (Fosso di Fiumetto, terreni paludosi fra la Via di Marina e il Cinquale, Lago di Porta), durante le quali il ponte di legno sulla Via Nuova venne sostituito con uno “di materiale” (Nepi, a cura di, 2003, p. 48). Nello stesso periodo, esattamente nel 1704, il Franchi fu a Pietrasanta per stendere un parere sull’idea di abbattere parte della Macchia di lecci di Marina, con il “lasciarne una porzione più ristretta per difesa de’ venti verso il mare” (Nepi e Mazzei, a cura di, 2001, p. 22).
Il Franchi, insieme a Giualiano Ciaccheri e a Pier Antonio Tosi, è ricordato nelle Memorie di Vittorio Fossombroni per l'apporto notevole dato proprio alla bonifica della Val di Chiana.
E' autore di diverse piante relative ai beni granducali della Val di Chiana, eseguite spesso in occasione delle numerose visite compiute in quel comprensorio umido al confine con lo Stato Pontificio.
Nei primi anni del XVIII secolo, Franchi (quasi sempre in compagnia di Pier Antonio Tosi) – per mettere sotto colmata le zone prossime ai numerosi corsi d’acqua della Valdichiana – lavorò per l’allargamento e la ripulitura del Canale Maestro e per rendere regolare il deflusso delle sue acque anche a vantaggio della navigazione (Barsanti e Rombai, 1986, p. 99).
In Valdichiana, nel 1700, Franchi diresse la costruzione dell’Argine di Riparo dalla collina di Chiusi all’argine destro del torrente Parce. Nel 1701, insieme a Pier Antonio Tosi, visitò la Valdichiana con l’obbligo di relazionare annualmente sulle sue condizioni al Soprintendente alle Bonifiche Giovanni Compagni; sappiamo che nel 1711 redasse una relazione d’insieme sull’assetto idraulico della valle, apprezzata e riutilizzata nel 1742 da Odoardo Corsini, e che nel 1717 calcolò che erano stati ormai bonificati – rispetto al 1704 – ben 1477 ettari di terreni. Nel 1718, propose di limitare le acque fluenti in tempo di piena verso nord con la costruzione – tra il ponte di Valiano e il canale delle Chiarine – di una chiavica di ritenuta o callone arginato che doveva attraversare tutta la valle. Nei mesi di maggio e giugno del 1719, in base alla Concordia con lo Stato Pontificio siglata l’anno precedente, disegnò con l’ingegnere papalino Egidio Maria Bordoni la Pianta e profilo dello stato dell’acque delle Chiane dal Ponte di Valiano fino al Ponte di sotto, e da lì al Muro grosso, riscontrato con quella fatta l’anno 1663 e 1664 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 331). Nel 1723, ancora con l’ingegnere Tosi, completò la costruzione del grande sbarramento trasversale del Callone di Valiano, “fisso, murato e stabile” nei pressi di Chiusi che, con le sue cateratte, doveva regolare il deflusso verso nord delle acque della valle. Nel 1736, grazie alle opere progettate ed eseguite dagli ingegneri Franchi e Tosi, la valle fu ritenuta pienamente risanata per un totale di 9200 ettari (Di Pietro, 2005, pp. 112-115).
Nel 1712 si occupò del prosciugamento e della bonifica del Piano di Sinalunga nel Senese, questione che vide a lungo impegnati diversi tecnici (nel 1680 se ne era occupato Giuliano Ciaccheri, che aveva elaborato un progetto di colmata poi scartato, nel 1713 Raffaello Nardi e Giovanni Franchi), con la realizzazione di alcune cartografie.
Collaborò anche con l'Ufficio dei Fossi di Pisa, ente per il quale progettò, nel 1716 insieme a Giuseppe Landini, la costruzione del nuovo canale di Calambrone.
Siamo a conoscenza della rappresentazione del Gioco del Ponte della Città di Pisa (in BNCF, Nuove Accessioni, V, 137 e 138), disegno stampato nel 1761 e sulla carta dedicato da Franchi ai sovrani Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d'Asburgo, ma tale soggetto (che fu ristampato più volte negli anni successivi) doveva risalire a molti anni prima, forse al 1739 quando i due augusti sovrani fecero la loro prima ed unica visita in Toscana.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta di Castiglione della Pescaia coll’adiacenze di esso intorno al suo Porto, 1° febbraio 1695 (ASF, Mediceo del Principato, f. 2029, n. 10; e ISCAG, F 1231);
Pianta di un tratto del Fiumetto devito verso il Lago di Porta, primi XVIII sec. (ASCP, Marchi Fiumi e Sciali. Processo contro Marchi, P. 9, n. 321, c. 47v);
Pianta della Fattoria di Montecchio, in Val di Chiana, mappa eseguita con cura particolare e ottimo livello tecnico, e riccamente decorata, 1710 (ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 1);
Pianta che dimostra il Piano di Sinalunga, e le due strade proposte per dar lo scolo all'acqua de' suoi prati, [1712] (BNCF, Nuove Accessioni, IV, 51).
Pianta degli argini del Canale Maestro della Chiana, giugno 1712 (copia del 1723 in ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 12; e altra pianta in ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 184);
Pianta e profilo dello stato delle acque delle Chiane dal Ponte di Valiasno fino al Ponte di Sotto e di lì al Muro Grosso, 1719, con Giovanni Franchi, insieme ad Egidio Maria Bordoni (ingegnere di parte romana), redatta in occasione di una delle verifiche periodiche alla situazione idrografica al confine fra Granducato e Stato della Chiesa, 1719 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 331; IGM, Fossombroni, 4479 e SUAP, RAT 564);
Copia di una veduta semiprospettica del Feudo dei Marchesi degli Albizi presso Castelnuovo Val di Cecina, 1736, da un originale del 1671 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 553).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1984, fig. 60; Barsanti e Rombai, 1986, p. 99; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 316-317 e 394; Principe, 1988, p. 106; Barsanti, Previti e Sbrilli, 1989, pp. 96-97 e 104-106; Vichi, 1980, p. 71; Vichi, 1990, p. 76; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 334-335; Rombai e Torchia, 1994, pp. 102, 122 e 136; Nepi e Mazzei, a cura di, 2001, p. 22; Nepi, a cura di, 2003, pp. 48-52; Di Pietro, 2005, pp. 112-115; ASF, Mediceo del Principato; ASF, Miscellanea di Piante; SUAP, RAT ; ISCAG; ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; BNCF, Nuove Accessioni; IGM, Fossombroni; ASCP, Marchi Fiumi e Sciali. Processo contro Marchi.

Rimandi ad altre schede: G.

Autore della scheda: