Archivi tag: Siena

Franceschi, Roberto

Roberto Franceschi
N.
M.

Relazioni di parentela: Molto probabilmente figlio o meglio nipote del più celebre Giovanni Franceschi

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere fiorentino

Biografia:

Produzione scientifica:
Esercitava la professione a Firenze e sotto la sua direzione facevano pratica gli ingegneri civili. Tra questi si ricordano: dal 1817, l'aretino Maurizio Zannetti (dal 1830 ca. ingegnere di Circondario di Prato che, tra il 1826 e il 1828, collaborò con l'Inghirami alla costruzione della Carta Geometrica della Toscana inviando carte con lo stato aggiornato della viabilità nella sua articolazione fra strade rotabili, comunali, provinciali, regie); Stanislao Ragazzini, originario di Predozio, geometra del catasto dal 1820; Francesco Spagnoli di Campiglia (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2).
Il Franceschi, nel 1831, lavorò al restauro di Palazzo Gherardi Uguccioni a Firenze.
Tra il 1840 e il 1845 realizzò una serie di mappe poderali con disegni di terreni e case coloniche, complete di descrizioni catastali relativamente ad alcuni poderi di enti laici e religiosi volterrani; in particolare, le mappe della Fattoria di Peretola, posta nella campagna fiorentina, facente parte dei beni del Priorato di Volterra Matteoni dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, lavoro eseguito a Firenze il 28 novembre 1844 (in ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1617, ins. 4); le mappe della Tenuta del Berignone, posta nella campagna volterrana, di proprietà del Seminario Vescovile di Volterra e della Regia Amministrazione delle Saline (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 285-285l): si tratta di 13 disegni topografici, 10 planimetrie di edifici colonici e 4 inserti descrittivi disegnati in occasione della allivellazione dei beni; il lavoro non è firmato ma attribuito con buon fondamento all'ingegner Franceschi, il quale pare non l'abbia potuto portare a termine perché deceduto nel frattempo.

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 230-233; Barsanti, 1991, pp. 278-280; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Franceschi, Giovanni

Giovanni Franceschi
N.
M. 28 marzo 1802

Relazioni di parentela: Molto probabilmente è padre (o meglio nonno) dell'ingegnere Roberto Franceschi

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto e ingegnere

Biografia:

Produzione scientifica:
Architetto e ingegnere, la cui abilità “nella professione d’ingegnere” fu attestata nel 1773 dalla specifica commissione dei Capitani di Parte Guelfa presieduta dal matematico Tommaso Perelli.
Operò presso lo Scrittoio delle Regie Possessioni granducali e, soprattutto, presso l'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, del quale fu uno dei tecnici principali.
Il Franceschi fu un tecnico che godette di una stima generale e anche un critico severo come il granduca Pietro Leopoldo lo definì “onesto, attento, esatto e di sufficiente capacità” (Pietro Leopoldo, 1964, I, p. 82).
Dalla fine del Settecento, fu affiancato dall’ingegnere pisano Giovanni Caluri che aveva fatto esperienza nell’Ufficio dei Fiumi e Fossi di Pisa.
Il compito principale dell'ingegnere dell'Ordine era quello di dirigere ed assistere i lavori della Valdichiana e, più in generale, di sovrintendere alla gestione territoriale dei beni dell'ente anche nel Pisano e nel Fiorentino.
Fu più volte incaricato di visitare le fattorie che l'Ordine possedeva in Valdichiana, intrattenendo una cordiale corrispondenza con Vittorio Fossombroni, allora "visitatore generale" della valle.
Innumerevoli furono le memorie, le perizie, le cartografie e i lavori svolti soprattutto per il miglioramento, la manutenzione, il restauro o il potenziamento delle fabbriche rurali e delle fattorie stefaniane della Valdichiana, della pianura pisana e della Valdelsa; e non solo, perché al suo ingegno si deve il rilievo in pianta e in alzato delle case dell’Ordine ubicate a Firenze sul Prato di Ognissanti effettuato nel 1793.
Si applicò anche alla progettazione per i nuovi poderi di bonifica della Valdichiana di case rurali secondo il razionale e bel modello pietroleopoldino.
Nel 1774-76, compilò i materiali cartografici per l'allivellazione della Fattoria stefaniana della Badia di S. Savino, che furono riuniti in un cabreo (in ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 53); si tratta di un volume rilegato in pergamena contenente 19 mappe acquerellate, eseguite da diversi autori: gli agrimensori Ranieri M. Dini, Francesco Antonio Giari, Giuseppe Gini e Giovanni Domenico Riccetti, coordinatore dei tre tecnici. Nel complesso le figure non raggiungono un grande livello tecnico e neppure una grande cura nei dettagli e le migliori sono quelle del Riccetti e del Franceschi.
Tra il 1772 e il 1801 rappresentò in oltre 40 disegni (in parte schizzi a penna ma anche molte mappe acquerellate) numerosi beni rustici e soprattutto urbani posti nella campagna fiorentina (Fiesole, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signe, Galluzzo), valdarnese (Montevarchi, Laterina) e pistoiese e nella città di Firenze, facenti parte dei beni di diverse Commende di Padronato dell'Ordine: nel dettaglio, si tratta delle Commende Lapi (1772), Aldegais-Amerighi (1776-87), Orsanmichele (1776), Tovaglia (1777), S. Brigida (1777-87), Spedale di S. Antonio ((1778), Gabburri (1779), Bargigli (1780), Covi (1781), Palmerini (1782), Panzanini (1782), Dal Borgo-Dell'Antella (1782), Mini (1783), Baliato di Cortona Gangiotti-Rinaldi (1784, disegni realizzati in collaborazione con Giuseppe Salvetti e Gaetano Bercigli), Baliato di Cortona Giugni (1787, in collaborazione con Giuseppe Salvetti e Giuseppe Manetti), Commende Federighi (1787), Bonsi-Lorini (1787), Panzanini Dardinelli (1788), Busatti (1788), Fabbreschi (1789), Priorato di Pistoia Antinori (1790), Marchionni (1790), Pinadori (1791), Mercati (1793), Rossi-Melocchi (1795), Priorato di Roma Albizi (1795), Commenda Vecchia di Orsanmichele (1797), Suarez Della Conca (1799), Bonsi (1799), Priorato di Senigallia Grifoni (1801) (in ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, nn. 28, ins. 117; n. 4498, inss. 3-15, 17-19, 22, 23, 27-35, 37 e 39; n. 310, ins. 725; n. 353, ins. 48).
L’appartenenza alla burocrazia stefaniana ovviamente non impedì a Franceschi di servire altri uffici dell’amministrazione statale.
Infatti, nel 1773, la granducale Magona del Ferro incaricò Franceschi di portarsi – in compagnia del Veraci – a Mammiano nella Montagna Pistoiese per verificare il migliore dei due tracciati proposti per la nuova strada rotabile da aprire tra la nuova via Modenese e lo stabilimento siderurgico di Mammiano Basso.
Allo stesso tempo, ebbe modo anche di svolgere piccoli lavori per committenti privati, come risulta dalla pianta di alcuni poderi posti nella campagna fiorentina (comunità di Scandicci), rappresentati nel 1775 per dirimere una controversia confinaria fra le nobili famiglie Pucci, Bartoli, Rosselli Del Turco e Da Cepparello (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 566).
Nel 1778, insieme a Giulio Mannaioni e Gio. Batta Ruggieri, rappresentò planimetricamente il Palazzo Ginori di Firenze in funzione di modifiche interne (in BNCF, Nuove Accessioni, I, 47 e 65).
Nel 1768 (28 giugno e 15 luglio) Franceschi eseguì le Relazioni ai Deputati sopra le Strade sul tratto Firenze-torrente Cecinella della Strada Pisana (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 1706, ins. 1769) (Sterpos, 1977, p. 3).
Nello stesso 1768, Franceschi coadiuvò Alessandro Nini, eletto deputato per le visite ed ispezioni alle fattorie di Valdichiana con il compito di documentare le condizioni di precarietà e di affollamento delle case contadine: il lavoro venne concluso nel 1775 (Di Pietro, 2005, p. 124).
La relazione del Franceschi del 1776 sulle condizioni delle case contadine della Valdichiana, inviata al visitatore generale Laparelli, dimostra che in gran parte le abitazioni sono “anguste, di antica o antichissima data”, e pertanto andavano ricostruite o ristrutturate ed ampliate con dotazione di stalle, pozzi, ecc. (Di Pietro, 2005, p. 127).
All’inizio del 1778 – in previsione della visita granducale in Valdichiana del maggio 1778 – scrisse delle Osservazioni sulle fabbriche delle fattorie dell’Ordine (SUAP, RAT Petr Leopold, ms. 22, cc. 257r-273r e 275r-283v) (Bonelli Conenna, a cura di, 1997, p. 42).
Per la visita generale in Valdichiana del 1778, Pietro Leopoldo affiancò a Giovanni Franceschi gli altri due ingegneri Diletti e Puliti come aiuti per la formazione “delle piante e dei disegni” di tutti i beni stabili dello Scrittoio delle RR. Possessioni. L’operazione si concluse nel 1779 (Di Pietro, 2005, p. 129).
Nel gennaio 1783, Franceschi viene invitato ad occuparsi – con il coordinamento di Pietro Ferroni – del vasto programma di costruzione o adeguamento delle case coloniche e della viabilità in Valdichiana, specialmente dopo la nuova visita effettuata in quello stesso anno da Vittorio Fossombroni visitatore delle fattorie dell’Ordine e da Benedetto Tavanti direttore delle fattorie dello Scrittoio (Di Pietro, 2005, pp. 132-135).
Nel 1797, l’Ordine di Santo Stefano – al fine di porre le condizioni del controllo pubblico delle acque della Valdichiana – acquistò la Chiusa dei Monaci, concedendola in gestione al Soprintendente Fossombroni: l’ingegnere Franceschi disegnò la Pianta regolare delle Fabbriche tanto del Molino della Chiana, che degli annessi, e terreno ivi adiacente (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3874, ins. Fattorie e Fabbriche) (Di Pietro, 2005, p. 141).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pietro Leopoldo, 1964, I, p. 82; Sterpos, 1977, p. 3; Barsanti e Rombai, 1987, p. 12; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 400; Barsanti, Previti e Sbrilli, 1989, pp. 62-66; Tognarini, a cura di, 1990, p. 15; Barsanti, a cura di, 1991, pp. 180-186, 189-190, 192-195, 199-200, 207-209, 212-213, 215-216 e 308; Rombai e Torchia, 1994, pp. 41-42; Giglia, 1997, pp. 88 e 103; Bonelli Conenna, a cura di, 1997, p. 42; Guarducci, 2001, pp. 238-240; Di Pietro, 2005, pp. 124-135; ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano; SUAP, RAT Petr Leopold; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni; BNCF, Nuove Accessioni.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Fossombroni, Vittorio

Vittorio Fossombroni
N. Arezzo 1754
M. Firenze 13 aprile 1844

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Nacque ad Arezzo nel 1754 da una nobile e facoltosa famiglia, con il padre Giacinto che coltivava gli studi matematici e filosofici ed era spesso chiamato a ricoprire cariche di prestigio nell’amministrazione cittadina, e con la madre Lucilla Albergotti proveniente dalla più ricca e potente famiglia aretina.
Fu una delle più illustri personalità della storia toscana fra Sette e Ottocento, grazie alla sua poliedricità di matematico-idraulico, di economista e uomo politico.
Scrive del matematico aretino – nella parte delle memorie redatte nel 1789 – il suo primo augusto protettore, il granduca Pietro Leopoldo, che Fossombroni è “giovine di talento e capacità e di applicazione e che promette bene, ma l’essere ricco, il credersi bello e letterato, hanno fatto sì che non ha seguito bastantemente ad applicarsi e fa l’impiego da signore, senza darsi la pena necessaria” (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 1969, I, p. 93: Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, p. 214).
Morì a Firenze il 13 aprile 1844.

Produzione scientifica:
Nel 1782 fu nominato dal granduca Visitatore – mentre Benedetto Tavanti diventava Soprintendente – dei beni dell'Ordine di Santo Stefano in Valdichiana: un impiego che gli consentì di prendere coscienza dei naturali problemi idraulici della valle, aggravati da secoli di operazioni di bonifica (specialmente per colmata) effettuate in modo disordinato, al di fuori di un piano generale, dall’Ordine stesso, ma anche dallo Scrittoio delle Regie Possessioni e da altri privati proprietari.
Nel 1783, Fossombroni e Tavanti – con l’assistenza tecnica di Giovanni Franceschi – visitarono le fattorie stefaniane della valle con la redazione di una dettagliata relazione in vengono rendicontati i problemi correlati alle sedi rurali e alle strade, all’assetto idraulico e alle coltivazioni, sempre con le relative proposte (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 5269, ins. 25: Di Pietro, 2005, pp. 132-134).
Ritenuto grande esperto di problemi idraulici, venne incaricato nel 1788 dal granduca Pietro Leopoldo di dirigere i lavori di bonifica in Valdichiana con la carica di Sovrintendente alle colmate (Di Pietro, 2005, p. 134).
Non appena ebbe avuto dal granduca l’incarico di progettare la grande bonifica per colmata di questo comprensorio acquitrinoso, adeguandosi ad una prassi di ricerca ormai consolidata dalle esperienze di tanti “matematici” o “ingegneri” sei-settecenteschi, non mancò di effettuare un accurato spoglio dei documenti scritti e grafici conservati soprattutto (ma non solo) negli archivi governativi e comunali, per utilizzarli proficuamente sia in chiave geografico-storica che in quella idraulica progettuale. Anche questa volta, le fonti più attendibili e interessanti furono “estratte” dai luoghi di conservazione e, come spesso succedeva, evidentemente non tutte – dopo un esemplare uso geografico-storico e ingegneristico fattone dal ricercatore – furono ricollocate al loro posto, come dimostra il Fondo Fossombroni attualmente conservato nella Biblioteca IGM .
Del resto, pure dopo che (con gli anni ’20 del XIX secolo) Fossombroni dovette lasciare la direzione dell’ufficio del “Buonificamento delle Chiane” prima nelle mani del funzionario Federico Capei e poi del collaboratore ingegnere Alessandro Manetti, per ricoprire alti incarichi ministeriali nei governi lorenesi, di fatto, l’anziano scienziato e politico aretino volle mantenere sempre una sorta di supervisione sui lavori dal medesimo progettati qualche decennio prima; e ciò, anche perché la bonifica richiese non poche (e talora ‘sofferte’) varianti rispetto agli orientamenti iniziali.
La chiave di volta della bonifica fossombroniana fu la sua opera Memorie idraulico-storiche sopra la Valdichiana edite nel 1789, che – al di là della documentata ricostruzione dell’evoluzione storica del territorio secondo il modello del Corsini – segnano una cesura con il passato, puntandosi ora decisamente sulla colmata generale della valle in funzione dello sviluppo dell’agricoltura toscana e della ‘battaglia di civiltà’. A suo modo di vedere, solo la gran colmata – esaltata come sistema bonificatorio per eccellenza nella rivista dei Georgofili nel 1791 – avrebbe potuto ridisegnare, in maniera ordinata quanto alle pendenze, il piano di campagna della valle, con l’invertire verso l’Arno la direzione delle acque che in antico scendevano invece al Tevere (Di Pietro, 2005, pp. 134-135).
Le Memorie contengono varie cartografie coeve e del passato – compresa l’elaborazione grafica Di una pianta prospettica del sec. XIII (in realtà dell’inizio del XV, conservata in ACA) rappresentante il territorio più settentrionale della Valdichiana, poi ripubblicata autonomamente nel 1823 (Gabellini, 1987, p. 151; e Di Pietro, 2005, pp. 152-153) – e precisamente:
Tav. I: Carta schematica del corso della Chiana dall’Arno al Tevere con la rete dei fossi e canali;
Tav. II: Carta topografica d’insieme della Valdichiana dall’Arno al Tevere con la condizione delle colmate in atto;
Tav. III: Mappa del piano di Arezzo e del piano di Quarrata-Pratantico, con la rete idrografica.
Nel 1790, Fossombroni effettuò la Visita del Canal Maestro della Val di Chiana con tanto di relazione scritta il 30 luglio e inviata a Pietro Leopoldo, ove lamenta che le sue disposizioni erano state in parte ignorate o non bene applicate, specialmente riguardo all’escavazione del Canale Maestro e di altri fossi; di necessità, dovette applicarsi alla direzione dei lavori nella valle (Di Pietro, 2005, pp. 139-140).
Nel 1793, lo scienziato aretino si dimise dalla carica di Visitatore dei beni di campagna di Santo Stefano: da allora poté dedicarsi interamente alla guida di una sorta di ministero decentrato, la Regia Soprintendenza delle Acque della Valdichiana (istituita con mp del 6 dicembre 1794), come Soprintendente generale al Dipartimento delle acque della Valdichiana, con competenza sull’intero Canale Maestro e canali laterali. Nel 1797, anche la Chiusa dei Monaci con i suoi opifici andanti ad acqua venne acquistata dall’Ordine di Santo Stefano e data in gestione al Fossombroni per le esigenze generali della bonifica (Di Pietro, 2005, p. 141).
Da allora, le operazioni idrauliche poterono dispiegarsi in profondità in tutta la valle (che nel 1801 venne frazionata in 11 circondari idraulici, passati a 21 nel 1843), senza opposizioni di sorta da parte di altri proprietari e istituzioni. Fossombroni mantenne sempre il controllo dei lavori anche quando, sotto il principato di Ferdinando III, nel 1796-99, fu ministro degli Esteri, e quando, sotto la dominazione francese, nel 1808-14, si trasferì a Parigi come senatore e conte dell’Impero napoleonico; e ancora quando, con la restaurazione lorenese, nel 1814, fu nominato segretario di Stato e ministro degli Esteri e poi addirittura primo ministro (carica che tenne fino alla morte).
Nel 1816, la Soprintendenza venne trasformata nell’Amministrazione Idraulico-Economica della Valdichiana, sempre affidata al Fossombroni fino al 1827, quando passò all’Aiuto Soprintendente ed uomo di fiducia dello scienziato, Federico Capei (mentre il 12 luglio 1838 passerà ad Alessandro Manetti).
Nel 1819, Fossombroni ordinò ad Alessandro Manetti – che già nel 1816 aveva fatto assumere come ingegnere idraulico presso la Direzione di Arezzo – una completa livellazione della Valdichiana che aggiornava e proseguiva quella dell’ingegnere Giuseppe Salvetti del 1769, e sarà poi pubblicata nel 1823. Nel 1820, partecipò – insieme a Capei e Manetti – alle operazioni del Nuovo Concordato stipulato il 22 giugno con il governo pontificio, nell’ambito del quale furono stabiliti ulteriori lavori nella parte meridionale della valle; e, nel 1822, non si oppose ai correttivi al piano Fossombroni progettati dal Manetti (e approvati dal granduca) tesi a “procurare uno smaltimento più energico delle acque del Canale Maestro con l’apertura di un canale laterale alla Chiusa”.
Nel 1824, Fossombroni arrivò a scrivere che la bonifica era stata ormai quasi ultimata, non restando da estenderla che ai chiari di Chiusi e Montepulciano mediante l’abbassamento della Chiusa dei Monaci di 1,17 metri (ciò che farà nel 1826 il Capei) (Di Pietro, 2005, pp. 143-149 e 155). E quando, nel maggio 1827, il vecchio scienziato fece da “guida e compagno” a Leopoldo II, di fronte allo sguardo ammirato del sovrano, affermò che “son le colmate le arene d’oro del Pactolo, di cui gli scolari di Galileo, Viviani e Torricelli, che si adoperarono qua” (Pesendorfer, a cura di, 1984, p. 92).
Il nome di Fossombroni idraulico non è legato solo alla Valdichiana.
Egli, infatti, nel 1792, per conto della Comunità di Arezzo, redasse una serie di rilievi idraulici del tratto cittadino del torrente Castro; nel 1795 si occupò anche delle condizioni del padule di Fucecchio, consigliando l’alienazione a privati della zona umida (che qualche anno prima era stata donata dallo Stato alle varie comunità circostanti) e la costruzione di cateratte sull’emissario Usciana a Ponte a Cappiano (Biagianti, 1994, p. 229).
Il 30 giugno 1802 stese il Parere sulle acque di Bientina (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.12, ins. 1), nel quale si disse favorevole all’essiccazione della zona umida mediante il canale sottopassante l’Arno secondo il progetto Fantoni, appoggiando i risultati della “ispezione locale” del canonico Francesco Puccinelli e dell’ingegner Giuseppe Manetti (Bencivenni, 1984, pp. 82-83).
Nel 1810, su incarico di Napoleone, fu a capo di una commissione scientifica composta da esperti francesi chiamati ad operare per un progetto di bonifica dell'Agro Romano e delle Paludi Pontine (incarico per il quale ottenne il titolo di "conte"), con la memoria poi edita nel 1815 che contiene la Carta dell’agro pontino già bonificato dalla Santità di Pio VI, incisione di Gaetano Bozza.
Nel 1811 valutò i progetti avanzati per la bonifica definitiva del Padule di Bientina.
Si occupò pure delle saline di Volterra (nel 1794 stese una memoria per la loro valorizzazione, per conto di Ferdinando III) e dell’industria della seta toscana, ormai assai in crisi, nell’ambito di una commissione istituita sempre nel 1794 (Biagianti, 1994, p. 229).
Con la Restaurazione – dopo che era stato nominato primo ministro e ministro degli esteri del governo lorenese in Toscana (con il regnante Ferdinando III) – per contribuire alla realizzazione del progetto di prosciugamento del grande padule di Castiglione della Pescaia e di bonificamento dell’intera Pianura Grossetana, nel 1828, dopo lunghi sopralluoghi compiuti anche insieme al granduca, redasse e presentò il Discorso sulle Maremme, poi edito nell’opera di Ferdinando Tartini del 1838 (Pesendorfer, a cura di, 1984, pp. 104-108 e 110-111).
Fossombroni non ebbe remore ad avvertire Leopoldo II dal “profondere molti danari nella Maremma, perché ivi non erano le condizioni vantaggiose della Chiana, i fiumi colmatori facili a maneggiarsi, gli emissari vicini nel Canal Maestro, e libertà di crescere la pendenza di questo col deprimere la Pescaia dei Monaci” (Pesendorfer, a cura di, 1984, p. 88).
In ogni caso, per la bonifica per colmata della grande zona umida castiglionese, Fossombroni riprese sostanzialmente – ed attuò – l’idea progettuale elaborata nel 1788 dal matematico Pio Fantoni, seppure modificata riguardo alla deviazione parziale delle acque dell’Ombrone non già in un solo punto (alle Bucacce), come proposto dallo scienziato bolognese, bensì in due punti a valle (alla Svolta di San Martino e in prossimità del Canale Navigante).
Dal punto di vista della storia della cartografia, le Memorie fossombroniane originali sulla Maremma del 1828 acquistano un valore straordinario perché sono corredate da una carta manoscritta colorata del bacino idrografico del fiume Ombrone grossetano contenente un abbozzo di costruzione geologica, funzionale al calcolo del tempo occorrente per la realizzazione della bonifica per colmata della grande zona umida castiglionese (in ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 144, Memorie sulla Grossetana, Arezzo, 28 maggio e 10 agosto 1828). Questa figura fu poi incisa come Tav. 27 del corredo illustrativo dell’opera del Tartini del 1838, la carta dei Bacini dell’Ombrone, e dei suoi affluenti e dei fiumi tributari del padule di Castiglione, disegno di Francesco Renard e incisione di Felice Francolini.
Anche a questa correzione apportata da Fossombroni, con i suoi errori di calcolo, furono stati addossati i risultati troppo lenti e deludenti della colmata, specialmente da un critico come Antonio Salvagnoli Marchetti che – nel 1859 (quindici anni dopo il decesso del matematico) – arrivò a scrivere: “quante somme ingenti e quanti anni sarebbero stati risparmiati [...], se si fosse seguito il piano del Fantoni” (Salvagnoli Marchetti, 1859, pp. LVI).
Vittorio era infatti morto a Firenze il 13 aprile 1844.
Un riconoscimento postumo alla perizia idraulica dello scienziato aretino si ebbe però nel 1847, quando venne pubblicata a Firenze la memoria del Fossombroni sulla regolazione dei fiumi Brenta e Bacchiglione, già utilizzata nel 1843 dall’idraulico veneto Pietro Paleocapa per scrivere la sua Memoria idraulica sulla regolazione dei fiumi Brenta e Bacchiglione, memoria che rappresenta il piano esecutivo del progetto dello scienziato aretino.


Produzione scientifica

Memorie idraulico-storiche sopra la Val di Chiana, Firenze, Cambiagi, 1789 (opera ristampata a Montepulciano, Fumi, 1835);
Memoria economica sulle colmate, “Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. III (1791), pp. 63-84;
Saggio sulla bonificazione delle Paludi Pontine, in “Memorie della Società Italiana dei XL”, 13 (1815), pp. 402-442.
Illustrazione di un antico documento relativo all’originario rapporto tra le acque dell’Arno e quelle della Chiana, in "Nuova Raccolta di autori italiani che trattano del moto dell'acque", tomo III, tav. II, Bologna, Marsigli, 1824, pp. 331-364;
Relazione sopra il lago di Fucecchio (1795), in Nuova raccolta di autori italiani che trattano del moto delle acque, Bologna, Marsigli, t. III, 1822, pp. 297-308;
Discorso sopra la Maremma presentato il 10 di agosto 1828 a S.A.R. il Granduca, in TARTINI F., Memorie sul bonificamento delle Maremme Toscane, Firenze, Molini, 1838, pp. 367-476;
Memoria sulla relazione tra le acque dell’Arno e quelle della Chiana inserita nella parte matematica del tomo 22 delle Memorie della Società Italiana delle Scienze residente in Modena (1788), Modena, Tip. Camerale, 1838 (e Firenze, Passigli, 1840);
Considerazioni sopra il sistema idraulico dei paesi veneti, Firenze, Tip. Galileiana, 1847;
Scritti di pubblica economia, Firenze, Bellotti, 1896.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta d’insieme della Valle di Chiana con i corsi dell’Arno, Tevere e Chiana; Mappa del corso della Chiana; Mappa del territorio di Arezzo compreso fra la collina di Santa Fiora e la confluenza della Chiana in Arno; Profilo della livellazione del Canale Maestro fatto da Giuseppe Salvetti nel 1769; Elaborazione grafica Di una pianta prospettica del sec. XIII (in realtà dell’inizio del XV) rappresentante il territorio più settentrionale della Valdichiana, edite in Memorie idraulico-storiche sopra la Val di Chiana, 1789 (l’ultima figura anche in Illustrazione di un antico documento relativo all’originario rapporto tra le acque dell’Arno e quelle della Chiana, 1824);
Carta dell’agro pontino già bonificato dalla Santità di Pio VI, incisione di Gaetano Bozza, in Saggio sulla bonificazione delle Pianure Pontine edito nel 1815;
Carta manoscritta colorata del bacino idrografico del fiume Ombrone grossetano con abbozzo di costruzione geologica, 1828 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 144, Memorie sulla Grossetana, Arezzo, 28 maggio e 10 agosto 1828), poi incisa come Tav. 27 del corredo illustrativo dell’opera del Tartini del 1838, la carta dei Bacini dell’Ombrone, e dei suoi affluenti e dei fiumi tributari del padule di Castiglione, disegno di Francesco Renard e incisione di Felice Francolini.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Tartini, 1838; Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 1969, I, p. 93; Biagianti, 1988; Biagianti, 1993; Biagianti, 1994; Biagianti, 1995; Barsanti e Rombai, 1986, p. 90; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, pp. 215-236; Cresti e Zangheri, 1978, p. 98; Caciagli, 1984, p. 82; Gabellini, 1987; Salvagnoli Marchetti, 1859; Di Pietro, 2005, pp. 132-155; Bencivenni, 1984; Pesendorfer, a cura di, 1984, pp. 55, 78, 88, 92, 96, 102, 104-108, 110, 114, 116, 118, 122, 126, 129, 132, 137, 189, 199, 201, 207, 215, 246, 263, 278 e 281; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; IGM, Fondo Fossombroni; ASA, Fondo Fossombroni; ACA; AAADF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Fortini, Davide

Davide Fortini
N. Castelfiorentino
M. Firenze 21 novembre 1594

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto e ingegnere

Biografia:
Nacque a Castelfiorentino tra il 1515 e il 1520, morì a Firenze il 21 novembre 1594.
Gli studi dell’ultimo decennio hanno restituito a Fortini la sua completa fisionomia, non solo di architetto e tecnico idraulico granducale, ma anche di ingegnere militare con competenze nel campo della difesa territoriale, e in particolare in quella della regimazione delle acque.
Le numerose e prestigiose mansioni videro Fortini attivo nell’architettura e nell’ingegneria militare, prima per la committenza di Cosimo I, poi di Ferdinando I.

Produzione scientifica:
Secondo la testimonianza di Vasari, Fortini lavorò alla villa di Castello a partire dal 1538, ma i documenti attestano la sua presenza nel cantiere di Castello solo dopo il 1550 e cioè dopo la morte del Tribolo.
Negli anni 1547-48 Fortini collaborò il Tribolo fino alla sua morte (1550); con lo stesso si dedicò a lavori essenzialmente di architettura, soprattutto nei cantieri per le realizzazioni di Ponte a Cappiano, per le scuderie di Poggio a Caiano, per Boboli e probabilmente per la villa medicea di Stabbia, prossima al lago-padule di Fucecchio.
Dal 1551 al 1593 ebbe incarichi nella magistratura tecnica dei Capitani di Parte Guelfa, mentre a partire dal 1587 rivestì la carica di capomaestro salariato dell’Ufficio dei Fiumi e Fossi di Pisa.
Lo spessore della competenza di Fortini nel campo territoriale e nell’ingegneria idraulica emerge in una fondamentale testimonianza del “Ragionamento sopra il bonificare il paese di Pisa fra messer Giovanni Caccini, maestro Davide Fortini e Lorenzo Albizzi”, scritto proprio dall’Albizzi durante il granducato di Francesco I (1568) anche se, poi, dedicato a Ferdinando I.
Si hanno testimonianze inoltre di lavori al Callone di Castelfranco di Sotto, svolti sotto la direzione di Fortini e degli Ufficiali dei Fiumi, documentati prima del 1574, anno in cui si decise di realizzare la nuova costruzione del Callone, protrattasi tra il 15 gennaio 1574 e il giugno del 1576, la cui direzione dei lavori venne poi affidata al fiorentino Carlo Pitti con il capomaestro Marco Colombini (ACCS, Civili dei Podestà, n. 1570, Marchese da Pratello, c. 338r, e n. 1572, c. 3r).
La sua attività documentata nelle relazioni all’Ufficio dei Capitani di Parte Guelfa risale all’anno 1574, anche se la sua collaborazione con Bernardo Buontalenti, sia nei Capitani di Parte che fuori di tale magistratura, risale al 1568, e solo in seguito nel 1586, è attestata anche la presenza di suo figlio Niccolò che lo affianca nei lavori (Ferretti, ad vocem in Allgemeines Künstler Lexikon, SAUR 2004).
Insieme a Francesco Buontalenti e Francesco Mechini, nel 1585 Fortini eseguì sopralluoghi in tutta la zona del Valdarno Superiore, di cui abbiamo attestazioni precise ben documentate (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 992, c. 106).
Oltre che del campo specifico dell’architettura e di quello dell’ingegneria militare, Fortini si occupò di fondamentali opere a carattere tecnico ed idraulico non solo di tipo territoriale ma anche urbano: tra queste si segnalano l’acquedotto di adduzione al Convento di San Marco a Firenze, al quale cominciò a lavorare nell’aprile del 1558, il cui progetto – pervenutoci insieme ad una descrizione del frate Tommaso Martini (27 giugno 1559) – conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, è di grande importanza per la storia della tecnologia, quale una delle realizzazioni idrauliche esemplari della Firenze del secondo Cinquecento.
Nello stesso campo sono da segnalare la costruzione dell’acquedotto delle stalle medicee di San Marco a Firenze e le soluzioni proposte per risolvere i problemi anche tecnologici-idraulici sia per la Grotta di Crespignano presso Caprona (Pisa) e sia per la grotticina di Madama a palazzo Pitti, insieme a Giovanni Fancelli.
Negli anni 1575-76 Fortini, rivestendo la carica di capomaestro dei Capitani di Parte – e sotto la diretta supervisione di Buontalenti – ricevette l’incarico di occuparsi del problema del prosciugamento delle Chiane insieme a Giovanni di Marco Fornaciari detto lo Spagna, il quale aveva già condotto sopralluoghi in Valdichiana nel 1571 (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, F.980, c.162, f.974, C.14).
L’occupazione in varie attività di interesse territoriale e soprattutto di ingegneria idraulica portarono il Fortini anche a redigere progetti di mappe, fra cui una di estrema importanza raffigurante le foci del fiume Morto e del Serchio intorno al 1588 (ASF, Capitani di Parte, L. 12 XX, c. 14).
La carta topografica illustra il progetto – poi realizzato – di riversare nuovamente in mare il fiume Morto, la cui foce era stata deviata precedentemente nel Serchio già intorno al 1560.
Per tale compito Fortini in qualità di ingegnere e Lorenzo Lapini furono incaricati di stilare un progetto poi sottoposto all’approvazione del granduca nel 1588.
Fortini fu impegnato inoltre con provvedimenti di bonifica in Valdichiana e maggiormente alla riarginatura e ad un riordinamento più generale dei corsi d’acqua immissari nel Canale Maestro, tra i quali l’Esse, il Lota, il Mucchia e il Loreto (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 980, c. 162).
Per il territorio della Valdinievole elaborò alcune idee progettuali per risolvere il carattere torrentizio della Pescia nel tratto all’uscita della città, sviluppate essenzialmente poi nella proposta di una carta sul corso della Pescia (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 980, cc. 134 e 209; cfr. anche il disegno Corso della Pescia). Il Fortini stesso constatò infatti il problema che caratterizzava la massa impetuosa del torrente nell’arrivo in pianura, dove non potendo trovare lo spazio sufficiente per rallentare prima di confluire nel padule, con grande frequenza inondava i territori circostanti. Furono quindi individuati altri punti deboli, in particolare il tratto presso San Quirico, appena dopo la sorgente nel tratto più a monte, ma poi l’attenzione del Fortini si concentrò tutta sul tratto in uscita della città di Pescia, dove con le sue stesse parole il corso del torrente “guasta el più bel paese e le più bele parte ch’abia Pescia” (ASF, Capitani di Parte Guelfa Numeri Neri, f. 980, cc. 134 e 209).
Tra il 1584 e il 1585 venne condotta una revisione generale del corso dell’Arno, in particolare della zona da S. Giovanni fino alla confluenza con l’Ambra, da parte di Bernardo Buontalenti affiancato dal giovane Francesco Mechini; nel 1585 il medesimo compito venne affidato al Buontalenti, insieme a Francesco Mechini e David Fortini per una revisione dell’Arno da Porta San Niccolò.
A partire dal 1586 Fortini fu affiancato dal figlio Niccolò nei suoi lavori territoriali per conto dei Capitani di Parte.
Nel giugno del 1586 David propose un riassetto generale del corso del Bisenzio per il quale furono previsti 53 tagli e una spesa di 5193 scudi, progetto che però non venne realizzato per il parere opposto espresso da Bernardo Buontalenti.

Produzione di cartografia manoscritta:
Corso della Pescia (ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 980, cc. 134 e 209);
Foci del fiume Morto e del Serchio, con Lorenzo Lapini capomastro della Parte, 1588, acquarello e inchiostro su carta, cm 78x49 in L1 (ASF, Capitani di Parte, L. 12 XX, c. 14);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Grandi, 1718; Albizi, 1723, pp. 25 ss.; Albizi, 1568/1765; Vasari, 1880, VI, p. 99; Ferretti 2001; Ferretti, 2004; Atzori e Regoli, 1976, p. 149; Cerchiai e Quiriconi, 1976, pp. 149, 201, 205-206, 241, 247-249 e 251; Baldini Giusti, 1999; Borsi, 1980; Pardini, 1980, pp. 61-63 (carta e scheda); Salvagnini, 1983; Casali e Diana, 1983, pp. 44-45; Galletti e Malvolti, 1989, pp. 77-82; Tolaini, 1992, p. 181 n. 23; Conforti, 1993, p. 191; Acidini Luchinat e Galletti, 1992; Rombai, 2001, pp. 414 e 421-422; Morelli, 1994; Nanni, Pierulivo e Regoli, 1996, p. 77; Toccafondi, 1996, p. 150; La Tosa, 1997; Ferretti, 1997; Ferretti e Micheli, 1999; Severini, 1999, pp. 39, 90, 92 e 95; ACCS, Civili dei Podestà, n. 1570 (Marchese da Pratello), c. 338r, e n. 1572, c. 3r; ASF, Capitani di Parte Numeri Neri, f. 980, c. 162, e f. 974, c. 14; ASF, Fabbriche Medicee, c. 120, a. 1555.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giancarlo Macchi

d

Fortini, Agostino

Agostino Fortini
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:

Produzione scientifica:
Ingegnere fiorentino, operò come ingegnere di San Pier Maggiore ed ebbe l'incarico di "Commissario dei lastrici" della città di Firenze.
Dal 1769 entrò nell'organico della Camera delle Comunità, Luoghi Pii, Fiumi, Ponti e Strade.
Nel 1756 la Reggenza incaricò Leonardo Ximenes (con i collaboratori ingegneri Fortini, Mascagni, Morozzi e Ciocchi) di esaminare il comprensorio del lago di Bientina e fra la zona umida e l’Arno, per trovare un rimedio alle esondazioni che periodicamente si registravano nell’area, suscitando continue controversie con la confinante Repubblica di Lucca. Ai quattro ingegneri, e specialmente al Fortini, spettò il compito di redigere nello stesso anno 1756 – insieme col Morozzi – la Pianta del Castello di Buti e suo territorio (in ASS, Quattro Conservatori. Mappe, n. 46); e, nel 1757, la carta topografica della zona che servì da base per la progettazione del nuovo emissario verso l’Arno e insieme idrovia del Canale Imperiale (scavato l’anno successivo), e la carta topografica della confluenza fra l’Ozzeri e il Serchio (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 340).
Sappiamo che “per l’affare di Bientina” gli ingegneri collaboratori ricevettero dalla Depositeria granducale lire 10 al giorno oltre a vitto ed alloggio (ASF, Consulta poi Regia Consulta, f. 469, cc. 79-80).
L’abilità del Fortini “nella professione d’ingegnere” fu attestata comunque solo nel 1758 dalla specifica commissione dei Capitani di Parte Guelfa presieduta dal matematico Tommaso Perelli.
Fortini, con Gregorio Michele Ciocchi, fu sicuramente in Maremma al seguito della lunga visita con soggiorno del matematico Leonardo Ximenes nella pianura di Grosseto del 1758-59; i tecnici il 10 settembre 1759 scrissero l’ampia relazione sul dissesto idraulico dell’intera area e sulle gravi condizioni in cui versavano fiumi e canali (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 219, doc. 8) (Barsanti, 1984, p. 110).
Si veda la Pianta topografica generale del lago di Castiglioni [della Pescaia] e delle sue adiacenze sino alla radice dei poggi: il disegno non è firmato ma si sa che è il frutto di accurate misurazioni e osservazioni svolte dal gruppo di ingegneri coordinati dall'abate Ximenes e dal suo aiuto, ingegnere Agostino Fortini, per mettere a punto un progetto di globale risanamento della grande e malarica zona umida di Castiglione della Pescaia, fino ad allora costituente uno dei principali centri di produzione ittica della Toscana. La carta rappresenta di fatto una delle prime e perfezionate topografie di una subregione toscana (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 56, allegata poi in forma ridotta allo studio edito nel 1769, Della fisica riduzione..., incisore Giovanni Canocchi). Un esemplare della carta, sempre manoscritto porta la firma del Fortini e di Gregorio Michele Ciocchi (in BNCF, Nuove Accessioni, IV, 32).
Nel 1772 il Fortini sovrintese ai lavori (affidati a Gaspero Paganelli) per la ristrutturazione dell'immobile per il nuovo Palazzo Pretorio della Comunità di Pontassieve, su progetto dell'ingegnere Anastasio Anastasi.
Nel 1775 raffigurò planimetricamente (in due disegni) un corpo di terre con una villa ed altri edifici nella zona di Fiesole, di proprietà del cancelliere Brocchi, per una controversia confinaria con la famiglia Davanzati (in BNCF, Nuove Accessioni, VII, 153-154).
Nel periodo compreso tra il 1775 e il 1781, Agostino fu in Versilia, impegnato nei lavori alla Strada di Marina (quella che dalle Apuane conduceva verso il mare e il Magazzino del ferro oggi Forte dei Marmi); collaborando con gli ingegneri Carlo Maria Mazzoni e Francesco Pieraccini, diresse operazioni consistenti nell’inghiaitura di ampi tratti, nella costruzione o ricostruzione di palizzate e di spallette, nel livellamento dei tratti più difficoltosi e nella realizzazione del nuovo ponte detto “della Barbiera”, con una spesa complessiva di oltre 11.000 lire (Bramanti, 2001, p. 101; si veda in ASF, Magona, f. 1478). In tale occasione, il Fortini realizzò una carta tematica (con legenda e descrizione dei simboli in basso e relazione allegata) che inquadrava tutto il percorso del fiume Vezza dalle Apuane al mare (ASF, Magona del Ferro, f. 1478).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta del Castello di Buti e suo territorio, con Ferdinando Morozzi, 1756 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, n. 535);
Pianta del castello di Vico Pisano, con Ferdinando Morozzi, 1756 (ASS, Comune di Colle di Val d’Elsa. Carte Topografiche. Carte topografiche relative ad affari amministrativi, n. 46);
Carta topografica della zona di Bientina, e Carta topografica della confluenza fra l’Ozzeri e il Serchio, con Leonardo Ximenes e aiuti, 1757 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 340);
Pianta topografica generale del lago di Castiglioni [della Pescaia] e delle sue adiacenze sino alla radice dei poggi, con Leonardo Ximenes e altri aiuti, 1758-59 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 56);
Due disegni di un corpo di terre con villa ed altri edifici nella zona di Fiesole, di proprietà del cancelliere Brocchi, 1775 (BNCF, Nuove Accessioni, VII, 153-154);
Pianta planimetrica del fiume Vezza, o sia di Ruosina e Serravezza, 1775 (ASF, Magona del Ferro, f. 1478).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1984, p. 110; Barsanti e Rombai, 1986, p. 69; Barsanti e Rombai, 1987, pp. 12, 189 e 237; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 86 e 321; Rombai e Torchia, 1994, pp. 95-96 e 190; Nepi, a cura di, 2003, pp. 47-48; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; Miscellanea di Piante; ASF, Consulta poi Regia Consulta; ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche; BNCF, Nuove Accessioni.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Fini, Donato Maria

Donato Maria Fini
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
I primi disegni reperiti che portano la sua firma risalgono al 1759-60 e rappresentano appezzamenti poderali posti nel Pratese e nei dintorni di Firenze. Nel 1765 si occupò del Pian del Lago, un'area palustre nelle vicinanze di Siena, che vide impegnati molti fra più qualificati tecnici del senese e del Granduato (nello stesso anno intervenne anche lo Ximenes, poi Francesco Bombicci, Gaetano Conti, Alessandro Nini, successivamente Bernardino Fantastici) e che fu risolta, nel 1780, con la realizzazione di un canale sotterraneo a botte, grazie all'intervento del matematico Pietro Ferroni che ebbe la direzione dell'operazione. A questo scopo, Fini realizzò una pianta per evidenziare lo stato del lago dopo l'inondazione del giugno di quell'anno (in ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 260). Il lavoro idraulico più impegnativo che lo vide protagonista fu senz’altro l’assistenza alle operazioni della bonifica ximeniana di Castiglione della Pescaia, prestata fra il 1765 e il 1780 insieme ai colleghi Nini, Ciocchi e Puccinelli. Durante il primo periodo "maremmano", esattamente nel 1767, eseguì una pianta del circondario della Bandita di Capalbio con l’assetto stradale interno finalizzato al trasporto del legname verso il mare(in ASF, Miscellanea di Piante, n. 45b). Il lavoro stradale più importante compiuto da Donato Maria fu relativo alla strada Modenese. Ximenes lo affiancò a più riprese, con Ciocchi, Grobert e Puccinelli, all’assistente Nini tra la fine del 1767 e il 1773 almeno. L’8 ottobre 1773 – mentre nella pianura grossetana stava disegnando “il cartone della Molla”–prese una grave malattia (probabilmente la malaria), tanto che Ximenes chiese al governo il suo esonero temporaneo e la sostituzione con l’abate Francesco Puccinelli. Fini dovette presto riprendersi e tornare ai lavori della Strada Modenese che si trascinarono fino al 1778 (Rombai e Romby, 1988, pp. 11-12 e 18; Sterpos, 1977, p. 25). Nel 1783 realizzò – per la committenza avuta da Ximenes di lavorare ai controversi confini fra Granducato e Repubblica di Genova in Lunigiana – la copia di una carta topografica di un territorio controverso tra le Comunità di Pontremoli (Granducato di Toscana) e Godano (Genova), da un originale realizzato nel 1744 dagli ingegneri di parte Giovanni Maria Veraci (per la Toscana) e Matteo Vinzoni (per Genova) e trasmessa nel 1783 dalla Segreteria di Stato granducale all'Archivio dei Confini (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 77).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta del Podere di Valupaia posto nel Popolo di S. Michele a Canneto Commissariato di Prato, 1759 (Prato, Collezione privata); Pianta di Boscaglie e Masseti appartenenti al Podere di S. Leonardo in Collina, 1760 (Prato, Collezione privata);
Pianta del circondario della Bandita di Capalbio, e delle sue strade per condurre il legname verso il mare [...], 1767(ASF, Miscellanea di Piante, n. 45b);
Pianta del Lago di S. Colomba secondo l’Inondazione de’ primi giorni di Giugno di quest’anno 1765, colla traccia delle due linee del Rigo, e del Ponte d’Arnano, 1765 (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 260); Parte del tipo geometrico fatto sotto dì XXII novembre MDCCXXXXIV e sottoscritto da due ingegneri, toscano e genovese, Giovan Maria Veraci ingegnere e Matteo Vinzoni colonnello con disegno di Donato Maria Fini (copia del 1783 in ASF, Miscellanea di Piante, n. 77)

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Sterpos, 1977, p. 25; Barsanti, 1984, p. 135; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 81 e 96-98; Rombai e Romby, 1988, pp. 11-12 e 18; Vichi, 1990, p. 68; Barsanti e Rombai, 1987, pp. 71-72, 81, 179 e 189; Raffo Maggini, 2001, p. 29; Piccardi, 1999-2004; ASF, Miscellanea di Piante; ASS, Piante dei Quattro Conservatori.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Ferroni, Pietro Giuseppe Maria

Pietro Giuseppe Maria Ferroni
N. Firenze 22 febbraio 1745
M. Firenze 4 novembre 1825

Relazioni di parentela: Nacque a Firenze il 22 febbraio 1745 da Giovanni, artigiano doratore, e Teresa Stefanelli

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Si mise talmente in luce per la vastità del sapere non solo scientifico, per lo spirito critico e per l’ eleganza espositiva da essere nominato – probabilmente grazie alla protezione del Fontana e di Pompeo Neri – prima docente di matematica nell’ Archiginnasio Pisano all’ età di appena venti anni, e poi addirittura matematico regio– un titolo che dal 1766 spettava già a Leonardo Ximenes – con motuproprio del 21 marzo 1770. Questo straordinario riconoscimento granducale si spiega col fatto che molti degli interventi riformatori intrapresi dal governo pietroleopoldino – vere e proprie occasioni di lavoro assai accresciute rispetto al passato – richiedevano, nella fase preparatoria e in quella esecutiva, un lavoro approfondito di ricognizione e di raccolta di dati: ciò che stava producendo un aumento della domanda di tecnici, e insieme lo stimolo a promuovere la creazione di figure più qualificate professionalmente. Si intervenne, allora, attraverso l’ introduzione di sistemi rigorosi di accertamento della professionalità degli aspiranti ingegneri architetti da ammettere negli uffici, e attraverso nuovi canali di accesso alla professione, come luoghi di formazione e addestramento. Fu così che il giovane e già apprezzato Ferroni, insieme col titolo di matematico regio, ebbe l’ incarico dell’ insegnamento di matematica e idrostatica (che era stato di Evangelista Torricelli e di Vincenzo Viviani) nello Studio Fiorentino, allo scopo dichiarato di “insegnare questa scienza a quelli che avessero voluto esercitare l’ arte d’ ingegnere”. Poté così provvedersi di libri e strumenti topografici e formare in pochi anni un nutrito stuolo di allievi: Neri Zocchi, Luigi Sgrilli, Stefano Diletti, Camillo Borselli, Antonio Capretti, Bernardino Della Porta, Salvatore Falleri, Salvatore Piccioli, Domenico Puliti, Pietro Anastasi, Verdiano Rimbotti, Gio Batta de’ Giudici, Gaspero Pampaloni, Luigi Chiostri, ecc. (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2). Tutti questi ingegneri dovevano servire per decenni l’ amministrazione statale, capaci di redigere relazioni tecniche e insieme territoriali e cartografie topografiche e progettuali tra le più innovative che si conoscano. Contemporaneamente, il nostro scienziato ottenne pure l’ insegnamento di geometria e geografia nella scuola del fiorentino Casino dei Nobili, mentre la Camera delle Comunità provvedeva a stipendiare il matematico perché si mettesse “a disposizione del Soprassindaco per far pratica di lavori da farsi per il miglior regolamento dei fiumi”; finalmente, nel 1773 ebbe anche la cattedra di matematica nello Studio Pisano. Tale rapida ascesa accademica e scientifica si spiega con la grande fiducia in lui riposta da un censore severo e sospettoso come il sovrano Pietro Leopoldo che ne scrisse in termini assolutamente lusinghieri: “di molta abilità, capacità, disinteressato ed onesto, ma delle volte un poco visionario nei suoi progetti e non vuol essere contraddetto”. Poté quindi svolgersi la lunga vicenda di scienziato territorialista illuminato che finì con l’ emarginare i più anziani Perelli e Ximenes: per un ventennio, fin quando durò il principato del suo estimatore, fu di gran lunga il principale (se non l’ unico) responsabile dei lavori pubblici nel Granducato. La caduta in disgrazia di Ferroni come matematico territorialista, infatti, si verificò subito dopo la partenza del granduca per Vienna nel 1790, quando il nuovo sovrano Ferdinando III si mostrò sempre più sensibile alle critiche all’ azione del matematico avanzate dal capo ingegnere GiuseppeSalvetti, dal matematico allora in auge Vittorio Fossombroni e da altri rappresentanti della burocrazia tecnica e amministrativa. Da allora, Ferroni dovette dedicarsi prevalentemente all’ attività universitaria e agli studi matematici, storico-eruditi, idraulici, politico-economici (riferiti specialmente all’ agricoltura e alla questione forestale) e geografico-territorialistici svolti pure nelle varie accademie fiorentine (Cimento, Crusca, Georgofili), in gran parte editi anche in prestigiose riviste scientifiche ma per lo più rimasti senza esiti pratici a livello politico. Divenne allora socio delle più note istituzioni scientifiche e letterarie italiane e corrispose con molti scienziati come Felice e Gregorio Fontana, Mario Lorgna, Giuseppe Antonio Slop, ecc. Gli impegni pubblici di rilievo dopo il 1790 furono pochi: sotto il governo francese – lui che aveva abbracciato con entusiasmo le idee giacobine per le quali dovette subire anche un processo al ritorno dei Lorena – ebbe semmai la soddisfazione di vedere accolto il suo progetto elaborato fra gli anni ’ 80 e ’ 90 per la costruzione della strada rotabile dei Due Mari fra Arezzo e Ancona per Sansepolcro, il 12 luglio 1807 elaborò un progetto a porto-canale dell’ emissario del lago padule di Scarlino per servizio dello stabilimento siderurgico statale di Follonica; nel 1808, fece parte della commissione incaricata della “riduzione de’ pesi e misure”; nel 1811, elaborò il piano di sistemazione del torrente Agna nel Pratese. Con la Restaurazione lorenese, nel 1817 fu inserito nella deputazione per il catasto geometrico, alla cui complessa realizzazione partecipò attivamente – in posizione comunque subalterna rispetto all’ astronomo e geodeta Giovanni Inghirami – fino alla morte, con contributo fondamentale alla redazione della memoria del 1819 Catasto della Toscana ove si tratta in modo organico la complessa materia delle operazioni di misura, restituzione cartografica e stima di terreni e fabbricati. Contemporaneamente, tra il 1820 e il 1823, si impegnò per risolvere (come poi avvenne) il delicato problema del consolidamento dello sperone tufaceo sul quale sorge il centro abitato di Sorano. Tra i tanti studi scientifici correlati con le problematiche territoriali, spiccano le memorie: Delle comunicazioni interne della Toscana redatta nel 1801 e stampata nel 1810 (invito a intessere la Toscana su un moderno sistema di comunicazioni stradali e idroviarie, da intendere come motori di progresso, come aveva cominciato a fare il grande Pietro Leopoldo); Sulla bonificazione dei laghi e paduli scritta nel 1805 e stampata nel 1817 (in linea con la tradizione idraulica di matrice galileiana, l’ autore si dimostra contrario ad ogni generalizzazione, esprime cautela in merito alle esigenze di eliminazione di ciascuna zona umida e ribadisce il principio della necessità di seri studi globali di ordine naturalistico-umano alla scala comprensoriale ai quali si dovevano incardinare i progetti); Ricerche idrometriche sul fiume Arno del 1822/25 (in cui raccomanda come prioritaria la risoluzione del problema del degrado boschivo, idraulico-agrario e forestale dei versanti montani e collinari del bacino); Sulle Maremme del 1823 (ove invita a integrare le operazioni idraliche e ambientali con le riforme politico-sociali a partire dalla lotta al latifondo per creare nuovi ceti di piccoli coltivatori proprietari e di imprenditori agrari borghesi radicati nel territorio). L’ ampia autobiografia manoscritta del Ferroni (in BMoF, Acquisti diversi, f. 53, ins. I, edita da Barsanti nel 1994; il Proseguimento della vita autografa, anno 1825 è in AAADF, Fondo Manetti, Cat. F.3, ins. 3) (Bencivenni, 1984, p. 99) e tutti i suoi lavori relativi agli innumerevoli incarichi di
studioso, progettista ed esecutore di interventi territoriali (con riferimento a corsi d’ acqua e canali navigabili, acquitrini e acquedotti, strade e ponti, opifici e fabbriche pubbliche), attualmente conservati manoscritti in molteplici archivi e biblioteche non solo della Toscana – come poi, a maggior ragione, le successive opere scientifiche a stampa – evidenziano in sommo grado impostazione metodica e scrupolo di documentazione (con integrazione delle fonti storiche, geografiche e tecnico-ingegneristiche) e stretta aderenza al metodo dell’ osservazione diretta sul terreno: aspetti sempre funzionali all’ inquadramento geografico e cartografico degli ampi contesti territoriali nei quali collocare luoghi ed aree oggetto di interesse tecnico. Tra le centinaia di affari svolti – spesso con lusinghiero successo – dal matematico tra il 1769 e il 1790, corre obbligo di selezionarne alcuni di maggior rilievo nei settori delle vie di comunicazione e delle bonifiche idrauliche. Nel primo, spiccano la costruzione della Barrocciabile Casentinese tra Pontassieve e il passo della Consuma (avvenuta nel 1785-89, insieme con l’ ammodernamento della Firenze-Pontassieve, con l’ assistenza degli ingegneri Bernardino Della Porta e Anastasio Anastasi) (memoria Strada del Casentino del 30 giugno 1789, in BNCF, Cappugi, f. 308) e la progettazione della Via di Romagna tra Firenze e i porti dell’ Adriatico, che tra il 1787 e il 1790 richiese un lungo lavoro sulle regioni appenniniche tosco-romagnole comprese tra Mugello e Valtiberina per scegliere il tracciato più idoneo (infine indicato nella linea dell’ attuale strada del Muraglione, aperta negli anni ’ 20 e ’ 30 del XIX secolo). Tra le tante relazioni scritte in proposito è da segnalare la conclusiva e corposa Relazione a S.A.R. del 30 aprile 1790 in due volumi (con a seguire il progetto particolareggiato del 28 settembre 1792), illustrata con 47 eleganti ed acquerellate vedute pittoriche di quadri ambientali e centri abitati appenninici e adriatici, questi ultimi rappresentati pure in pianta (altre analoghe vedute pittoriche della stessa montagna tosco-romagnola sono conservate in BNCF, Cappugi, n. 308). Il lavoro svolto per la Via di Romagna servì a Ferroni per progettare, nel febbraio 1791, anche la Strada dei Due Mari Tirreno-Adriatica Arezzo-Ancona per Sansepolco e il valico della Bocca Trabaria (memorie e progetto in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 118) che sarebbe stata costruita nei tempi della dominazione francese e della Restaurazione lorenese. Ma tante altre strade rotabili (tra le principali, Via Aretina Firenze-Arezzo con proseguimento in Valdichiana per il Perugino, Via Consolare Siena-Grosseto, Via Senese Romana Firenze-confine pontificio di Ponte Centeno per Siena, Via Lauretana Siena-Ponte a Valiano in Valdichiana, Via Pisana e sua diramazione per Livorno) negli anni ’ 70 e ’ 80 furono ammodernate e rese atte al traffico rotabile con il contributo determinante del matematico (Sterpos, 1977, pp. 4-5, 7, 15, 19, 29-30, 33-34 e 38). Già nel 1769, Ferroni si occupò di problemi idraulici in Valdichiana, con le Riflessioni sopra la colmata a sinistra del Canale Maestro e considerazioni sopra il nuovo progetto di abbassare il regolatore di Valiano (BNCF, M. S., 11-60: Di Pietro, 2005, p. 124), ma è certo che – nel settore della bonifica – il nome di Ferroni è legato soprattutto alla sistemazione del padule di Fucecchio e della bassa Valdinievole, avvenuta tra gli anni ’ 70 e ‘ 80, oltre che al compimento nel 1781 di quella del piccolo acquitrino di Pian del Lago presso Siena, cui avevano atteso pure i più anziani matematici Tommaso Perelli e Leonardo Ximenes. In Valdinievole, Ferroni si impegnò fin dal gennaio 1773, per relazionare al granduca (memoria Riflessioni sopra le nuove fabbriche per la proposta restaurazione dei Bagni di Montecatini, in ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1368, n. 132) che il progettato centro termale di Montecatini non avrebbe potuto sopravvivere senza una vera e propria politica di risanamento ambientale della malarica pianura. E, a partire dal 1778, il matematico fu incaricato di progettare (con numerose memorie in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, ff. 919 e 936; e Carte Gianni, f. 1, ins. 4) e di dirigere i lavori idraulici ai tanti canali e al punto di chiusura della valla, vale a dire la pescaia di Ponte a Cappiano, che in pochi anni consentirono di risolvere il problema della regolamentazione delle acque e della malsanìa in Valdinievole. Altri lavori di acque ferroniani riguardarono la Valdichiana, nel 1771-72 con la colmata (eseguita insieme al Salvetti che l’ aveva progettata con Angelo Maria Mascagni nel 1766-68) a sinistra del Canale Maestro tra il Callone di Toscana e il Ponte di Valiano; nel 1780-85 con le colmate in Val di Tresa e alle Bozze di Chiusi, sempre con Salvetti e il gruppo di giovani allievi Dolcini, Diletti, Capretti e Zocchi (Di Pietro, 2005, pp. 129-131). Queste operazioni furono eseguite nell’ area di confine fra Granducato e Stato Pontificio, grazie alla stipulazione nel 1780 del concordato definitivo fra i due Stati che venne preparato da una memoria stesa da Ferroni stesso e dal matematico papale Pio Fantoni (memorie in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 879, mazzo I). Nel 1783, ebbe l’ incarico di sovrintendere, con la collaborazione di Giovanni Franceschi, “alla vasta opera di costruzione di case [coloniche] in Valdichiana” (Di Pietro, 2005, pp. 132-133); e nel 1786 e nel 1788, Ferroni fu nuovamente incaricato di visitare il Canale Maestro e i suoi affluenti, e poté approntare dettagliate memorie ove si prescrivevano i lavori da effettuare per mantenere in ordine il sistema idraulico della valle (ASF, Camera delle Comunità e Luoghi Pii, f. 1548). Per la bonifica della Chiana, nel 1790 Ferroni ripropose inutilmente – perché il progetto Fossombroni della colmata generale aveva ormai già trionfato – il piano Gaci-Ximenes tramite lo sbassamento simultaneo del Callone di Valiano e della Chiusa dei Monaci (Di Pietro, 2005, p. 135).Dei gravi problemi idraulici e sanitari della pianura pisana l’ ancora giovane matematico prese piena consapevolezza con la visita commissionatagli dal granduca nell’ autunno 1773. La relativa ampia memoria del settembre 1774 – corredata sia di profili di livellazione e carte topografiche parziali e sia della Carta Corografica del Valdarno di Pisa disegnata sempre nel 1774 dal Diletti alla scala di 1:34.000 (la relazione è in ASP, Ufficio Fiumi e Fossi, f. 3683, le figure anche nelle buste 3684-3685 e la corografia in SUAP, RAT 215, con altre derivate in scala più piccola in ASF, Miscellanea di Piante, n. 203, e Piante Acque e Strade, n. 1578) – è frutto dell’ osservazione e della misurazione capillare del territorio (avendola “passeggiata diligentemente dall’ Era fino al Litorale Toscano”, con “levata di piante e di profili di livellazione”) e rappresenta anche una compiuta descrizione geografica della vasta area, che venne nuovamente e ripetutamente visitata tra il 1780 e il 1785, con allargamento al vicino comprensorio della zona umida di Bient ina, per la cui regimazione negli anni ’ 50 e ’ 60 aveva a lungo lavorato Ximenes, con risultati evidentemente non durevoli: anche qui, Ferroni stese dettagliate memorie che finivano con lo sconsigliare la bonifica definitiva del lago padule per il fatto che tale operazione avrebbe pregiudicato l’ uso idroviario dell’ Arno e degli altri canali navigabili collegati al principale fiume toscano (gli scritti sono in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 781). L’ importanza economica attribuita al sistema delle idrovie gravitanti sull’ Arno è dimostrata da altri scritti ferroniani del 1773: come la Relazione sopra la Fossa Navereccia di Montecarlo e Altopascio del 23 luglio 1773 (BNCF, Fondo Nazionale, II-151, cc. 32-41) e il Compendio de principali ragionamenti ed operazioni proposte nella relazione idrometrica del Navigante Fiorentino insieme col calcolo economico che con evidenza quasi geometrica ne dimostra il vantaggio del 18 febbraio 1773 (AAADF, Fondo Manetti, F. 1, ins. 2, cc. 64-76; e ASF, Ministero delle Finanze, f. 516), con il quale, grazie anche a precisi profili di livellazione e carte topografiche, propone di sostituire all’ Arno navigabile con difficoltà nel tratto da Firenze a Signa una nuova via d’ acqua da ricavare con l’ adattamento e il proseguimento fino all’ Ombrone dell’ antico Fosso Macinante presente a Firenze sulla destra idrografica del fiume. Nello stesso anno 1773, il matematico visitò anche il tratto finale del Fiume Elsa fino allo sbocco in Arno per dirimere una disputa fra proprietari frontisti relativa a lavori fatti per il funzionamento di alcuni opifici (con pianta redatta da Antonio Capretti, in OXF, I, n. 2). Nella Maremma Grossetana, Ferroni venne inviato nel 1775 con altri deputati (tra cui Salvetti) per verificare lo stato della bonifica condotta da quasi un decennio, nel comprensorio della grande zona umida di Castiglione della Pescaia, da Leonardo Ximenes. Il matematico redasse, per la deputazione, sia “una nuova carta geografica della provincia” in scala 1:55.000 con carte parziali e disegni tecnici, sempre con la collaborazione del Salvetti, e sia una amplissima Relazione generalee tante altre memorie tematiche su acquitrini e corsi d’ acqua, strade e acquedotti, boschi e pascoli e coltivi (in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 749 e in BNCF, Palatino, n. 1163, D, I-XII) dalle quali risalta la complessità dei problemi maremmani che– si affermava con vera lungimiranza – non potevano essere risolti solo con interventi di natura idraulica, bensì anche con provvedimenti di ordine economico, amministrativo e sociale, da allargare altresì dalla piana di Grosseto alle tante altre pianure minori. Ferroni tornò in Maremma nel 1778 con gli allievi Capretti e Piccioli, per scrivere non solo altre memorie ma anche precise carte topografiche, come una nuova e più aggiornata carta generale della Provincia di Grosseto disegnata dal Capretti in scala 1:68.000 (in ASF, Piante delle Regie Possessioni, n. 79; e in SUAP, RAT 225), la Pianta del piano della Ghirlanda, del 1778, con l'area palustre da bonificare e il canale sotterraneo costruito nel 1720 da riadattare (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 713, ins. "Relazione sopra le Paludi di Massa"); varie carte e profili dell’ Ombrone e di altri corsi d’ acqua della pianura di Grosseto e dello stesso lago padule) (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, ff. 707 e 713). Nel 1781, destituito Ximenes dalla direzione della fallimentare bonifica della zona umida di Castiglione della Pescaia, Ferroni fu incaricato dal granduca di prenderne il posto. Dopo che, nel 1785, ebbe esaminare e valutato negativamente il progetto del perugino Serafino Calindri di trasformare il lago di Castiglione in una “valle da pesca alla comacchiese” (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 707), sulla base degli orientamenti ximeniani, nel 1787 Ferroni tentò la strada nuova della colmata parziale con immissione nel lago padule di parte delle acque dell’ Ombrone, senonché la deviazione del fiume fu effettuata a quote altimetriche troppo basse per garantire il successo al canale di derivazione. Tale fallimento determinò il sollevamento di Ferroni dalla bonifica castiglionese, per la quale il granduca si affidò – inutilmente – al matematico Pio Fantoni (Barsanti, 1984). Più a nord, nella Maremma di Pisa, Ferroni si recò nel 1788 e 1789 per rendicontare sui problemi del territorio e dei suoi numerosi paduletti compresi fra Cecina e Piombino (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 230, ins. Relazione a S.A.R. di Pietro Ferroni del 13 aprile 1789). Riguardo alla copiosa produzione cartografica ferroniana (nel significato di prodotta sotto la sua direzione, se non disegnata direttamente dallo scienziato), è stata da molti sottolineata la sua eccezionale qualità e insieme la caratteristica di prodotto collettivo per l’ avvenuta unificazione delle procedure tecniche; grazie all’ elevata preparazione teorico-pratica e alla strumentazione d’ avanguardia utilizzata dal matematico e dai suoi allievi collaboratori, non meraviglia se le rappresentazioni dai medesimi realizzate – di pressoché impossibile attribuzione all’ uno o all’ altro ingegnere ove non esplicitamente dichiarato il nome del disegnatore – si apprezzano ancora oggi per la ricchezza dei contenuti topografici, per la notevole (anche se non assoluta) precisione geometrica e per la raffinatezza del disegno. E’ comunque interessante sottolineare il fatto che il trionfo del linguaggio planimetrico non comporta la rinuncia al tradizionale modulo pittorico -vedutistico: anzi, le figure prospettiche – però regolarmente affiancate da quelle topografiche –furono prodotte e magistralmente usate dal matematico, come già enunciato, soprattutto durante la vicenda della progettazione della Via di Romagna, per meglio caratterizzare con immediatezza, con raffinati e suggestivi quadri pittorici, il tormentato ambiente appenninico: così, ambienti e paesaggi, sedi umane e strade con l’ animazione del lavoro, della mobilità e della vita quotidiana, nelle rappresentazioni ferroniane (disegnate dai collaboratori pittori Antonio Fedi e Francesco Mazzuoli) appaiono “delineati al naturale e dipinti al vivo e come stanno sul luogo”, perché solo l’ aver “sott’ occhio la vera copia della Natura” avrebbe potuto consentire di “ponderare le difficoltà che s’ incontrano tra quelle balze, e scoprire in qual modo profittando dei punti più comodi venisse la strada ideata a combinare insieme la migliore esposizione di tutto rispetto al corso del sole, la maggior difesa dai venti, la maggior stabilità, il maggior comodo delle popolazioni subalpine, e la minor spesa possibile”. Oltre alle già citate vedute e a tante altre rappresentazioni planimetriche e in alzato di ponti e di edifici, l’ affare Via di Romagna produsse varie cartografie tematiche e topografiche manoscritte e a colori, come la Pianta dimostrativa di una parte del Casentino, la Pianta dimostrativa dei progetti elle due linee di strada che dalla Consuma andrebbero sino al fiume Arno nella Provincia del Casentino, la Pianta dimostrativa delle strade presenti che da Stia e Pratovecchio vanno alla cima dell’Appennino, dove chiamano Calla di Campigna, e Sodo alle Calle; tra tutte, spiccano la quasi geometrica Carta geografica del Casentino, disegnata in scala 1:41.000 da Piccioli nel 1789 (in BNCF, Cappugi, n. 308), con la carta analoga ma più schematica, intitolata Carta della Provincia del Casentino in scala 1:74.000, che già nel 1787 fu trasmessa dal Ferroni all’ erudito Angelo Maria Bandini per illustrazione del di lui Odeporicon del Casentino conservato inedito nella Biblioteca Marucelliana di Firenze; e, soprattutto, la grande Carta geografica di parte del Gran Ducato di Toscana e dello Stato della Chiesa in scala di 1:105.000 del 1790-91, che inquadra tutto il litorale romagnolo-marchigiano e la parte nord-orientale del Granducato a partire da Firenze (è in SUAP, RAT 123). Tra le altre rappresentazioni di maggiore rilevanza finora non citate, vale la pena di ricordare la grande Mappa topografica che dimostra lo stato delle acque di Valdinievole, della Pianura di Bientina e Comunità circonvicine della maggior parte della Provincia Pisana e della porzione confinante del Territorio della Repubblica di Lucca in scala 1:71.000, con disegno del Diletti, e la più speciale figura Pianta speciale dei Torrenti, Fossi e Canali frapposti al Lago di Bientina o di Sesto e al Fiume Arno, redatte a corredo di una sua memoria dell’ 8 giugno 1780 sulla bonifica della zona umida bientinese (in ASF, Piante Ponti e Strade, n. 21); la produzione di gruppo, del matematico e di vari suoi allievi, fra i quali Salvatore Piccioli e Cosimo Zocchi, relativa alla Valdichiana meridionale collegata con il concordato o celebre accordo di confinazione fra i due Stati del 1780 e per questo fatta oggetto di incisione e di stampa celebratoria (fra tutte, spicca la Pianta della Pianura di Valdichiana posta tra il Callone Pontificio e il Lago di Chiusi che comprende ancora un tratto del Fiume Tresa colla campagna adiacente fino alla confluenza del Torrente Maiano in scala 1:8000) (volume Concordato del 1780 fra Pio VI e Pietro Leopoldo intorno alla Bonifica delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi, edito a Firenze dallo stampatore Cambiagi nel 1788), insieme a varie carte del Lago Trasimeno e della Valdichiana (su disegno di Luigi Sgrilli e Antonio Capretti), funzionali alla progettazione di un canale navigabile fra queste due aree (in SUAP, RAT 245, 247-248 e 250), e a tante altre rappresentazioni parziali di canali e casse di colmata oppure di strade. Prodotti notevoli appaiono pure – sempre per la Valdichiana – le Piante regolari di tutte le Fattorie della Religione di Santo Stefano disegnate da Bernardino Fantastici alla fine del 1786 e la Pianta che dimostra l’andamento dei principali fiumi, fossi e strade di tutta la Val di Chiana in scala 1:55.000 che rappresenta forse il migliore risultato in assoluto della cartografia dell’ età pietroleopoldina (in ASF, Camera delle Comunità e Luoghi Pii, f. 1548, e anche in SUAP, RAT 262), mentre per l’ imponente realizzazione grafica relativa alla Valdinievole sono almeno da segnalare le varie carte di tutto l’ invaso lacustre e della pianura meridionale compresa fra la zona umida, il canale Usciana e l’ Arno intitolata Pianta del Valdarno e dell’Usciana (in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 936, ins. 1780, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, n. 116, e Carte Gianni, 1, ins. 4; e in SUAP, RAT 222-223). C’ è infine da rilevare che nel 1775 Ferroni venne incaricato dal governo di esaminare il Progetto preliminare per la formazione d’una Carta geografica della Toscana, steso dall’ astronomo Cassini IV dopo che Leonardo Ximenes da tanti anni incaricato non aveva prodotto risultati concreti. Ferroni sostenne che l’ impresa – sia per la parte astronomica che per quella geodetica e topografica – poteva essere realizzata “anche dai matematici e astronomi, ed ingegneri che sono attualmente in servizio di S.A.R., e con maggiore economia” riguardo allo scienziato francese, ma che sarebbe stato comunque vantaggioso per lo Stato “unire alla descrizione geografica della Toscana anche la misura e la classazione di tutti i terreni” mediante il catasto geometrico che sarebbe stato infatti avviato (ma non concluso) nel 1778-80.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta Corografica del Valdarno di Pisa, disegno di Stefano Diletti, 1774 (SUAP, RAT 215); Mappe e profili della Pianura Pisana, disegno di Stefano Diletti, 1774 (ASP, Ufficio Fiumi e Fossi, ff. 3684-3685; ASF, Miscellanea di Piante, n. 203, e Piante Acque e Strade, n. 1578); Mappe e profili con progetto di rendere navigabile il Fosso Macinante tra Firenze e lo sbocco nell’ Ombrone, 1773 (AAADF, Fondo Manetti, F. 1, ins. 2, cc. 64-76; e ASF, Ministero delle Finanze, f. 516); Pianta del tratto finale del Fiume Elsa fino allo sbocco in Arno fatta per dirimere una disputa fra i proprietari frontisti relativa a lavori fatti per il funzionamento di alcuni opifici, disegno di Antonio Capretti, 1773 (OXF, I, n. 2). Carta topografica generale del Lago di Castiglione, disegno di Giuseppe Salvetti, 1775 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 749, c. 1); Pianta d’una porzione del corso del Fiume Bruna, disegno di Giuseppe Salvetti, 1775 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 749, c. 2); Carta della Provincia di Grosseto, disegno di Antonio Capretti, 1778 (ASF, Piante delle Regie Possessioni, n. 79; e SUAP, RAT 225); Pianta del piano della Ghirlanda, 1778 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 713, ins. "Relazione sopra le Paludi di Massa"); Carte e profili dell’ Ombrone e di altri corsi d’ acqua della pianura di Grosseto e del lago padule di Castiglione della Pescaia, 1778 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, ff. 707 e 713); Mappa topografica che dimostra lo stato delle acque di Valdinievole, della Pianura di Bientina e Comunità circonvicine della maggior parte della Provincia Pisana e della porzione confinante del Territorio della Repubblica di Lucca, disegno di Stefano Diletti, 1780, e Pianta speciale dei Torrenti, Fossi e Canali frapposti al Lago di Bientina o di Sesto e al Fiume Arno, 1780 (ASF, Piante Ponti e Strade, n. 21); Carte del Lago Trasimeno e della Valdichiana, disegno di Luigi Sgrilli e Antonio Capretti, anni ’ 70 del XVIII secolo (SUAP, RAT 245, 247-248 e 250); Piante regolari di tutte le Fattorie della Religione di Santo Stefano, disegno di Bernardino Fantastici, 1786, e Pianta che dimostra l’andamento dei principali fiumi, fossi e strade di tutta la Val di Chiana, anni ’ 80 del XVIII secolo (ASF, Camera delle Comunità e Luoghi Pii, f. 1548, e SUAP, RAT 262); Pianta del Valdarno e dell’Usciana, 1780 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 936, ins. 1780, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, n. 116, e Carte Gianni, 1, ins. 4; e SUAP, RAT 222-223);Raccolta delle principali vedute degli Appennini del Mugello, Casentino e Romagna, 1790 (BNCF, Grandi Formati, n. 164/I-II), 47 vedute pittoriche di ambienti e centri abitati appenninici e adriatici, con piante; Vedute pittoriche della montagna tosco-romagnola, Pianta dimostrativa di una parte del Casentino, Pianta dimostrativa dei progetti delle due linee di strada che dalla Consuma andrebbero sino al fiume Arno nella Provincia del Casentino, la Pianta dimostrativa delle strade presenti che da Stia e Pratovecchio vanno alla cima dell’Appennino, dove chiamano Calla di Campigna, e Sodo alle Calle, Carta geografica del Casentino, disegno di Salvatore Piccioli, 1789 (BNCF, Cappugi, n. 308); Carta geografica di parte del Gran Ducato di Toscana e dello Stato della Chiesa, 1790-91 (SUAP, RAT 123); Pianta della Pianura di Valdichiana posta tra il Callone Pontificio e il Lago di Chiusi che comprende ancora un tratto del Fiume Tresa colla campagna adiacente fino alla confluenza del Torrente Maiano, disegno di Salvatore Piccioli, 1780 (in volume Concordato del 1780 fra Pio VI e Pietro Leopoldo intorno alla Bonifica delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi, edito a Firenze dallo stampatore Cambiagi nel 1788; Profili di livellazione del Fiume Arno nella Pianura Pisana (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, nn. 39 e 41);

Sezioni di alcuni corsi d'acqua del Valdarno Pisano e della campagna circostante realizzate in base alla visita generale dell'autunno-inverno 1773 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 35), si tratta di 85 sezioni disegnate in 14 fogli; Pianta del suolo paludoso denominato Il Pantanello... nel territorio di Pitigliano, appartenente a quella Comunità, al fine della realizzazione di canali di scolo delle acque, 1776 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, n. 713, ins. "Memoria sopra Laghi e Paduli"); Pianta d'una porzione del corso del fiume Bruna... e della pianura circostante, 1776 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, n. 749, ins. "Memoria III sopra il Torrente Bruna", tav. I); Piante del Palazzo Pretorio di Castiglione della Pescaia, 1782 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 91, c. 414r, sc. 57 e c. 415r, sc. 58), con i disegni commissionati al Ferroni dalla Deputazione sopra gli Affari di Maremma e i progetti dei lavori eseguiti dagli ingegneri dell'Ufficio dei Fossi di Grosseto Giovanni Boldrini e Giovanni Spadini; Piante e prospetti (in 5 tavole) per la realizzazione di lavori al Fiume Ombrone, 1787 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 20, c. 28r, sc. 25); Piante e alzati (in 4 tavole non datate) della casa poderale di Porto a Pulicciano in Valdichiana (ASF, Miscellanea di Piante, n. 225).

Produzione di cartografia a stampa:
ensieri sull’amministrazione agraria. Memoria letta il 7 febbraio 1798, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 5 (1804), pp. 209-240; Brevi osservazioni per quel che riguarda la Toscana sopra la lettera stampata a Milano nel 1803 ed intitolata “Lettre sur l’agricolture de l’Italie”, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 5 (1804), pp. 392-394; Delle comunicazioni interne dei popoli della Toscana. Memoria del 25 febbraio 1801, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 6 (1810), pp. 93-125; Sull’alienazione delle possessioni di pubblica pertinenza. Memoria del 18 marzo 1801, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 6 (1810), pp. 126-148; Sulle piantagioni regolari e sul rinselvamento degli Appennini, Memoria del 9 marzo 1803, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 6 (1810), pp. 252-280; Sopra i maggesi e sul modo di accrescere l’industria a favore dell’agricoltura. Memoria del 28 settembre 1803, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 7 (1812), pp. 290-310; Sulla bonificazione di laghi e paduli. Memoria del 7 agosto 1805, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 8 (1817), pp. 80-106; Sul taglio delle macchie alpine. Memoria del 1° luglio 1807, “Atti della R. Società Economico-Agraria di Firenze ossia dei Georgofili”, 8 (1817), pp. 249-265; Sulle Maremme. Memoria di un matematico, “Continuazione degli Atti dell’ Accademia dei Georgofili”, 3 (1823), pp. 314-326; Ricerche idrometriche sul fiume Arno. Memoria del 30 gennaio 1822, “Continuazione degli Atti dell’ Accademia dei Georgofili”, 4 (1825), pp. 283-309; Alcune considerazioni riguardanti la relazione di T. Perelli intorno all’Arno dentro la città di Firenze (1824), in Raccolta d’autori italiani che trattano del moto delle acque, Bologna, Marsigli, 1826, vol. X, pp. 147-149; Dei vocaboli relativi al Censimento pubblico. Lezione dell’8 giugno 1824, “Continuazione degli Atti dell’ Accademia dei Georgofili”, 8 (1829), pp. 204-215; Sulla possibilità di miglioramento in vari rami di agricoltura toscana. Prosa letta il dì 5 dicembre 1824, in Scritti si pubblica economia degli autori georgofili, Arezzo, Bellotti, vol. I, 1899, pp. 63-77

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1994; Toccafondi, 1996, pp. 156-157; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, pp. 153-193; Ginori Lisci, 1978, pp. 147 e 284; Barsanti, 1987, p. 131; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 76 e 163; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 372-373 e 376-377; Barsanti, 1992, p. 4; Melis, 1996, p. 152; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 42, 49, 68 e 97; Di Pietro, 2005, pp. 124-135; Sterpos, 1977, pp. 4-38; Farinella, DBI, ad vocem; Bencivenni, 1984, p. 99; BMoF, Acquisti diversi; AAADF, Fondo Manetti; BNCF, Cappugi; BNCF, Grandi Formati; BNCF, Fondo Nazionale; BNCF, Palatino; BNCF, M.S.; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Piante delle Regie Possessioni; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; ASF, ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Ministero delle Finanze; ASF, Piante Acque e Strade; ASF, Camera delle Comunità e Luoghi Pii; ASF, Carte Gianni; ASP, Ufficio Fiumi e Fossi; ASGr, Ufficio dei Fossi; AAADF, Fondo Manetti; OXF; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Fazzi, Innocenzio

Innocenzio Fazzi
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Pisano e già ufficiale nel Corpo degli ingegneri militari dell’esercito spagnolo, passò nell’esercito lorenese prima e nel Corpo del Genio Militare poi all’inizio degli anni ‘50. Già nel 1752 firma come aiutante un disegno della Torre della Linguella a Portoferraio (ISCAG, F 899) (Principe, 1988, p. 168).
Nel 1765, da tenente, fu proposto per la nomina a capitano in alternativa ad Andrea Dolcini ed ebbe effettivamente la meglio: entrambi, vengono qualificati dal comandante del Corpo de Baillou come quarantenni, il che collocherebbe la sua data di nascita intorno al 1725 (ASF, Reggenza, f. 182, ins. 17, Impieghi nel Corpo degli Ingegneri).
Ricoprì anche il ruolo di capitano del Lazzeretto e della Fortezza Vecchia di Livorno.
Il granduca Pietro Leopoldo, nelle sue Relazioni, lo definisce "uomo di talento, abilità ed esatto, ma accidentato" (I, 1969, p. 95).
Nella relazione della gita a Livorno dell’aprile 1774, il granduca, nel lamentarsi della situazione del corpo militare, sottolineando l’incapacità e l’inettitudine di molti soggetti, afferma che “nel corpo del Genio […] il solo capitano Fazzi è capace”, tanto da proporre di “levare gli ingegneri al Baillou e mettervi per capo il Fazzi, con farlo maggiore e dargli 4 o 6 giovani per studiare sotto di lui”. Nella relazione del 1777, il granduca propone nuovamente di mettere “a Livorno […] per capo ingegnere il Fazzi e per due aiuti il Mori ed il Mazzio di Portoferraio” (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, III, 1974, pp. 296-297 e 322).
Le valutazioni positive del sovrano sono pienamente giustificate dalla poderosa Relazione topografica del Littorale Pisano. di Pietrasanta, di quello della Maremma Senese, Isola del Giglio, di Porto Ferrajo nell’Isola d’Elba e di tutte le Torri e posti adiacenti redatta dal capitano Innocenzio Fazzi il 10 agosto 1767 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 220). In effetti, in questa memoria, Fazzi descrive dettagliatamente l’intera linea di costa continentale e insulare del Granducato con le sue caratteristiche geografiche e con le strutture di difesa e controllo territoriale, proponendo qua e là motivati interventi per razionalizzare e potenziare il sistema delle fortificazioni.
Nel 1745 eseguì una bella raccolta di mappe raffiguranti varie dogane di pascolo maremmane, per conto degli Appaltatori Generali delle Finanze Granducali, dal titolo Piante delle Dogane dell'Uffizio dei Paschi di Siena; si tratta di una sorta di censimento dei territori maremmani gravati dalla dogana dei pascoli, con esatta indicazione delle superfici a dogana e a bandita e con un’ottima restituzione delle principali componenti paesistiche; i disegni (25 carte colorate) sono raccolti in un registro cartaceo e non sono firmati ma tutti siglati "I.F.F." (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 748 a-dI).
Portano la firma di Innocenzio molte mappe facenti parte della raccolta dal titolo Città murate, ville Granducali e fortezze di Toscana, realizzata nella seconda metà del XVIII secolo, ma contenente anche alcune mappe del secolo precedente, eseguita in collaborazione con altri cartografi fra cui Giuliano Anastasi e Pietro Giovanni Venturi, e con la supervisione di Edouard Warren. Si tratta di un corpo di circa 90 rappresentazioni fra mappe e prospetti di città, fortezze e ville appartenenti alla famiglia regnante, che si distinguono per le notevoli qualità artistiche dei disegni (in ISCAG, cartella XXII, nn. 1563-1656).
Risale al 1761 la Carta topografica del Litorale Toscano da Livorno fino alle torri di Campiglia, un bel profilo costiero con indicazione di tutte le strutture difensive, postazioni militari e punti d'attracco, con i rispettivi presìdi militari e armamenti (in OXF, I, n. 1).
Pare che si debba al Fazzi la progettazione, tra il 1773 e il 1780, del Lazzeretto livornese di S. Leopoldo, costruito presso la darsena e la Torre di S. Rocco (area dell'attuale Accademia Navale), destinato alla quarantena degli uomini e delle merci provenienti dal mare da paesi di possibile infezione sanitaria. L'edifico fu ordinato da Pietro Leopoldo, poiché l'altro lazzeretto cittadino, quello di S. Jacopo, era ormai insufficiente alle cresciute esigenze dei traffici portuari e alle conseguenti precauzioni sanitarie. A questa realizzazione si collega l'altro progetto redatto dal Fazzi per aprire una comunicazione tra il centro di Livorno e la campagna, tagliando il bastione del Casone, intervento che poneva le premesse per la nascita dei borghi Reale e dei Cappuccini.
Il Fazzi si occupò anche di questioni confinarie; ricordiamo la carta topografica degli anni tra ’70 e ’80 del XVIII secolo di una parte del territorio al confine tra Toscana e Principato di Piombino nella zona di Gualdo oggi Puntala, un prodotto di assoluto rilievo per la precisione del quadro topografico e per la accuratezza della restituzione pittorica (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 543).

Produzione di cartografia manoscritta:
Raccolta di Piante delle Dogane dell'Uffizio dei Paschi di Siena, 1745 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 748 a-dI);
Piante diverse in Raccolta delle principali Città e Fortezze del Granducato di Toscana, 1739-1749 (ASF, Segreteria di Gabinetto, f. 695);
Carta topografica del litorale Toscano da Livorno fino alle torri di Campiglia, 1761 (OXF, I, n. 1);
Piante diverse in Città murate, ville Granducali e fortezze di Toscana, seconda metà del XVIII secolo (ISCAG, cartella XXII, nn. 1563-1656);
Carta dimostrante la Torre e Porto di Vada con i Ponti di Legno, che attraversano i Paduli, e Stagnoli ad essa adiacenti, seconda metà XVIII sec. (ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa, cartone XV, c. 22);
Carta topografica dimostrante la Torre della Troia, stabilimento di S.A.R. il ser.mo Granduca di Toscana, e la Torre del Barbiere del Principato di Piombino con i scali e seni, adiacenti a dette torri, comprese dentro la passata del cannone, seconda metà del XVIII secolo (ASF, Miscellanea di Piante, n. 543);
Pianta ed alzato della chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore d’Acqua Viva [a Livorno] e del quartiere del curato […], seconda metà del XVIII secolo (ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche, 260).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, I, 1969, p. 95, e III, 1974, pp. 296-297 e 322; Ginori Lisci, 1978, p. 313; Cresti, 1987, p. 121; Gurrieri, a cura di, 1979; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 391 e 447-456; Principe, 1988, p. 168; Barsanti, 1992, p. 3; Barsanti, Bravieri e Rombai, a cura di, 1988, p. 15; Coppi e Rombai, 1988, pp. 28 e 41; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 76; ASF, Reggenza; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa; ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche; ISCAG; OXF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Fantozzi, Federico

Federico Fantozzi
N. Firenze 25 agosto 1803
M. Firenze 1865

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Fra le opere più significative a lui assegnate vi sono il Ponte sull’Era, presso Peccioli, il Ponte sulla Possera, realizzato per incrementare la produzione di borace del Conte di Larderell, la Chiesa Collegiata di Pieve S. Stefano e il restauro della Torre e della Loggia Gherardini in Borgo SS. Apostoli a Firenze. Collabora anche con l’architetto Felice Francolini nella stesura di perizie, redigendo carografie relative a porzioni del territorio di Firenze (ASCF, f. 5275, F. Fantozzi e F. Francolini, Rilievo e progetto per il rialzamento di via Gora, 1857).
.
Più conosciuta è la sua attività di studioso di storia e architettura fiorentine, che lo vede impegnato per un lungo periodo in una attenta operazione di rilevamento dei quartieri della città e di minuzioso studio della documentazione storica riguardante i principali edifici, i cui esiti portano alla pubblicazione nel 1842 della Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, che, come avverte lo stesso autore, è destinata a rispondere alle curiosità dei forestieri; guida che ha numerose ristampe negli anni successivi (1843, 1847, 1851, 1852, 1857, 1863) e due edizioni in lingua francese, rispettivamente nel 1846 (Passigli) e nel 1863 (Ducci).
L’anno 1841 Fantozzi aveva già dato alle stampe (come dimostra l’esemplare conservato in IGM, probabilmente in tiratura assai limitata) la Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, poi ripubblicata nel 1843, che della guida sembra essere il completamento ma che invece è il nucleo originale del suo lavoro. Secondo l’autore infatti proprio la pianta, intesa come strumento di conoscenza globale della città, doveva essere il punto di partenza per una serie di studi e pubblicazioni per illustrare in modo esaustivo tutti gli aspetti della vita culturale e artistica della capitale del Granducato. Le intenzioni didattiche e divulgative dell’opera sono chiarite dallo stesso autore in una supplica inviata al granduca, con cui presenta il Programma e il Modello grafico della pianta, che deve essere rilevata dal vero, mancando un aggiornamento della mappa catastale ultimata nel 1820 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 2152/151, Fantozzi Federigo, Per la facoltà di levare dal vero il perimetro esterno delle Fabbriche R.R. e dei R.R. Giardini posti nella città di Firenze e nelle adiacenze della med.ma. Condizioni relative). Ultimata nel 1839, nelle intenzioni dell’autore la pianta doveva essere pubblicata in forma di quadro sinottico, corredata delle notizie storiche, raccolte in tanti fascicoli da riunire poi in uno o più volumi.
Essendo ormai ingestibile la mole dei dati storico-architettonici raccolti, nel 1843 Fantozzi decise di abbandonare il Modello a suo tempo presentato al granduca e di pubblicare tutte le notizie in un libretto separato a cui allegare la pianta (BNCF, Cappugi 131, Firenze Annotazioni storiche compilate dall’ing. Arch F. Fantozzi per l’impostazione della sua nuova pianta geometrica della città di Firenze). Per quanto di redazione più concisa rispetto alla Guida, il libretto propone le stesse Notizie preliminari, che danno conto delle peculiarità della città, della sua topografia, delle caratteristiche degli edifici, del clima, dell’industria e del commercio locali, riportando in tabelle sia la Statistica topografica che la Statistica della popolazione.
Il disegno della pianta si presenta semplificato rispetto al primitivo modello, che prevedeva fra l’altro ai margini una serie di vedute; la città, orientata esattamente a nord, è inserita in una semplice cornice circolare ai cui angoli sono poste le figure allegoriche di Minerva, della Toscana e dei due fiumi, Arno e Mugnone. Con ricchezza di particolari e grafia nitida, l’autore delinea la forma della città, evidenziando con campiture di colore più scuro l’edificato e registrando gli interventi urbanistici più recenti.
Nel 1844 la pianta venne utilizzata per illustrare con campitura di colore azzurro l’ampiezza dell’esondazione dell’Arno, e successivamente, nel 1866, fu adoperata per divulgare il piano di ampliamento predisposto da Giuseppe Poggi per Firenze, nuova capitale del regno d’Italia. Dedicata a Vittorio Emanuele II, la pianta venne integrata e aggiornata dall’ingegnere e geografo Alfred Fischer che, oltre ai nuovi quartieri delle Cascine e di Barbano, realizzati nell’ultimo periodo granducale, inserì lo schema delle nuove espansioni edilizie previste da Poggi al di là dei Boulevards che sostituivano le antiche mura medievali abbattute. A sud il terreno agricolo, punteggiato di rade costruzioni nel 1843, ospitava ora il sinuoso disegno dello Stradone dei Colli, interrotto dal belvedere di Piazzale Michelangelo, aperto sulla città ai piedi del complesso monumentale di S. Miniato al Monte.

Produzione di cartografia manoscritta:
Rilievo e progetto per il rialzamento di via Gora, F. Fantozzi e F. Francolini, (ASCF, f. 5275,1857);
Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, 1841, 1843, 1844, 1866.

Produzione scientifica

Manifesto d’associazione alla nuova Pianta geometrica della città di Firenze levata dal vero e corredata di istoriche annotazioni, Firenze 1837;
Notizie biografiche originali di Bernardo Cennini, orafo fiorentino, primo promotore della tipografia in Firenze, con indicazione della casa e botteghe ove abitò ed esercitò l’arte, Firenze 1839;
Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842;
Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze 1843;
Firenze disegnata e descritta Terziere di S. Spirito, Firenze 1846;
Pianta Geometrica di Firenze. Nuova edizione pubblicata da Alessandro Varese Direttore dell’Agenzia Giornalistica. Rived.a Rettificata e Aument.a de’ Nuovi Progetti da A. Fischer Ingegnere e geografo, 1866.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Saltini, 1862, p. 62; Carocci, 1905, p. 40; Mori e Boffito, 1926, pp. 109-112; Detti, 1970, p. 26, tavv. 1-5; Cresti e Zangheri, 1978, p. 92; Orefice, 1993, pp. 28-29; Romby, 1993, p. 345; Orefice, 2006 (in stampa); ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASCF; BNCF, Cappugi.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Fantoni, Pio

Pio Fantoni
N. 4 aprile 1721
M. Bologna 27 gennaio 1804

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Nacque forse a Cesena o forse a Bologna

Produzione scientifica:
Cominciò così ad intessere importanti relazioni con personaggi illustri, come il cardinale Pietro Paolo Conti ed altri esponenti del governo pontificio, che alla fine degli anni ’50 lo incaricarono – come avveniva per gli scienziati matematici – di una ispezione sulla situazione idraulica del territorio bolognese e romagnolo, dalla quale scaturì una memoria progettuale pubblicata anonima nel 1760. La commissione e lo scritto segnano l’avvio ufficiale della sua intensa attività di idraulico che, fino al 1785, si svolse quasi esclusivamente al servizio dello Stato della Chiesa.
Inizialmente, dalla fine degli anni ‘50 al 1767, la sua attenzione (salvo una riuscita committenza in Veneto, e precisamente ai fiumi Brenta, Piave e Bacchiglione per conto della Repubblica di Venezia) continuò ad essere rivolta alla sistemazione delle acque della pianura di Bologna e Romagna, il cui cronico dissesto era dovuto alle esondazioni dei fiumi appenninici e soprattutto del Reno, per cui pubblicò nel 1766 una nuova e più voluminosa ed articolata memoria: in questa – in linea con gli orientamenti teorici di molti idraulici del passato e del presente, tra cui Tommaso Perelli, ma in disaccordo con gli esiti pratici dei medesimi riguardanti la progettazione del tracciato sul terreno – come già nella memoria del 1760, veniva definiva la costruzione di un canale collettore con andamento parallelo al Po e in posizione “superiore”, vale a dire a monte rispetto alle altre linee come quella perelliana, che raccogliesse le acque dei fiumi appenninici per poterle condurre con sufficiente pendenza nel Po di Primaro in un punto abbastanza vicino al mare, evitando di utilizzare il cosiddetto Cavo Benedettino aperto nel 1740, giudicato dal nostro un “lavoro di troppa infausta memoria”.
In sostanza, il Fantoni riprese e sviluppò – senza citarle – idee progettuali dei matematici Romoaldo Bertaglia e Domenico Sante Santini: dal che sorse una lunga polemica conclusasi con la decisione della romana Sacra Congregazione delle Acque di unificare i tracciati delle quasi simili linee Fantoni e Santini nella nuova linea Fantoni-Santini. Senonché, nonostante il ripetersi di eventi calamitosi, non fu possibile passare ad alcuna realizzazione concreta, anche perché il matematico Leonardo Ximenes, con varie memorie a stampa del 1763-64, sottopose a critica serrata questi ultimi tracciati. La risposta polemica al matematico gesuita da parte del canonico Fantoni non bastò a riequilibrare a suo vantaggio la situazione, tanto è vero che il 12 marzo 1765 la Sacra Congregazione non seppe trovare di meglio che suggerire al papa di nominare alcuni periti imparziali con l’autorità di dirimere la questione.
E’ proprio da questa situazione di stallo che Fantoni cercò di uscire con la stampa nel 1766 della ponderosa memoria Dell’inalveazione: un’opera che rappresenta una ricostruzione dettagliata della vicenda, una difesa appassionata e circostanziata della propria tesi e una requisitoria implacabile contro Ximenes.
Nonostante ciò, Fantoni non ebbe la soddisfazione di vedere accolta e realizzata la sua linea. Infatti, nell’anno seguente, il 1767, la Congregazione delle Acque di Bologna finì con l’approvare il progetto del gesuita Antonio Lecchi, che andava in senso opposto a quello del Fantoni, perché era basato sul convogliamento delle acque del Reno nel Cavo Benedettino per il Po di Primaro e sempre negativamente valutato da Fantoni stesso.
La delusione per la questione delle acque bolognesi e romagnole e l’ostilità di larga parte dell’ambiente scientifico bolognese spinsero Fantoni all’abbandono di Bologna e di tutti gli incarichi ivi esercitati e al trasferimento a Roma nello stesso anno 1766.
In realtà, l’ultima commissione bolognese avvenne nel 1766-67, quando il nostro scienziato fu incaricato, con altri studiosi (i padri minimi Francesco Jacquier e Tommaso Le Seur, Antonio Lecchi, Francesco Maria Gaudio e Giovanni Bianchi), di esaminare i provvedimenti di riassetto con adeguata riescavazione del porto di Rimini – sul quale aveva prodotto un’ampia memoria Ruggero Giuseppe Boscovich – mediante l’utilizzazione di un’ingegnosa macchina scavatrice inventata e costruita dall’ingegnere perugino Serafino Calindri: il progetto trovò concorde il nostro, come dimostra la sua memoria Parere del signor canonico P. Fantoni, edita a Roma nel 1768.
Per molti anni Fantoni si immerse completamente negli studi.
Occorre attendere il 1773 perché il pontefice Clemente XIII lo nominasse matematico della Santa Sede, e il 1776 perché Fantoni venisse incaricato nuovamente – insieme a Pietro Paolo Qualeatti – di una commissione idraulica quale la bonifica dell’acquitrino del Paglieto di Montalto di Castro nel Viterbese: creando un sistema di canali dentro e fuori la profonda zona umida, fu possibile riversarne le acque nel vicino fiume Fiora, prosciugarla in circa due anni e farne (come scrisse il nostro scienziato) “una bella, sana e fruttifera pianura” (Relazione del già seguito disseccamento dell’antica palude denominata il Paglieto).
E’ questo successo che sta forse a spiegare il rilancio di Fantoni come idraulico.
Nel 1780 fu nominato nella deputazione che, in Valdichiana, nell’area di confine fra Granducato e Stato Pontificio, doveva provvedere alla stipulazione del concordato definitivo fra i due Stati: l’accordo poneva fine ad un’annosa controversia, e venne preparato grazie ad una memoria stesa dai due matematici coinvolti, Pietro Ferroni per la Toscana e appunto egli stesso per il papa, con l’aiuto di due gruppi di ingegneri coordinati da Giuseppe Salvetti per il granduca e da Andrea Vici e Domenico Sardi per il papa. L’intesa della fine 1780 ed inizio 1781 fu suggellata da alcuni lavori idraulici decisi di comune accordo ed seguiti dal nostro matematico fino al 1783, come la deviazione del torrente Tresa e di un altro corso d’acqua minore, nell’area toscana, dal Tevere al Lago di Chiusi, e come la costruzione di un “argine di separazione” che impedisse ulteriori sconfinamenti verso il Tevere, e quindi verso Roma, delle acque della Chiana (volume Concordato del 1780 fra Pio VI e Pietro Leopoldo intorno alla Bonifica delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi, edito a Firenze dallo stampatore Cambiagi nel 1788) (Salvadori, 1994, p. 174; e Di Pietro, 2005, pp. 129-132).
Nell’inviare al papa il testo del Concordato, Fantoni lo corredò di un’ampia Relazione della visita fatta l’anno 1780 dalli deputati pontifici, e toscani nella pianura di Val di Chiana, datata 24 novembre 1780 e conservata nell’Archivio di Stato di Roma.
Contemporaneamente all’affare della Chiana, Fantoni svolse altre commissioni di minore importanza al servizio del governo pontificio. Ad esempio, nel 1781 fu incaricato dal Tribunale della Sacra Ruota di studiare e descrivere un altro acquitrino del Lazio costiero, quello di Maccarese (con relazione edita nel 1783), e svolse un’ispezione nel territorio marchigiano di Jesi dove, sotto la sua direzione, venne costruito “un pubblico mulino” (memorie e corrispondenza in ASR, Congregazione delle Acque e Paesi-Chiane, n. 87).
Nel 1785, urtatosi con il governo pontificio, abbandonò Roma e si trasferì a Pisa.
Col tempo si fece conoscere dal granduca Pietro Leopoldo e dai suoi collaboratori e finì con l’entrare al servizio del governo toscano, occupandosi delle bonifiche di Bientina, della Maremma e della Valdichiana, oltre che di lavori idraulici all’Arno tra Firenze e Pisa.
Nel 1786, fu richiesto di parere sulla sistemazione delle acque della zona umida di Bientina che da decenni era oggetto di accese controversie tra i due Stati da cui dipendeva: il Granducato e la Repubblica di Lucca. Fantoni si trovò davanti a ben otto progetti, il più quotato dei quali era quello del da poco defunto Ximenes, ove si prevedeva l’escavazione di canali dalla parte del lago di Massaciuccoli e di Viareggio per condurre le acque bientinesi al mare. L’anno successivo, invece, Fantoni propose una diversa soluzione che si richiamava ad un’ipotesi già avanzata da Perelli, vale a dire l’escavazione di una botte che sottopassasse l’Arno e, con un canale appositamente scavato, avviasse le acque bientinesi – come poi avverrà subito dopo la metà del XIX secolo, ad opera di Alessandro Manetti – al Tirreno in località Calambrone presso Livorno.
La commissione di Bientina dovette soddisfare pienamente il granduca perché gli incarichi al Fantoni si fecero numerosi: in quello stesso anno e fino al 1789-90, tra le altre cose, il matematico bolognese si occupò infatti del restauro e dell’adattamento del Canale dei Navicelli fra Livorno e Pisa (con la costruzione del "sostegno" alla pisana Porta a Mare), e della ricostruzione del Callone sull’Arno detto di Castelfranco di Sotto; il tutto, nel bel mezzo di una riuscita missione sul Mincio a Mantova.
L’affare più impegnativo fu senz’altro quello legato alla complessa sistemazione e bonifica del lago di Castiglione della Pescaia che aveva visto il sostanziale fallimento del grandioso tentativo di Ximenes (1766-81), e intorno alla quale anche il di lui sostituto Pietro Ferroni non era stato in grado di ottenere risultati apprezzabili con la sperimentazione delle colmate.
Accompagnato dagli ingegneri Salvetti e Piazzini, Fantoni effettuò un’accurata visita della pianura di Grosseto nei mesi di aprile e maggio 1788. Il 28 dicembre 1788 scrisse da Pisa, per il granduca Pietro Leopoldo, le dettagliate Memorie per la bonifica del Lago di Castiglione che vennero stampate solo nel 1859. Dopo una ricostruzione storica della vicenda bonificatoria e un’analisi fisico-ambientale dell’area, il nostro scienziato arrivò a prefigurare la possibilità di quattro tipi di interventi sulla zona umida: bonifica integrale oppure bonifica parziale per colmata con utilizzazione di tutte o di parte delle acque dell’Ombrone, come suggerito da Ferroni, ma da derivare in luogo più alto e precisamente alle Bucacce, riduzione della zona umida a valle da pesca come quella di Comacchio, come già suggerito dall’ingegnere perugino Serafino Calindri, ringiovanimento della zona umida mediante la realizzazione di un complicato sistema di canali secondo l’orientamento di Ximenes. Non mancò di ritenere ideale la prima ipotesi di eliminazione generale dell’acquitrino mediante le torbide dell’Ombrone, ma si preoccupò di raccomandare cautela sia per gli alti costi monetari richiesti dalla lunga operazione, sia per gli effetti negativi di ordine sanitario che ne sarebbero derivati per gli abitanti della pianura.
Nel 1789, nella stessa area palustre, provvide alla correzione dello ximeniano Fosso Navigante.
Nell’estate 1790, Fantoni fu incaricato da Pietro Leopoldo (che aveva già lasciato la Toscana e siedeva sul trono imperiale a Vienna) di arbitrare la controversia insorta tra Fossombroni e Ferroni sulla bonifica della Valdichiana. Ferroni proponeva l’abbassamento sia del regolatore di Valiano di poco più di mezzo metro e sia della Chiusa dei Monaci (nella quale si chiedeva pure di praticare un’apertura o calla per il passaggio delle barche), mentre Fossombroni si dichiarava contrario ad entrambe le proposte ferroniane, convinto com’era della soluzione finale da perseguire mediante la colmata generale.
Lo scienziato bolognese compì una visita minuziosa della valle nel giugno 1790 in compagnia dell’ingegner Giovanni Franceschi, al termine della quale sostenne sostanzialmente le tesi fossombroniane, pur con qualche concessione relativa all’abbassamento della Chiusa dei Monaci. Questo parere è contenuto nella memoria edita nel 1791, ossia Relazione della visita fatta per ordine di S.M.I. Leopoldo II dal matematico canonico Pio Fantoni nel mese di giugno MDCCXC al Canal Maestro di Val di Chiana e considerazioni sopra il nuovo progetto di abbassare il regolatore di Valiano comprensiva di alcune tavole di scandagli e sezioni (Gabellini, 1987, pp. 151-152; e Di Pietro, 2005, pp. 136-139).
I rapporti con il nuovo granduca Ferdinando III non furono buoni e probabilmente questo giustifica l’ostracismo (“nella solitudine del suo gabinetto”) in cui venne tenuto il matematico, che fu costretto a tornare ai suoi studi accademici e persino a trasferirsi a Bologna per la sua palese adesione agli ideali della Rivoluzione francese.
Membro della fiorentina Accademia dei Georgofili, il 7 settembre 1796 e il 6 settembre 1797 vi lesse due memorie, rispettivamente Della pendenza, che esigono le acque correnti, e Dell’alzamento del fondo del mare.
La situazione cambiò con l’avvento dei francesi nel 1799 e soprattutto con la fondazione nel 1801 del Regno d’Etruria affidato ai Borbone.
Per i francesi, Fantoni svolse dapprima alcuni lavori topografici in Toscana necessari al progetto di suddivisione della regione in cantoni e dipartimenti e poi, chiamato a Milano dalla Repubblica Italiana, fece parte della sua Commissione Idraulica con tanto di ricca pensione che gli consentì di trascorrere con tranquillità gli ultimi anni della vita.
In ogni circostanza, e sotto ogni padrone, il canonico Fantoni assolse i suoi impegni con spirito laico e illuminato, con competenza e scrupolo, equilibrio e passione.
Riguardo alla cartografia, c’è da credere che un po’ in tutte le committenze idrauliche svolte, anche Fantoni – come era abitudine dei matematici del suo tempo – abbia provveduto a rilevare direttamente o più facilmente in modo indiretto tramite la direzione delle operazioni, grazie agli ingegneri che affiancavano obbligatoriamente lo scienziato, rappresentazioni cartografiche come profili e mappe che allo stato attuale non è stato però possibile individuare.

Produzione di cartografia manoscritta:
Riguardo alla cartografia, il contributo fantoniano si misura con:
le tavole che accompagnano la memoria Esame dei progetti relativi allo scolo del Lago di Bientina fatto di ordine di S. A. R. Pietro Leopoldo, 25 agosto 1787, con nove figure fra profili e livellazioni dal titolo generale Andamento dell’Emissario del Lago fino al Calambrone. Sue sezioni. Disegno della Botte (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.12: Bencivenni, 1984, pp. 81-82), e la Memoria Fantoni con disegni relativi all’essiccamento del Padule di Bientina, con 12 figure e profili del nuovo emissario in progetto sulla sinistra dell’Arno, il tutto trasmesso al Manetti da Roberto Bombicci nel 1828. Tra queste figure anche le mappe a stampa: Mappa delle campagne, laghi, paludi lucchesi e toscane dell’Arno presso Montecchio e San Giovanni alla Vena fino al Littorale di Viareggio, con l’indicazione della Linea di un nuovo Canale, da nominarsi il Nuovo Ozzeri, disegno di Michele Xaverio Flosi e incisione di Bartolomeo Nerici, che evidenzia con penna rossa e verde i diversi tracciati del canale secondo Anton Maria Lorgna e Leonardo Ximenes; e il Profilo generale del Nuovo Ozzeri che incomincia dal Lago di Sesto e passando per la pianura lucchese al di sotto dell’alveo del Serchio per la foce di Barbano, Lago Maciuccoli e Fosse Quindici, Trogola e Burlamacca giunge al mare di Viareggio, disegno di Rocco Francesconi; la Livellazione della parte destra dell’Arno tra lo scolo del Giuntino e la foce della Zambra, disegno di Stefano Piazzini, giugno 1786; e la Livellazione del Canale Imperiale dal Lago di Bientina all’Arno con l’intero corso dell’Antifosso d’Arnaccio, della Fossa Chiara e del Calambrone fino a Livorno, Francesco Bombicci, 1786 (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.3: Bencivenni, 1984, pp. 77-78 e 81-82);
le tavole che corredano le sue memorie sulla bonifica del Lago di Castiglione del 1788 (stampate solo nel 1859, con il corredo della carta topografica aggiornata della grande zona umida e dei suoi contorni costruita da Ximenes nel 1758-59, intitolata Carta topografica generale del Lago di Castiglione e sue adiacenze fino alla radice de’ Poggi);
le tavole presenti nella memoria sulla Valdichiana edita nel 1791 (due tavole di sezioni e scandagli del Canale Maestro e di quello delle Chiarine);
la collaborazione – prodotta insieme al Ferroni e ai rispettivi aiutanti – al volume Concordato del 1780 fra Pio VI e Pietro Leopoldo intorno alla Bonifica delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi, edito a Firenze dallo stampatore Cambiagi nel 1788, per celebrare lo storico accordo di confinazione fra i due Stati del 1780: l’opera è illustrata da varie piante e profili di livellazione, fra cui spicca la Pianta della Pianura di Valdichiana posta tra il Callone Pontificio e il Lago di Chiusi che comprende ancora un tratto del Fiume Tresa colla campagna adiacente fino alla confluenza del Torrente Maiano in scala 1:8000.

Produzione scientifica

Opere a stampa: Nuovo real progetto che libera ed assicura le tre provincie di Bologna, di Ferrara e di Ravenna dalle inondazioni, Bologna, Longhi, 1760;
Della inalveazione de’ fiumi del Bolognese e della Romagna, Roma, Pagliarini, 1766;
Parere del signor canonico P. Fantoni, in Del porto di Rimino. Lettera di un riminese ad un amico di Roma coll’appendice di documenti, Roma, Appresso il Bernabò e Lazzerini, 1768, pp. 33-45;
Relazione del già seguito disseccamento dell’antica palude denominata il Paglieto, Roma, Lazzerini, 1778;
Relazione della visita fatta per ordine della Sagra Ruota negli scorsi mesi di febbraio e marzo del corrente anno 1781 a Campo Salino, alle sue adiacenze ed allo stagno Maccarese, Roma, s.i.t., 1783;
Relazione della visita fatta per ordine di S.M.I. Leopoldo II dal matematico canonico Pio Fantoni nel mese di giugno MDCCXC al Canal Maestro di Val di Chiana e considerazioni sopra il nuovo progetto di abbassare il regolatore di Valiano, Firenze, Cambiagi, 1791;
Memorie compilate per S.A. il Granduca Leopoldo I dal matematico canonico Pio Fantoni sul Bonificamento della pianura grossetana nell’anno 1788, in SALVAGNOLI MARCHETTI A., Rapporto a S.E. il Presidente del R. Governo della Toscana sul Bonificamento delle Maremme Toscane dal 1828 al 1859, Firenze, Tipografia delle Murate, 1859, doc. XIII, pp. 142-211.
Della pendenza che esigono le acque correnti ne’ fondi dei canali e de’ fiumi, acciò restino sicuri per questa parte i lavori, e i prodotti dell’agricoltura, “Atti dell’Accademia dei Georgofili”, IV (1801), pp. 189-200;
Dell’alzamento del fondo del mare e delle triste conseguenze che da ciò possono derivare all’agricoltura, “Atti dell’Accademia dei Georgofili”, IV (1801), pp. 287-315;
Opere manoscritte: Relazione della visita fatta l’anno 1780 dalli deputati pontifici, e toscani nella pianura di Val di Chiana, datata 24 novembre 1780, conservata in ASR; Relazione del lago di Castiglione della Pescaia, 1788, in ASF, Segreteria di Gabinetto, f. 229, ins. 3h;
Esito che avrà l’inalveazione delle torbide del Bolognese nel Cavo Benedettino e nel Primario, s.d. ma 1760, in ASF, Segreteria di Gabinetto, f. 229, ins. 3h;
Esame dei progetti relativi allo scolo del Lago di Bientina fatto di ordine di S. A. R. Pietro Leopoldo, 25 agosto 1787, con figure dal titolo generale Andamento dell’Emissario del Lago fino al Calambrone. Sue sezioni. Disegno della Botte (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.12);
Memoria Fantoni con disegni relativi all’essiccamento del Padule di Bientina, 1787 (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.3: Bencivenni, 1984, pp. 77-78 e 81-82).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Salvadori, 1988; Salvadori, 1994, pp. 195-214; Gabellini, 1987, pp. 151-152; Caciagli, 1984, pp. 76-77; Melis, 1996, p. 252; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 42; Di Pietro, 2005, pp. 129-139; Toccafondi, DBI, ad vocem; Bencivenni, 1984; ASR, Congregazione delle Acque e Paesi-Chiane; ASF, Segreteria di Gabinetto; AAADF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai