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Castinelli, Rodolfo

Rodolfo Castinelli
N. Pisa 21 novembre 1791
M. Pisa 27 marzo 1859

Relazioni di parentela: Nacque da Tommasa Fabbretti e da Giuseppe, noto legale livornese specializzato in cause marittime e mercantili. Ebbe due fratelli (Giovanni, che seguì le orme del padre nelil noto medico e accademico Pietro Studiati). Al 9 maggio 1827 risultava ancora scapolo, con la madre a carico (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342). La famiglia Castinelli risiedeva in Pisa in un palazzo situato sul lungarno Gambacorti, all’altezza della chiesa di S. Maria della Spina (palazzo Castinelli, poi Studiati-Berni, oggi Baldacci), ma possedeva anche una tenuta di campagna presso Cisanello di Pisa, denominata “La Podera”, una villa-fattoria con alcuni annessi e vasti appezzamenti di terreno (Panattoni, 2004, pp. 9-10).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere, architetto

Biografia:
Morì a causa dei postumi di una polmonite, mentre stava effettuando alcuni lavori nella sua villa di Cisanello e fu sepolto a Pisa nella chiesa di Santa Croce in Fossabanda; sulla lapide che fu posta alla sinistra dell’altare maggiore compaiono il suo ritratto ed un’iscrizione dettata dall’amico fraterno Enrico Mayer. Nel suo testamento egli nominava come eredi universali: la moglie Caterina Padovani, l’ingegnere Paolo Folini (che l’aveva seguito e sostenuto fedelmente per tutta la vita), ed i due nipoti figli della sorella. Nel 1860, il Comune fece porre nel Camposanto Monumentale di Pisa un busto del Castinelli in marmo di Carrara, commissionato allo scultore Bilancini da amici e parenti del defunto ingegnere (Panattoni, 2004, p. 29).

Produzione scientifica:
Il suo primo progetto risale al 1818 e fu il cosiddetto "Saloncino Castinelli" posto fra il Teatro e l'Arena Goldoni a Firenze, che fu inaugurato, come sala per balli e feste, nel 1820.
Dal 1818 operò in Toscana presso l'Ufficio del Catasto da “avventizio”, finché con sovrano rescritto del 7 febbraio 1819 fu promosso all’impiego dell’I e R. Uffizio del Catasto come geometra calcolatore.
Le operazioni catastali non gli impedirono di continuare a svolgere la professione di architetto. Infatti, negli anni 1818-21 collaborò alla ristrutturazione del Palazzo Borghese in Via Ghibellina a Firenze, su progetto dell'ingegnere Gaetano Baccani, e tra il 1821 e il 1823 realizzò il Tempietto di Minerva Medica al Torricchio di Montefoscoli nel Pisano.
Nel 1824 venne ammesso nello Scrittoio delle Regie Fabbriche (Panattoni, 2004, pp. 14-15).
Da allora i suoi interessi professionali si spostarono a Pisa e nel Pisano.
Il 17 novembre 1825 inoltrò la domanda per essere compreso nel nuovo Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade del Granducato di Toscana; la domanda venne accolta e, con l'istituzione della Camera di Soprintendenza Comunitativa, dal 13 dicembre 1825 venne nominato Ingegnere di Circondario, iniziando il suo servizio a Pontedera ove rimase fino a tutto il 1828 (Cresti e Zangheri, 1978, pp. 54-55).
Risale a questo periodo uno dei suoi primi lavori di cui si conosce la documentazione: una perizia relativa alle condizioni igieniche dell’abitato di Bientina, datata 1828, e corredata anche di una planimetria (ASCB, Comune, 60, “Affari della Comunità”).
Dal 1829 (2 gennaio) fu trasferito a Pisa, sempre come Ingegnere di Circondario. In questo periodo gli furono affidate le livellazioni e le perizie della pianua meridionale pisana, in particolare quelle relative alla bonifica della Regia Tenuta della Paduletta nel Livornese (Panattoni, 2004, pp. 16-17).
Nel 1833-34, ottenne la carica di "Sottoispettore alla Camera di Pisa" per conto della Soprintendenza per la Conservazione del Catasto ed al Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade. Dal 1835 al 1840 era ancora Sottoispettore a Pisa, dal 9 maggio 1837 incaricato anche della "Direzione dell'Arno e dell'Informativa degli Affari Comunitativi".
Nel 1839 venne eletto Deputato dell'Accademia di Belle Arti di Pisa.
Promosso nel ruolo di Ingegnere Ispettore il 19 maggio 1840, operò dal 1841 al 1849 per conto della Direzione del Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade; in questi anni era anche Ispettore del Camposanto. Dal 1850 al 1853 era Ingegnere in Capo di 1° classe nel Compartimento Tirreno per conto della Direzione Generale dei Lavori di Acque e Strade e delle Fabbriche Civili dello Stato.
Fece parte di una Commissione incaricata sia dei lavori relativi allo scolo delle acque di Piazza dei Miracoli a Pisa e sia di proporre soluzioni in merito ai problemi della Torre pendente, che redasse per l'occasione numerose piante e sezioni delle adiacenze del Duomo; ne fecero parte anche Antonio Lapi (in veste di Ispettore) e Guglielmo Martolini.
Fra i suoi allievi si ricordano anche: Guglielmo Bartalena, che il 19 giugno 1829, nell'inoltrare domanda per un posto di Ingegnere nella Camera del Compartimento Pisano, dichiarava di essersi dedicato "alla pratica dell'arte sotto l'ing. Castinelli" e di aver assistito, sotto la sua direzione, "prima alla costruzione del tronco della Strada Provinciale Volterrana e poi a tutte le operazioni o preparativi di lavori, ordinati dal Regio Governo, nella Pianura Meridionale Pisana"; e Paolo Folini, anche lui impegnato con Castinelli in operazioni idrauliche nella Pianura Pisana (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2 e 4).
Tra il 1833 e il 1847 seguì direttamente numerosissimi progetti per conto della Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa sia in campo urbanistico-architettonico, sia nel settore della viabilità che in quello del controllo e della manutenzione dei corsi d'acqua e delle aree umide, realizzando una serie nutrita di rappresentazioni cartografiche (tutta la documentazione, salvo diversa indicazione, è in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 431, 433, 507, 566, 575, 619, 639, 670, 713, 722, 728, 730, 750, 781, 788, 821-822, 828-829, 883, 848, 864-865, 867, 930, 942, 944, 952, 981, 991, 1022, 1035, 1057, 1061, 1083, 1099, 1101 e 1120; si vedano le collocazioni esatte in Caciagli e Castiglia, 2001).
Si occupò di rilievi e progetti relativi alla problematica situazione idrografica della Pianura Pisana, rappresentando, in particolare: il Fiume Serchio (con un lavoro di difesa degli argini nel 1833), il Fiume Arno (con disegni di più tratti del corso e delle ripe nel 1838-39), le aree umide (il Padule di Bientina nel 1838), il Fosso Macinante di Ripafratta (nel 1837 e nel 1836 con il progetto di un nuovo mulino da grano), il Canale dei Navicelli in Livorno (nel 1840), il Torrente Sterza (nel 1843).
Nel 1846 rappresentò, per questioni confinarie e di allivellazioni, alcuni terreni comunitativi delle comunità di Guardistallo, Montescudaio e S. Luce.
I progetti in campo stradale riguardarono la Via Regia Vicarese (con diverse piante e profili del 1833, 1842 e 1844), la Via Provinciale Massetana (con la costruzione di un nuovo tratto nel 1835), la Strada Regia Livornese (con diverse rappresentazioni del 1840-44), la Strada della collina di Castagneto (nel 1830), la Strada Regia Emilia (con progetto di un nuovo tratto litoraneo con nuovo ponte nel 1835-36 e nuovi interventi nel 1844-45), la Via di Calende presso Lavaiano (nel 1836), la rete stradale delle Comunità di Calcinaia (nel 1839) e di Peccioli (con la Pianta Geometrica della Val d'Era... del 1841), la Strada Traversa di Valdinievole (nel 1840), la Strada Regia Fiorentina (nel 1841), la Strada Provinciale di Val di Cecina (con alcuni ponti nel 1841), la Strada Consolare della val d'Era (nel 1843), la nuova Strada Rotabile Pontremolese di Val di Magra (nel 1845 e 1847); la Strada del Tiglio, presso Vicopisano, con il ponte sul Canale Imperiale (nel 1842; questo disegno è in ASCV, Ufficio dell'Ingegnere del Circondario, n. 420); intorno al 1840 si era anche occupato dello studio del tracciato della nuova strada di Lunigiana.
Nel 1847 fu incaricato insieme a Luigi Serristori e Giacinto Collegno di eseguire un’ispezione alla fortificazioni toscane (Panattoni, 2004, p. 25).
In campo urbanistico e architettonico, sempre nella città di Pisa, ricordiamo che nel 1834 e 1837-38 progettò le modifiche al Palazzo della Comunità di Pisa e, nel 1839, a quello della regia Dogana; e nel 1839-40 lavorò al consolidamento del campanile della Cattedrale e della Fortezza.
Partecipò alla prima guerra d’Indipendenza del 1848, realizzando il sistema trincerato di Curtatone e Montanara.
Sempre a Pisa, nel 1850 progettò il restauro della chiesa del S. Sepolcro.
Risale al 1852 un suo progetto per il prolungamento del Lungarno pisano, illustrato in un disegno (che fu inciso in rame con colorazione) che raffigura tutta la zona urbana interessata tra il Ponte della Fortezza e l'attuale Ponte della Vittoria, allora ancora inesistente (in ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 2).
Un discorso a parte merita, nel settore della viabilità, la sua specializzazione nel progettare ponti, fra i quali ricordiamo il ponte in muratura e legname a sette luci di Bocca d'Elsa (nel 1833, poi realizzato); quello sull'Arno a Terranuova Bracciolini (non realizzato); tra il 1835 e il 1840 quello, sempre sull'Arno, a Montevarchi; nel 1844 a Bocca di Zambra. E ancora: fra il 1837 e il 1839 venne costruito a Pontedera, sempre su progetto dell'ingegnere Castinelli, il Ponte alla Navetta (dal servizio che fino ad allora veniva effettuato per il trasporto in barca dei passeggeri da una sponda all'altra dell'Arno), detto anche Ponte alle Bocchette per la sua vicinanza a Bocca d'Usciana, il punto cioè in cui l'Usciana entra in Arno. Il Castinelli, ispirandosi all'architettura pisana del XIV secolo, realizzò un ponte a tre arcate in marmo e mattoni, ottenendo un grande e generale successo, tanto che il Repetti nel suo Dizionario... lo definì: "il più bel ponte di materiale che abbia visto l'Arno da Firenze in poi", aggiungendo: "chiunque osserverà di fronte e alla conveniente distanza la bella e solida architettura di questo ponte rammenterà lo stile delle fabbriche del secolo XIV, accoppiato a somma leggerezza, eleganza e solidità" (Repetti, 1835, II, p. 66). Purtroppo il ponte fu distrutto dai tedeschi durante l'ultima guerra e poi ricostruito.
L’ultimo ponte progettato da Ridolfo fu quello sull’Arno a Terranuova Bracciolini (Arezzo), nel 1853, che però fu bocciato dal Regio Consiglio d’Arte (Panattoni, 2004, p. 29).
Un altro importante settore d'intervento del nostro, visto il suo costante interesse per la viabilità, non poteva non essere quello delle strade ferrate: nel 1838 entrò a far parte del gruppo di ingegneri toscani (Tommaso Bianchi, Luigi Bettarini, Francesco Leoni, Domenico Giraldi e Giuseppe Martelli) che affiancavano quelli inglesi (coordinati da Robert Stephenson) nella costruzione della via ferrata Leopolda da Firenze a Livorno, ma rassegnò quasi subito le sue dimissioni.
Nel 1841 eseguì un progetto complessivo delle strade ferrate in Toscana e nel 1845 si occupò della progettazione di un tratto di strada ferrata da Pisa a Livorno.
Parallelamente alla sua attività di ingegnere per conto dello Stato Ridolfo svolse anche una intensa attività politica, facendo parte del gruppo dei liberali moderati di Pisa e collavorò a più riprese al giornale “L’Italia”, fondato nel 1847 da Giuseppe Montanelli e Adriano Biscardi; nel 1848, si arruolò e partì da Pisa con un gruppo di volontari fra cui il suo fedele assistente Paolo Folini. La brigata partecipò all’occupazione della Garfagnana, della Lunigiana e di Pontremoli, unendosi alle milizie senesi, e poi si recò a Milano da dove rientrò sconfitta a Pisa (Panattoni, 2004, pp. 24-26).
Borghese illuminato si occupò a più riprese dell’istituzione e dell’organizzazione di scuole per le classi meno abbientti.
Tra la fine del 1848 e l’inizio del 1849 compì uno studio sulle fonti minerali di Asciano, presso Pisa.
I suoi cattivi rapporti con i superiori, fecero sì che nel 1856 venne collocato a riposo, concludendo ufficialmente la sua carriera di ingegnere granducale.


Della riduzione del Palazzo delli Spini, posto di contro al Ponte S. Trinita, “Antologia”, XIV (1824), pp. 126-134;
Strada nella Lunigiana. Fivizzano, Aprile 1832, “Antologia”, XLVI (1832), pp. 92-93;
Memoria dell’Ingegnere direttore dell’Opera, in Rendimento di conti del consiglio d’amministrazione della società anonima costruttrice di due ponti sull’Arno nella di lui Valle Inferiore: presentato al corpo degli azionisti dopo la costruzione del primo di detti ponti presso Bocca d’Elsa, Pisa, Fratelli Nistri, 1836;
Memorie inedite sulla nuova inalveazione di Fossa Cuccia, Pisa, Tip. Nistri 1840;
Delle Strade Ferrate in Toscana considerate come tronchi di strade Italiane dell'utilità di un nuovo sistema di rotaie per le locomotive e le vetture tratte da cavalli, idee dell'ingegnere Ridolfo Castinelli, Lucca, Tip. Giusti, 1842;
Sulle strade ferrate: due lettere all’editore, Firenze, Gabinetto Vieusseux, 1844;
Delle strade ferrate nazionali italiane e del tronco d’una di esse da Genova a Pisa, “Il Contemporaneo [di Roma]”, 17 aprile 1847;
del nuovo teatro aperto a Livorno nel Luglio del 1847, “L’Italia”, 13 Agosto 1847;
Rendimento di conti relativo alla costruzione del ponte di Bocca d'Usciana, Pisa, Tip. Nistri, 1850;
Perizie giudicali in atti del fallimento della Società anonima della strada ferrata da Lucca a Pisa, Lucca, Tip. Giusti, 1857 (con G. Masini e C. Cesari);
Rapporto dei lavori di rettificazione del Canale che alimenta la forza motrice degli opifici di Colle di Val d'Elsa mediante la costruzione di un tratto nuovo di esso nel luogo detto Le Gore rotte [...], Pisa, Tip. Nistri, 1858.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta della Terra di Bientina, 1828 (ASCB, Comune, 60, “Affari della Comunità”);
Pianta delle colmate aperte nella R. Tenuta della Paduletta, 1830 (ASF, Piante della Direzione Generale di Acque e Strade, 1547);
Pianta Topografica che comprende un tratto della Via Regia Vicariese, 1833 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 433);
Pianta di una porzione dei terreni comunitativi di Bientina, 1838 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 722);
Pianta di un tronco del Fiume Arno della Città di Pisa coll’indicazione del cedimento di un tratto di spalletta sinistra […], 1838 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 730);
Planimetria di un tratto del fiume Arno nel Popolo di S. Giovanni al Gatano, 1838 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 670);
Planimetria di un tratto della ripa sinistra del fiume Arno in corrispondenza della Chiesa del Popolo di S. Giovanni al Gatano […], 1838 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 781);
Planimetria che dimostra la rete stradale che interessa il paese di Calcinaia, 1839 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 821);
Ponate di Zambra e strade di accesso, 1840 ca. (ASF, Capirotti di Finanze, 33);
Pianta Geometrica della Val d'Era [...], 1841 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 848);
Pianta topografica che comprende un tratto della Strada Provinciale Vicarese per la Chiesa di S. Martino al Bagno e il paese di Cucigliana, 1842 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 944);
Strada Provinciale del Tiglio. Sviluppo della medesima al passo del Canale Imperiale, 1842 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 420);
Planimetria di un tratto della Strada Provinciale Vicarese, 1844 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, 1101);
Pianta Topografica del Val d’Arno Inferiore coll’indicazione delle strade […], 1849 (vedi Panattoni, 2004, pp. 156-157);
Progetto di prolungamento del Lungarno della Città di Pisa e della nuova barriera a Porta a Piagge [...], 1852 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 2).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
DBI, ad vocem; Repetti, 1835, II, p. 66; Cresti e Zangheri, 1978, pp. 54-55; Karwacka Codini e Sbrilli, 1987, p. 34; Barsanti, 1987, p. 74; Melis, 1996, p. 249; Nanni, Pierulivo e Regoli, 1996, pp. 50, 98 e 101; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 125, 489, 492, 506-507, 522, 528, 537-39, 552, 555, 564-568, 578, 581, 584, 588, 595, 598-600, 604-611, 615-618, 633, 636-39, 647, 654, 659-661, 666, 671, 682-686, 696-697, 705, 708-709 e 713-716; Zagli, 2001, tav. 43; Panattoni, 2004, passim; Panattoni, 2005, passim; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASF, Piante della Direzione Generale di Acque e Strade; ASF, Capirotti di Finanze; ASCB, Comune; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASCV, Ufficio dell'Ingegnere del Circondario.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Capretti, Antonio

Antonio Capretti
N.
M. 1818

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:
Fu attivo come ingegnere dall’inizio degli anni ’70 del XVIII secolo fino al 1818, anno della sua morte.

Produzione scientifica:
Ricoprì il ruolo di Ingegnere dell'Archivio delle Decime di Firenze sotto il granduca Pietro Leopoldo. In quegli anni, abitava a Firenze “sul canto di via delle Pinzochere dirimpetto al Masso di S. Croce”.
Successivamente fu uomo di fiducia del granduca Ferdinando III e, assieme a Giacomo Passerini, il principale consulente idraulico per la Maremma (nel ruolo di direttore delle operazioni idrauliche in piena restaurazione), dove cercò di ripristinare la bonifica per riduzione fisica già progettata da Leonardo Ximenes.
Nel 1778, Antonio disegnò – sotto la direzione di Pietro Ferroni e con la collaborazione del cllega Piccioli – la Carta geografica della Provincia Inferiore di Siena, una delle poche rappresentazioni topografiche di tipo subregionale prodotte in seguito a non superficiali osservazioni sul terreno e misurazioni metriche (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, n. 79, e SUAP, RAT 225-226, e SUAP 26 RAT Petr Leopold ms. 38, c. 673r); nel 1779, sempre al seguito del Ferroni, disegnò una Carta del Lago Trasimeno e suoi influenti (che non è stato possibile fin qui rinvenire) (Bonelli Conenna, a cura di, 1997, p. 98).
Nel 1780, attendeva “ai lavori di Chiusi” (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 2561, Lettera di A. Capretti al Soprintendente dello Scrittoio del 17 febbraio 1782).
Sempre in Valdichiana, nel 1780-85 fu al seguito del matematico Pietro Ferroni, con altri suoi allievi, per eseguire colmate in Val di Tresa e alle Bozze di Chiusi. Queste operazioni furono eseguite nell’area di confine fra Granducato e Stato Pontificio grazie alla stipulazione nel 1780 del concordato definitivo fra i due Stati che venne preparato da una memoria stesa da Ferroni stesso e dal matematico papale Pio Fantoni (memorie in ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 879, mazzo I).
Con Cosimo Zocchi, Salvatore Piccioli, Giovan Battista Cecchi e Giovan Battista Puliti è autore delle cartografie (ben otto tavole tra profili, sezioni e spaccati con la Pianta della pianura di Valdichiana fra il Callone Pontificio e il Lago di Chiusi che comprende ancora un tratto del Fiume Tresa colla campagna adiacente fino alla confluenza del Torrente Maiano, per le incisioni di C. Colombini, G. Vascellini e B. Eredi) che illustrano il Concordato del 1780 fra Pio VI e Pietro Leopoldo intorno alla Bonifica delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi, volume edito a Firenze dallo stampatore Cambiagi nel 1788, per far conoscere e celebrare lo storico accordo di confinazione tra i due Stati (ASF, Piante dello Scrittoio delle Rr. Possessioni, tomo XXXVII/200, e IGM, Collezione Fossombroni, inv. gener. n. 4475 e 4483) (Di Pietro, 2005, pp. 130-131).
Il Capretti partecipò alla campagna di rilevamento topografico dei beni fondiari e insediativi delle quattro fattorie lorenesi di Pitigliano, Sorano, San Giovanni alle Contee e Castell’Ottieri, come operazione propedeutica all’alienazione del vasto patrimonio pubblico (disposto con mp del 2 maggio 1781), effettuata da quattro giovani ingegneri granducali (appunto il Capretti con Camillo Borselli, Stefano Diletti e Salvatore Piccioli), allievi del matematico Pietro Ferroni, con prescrizioni date dal capo ingegnere Giuseppe Salvetti di redigere mappe alla “medesima scala degli Estimi”, cioè del catasti geometrici che dal 1780 in poi si stavano realizzando, a titolo sperimentale, in varie Comunità del Fiorentini (Valdinievole e Montagna Pistoiese) e del Senese.
Le operazioni nell’antico territorio delle Contee iniziarono il 29 novembre 1781, con ciascun ingegnere che era coadiuvato da quattro canneggiatori. La responsabilità dell’impostazione del lavoro ricadde nel più esperto, cioè Capretti. I nostri topografi comunque lavorarono intensamente in équipe fino al 20 giugno 1782, quando dovettero sospendere il lavoro a causa dei gravi pericoli – la malaria – correlati all’estate maremmana. Le operazioni ripresero nell’autunno 1782 e furono nuovamente sospese nel giugno 1783. L’ultima campagna durò dall’autunno 1783 alla primavera 1784. In realtà, durante la seconda e soprattutto la terza campagna, questo o quell’ingegnere (soprattutto Capretti e Piccioli) dovettero abbandonare alcune volte le Contee per svolgere missioni in Valdichiana e nella pianura grossetana (Rombai, 1982, p. 19).
Non venne mai costruita (a causa dei costi ritenuti troppo elevati) la carta d’insieme dell’intero territorio delle Contee di Pitigliano e Sorano: in relazione al patrimonio granducale, furono invece disegnate 13 carte relative a più corpi di tenute riunite, 39 carte di singole tenute, 48 mappe di singoli poderi, 61 mappe di appezzamenti di varia estensione, 21 planimetrie di fabbricati rurali, 27 planimetrie di fabbriche civili e militari ubicate nei centri abitati e 6 planimetrie di edifici religiosi, per un totale di 215 figure; in relazione a beni di particolari (vigne, orti e fabbricati) tenuti con patti livellari, furono poi disegnate altre 22 planimetrie.
Complessivamente, dunque, le rappresentazioni disegnate tra il 1782 e il 1784 dai quattro ingegneri Borselli, Capretti, Diletti e Piccioli risultano 237 (sono conservate in rotoli e cartelle in ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, nn. 174, 201-287, 439 e 459-460): esse si qualificano come mappe geometriche di tipo catastale (ma con ricorso ai simboli e cromatismi della tradizione agrimensoria per restituire le varie destinazioni d’uso del suolo), con il nord in alto e in scala conforme di 1:3000 per i terreni e di 1:150 per i fabbricati (Rombai, 1982, pp. 22-25).
Egli si considerava un esperto in idraulica, se è vero che scrive al Soprintendente da Pitigliano il 7 aprile 1782 (per commentare con compiacimento le frequenti commissioni in Valdichiana e nella pianura di Grosseto affidategli dal granduca): “quella piccola abilità, che con la mia applicazione alle teorie, ed alla pratica delle Scienze dell’acqua mi son finora acquistata” (Rombai, 1982, p. 19).
Ultimata la campagna di rilevamento cartografico nel Pitiglianese, nell’aprile 1784 visitò il lago-padule di Castiglione della Pescaia, stendendo un’analitica memoria sulle sue condizioni idrauliche e sanitarie, e disegnando la bella Pianta dimostrativa di quella parte del Padule di Castiglione della Pescaia dove esistono tutti i lavori fattici eseguire dal Capitano Francesco Martini Impresario dall’ottobre 1781 fino a tutto il 24 marzo 1784 all’oggetto di ridurre il detto padule o laguna d’acqua salsa, ed a pesca all’uso delle Valli di Comacchio, 1784 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, 230, ins. 13) (Barsanti, 1984, p. 157).
Nello stesso 1784 lavorò all’edificazione dei nuovi Bagni di Montecatini: è infatti autore, con l’architetto Gaspero Maria Paoletti, di alcune precise e belle rappresentazioni in planimetria e in alzato degli edifici del complesso termale (ASF, Piante delle RR. Possessioni, XXX-675: Ginori Lisci, 1978, p. 226; e Cresti, 1984, pp. 38 e 40).
Tra il 1780 e il 1784, fece pure parte, assieme a Neri Zocchi, Donato Maria Fini e a Ciocchi, della deputazione (coordinata da Ximenes) incaricata di risolvere la questione confinaria fra Pontremoli e Stato di Genova (Raffo Maggini, 2001, p. 21).
Dal 1784 al 1797 ebbe come aiuto nelle confinazioni l’allievo ingegnere Gaspero Pampaloni.
Nel 1785 si occupò della questione idraulica del Padule di Bientina (al confine fra Granducato e Stato di Lucca) e fece parte della commissione congiunta insieme all’ingegnere Domenico Merli per la parte lucchese; dalle analisi e misurazioni effettuate dai due periti di parte scaturì un dettagliato rilevamento topografico di tutto il contorno del lago, a scala molto grande avendo la figura una dimensione di circa 2x3,5 metri (ASLu, Offizio sopra i Paduli di Sesto, 46 “Mappe”).
Dopo il 1787, redasse la Mappa topografica del territorio di Barga con riduzione dell’originale – appunto del 1787 – dell’ingegnere granducale Agostino Silicani (Rombai, 1982, p. 19).
Nel 1792 si occupò di questioni confinarie fra Granducato e Stato lucchese realizzando anche una dettagliata pianta topografica e veduta prospettica del territorio di confine (con tutti i termini segnati) fra Granducato di Toscana (Vicariato di Fivizzano) e Marchesato di Aulla in Lunigiana in collaborazione con i periti lucchesi G. D. Baroni e F. Pasquini (Gallo, 1993, pp. 210-211).
Con la Restaurazione, dal 1814 in poi, Capretti fu incaricato di provvedere per quanto possibile al risanamento idraulico della pianura grossetana che era tornata largamente preda delle acque stagnanti soprattutto a causa delle rotture ed esondazioni dell’Ombrone.
Nel 1814, fu incaricato dal restaurato granduca Ferdinando III di visitare la pianura di Grosseto per fare una relazione con mappa di quell’area – che versava in stato di disordine idraulico dopo l’abbandono del lavori effettuati da Leonardo Ximenes fra gli anni ’50 e ’80 del XVIII secolo – e suggerire i rimedi necessari.
Tra il dicembre 1814 e il gennaio 1815, Capretti scrisse la Memoria sullo stato della pianura di Montepescali, Grosseto e Giuncarico, in cui riassume mesi di osservazioni e rilevamenti nella vasta area, priva di strade rotabili e semi-spopolata, con l’argine di destra dell’Ombrone che era rovinato da ben 22 “rotte” e consumato dall’incessante calpestio di migliaia di bestie brade, tanto che tutto l’invaso del lago-padule era “coperto di acque quasi stagnanti e di belletta; i fossi sono fino alla cima delle loro ripe tutti ripieni per essere sempre chiuse le cateratte delle Bocchette a vantaggio ed interesse della pesca”. Le sue proposte si riallacciavano agli indirizzi ximeniani di mantenere attivi i canali e “fresca” e in equilibrio la zona umida, anche per conciliare gli interessi della pesca con quelli dell’agricoltura e della sanità ambientale.
Riguardo poi a Castiglione della Pescaia, sostenne la necessità di riparare i moli del porto-canale con robuste scogliere artificiali (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 229, ins. 3, e ASGr, Ufficio dei Fossi, f. 549).
Dalle capillari e ripetute analisi sul terreno e misurazioni sulla pianura di Grosseto, effettuate anche con l’aiuto di Filippo Passerini, scaturì la grande, bella e dettagliata Pianta regolare della pianura di Monte-Pescali, Giuncarico, Colonna, Buriano, e parte del Piano di Grosseto con tutto il Lago di Castiglione, cominciando dal mulino denominato del Muro, fino alla Marina del Tombolo del 1816-17, un comprensorio restituito con tutte le sue componenti topografiche ed i suoi squilibri ambientali e sociali prima della grande bonifica avviata alla fine del 1828 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 278f).
La situazione era così tragica che il sovrano ordinò al Capretti di rimanere a Grosseto; sotto la sua guida, tra il 1815 e il 1817, il locale Ufficio dei Fossi eseguì i lavori idraulici e stradali più urgenti.
Il 4 marzo 1816, con l’ingegnere Giacomo Passerini stese una relazione e poi seguì i lavori per il restauro del monumentale e ximeniano acquedotto di Castiglione (ASF, Miscellanea di Finanze A, f. 554).
Il 18 agosto 1817, stese la Memoria per S. E. il Principe Don Tommaso Corsini, relativa al Fosso del Pedagno e Pedagnolo nella Tenuta dell’Alberese, e nello stesso anno varie altre relazioni, nuovamente sulla pianura di Grosseto del 20 novembre 1817 e sul Padule di Scarlino dello stesso periodo: scritti che si apprezzano anche per le documentate ricostruzioni storiche degli interventi effettuati in questo o quel territorio almeno a partire dalla Reggenza lorenese (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 229, ins. 3, e ASF, Capirotti di Finanza, f. 111: Rombai, 1982, pp. 19-20).
In una memoria sulla bonifica del Padule di Scarlino del 25 agosto 1817 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 145, ins. Affare relativo al prosciugamento del Padule di Scarlino), Capretti ragguagliava la Segreteria di Finanze dei costi dell’operazione – pari a 120.000 lire – che avrebbe dovuto comportare l’incanalamento del fiume Pecora “nell’Ontaneta, ossia nella porzione più grande del Padule, che più accostasi ai monti”: la carta topografica allegata illustrava le condizioni idrologiche dell’area e l’idea progettuale elaborata nella relazione (Azzari e Rombai, 1986, p. 118).
Capretti morì a Grosseto nel corso dell’anno 1818 e venne sostituito dall’ingegnere Giacomo Passerini (Barsanti, 1984, pp. 140, 157, 179, 182 e 186-188 e fig. 56).
Il granduca Pietro Leopoldo, nelle sue Relazioni, fornisce di lui un giudizio non proprio positivo, definendolo "di poca abilità, pochissima presunzione, puramente portato a divertirsi, a fare delle ragazzate e a non badare all'impiego [...]" (I, p. 82).
Di fatto però la straordinaria operosità di Capretti si misura con le centinaia di relazioni descrittive e progettuali e di piante relative a diverse parti del Granducato – Senese, Maremma, Lunigiana, Montecatini (terme), Valdichiana, Pisano, Firenze e dintorni, ecc. – che si conservano negli archivi toscani.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta di un tronco del Fiume Elsa verso lo sbocco in Arno, eseguita in occasione della visita del matematico Pietro Ferroni per dirimere una disputa fra proprietari frontisti relativa a lavori fatti per il funzionamento di alcuni opifici, e Pianta della gora e del canale di un mulino sull'Elsa, attribuita, 8 luglio 1773 (OXF, I, nn. 2 e 3);
Carta geografica della Provincia Inferiore di Siena, 1778; un prodotto che rappresenta il frutto migliore dei rilevamenti e delle misurazioni del Matematico Pietro Ferroni e dei suoi collaboratori nel contesto delle operazioni attivate dalla visita in Maremma del 1775-56, infatti per la prima volta la provincia senese inferiore, compresa la parte collinare e montana più interna, compare in modo piuttosto simile alla realtà; ricchissime le indicazioni delle componenti paesistiche di questo territorio oggetto di una intensa attività progettuale frutto del riformismo lorenese (ASF, Miscellanea di Piante, n. 79 e in SUAP, RAT 225-226);
Mappa del Lago Trasimeno e suoi influenti, e di quella parte del Lago di Cortona [...], 1779 (SUAP, RAT 249);
Pianta di una parte della Valdichiana in base al concordato fra Toscana e Stato della Chiesa del 1780, 1781 (SUAP, RAT 245);
Pianta dimostrativa di quella parte del Padule di Castiglione della Pescaia dove esistono tutti i lavori fattici eseguire dal Capitano Francesco Martini Impresario dall’ottobre 1781 fino a tutto il 24 marzo 1784 all’oggetto di ridurre il detto padule o laguna d’acqua salsa, ed a pesca all’uso delle Valli di Comacchio, 1784 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, 230, ins. 13);
Due piante dell'edificio del Casone a Grosseto e appartenente alla Comunità, con progetto di modifiche, in collaborazione con Giovanni Boldrini, 1784 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 17, cc. 223v e 224r, sc. 15);
Pianta dell'edificio sede dell'Uffizio dei Fossi di Grosseto, posto nel centro cittadino, in collaborazione con Giovanni Boldrini, 1784 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 17, c. 205bis, sc. 14);
Mappa regolare del bosco di Gambatacca e sue adiacenze relativa alle differenze giurisdizionali e d’utile dominio vertenza tra il Granducato di Toscana e il Marchesato di Suvero, 27 ottobre 1784 (ASF, Piante antiche dei confini, n. 82);
Pianta generale di tutte insieme le RR. Fabbriche dei Bagni di Monte Catini e Campagna adiacente nella Valdinievole, inserita nella Raccolta dei disegni delle Fabbriche Regie e de' Bagni di Montecatini [...], 1787, incisa a Firenze da Cosimo Zocchi, di autori vari fra cui Antonio Terreni, Niccolò Gaspero Maria Paoletti, ecc., a corredo del trattato Dei Bagni di Montecatini, di A. Bicchierai (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 221; e ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, tomo XXXI A);
Pianta e prospetto di un edificio balneare di Montecatini Terme (in collaborazione con Gaspero Maria Paoletti che firma questo disegno per conto della Badia di Firenze, mentre il Capretti per lo Scrittoio delle Possessioni granducali), 1787 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 365/d);
Pianura di Valdichiana, inserto di 8 tavole allegato al Concordato fra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa del 1780, stampato a Firenze da Cambiagi, di autori vari fra disegnatori ed incisori (Antonio Capretti, Salvatore Piccioli, Cosimo Zocchi, Benedetto Eredi, Giovan Battista Cecchi, Cosimo Colombini, Giuseppe Baldassarre Puliti), 1780-1788 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 97) e altre piante sciolte (disegni di profili, livellazioni, edifici idraulici) sempre con le stesse firme (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, nn. 248-251 e 255-257);
Pianta della confinazione giurisdizionale fra il territorio del Vicariato di Fivizzano dello stato di Toscana, ed il territorio di Gorasco del Marchesato d’Aulla, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 107 e ASMa, Delegato di Governo della Lunigiana Estense, B. 159);
Pianta del Padule e Lago di Sesto o di Bientina, 1795 (ASLu, Offizio sopra i Paduli di Sesto, n. 46 “Mappe”), da cui la Pianta del Padule e Lago di Sesto o di Bientina. Tradotta [nel 1853] nella presente minor proporzione dalla Pianta Originale fatta nell’anno 1795 dall’ingegner Antonio Capretti, 1:20.000 (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.4);
Pianta dei terreni del livello della Prioria di S. Niccolò di Migliarino, 1800 ca., eseguita per il rinnovo del livello ai Salviati; il Capretti fu scelto come terzo perito, oltre a Giovanni Caluri (per i Salviati) e Giovanni Andreini (per la Prioria), poiché le parti non si trovavano d'accordo sulle due perizie Caluri-Andreini (APCRP);
Scandagli del Fosso Navigante nella Pianura grossetana, 1816 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 609, c. 707r, sc. 266);
Pianta regolare della pianura di Monte-Pescali, Giuncarico, Colonna, Buriano, e parte del Piano di Grosseto con tutto il Lago di Castiglione, cominciando dal mulino denominato del Muro, fino alla Marina del Tombolo, 1816-17 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 278f);
Profili di livellazione del fiume Bruna nella Pianura grossetana; il disegno, effettuato dopo la visita sul luogo, servì per la progettazione di un nuovo argine, 1817 (ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 609, c. 749r, sc. 264);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pietro Leopoldo, I, 1969, p. 82; Ginori Lisci, 1978, p. 266; Caciagli, 1984, pp. 74-75; Azzari e Rombai, 1986, p. 118; Barsanti e Rombai, 1986, p. 126; Barsanti, 1987, pp. 84 e 123; Gabellini, 1987, pp. 149 e 159; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 111, 208 e 333; Vichi, 1990, pp. 65-67; Mazzanti e Sbrilli, 1991, pp. 245-262; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 346-351 e 368-369; Barsanti, 1992, pp. 4-5; Gallo, 1993, pp. 210-211; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, pp. 163, 174 e 178; Raffo Maggini, 2001, pp. 21 e 29; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 17, 44 e 92-93; Zagli, 2001, tavv. 33-34; Cresti, 1984, pp. 38 e 40; Bencivenni, 1984, p. 78; OXF; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Piante antiche dei confini; SUAP; ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni; ASGr, Ufficio dei Fossi; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; ASLu, Offizio sopra i Paduli di Sesto; APCRP; ASMa; AAADF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Capaccioli, Graziano

Graziano Capaccioli
N. Empoli 11 novembre 1780
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Geometra poi ingegnere e sotto ispettore

Biografia:
nel 1827 era ancora scapolo.

Produzione scientifica:
Fu addetto come geometra alle operazioni del catasto geometrico napoleonico del 1808-14 (ove fu attivo alle dipendenze dell’ingegnere Luigi Campani, almeno fin dal 1811, nelle comunità del Valdarno di Sotto) e poi di quello lorenese del 1817-32, con promozione prima a ingegnere e poi a sotto ispettore, sempre come aiuto del Campani, soprattutto nelle comunità del Volterrano e della Maremma pisana (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342, fasc. 2).
Nel 1824 venne incaricato del rilievo di terreni di proprietà del R. Spedale di S. Fina di S. Gimignano al fine di determinarne il canone livellario; per l'occasione, la relazione scritta del Capaccioli fu accompagnata da una mappa acquerellata, dal titolo: Pianta della Boscaglia denominata la Cerreta Grande... (ASSFiSG, 106, ins. 21).
Nello stesso anno venne trasferito nella Maremma grossetana dove rimase fino al completamento del catasto e all’ammissione nel Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade: nel giugno 1824 stava svolgendo l’impegnativo compito di preparare, per Giovanni Inghirami e per il di lui lavoro di costruzione della carta geometrica, la versione definitiva dei quadri d’unione delle comunità del Grossetano.
Entrò fin dalla sua istituzione nel Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade, e all’inizio del 1826 – mentre serviva nel circondario di Empoli – completò la bella Mappa topografica della pianura riunita del Territorj di Campiglia, Suvereto e Piombino e sue adiacenze alla scala di 1:100.000 che utilizza i quadri d’unione e le mappe catastali (è in ASF, Piante Acque e Strade, n. 1513, e ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 148, ins. 4), in funzione dei progetti e dei lavori della bonifica maremmana e della stessa costruzione della Carta Geometrica toscana dell’Inghirami, che infatti chiese e ottenne tale rappresentazione già prima del 25 marzo 1826.
Per conto della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto e al Corpo degli Ingegeri di Acque e Strade operò come ingegnere, nel 1826-27, nel Circondario Campiglia e, dal 1827 al 1832, in quello di Empoli e di Fucecchio. In questi anni seguì alcuni progetti di interventi locali, firmando diverse carte topografiche, tra cui un disegno del Torrente Vincio nel Circondario di Fucecchio (in ASCFu, Ufficio dell'Ingegnere del Circondario, f. 1417).
Nel 1829 venne nominato Ingegnere Ispettore del Compartimento di Siena; sotto di lui operavano numerosi geometri e ingegneri, fra cui si ricorda Luigi Baglini che aveva partecipato negli anni '20 alle "operazioni metriche effettuate nella Maremma" (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2).

Produzione di cartografia manoscritta:
Mappa topografica della pianura riunita del Territorj di Campiglia, Suvereto e Piombino e sue adiacenze alla scala di 1:100.000, 1826 (ASF, Piante Acque e Strade, n. 1513, e ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 148, ins. 4).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, p. 46; Rombai, 1982, p. 119; Vichi, 1986, p. 95; Rombai, 1989, pp. 53-54, 72, 76, 78, 82, 92, 97, 102 e 124; Nanni, Pierulivo e Regoli, 1996, p. 67; Caciagli e Castiglia, 2001, p. 124; ASF, Piante Acque e Strade; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASCFu, Ufficio dell'Ingegnere del Circondario.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Cantagallina, Remigio

Remigio Cantagallina
N. Sansepolcro 1582
M. 15 ottobre 1656

Relazioni di parentela: Fratello di Giovan Francesco e di Antonio Cantagallina, nasce da Giovanni Maria Cantagallina, nobile di Sansepolcro di origine perugina, da Villa Cantagallina nel territorio di Chiusi trasferitisi in Sansepolcro nel corso del XVI secolo; nel XVII secolo passarono dagli Schianteschi alla famiglia Cantagallina le contee di Montedoglio e di Gorga Scura presso Anghiari, che dettero alla famiglia l’omonimo titolo di conti. In località Sassi rotti (o rossi), a circa 2 km da Sansepolcro verso Ovest è localizzato l’edificio della Villa Cantagallina.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Incisore, disegnatore e pittore

Biografia:
La sua attività risulta documentata tra il 1602 e il 1653.

Produzione scientifica:
A partire dal 1621 fu maestro di disegno nella scuola di corte di Ferdinando II dei Medici, detta “la Paggeria”, in sostituzione di Stefano Fantoni. Maestro di Anton Domenico Gabbiani, di Agostino Melissi e di Stefano della Bella, amico di Bernardino Poccetti, R. C. fu «celebre nel disegnar paesi a penna»” (Baldinucci, IV, p. 142) e «ingegnere valoroso» (idem, IV, p. 605).
Attivo anche come intagliatore: intaglio a rosoni sulla porta laterale in legno della chiesa di Santa Chiara a Sansepolcro (s.d.); nel 1603 firma la prima incisione di paesaggio; nel 1608 collabora con Giulio Parigi all’allestimento di spettacoli per le nozze di Cosimo II con M. Maddalena d’Austria.
Tra il 1612 e il 1613 viaggia nei Paesi Bassi, dove raccoglie in un taccuino 105 disegni, attualmente conservati nella Biblioteca Reale di Bruxelles. Dal 1615 è sicuramente di nuovo in Italia e redige varie vedute.
Di Remigio rimane un gran numero di disegni e incisioni. Nessuna documentazione si ha invece circa la sua attività di ingegnere e architetto. Tra le vedute, di particolare valore è quella di Siena, conservata a Firenze presso il GDSU.

Produzione di cartografia manoscritta:
Veduta di Siena, post 1615, ante 1650 (GDSU, n. 249 P);
Veduta del Ponte alle Grazie a Firenze, 1633 ca. (GDSU, n. 202 P);
Veduta dei Mulini di S. Niccolò a Firenze, 1633 (CLP, inv. 8701);
Veduta di un borgo toscano, 6 luglio 1633 (PU);
Veduta di Porta Romana a Firenze, 1630-1640 (GDSU, n. 6100 S);
Veduta di Firenze da Bellosguardo, 1630-1640 (GDSU, n. 203 P);
Pianta di una zona di Borgo Sansepolcro (attuale zona di via Matteotti), fine XVI sec. (MB);
Veduta della facciata principale della villa del Poggio Imperiale, prima metà XVII sec. (BMF, vol. F, n. 71);
Disegno della Villa dell’Ambrogiana, XVII sec. (GDSU, Collez. Sant. n. 6099);
Veduta della piazza del Duomo di Pisa, XVII sec. (CPP);
Veduta della campagna presso Firenze, XVII sec. (GDSU).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Bortolotti, 1982; Chiarini e Marabottini, 1994; G. Di Pietro e Fanelli, 1973; Fara, Conforti e Zangheri, 1978; Rombai, 1980; Tongiorgi Tomasi, Tosi e Tongiorgi, 1990; Baldinucci, 1975, vol. III, p. 136, vol. IV pp. 142, 317 e 605, e vol. V, pp. 38, 40, 41, 186, 200 e 252; Baldinucci, 1975; GDSU; MB; BMF; CLP; PU; CPP.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Cantagallina, Giovan Francesco

Giovan Francesco Cantagallina
N. Sansepolcro
M.

Relazioni di parentela: Fratello di Antonio e di Remigio Cantagallina e padre di Andrea Cantagallina (colonnello e ingegnere, allievo del Parigi, morto nel 1678), sposò Isabella Schianteschi dei Conti di Montedoglio e di Gorga Scura, da cui ebbe l’unico figlio Costantino.
La famiglia Schianteschi-Cantagallina si estinse alla fine del XVIII secolo.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere civile e militare

Biografia:
Nasce a Sansepolcro intorno al 1580, primogenito di Giovanni Maria Cantagallina, nobile di Sansepolcro di origine perugina. Morì il 15 ottobre 1656 secondo il Baldinucci, poco dopo il 1646 secondo il DBI.
Fu ingegnere civile e militare e la su attività risulta documentata tra il 1611 e il 1643.

Produzione scientifica:
Nel 1611 realizza il nuovo molo al porto di Castiglione della Pescaia; numerosi interventi datano al 1616, in primo luogo i lavori alle importanti opere portuali volute da Cosimo II a Livorno: la costruzione del molo della Sassaia a Livorno, la realizzazione della via d’acqua tra il Lazzaretto di S. Rocco e le Fornaci a Livorno, la costruzione della diga alla Torretta sul fosso detto dei Navicelli che collegava Pisa e Livorno (interventi da alcuni datati 1617). Nello stesso anno 1616 visita il Pian d’Alma nella Maremma grossetana, insieme con l’Auditore Lionardo Accolti, opera alle fortificazioni di Castiglione della Pescaia e redige la carta prospettica del territorio costiero maremmano di Pian d’Alma e Punta Ala, restituito con estrema esattezza nelle sue componenti morfologiche, idrografiche e degli insediamenti con la tecnica della prospettiva a volo d’uccello.
Nel 1618 giunge in Maremma su incarico del granduca per studiare il problema delle steccaie (la cosidetta “guerra delle steccaie”) sui fiumi Cornia e Pecora, che alimentavano le ferriere e i mulini di Suvereto e di Follonica nel Principato di Piombino, e per risolvere alcune controversie insorte in questa materia tra gli Appiani, signori piombinesi proprietari delle ferriere e degli altoforni, e i Medici, proprietari della Magona del ferro che teneva in attività anche alcuni impianti siderurgici in Maremma. Al proposito redige circa 15 carte topografiche con la precisa organizzazione della maglia fluviale, degli stabilimenti siderurgici e appunto delle steccaie.
Tra il 1619 e il 1620 lavora soprattutto a Seravezza, Montignoso, Pietrasanta, Grosseto, conducendo restauri e riparazioni di edifici pubblici.
Dal 1621 al 1627 è nei Paesi Bassi come ingegnere militare al seguito del marchese Ambrogio Spinola e lavora alle fortificazioni erette durante l’assedio di Breda, nel 1627. Rientra a Firenze alla fine del 1627, e viene nominato ingegnere principale delle fortificazioni del porto di Livorno, dove, tra il 1637 e il 1643 realizza un complesso di due bastioni collegati da una cortina (Forte di Porta Murata, a motivo dell’occlusione dell’antica porta meridionale che diventava un semplice passaggio interno fra il Forte e la piattaforma antistante la darsena). Torna ad occuparsi della zona di Castiglione della Pescaia nel 1639, con relazioni sull’alluvione dell’Ombrone nella zona castiglionese. Compila inoltre relazioni sull’opportunità di essiccare il lago di Castiglione mediante canalizzazione oppure colmata, firmate insieme ad Alessandro Bartolotti, Guglielmo Gargiolli e Pietro Petruccini (ipotesi non realizzate). Fino al 1640 cura i lavori di sistemazione del porto di Castiglione, e nel 1643 è nuovamente a Livorno, dove si occupa della costruzione del Lazzaretto di S. Jacopo.
Tra il 1643 e il 1644 termina la costruzione delle fortificazioni di Sansepolcro insieme a Baccio del Bianco e ancora al 1643 datano i lavori di restauro alle mura di Monterchi, gravemente danneggiate. Il Baldinucci riferisce su lavori del Cantagallina alle fortificazioni di Gaeta per conto del Re di Spagna, senza specificarne la datazione.

Produzione di cartografia manoscritta:
Territori di Gualdo, oggi Punta Ala, in due piante a confronto del 1616 e del 1769, 1780 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 545);
Il comprensorio di Punta Ala con i termini confinari tra Granducato e Principato di Piombino, 1619 (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 6936, ins. 3.3.1619);
Carta topografica “tocca in penna” di Pian d’Alma, 3 marzo 1619 (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 6936);
Pianta della pineta di Castiglione, 18 marzo 1615 (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 6933);
Tirli e la strada per Pian d’Alma, 16 maggio 1622, attribuita (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 6937);
Porta del borgo di Castiglione della Pescaia, 1616 (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 6934, ins. 25/9/1616);
Porto di Castiglioni (di incerta attribuzione tra A. Bartolotti, G. F. Cantagallina, P. Petruccini, G. Gargiolli), XVII sec. (ASF, Segreteria di Finanze, f. 1013, Rel. 26/12/1639);
Forno, ferriera, gore e steccaie di Suvereto, 1618, attr. a G. F. Cantagallina (ASF, Miscellanea Medicea, f. 534, c. 247; ASF, Miscellanea Medicea, f. 546, cc. 3, 5, 7, 9, 11-13, 15, 17, 19, 21 e 23-24; ASF, Miscellanea Medicea, f. 559, c. 13);
Disegno della presa dell’acqua del Tevere per condurla per la gora degli Anghiaresi fatta sotto Montedoglio nel modo che in detto giorno si trovava, 21 luglio 1638 (CCAU);
Mare o sia Golfo di Piombino, 1616 (attr. a G. F. Cantagallina) (ASF, Miscellanea di Piante, n. 545);
Carta dei confini di Piombino, 1616 (citata in una lettera di Alessandro Chigi al Governatore Generale di Piombino del 24 marzo 1783), (ASF, Principato di Piombino, f. 11, anno 1783);
Il territorio maremmano di Pian d’Alma e Punt’Ala, 1616 (ASF, Archivio Vecchio dei Confini, casella III, piante n. 38, c. 14; e ASF, Capitani di Parte, cartone XVI, c. 2).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Azzari e Rombai, 1986; Barsanti, 1984; Barsanti, 1982; Barsanti e Rombai, 1986; Casali e Diana, 1983; Di Pietro e Fanelli, 1973; Fara, Conforti e Zangheri, 1978; Gabellini, 1987; Greppi, a cura di, 1993; Lucarelli, 1995; Principe, 1988; Rombai, 1993; Rombai, 2003; Rombai, 1995; Rombai, 1987; Rombai, 1983; Rombai e Tognarini, 1986; Toccafondi e Vivoli, 1993; Vivoli, 1992; DBI, vol. 18, Roma, Istituto della Encicloperdia Italiana, 1975; Baldinucci, 1975, vol. IV, p. 142, e vol. V, pp. 40-41; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Scrittoio delle RR. Regie Possessioni; ASF, Segreteria di Finanze; ASF, Miscellanea Medicea; ASF, Capitani di Parte; ASF, Archivio Vecchio dei Confini; ASF, Principato di Piombino; CCAU.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Cantagallina, Antonio

Antonio Cantagallina
N.
M.

Relazioni di parentela: Minore dei tre figli di Giovanni Maria Cantagallina, nobile di Sansepolcro di origine perugina.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Prete, architetto e pittore

Biografia:

Produzione scientifica:
Nei primi anni del XVII secolo è architetto della “fabbrica di Livorno”, ove curò la costruzione della città nuova; nel 1605 si occupò della fabbrica del Duomo di Livorno e dell’edificio per la dogana di Livorno, poi trasformato in palazzo reale e come tale usato fino a fine secolo.
Nel 1609 è di nuovo a Sansepolcro, dove porta a termine la facciata e il cortile del palazzo delle Laudi insieme al fratello Giovan Francesco; ancora a Sansepolcro, nel 1613 ca. (per alcuni nel 1616), progetta la chiesa di S. Maria delle Cappuccine.
Nel 1616 è nuovamente a Livorno, dove lavora per l’Ordine di S. Stefano, eseguendo il progetto per la costruzione di un isolato di case a schiera e per la ristrutturazione del vecchio borgo medievale.

Produzione di cartografia manoscritta:
Perizia sui rapporti tra le fortificazioni del lato Nord di Borgo Sansepolcro e il sito di proprietà dei padri Cappuccini, XVII sec. (ASF);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Di Pietro e Fanelli, 1973; Giglia, 1997, pp. 83-116; DBI, vol. 18, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975; Baldinucci, 1975, vol. IV, p. 142, e vol. V, pp. 40-41; Thieme e Becker, 1921, vol. V, p. 522.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Campani, Luigi

Luigi Campani
N. Volterra 12 aprile 1780
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto, ingegnere, ispettore catasto

Biografia:
Al 7 maggio 1827 risultava essere “ammogliato, con due figli e con il padre ottuagenario”.

Produzione scientifica:
Fu l’unico ingegnere verificatore toscano impiegato nei lavori catastali francesi del 1808-14 (con nomina a geometra di prima classe nel Dipartimento del Mediterraneo il 27 agosto 1810 e poi con brevetto imperiale del 10 dicembre 1811, col quale veniva promosso tale dal ruolo di geometra), con tecnici subalterni come Prospero Badalassi, Graziano Capaccioli e il geometra Braccesi. Il concittadino Giovanni Inghirami ne fece le lodi già nel 1818, cioè a catasto ferdinandeo appena avviato, non solo per la riconosciuta abilità professionale, ma anche per la sua strumentazione davvero innovativa: già nel 1810, per eseguire le operazioni della triangolazione primaria, Campani si era infatti privatamente dotato “di un circolo moltiplicatore del celebre costruttore parigino Etienne Lenoir” – anche i suoi subordinati erano stati dal medesimo obbligati ad usare “teodoliti pregevoli” (Biagioli, 1975, pp. 23-24 e 51) – e non mancava di chiedere l’aiuto attivo dello scienziato Inghirami, con cui fu sempre in amichevole rapporto, non solo per le misurazioni (aiuto che infatti ottenne), ma anche poter convincere il governo a costruire un solido inquadramento geodetico nel territorio pisano-livornese, vale a dire il Dipartimento del Mediterraneo, dove stava operando.
Il 16 gennaio 1812 Campani rivela ad Inghirami il suo convincimento, in contrasto con gli indirizzi governativi che non ne tenevano conto, e cioè “che è indispensabile prima una generale triangolazione a uso Cassini in tutto il Dipartimento per avere nella vera posizione ciaschedun Paese e formare così un Canevas trigonometrico bellissimo, facendo i triangoli di primo, secondo e terzo ordine [...]. Io farei tutte le osservazioni, i suoi allievi i calcoli. Bisogna dunque fare un ragionato rapporto dimostrando fino all’evidenza: 1°, la necessità di questa operazione; 2°, che non cresce nulla di spesa allo Stato perché l’operazione che si fa separatamente per ciascheduna Comune venendo pagata ai rispettivi geometri si può pagare all’ingegnere geometra in capo che sarebbe incaricato di questa operazione, e che i geometri trovano fatta; 3°, che la triangolazione in generale riattacca meglio tutti i punti e l’insieme delle Comuni, mentre a farla separatamente non può venire così esatta; 4°, si ottiene una Carta Dipartimentale utilissima a tante operazioni dello Stato; 5°, si abbrevia nel suo totale l’operazione del Catasto”.
Nel marzo 1815 fu nominato da Ferdinando III ingegnere dei confini del Granducato; e il 29 maggio 1817 ebbe l’incarico della direzione dei lavori per le nuove Strade Salaiole da Volterra a Vada e da Volterra a Campiglia presso Colle di Val d’Elsa.
Dal 10 aprile 1818 fu promosso al posto di primo ingegnere delle Riformagioni e Confini del Granducato.
Con nuovo dispaccio del 24 dicembre 1818 fu nominato Ispettore del Catasto (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342, fasc. 3).
Durante tutta la catastazione ferdinandeo-leopoldina, a partire dal 1819 e fino allo scadere del 1826, Campani e Inghirami riannodarono l’antica collaborazione e intrattennero un fitto carteggio dal quale emergono i tanti problemi che quasi giorno per giorno l’operazione andava incontrando, così come l’alta professionalità e il notevole contributo espressi dal medesimo Campani non solo nel Pisano ma anche (dalla primavera 1825) nella Lunigiana e nel resto della Toscana nord-occidentale appartenente al Granducato, dove dovette verificare e correggere il lavoro già da altri effettuato, fino ad allargarsi all’ampio quadrante della Valdinievole e della Montagna Pistoiese.
Addirittura, nel novembre 1829, Campani – su invito di Inghirami – dovette tornare nelle Colline Pisane e nel Volterrano per correggere la posizione di alcuni punti specialmente della Comunità di Peccioli.
Lo stesso Campani, già prima della conclusione dei lavori d’impianto, dalla fine del 1825 e per tutto l’anno 1826, dovette manifestare la sua cocente delusione e amaramente lamentare come il suo alacre impegno anche direttivo non fosse stato sufficientemente apprezzato dal governo perché egli – a differenza di altri operatori catastali come l’ispettore Guasti e come gli ingegneri Ippolito Bordoni, Graziano Capaccioli, Lamberto Mey, ecc. – inizialmente non fu ammesso nella nuova magistratura della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto ed al Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade.
Ben presto, però, anche Campani poté avere il coronamento della sua lunga carriera di servitore tecnico dello Stato con la chiamata nel Corpo degli Ingegneri.
Tra il 1826 e il 1828 collaborò con Inghirami alla costruzione della Carta Geometrica della Toscana inviando carte con lo stato aggiornato della viabilità nella sua articolazione fra strade rotabili, comunali, provinciali, regie.
Dal 1828 al 1834 ricoprì il ruolo di Ispettore per la Camera di Siena presso la Soprintendenza alla Conservazione del Catasto e al Corpo di Ingegneri di Acque e Strade.
Dal 1835 al 1840 era Ispettore sempre a Siena per la Direzione del Corpo di Ingegneri di Acque e Strade; nel 1841 diventò "Consigliere aggregato" al Consilio degli Ingegneri di cui sarà membro effettivo fino al 1847.
Dal 1850 divenne membro del "Consiglio d'Arte" per conto della Direzione Generale dei lavori di Acque e Strade e delle Fabbriche Civili dello Stato, fino alla sua “giubilazione” (19 maggio 1852), quando venne eletto "Consigliere onorario", carica che ricoprirà fino al 1857.
Nel 1851 fu nominato "Professore Accademico in Architettura" all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Tra i progetti di Luigi Campani ricordiamo:
il teatro progettato e costruito all'interno del Palazzo Incontri (oggi Viti) di Volterra, su disegno del 1819, al quale fu dato il nome del poeta volterrano Aulo Persio Flacco, raffigurato nel grande sipario, nel regno delle muse, dal pittore ottocentesco Nicolò Contestabile;
la ricostruzione del Ponte Nuovo di Pontremoli (ad una sola arcata e più a monte di quello di Nostra Donna, destinato ad essere abbattuto), avvenuta nel 1844-46, in seguito ai danni arrecati dalla disastrosa piena del fiume Magra del 2 novembre 1839, un'operazione che comportò anche l'apertura del varco di una nuova strada nella fascia edilizia fra la chiesa di S. Colombano e il fiume;
il restauro del campanile di Pisa nel 1840;
la risistemazione degli argini del fiume Sieve a Borgo S. Lorenzo nel 1851.
Fra i suoi allievi, si ricorda Pietro Pecori che, nel novembre 1829, inoltrando domanda per ottenere un posto di Ingegnere di Circondario, dichiarava di aver compiuto i suoi studi pratici a Volterra "sotto la guida di Luigi Campani" (in ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, p. 44; Cresti, 1987, pp. 245-246; Rombai, 1989, pp. 53-54 e 67-96; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Caluri, Giuseppe

Giuseppe Caluri
N. Pisa 29 dicembre 1791
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Giovanni. Al 1827 risultava avere moglie e tre figli (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1819 si occupò dei lavori di restauro della Chiesa di S. Stefano a Pisa.
Nel 1826 sostituì Alessandro Gherardesca nei lavori di sistemazione del Palazzo Pretorio.
Dal 1826 al 1828 operò a Pisa, sempre per conto della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto e al Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade.
Dal 1829 al 1832 divenne Ingegnere di 1° classe addetto alla Deputazione generale dei Fiumi e Fossi della Pianura Pisana; nel 1833-34 fu promosso Ispettore per la Camera di Pisa e vi rimase fino al 1836-37, allorché passò al compartimento di Arezzo, sempre nel ruolo di Ingegnere Ispettore.
Dal 3 luglio 1837 venne nuovamente chiamato nel compartimento di Pisa, per operare come Ispettore specialmente addetto alla vigilanza del fiume Serchio e del Fosso Macinante da Ripafratta a Pisa e alla Deputazione generale dei Fiumi e Fossi della Provincia Pisana, finché con mp del 26 settembre 1840 venne dispensato dal servizio d'Ispettore d'Acque e Strade e da ogni altro ruolo, con una pensione annua di L. 3010.
Tra il 1823 e il 1840 seguì numerosissimi progetti per conto dell'ufficio dei Fiumi e Fossi e poi della Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa sia in campo urbanistico-architettonico, sia nel settore della viabilità e del controllo e manutenzione dei corsi d'acqua e delle aree umide, realizzando una serie nutrita di disegni (tutta la documentazione è in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 139, 158, 164, 234, 264, 324-325, 387, 389, 400-401, 433, 464, 467, 469, 506, 513, 519, 561, 566, 573-574, 579, 617, 619, 626, 670, 728, 786, 822, 828, 876 e 909).
Nel 1823 (2 febbraio e 2 giugno) eseguì i profili di livellazione del Rio di Pozzale e di altri corsi d'acqua della Pianura Pisana; sempre nel 1823 si occupò delle Terme di Casciana (si veda la Pianta delle Terme del Bagno a Acqua...), con il progetto di alcuni lavori da eseguire; ancora nel 1823, e poi nel 1826-27 e anche nel 1834-36 e nel 1839, eseguì le planimetrie di alcuni terreni comunitativi del comprensorio pisano che dovevano essere venduti, acquistati o concessi a livello (nelle comunità di Vicopisano, di Bagni di S. Giuliano, di Pisa, di Cascina, di Collesalvetti). Intervenne nella progettazione di nuove soluzioni urbanistiche, con rappresentazioni planimetriche, di alcune porzioni della città di Pisa (la parte "di Tramontana" nel 1825, il Terziere di S. Francesco nel 1835 e parte delle mura urbane e degli arsenali nel 1836), di Bagni di S. Giuliano (nel 1827), di Livorno (nel 1832, il nuovo sobborgo del Casone). Si occupò anche di rilievi e progetti relativi alla problematica situazione idrografica della Pianura Pisana, rappresentando, in particolare: il Fosso di Caldaccoli (nel 1828), il Botro di Pancola (nel 1831), le aree palustri (con la Pianta del Padule di Vecchiano... del 1830), il fiume Arno (nel 1833 e nel 1836-39, con diverse piante del corso e profili), il Fosso Navigante da Pisa a Livorno (con il progetto d'escavazione dell'ultimo tratto nel 1836), il Fosso del Cinquale nella Comunità di Pietrasanta (con opere di contenimento delle ripe presso alla foce nel 1835), il Fiume Serchio (nel 1838 e 1839), il Fosso del Marmigliaio (con piante e profili nel 1839-40). I progetti in campo stradale riguardarono la Strada Regia Lucchese (con diversi profili di livellazione del 1833 e del 1836), la Strada Regia Fiorentina (con alcuni disegni di tratti viari e di ponti nel 1833-36), la Strada Regia Sarzanese (con i profili del 1833), il Ponte sul Fiume Serra (nel 1833), la Strada Regia Vicarese (nel 1835). Nel 1840 realizzò alcuni disegni dei Mulini Regi di Ripafratta sul fiume Serchio.
Contemporaneamente fu anche ingegnere (sicuramente a tempo parziale) dell’Ordine di Santo Stefano, pare a partire dal 1826 e per vari decenni, pur continuando a lavorare per l’amministrazione statale.
Per i Cavalieri, egli si occupò dei restauri ai principali edifici dell’omonima piazza pisana nel 1826, mentre nel 1826 progettò – con Stefano e Ferdinando Piazzini – la ristrutturazione del campanile della pisana chiesa conventuale di Santo Stefano e nel 1831 progettò il nuovo campanile per la chiesa di Castelmaggiore di Calci.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta di un complesso edilizio posto in Pisa, facente parte dei beni della Commenda di Padronato Franceschi dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Pisa, 26 novembre 1821 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1600, ins. 9);
Pianta di terreni (tre poderi) posti nella campagna livornese, facenti parte dei beni del Baliato di Lunigiana Tidi dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Pisa, 3 agosto 1830 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1600, ins. 6);
Disegno prospettico del nuovo campanile a torre della Chiesa di Castelmaggiore di Calci presso Pisa, chiesa filiale dell'Ordine di S. Stefano, progetto approvato (l'edificio religioso era stato ingrandito negli anni precedenti sempre su progetto del Caluri), 1831 (ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 67);
Piante (3 disegni) di terreni (2 poderi ed altre terre spezzate) posti nella campagna livornese, facenti parte dei beni della Commenda di Padronato del Priorato di Livorno Carega dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, 1839-40 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1614, ins. 2);
Profili di livellazione del Rio di Pozzale e di altri corsi d'acqua della Pianura Pisana, 1823; Pianta delle Terme del Bagno a Acqua..., con il progetto di alcuni lavori da eseguire, 1823; Planimetrie di alcuni terreni comunitativi del comprensorio pisano che dovevano essere venduti, acquistati o concessi a livello (nelle comunità di Vicopisano, di Bagni di S. Giuliano, di Pisa, di Cascina, di Collesalvetti), 1823-39; Planimetrie di alcune porzioni della città di Pisa (la parte "di Tramontana" nel 1825, il Terziere di S. Francesco nel 1835 e parte delle mura urbane e degli arsenali nel 1836), di Bagni di S. Giuliano (nel 1827), di Livorno (nel 1832, il nuovo sobborgo del Casone); Pianta del Fosso di Caldaccoli, 1828, e del Botro di Pancola, 1831, Pianta del Padule di Vecchiano..., 1830), Piante e profili del fiume Arno, 1833 e 1836-39, Pianta del Fosso Navigante da Pisa a Livorno (con il progetto d'escavazione dell'ultimo tratto), 1836, Pianta del Fosso del Cinquale nella Comunità di Pietrasanta, 1835, Pianta del Fiume Serchio, 1838-39, Piante e profili del Fosso del Marmigliaio, 1839-40; Profili di livellazione della Strada Regia Lucchese, 1833-36, Disegni di tratti e ponti della Strada Regia Fiorentina, 1833-36, Profili della Strada Regia Sarzanese, 1833, Pianta del Ponte sul Fiume Serra, 1833, Pianta della Strada Regia Vicarese, 1835; Disegni dei Mulini Regi di Ripafratta sul fiume Serchio, 1840 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 139, 158, 164, 234, 264, 324-325, 387, 389, 400-401, 433, 464, 467, 469, 506, 513, 519, 561, 566, 573-574, 579, 617, 619, 626, 670, 728, 786, 822, 828, 876 e 909).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, pp. 43-44; Rombai, 1987, p. 373; Barsanti, Previti e Sbrilli, 1989, p. 140; Barsanti, 1991, pp. 246-247, 255 e 267; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, p. 248; Giglia, 1997, pp. 89, 100-101 e 109; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 124, 363-364, 377, 379, 414, 424, 447, 450, 471, 473, 476, 478, 492, 497, 499, 502-505, 509, 515, 521-527, 530-537, 548, 554, 580, 589, 600, 603-604, 625 e 630; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano; ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano.

Rimandi ad altre schede: G.

Autore della scheda:

Caluri, Giovanni

Giovanni Caluri
N.
M.

Relazioni di parentela: Padre di Giuseppe, anche lui noto ingegnere statale

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:
Celebre ingegnere pisano

Produzione scientifica:
Dopo aver fatto una prima esperienza nell'Uffizio pisano, dalla fine del XVIII secolo operò anche come ingegnere dell'Ordine cavalleresco di S. Stefano, inizialmente affiancando il vecchio ingegnere Giovanni Franceschi che ricopriva quel ruolo fin dal 1769.
Di lui si conserva (presso gli archivi di Stato di Pisa e Firenze e in diversi archivi privati) una vastissima produzione cartografica relativa a diverse località toscane, con ottimi esempi di cabrei di beni di proprietà granducali e dell'ordine di S. Stefano.
Il Caluri teneva anche uno studio privato a Pisa dove i giovani ingegneri potevano fare pratica di Agrimensura e di Idraulica; fra i suoi allievi, troviamo tale Giuseppe Merendoni (successivamente allievo anche di Alessandro Manetti, che fu poi ingegnere della Comunità di Terranova fino al 1828-29).
E' fra i molti autori delle mappe della raccolta miscellanea dal titolo Piante diverse relative all'Azienda della Dogana di Livorno, contenente tavole eseguite in varie epoche, in prevalenza fra il 1780 e il 1790, molte delle quali di interesse architettonico (LBM, Dept. of Manuscript, 15638).
Negli anni a cavallo fra Sette e Ottocento lavorò anche per l'armatore livornese Domenico Scotto, per il quale eseguì il disegno del giardino all'interno dei bastioni della fortificazione della Cittadella Nuova di Pisa, progettata dall'architetto fiorentino Giuliano da Sangallo (proprietà acquistata dagli Scotto nel 1768).
Nel 1780 progettò l'area doganale presso Bocca d'Arno.
Giovanni Caluri potrebbe essere tra gli autori dello splendido cabreo delle Tenute granducali di Coltano e San Rossore nella Pianura Pisana (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, t. XXXV), le cui vedute sono attribuite dal Ginori Lisci ai tre disegnatori livornesi Terreni.
E’ proprio in questi anni che la tenuta granducale di Coltano venne accorpata con quella di S. Rossore e i Lorena dettero un forte impulso all'allevamento dei cavalli e dei bovini.
Si tratta di una bella raccolta, anonima, composta di 33 tavole di grande formato, tra mappe delle varie tenute e planimetrie e vedute prospettiche e sezioni di edifici con belle e animate scene. Le figure sono precedute da descrizioni dei beni con gli interventi recenti e in atto per rendere la proprietà granducale innovativa sul piano produttivo. Nel complesso, l'opera si qualifica come il prodotto di autori veramente competenti.
Da segnalare l’origine curiosa di tale raccolta, realizzata per essere donata al Re di Napoli Ferdinando I di Borbone, che in quell’anno era in visita in Toscana. Il sovrano fu accompagnato a visitare la tenuta e, rimasto eccezionalmente colpito, richiese il permesso di inviare un proprio amministratore per studiare da vicino il sistema di gestione dell'azienda e per ottenere una rappresentazione dettagliata di tutte le singole costruzioni. Fu così che il granduca Pietro Leopoldo ordinò ed ottenne lo splendido cabreo della Tenuta di Coltano-S. Rossore, e ne donò una copia all'augusto cognato.
Nel 1797, sotto la supervisione dell'Ufficio dei Fiumi e Fossi, diresse i lavori di bonifica dell'area umida della Tenuta di Migliarino, dove furono realizzate diverse colmate; nell'occasione, disegnò alcune piante.
Nell’ultimo decennio del XVIII secolo e nei primi anni del XX servì i Cavalieri di Santo Stefano come aiuto dell’ingegnere Franceschi, eseguendo il cabreo detto Dimostrazione di tutti i poderi componenti la fattoria della badia di S. Savino, e lo Spoglio delle partite d’estimo dell’anno 1622 riguardante tutti i beni di dominio diretto dell’Ill.mo Ordine di santo Stefano, estimo dal medesimo aggiornato l’anno successivo, quando disegnò anche la raccolta di piante in otto volumi di tutti i beni della Religione.
Il granduca Pietro Leopoldo nelle sue Relazioni... ne offre un giudizio positivo, definendolo "di sufficiente capacità, esatto ed attento" (1969, I, p. 93).
Tra il 1814 e il 1823, seguì numerosi progetti per conto dell'Ufficio dei Fiumi e Fossi sia in campo architettonico, sia nel settore della viabilità e del controllo e manutenzione dei corsi d'acqua e delle aree umide, realizzando una serie nutrita di disegni (tutta la documentazione è in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 1, 12, 70, 105, 121, 139 e 275). Si ricordano:
un profilo di un tratto della Strada di Pietrasanta del 1814; e un progetto per alcune modifiche dell'Ufficio dei Fossi di Pisa del 1815. Nel 1818 si occupò di urbanistica, disegnando una Pianta dello Scalo dell'Arsenale sul Fiume Arno... in Pisa; nel 1819 rappresentò planimetricamente alcuni terreni nella Comunità di Cascina, già disegnati dallo stesso Caluri nel 1793; nel 1821 e nel 1823 si occupò di progetti relativi a corsi d'acqua della Pianura Pisana, vale a dire del fiume Tora (si veda la Pianta di una porzione del Fiume Tora... con il mulino di Collesalvetti), e del Rio di Pozzale (con le 49 carte di sezioni trasversali finalizzate all'escavazione dell'alveo).

Produzione di cartografia manoscritta:
Piante diverse di ben 9 cabrei di proprietà granducali: Fattoria di Collesalvetti (Pisa e Livorno, 1777, 3 raccolte), Fattorie di Vico Pisano, Cascine di Bientina, Pianore (1779), Casa Bianca e Arno Vecchio (1780), Montenero e Antignano (1783), Tenuta di Bibbona (1787), Cecina (1787), Coltano e S. Rossore (1785, con 39 tavole dipinte da Antonio Terreni) (tutti in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni);
Pianta del condotto maestro con tutte le sue fonti di attinenza dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, 1779 (ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 43b);
Mappa di un podere nel Livornese, disegno eseguito in collaborazione con Giovan Battista Buoncristiani, 8 maggio 1781 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 584);
Piante diverse del Campione delle case orti ed altri stabili esistenti dentro il Circondario delle Mura di Pisa, 1783 (ASP, Fiumi e Fossi, nn. 2792-2793);
Mappa di terreni boschivi e coltivati della Fattoria granducale di Nugola nel Livornese per il progetto di una colmata, 1786 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 177);
Pianta del fiume Magra in Lunigiana, 1787 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 158);
Carta Generale del Territorio Settentrionale Pisano a destra del Fiume Arno, 1788 (SUAP, RAT 216);
Cabreo dei beni della Fattoria della Badia a S. Savino di proprietà dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, eseguito in occasione della allivellazione (19 piante acquerellate e arricchite da minuziose legende che descrivono edifici ed appezzamenti), 1791 (ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano, n. 49);
Pianta della Tenuta di Migliarino, 1792 (AS, Piante, c.n.n.);
Pianta Topografica della Tenuta di Coltano, 1792 (ASF, Piante Topografiche delle Regie Possessioni, n. 499 bis);
Pianta delle Tenute granducali di S. Rossore […], 1792 (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1517, ins. 147);
Pianta delle Tenute granducali di S. Rossore […] nella Pianura costiera pisana, 1792 (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1517, ins. 147);
Piante (3 disegni) di un podere ed altri terreni posti nella campagna pisana, facenti parte dei beni della Commenda di Padronato Da Vecchiano Seconda dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Pisa, 14-16 aprile 1792 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 344, ins. 50);
Planimetria di un edificio urbano posto in Pisa di proprietà dello Scrittoio delle Regie Possessioni granducali, 1795 (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 599);
Pianta di alcuni terreni con casa da padrone e da lavoratore posti nel Pisano, facenti parte dei beni della Commenda di Padronato Lanfranchi dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Pisa, 5 ottobre 1799 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1029, ins. 1);
Copia della Pianta regolare delle Fabbriche tanto del Molino della Chiana, che degli annessi, e terreno ivi adiacente, fatta nel 1797 dall’ingegnere Giovanni Franceschi, 14 agosto 1799 (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3874, ins. Fattorie e Fabbriche);
Pianta del livello di S. Niccolò di Migliarino, con Giovanni Andreini, 14 aprile 1800, eseguita per il rinnovo del livello ai Salviati; il Caluri e l'Andreini erano stati scelti come periti di parte (il primo per i Salviati e il secondo per la Prioria di S. Niccolò), ma, poiché le parti non si trovavano d'accordo sulle due perizie Caluri-Andreini, fu scelto come terzo perito Antonio Capretti, che produsse un'altra pianta (AS, Piante, 121);
Pianta della Fattoria di Vecchiano, con Gio. Domenico Riccetti, 1802; la pianta fu realizzata dopo il passaggio della fattoria dal Granducato ai Salviati (in AGTM);
Pianta di diversi terreni posti nella Tenuta di Stagno, nella Pianura Pisana, di proprietà delle monache di S. Lorenzo di Pisa e allivellati alla Famiglia Salviati e altri delle Regie Possessioni granducali, disegno eseguito insieme all'ingegnere Giovanni Andreini (ambedue periti di parte granducale), per dirimere una controversia confinaria, Pisa, 30 novembre 1804 (in AS, Piante, n. 28);
Pianta della Tenuta di Migliarino [...], 1809 (AGTM); per questo lavoro il Caluri avanzò, nell'agosto 1809, all'amministratore generale dei Salviati, Grancesco Bellini, la seguente richiesta: "per n. 9 giornate di campagna impiegate con un aiuto a prender tutte le misure necessarie dei diversi appezzamenti, e qualità di terreni da distinguersi L. 135. Per il lavoro di tavolino a mettere in proporzione la Pianta Matrice, fare i conteggi dello Stiorato, e minutare la Descrizione L. 180. Per la Copia in pulito di tutta la Tenuta L. 250. Per uscita di Carta da Disegno, e per un Cannone di latta per porvi dentro la Pianta L. 10.6.80. Somma L. 576.6.8" (AS, Buste I, 156, fasc. 20);
Pianta della pianura pisana e sue adiacenze compresa nel Dipartimento del Mediterraneo, 1811 (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, n. 508).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pietro Leopoldo, 1969, I, p. 93; Cresti e Zangheri, 1978, p. 43; Ginori Lisci, 1978, pp. 138, 149, 263-265, 267 e 313; Mazzanti, Cremonesi, Pasquinucci et alii, 1986, pp. 272-273; Rombai, 1987, p. 373; Barsanti, Previti, Sbrilli, 1989, pp. 66 e 132; Karwacka Codini e Sbrilli, 1987, pp. 104, 116 e 119; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 134, 143, 405 e 409; Mazzanti e Sbrilli, 1991, pp. 245-264; Barsanti, 1991, pp. 202-204 e 215; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 362-363; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, p. 248; Guarducci, 2001, p. 239; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 124, 305-306, 312, 332, 343, 353, 363-364 e 429; Bonelli Conenna, Brilli, Cantelli, 2004, p. 400; Di Pietro, 2005, p. 141; AS, Buste I; AS, Piante; AGTM; LBM, Dept. of Manuscript; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano; ASP, Fiumi e Fossi; ASP, Piante dell'Ordine di S. Stefano; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Piante Topografiche delle Regie Possessioni; ASF, Miscellanea di Piante; SUAP, RAT .

Rimandi ad altre schede: G.

Autore della scheda:

Riccetti, Francesco

Francesco Riccetti
N.
M. Pisa 1839

Relazioni di parentela: Figlio di Giovanni Domenico Riccetti “il Vecchio”.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere e architetto

Biografia:
Di origine pisana, operò come Ingegnere e Architetto per lo Scrittoio delle Regie Fabbriche e per l'Ufficio dei Fossi a Pisa (dagli inizi del XIX secolo in sostituzione del padre). Non conosciamo l’anno della sua nascita, ma sappiamo che morì a Pisa nel 1839.

Produzione scientifica:
Dal 1815 al 1825 ricoprì il ruolo di "Perito per le Fabbriche e Lastrici di Città", dipendendo dalla Magistratura Comunitativa.
Durante la dominazione francese, in seguito alla soppressione degli enti religiosi, fu incaricato dal Prefetto del Dipartimento del Mediterraneo di elaborare un progetto per la trasformazione dell'ex Convento dei Padri Cappuccini di S. Gimignano, da adibirsi ad abitazione del Curato, e realizzò due disegni datati 1813 (in ASCSG, V, 49).
Nel 1815 era responsabile, per conto del Municipio pisano, dei lavori per l'abbattimento del Monastero di S. Lorenzo (nell'attuale Piazza S. Caterina).
Nel 1816 progettò il campanile della chiesa di Santa Cristina.
Nel 1817 venne gratificato per l'illuminazione triennale della città in occasione della festa di S. Ranieri.
Intorno al 1818 diresse i lavori di ristrutturazione della nuova sede dell'Accademia pisana di Belle Arti.
Nel 1820 redasse il progetto di ristrutturazione del bastione fuori Porta a Piagge.
Sempre nel 1820 fece parte di una commissione speciale di ingegneri incaricata di esaminare i progetti per il nuovo Palazzo Pretorio.
Intorno al 1821 effettuò l'abbellimento di Piazza della Berlina.
Firmò numerosi altri progetti di restauro e mantenimento di palazzi pubblici pisani: riduzione dell'Arsenale a scuderia e lavori al Casino dei Nobili (1816-17); sistemazione dei Bagni dei forzati e della Caserma dei Reali Cacciatori a Cavallo in Cittadella (1817); restauro conservativo del Palazzo Reale e progetto per le decorazioni del salone d'onore (insieme al pittore Landi); restauro di Palazzo Battaglia; ampliamento del Cimitero suburbano (1823); restauro della caserma di S. Martino (1832); lavori all'Università, al Museo di Storia Natutrale e al nuovo Teatro Anatomico (1833). In qualità di Ingegnere di Circondario, fu incaricato di redigere le perizie per il restauro del Palazzo Pretorio.
Nel 1839 si candidò come Deputato all'Accademia di Belle Arti.
Altri progetti, eseguiti tra il 1815 e il 1829, riguardarono problematiche minori legate alla gestione spicciola del territorio, di competenza della Camera pisana (la documentazione è in in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 12, 20, 94, 112, 116, 138, 167, 194, 213, 234, 266, 327 e 389), in particolare:
in campo urbanistico, realizzò una pianta della Cittadella e di alcuni terreni da espropriare per il nuovo Camposanto (nel 1815 e poi nel 1828);
nel 1819-23 realizzò alcune piante di terreni da allivellare in diverse comuità del Pisano, compresi alcuni poderi;
nel settore della viabilità, si occupò, nel 1821, di lavori alla Strada Regia Emilia nella Comunità di Rosignano e della lastricatura delle strade della Comunità di Palaia (copiando alcune mappe da un Plantario del 1799 eseguito dal perito Francesco Sarti);
alcune rappresentazioni riguardarono lotti di terreno sulla viabilità principale, da edificare: sulla Strada Regia Lucchese (nel 1817 e nel 1821); fuori Porta a Lucca (nel 1821) e in Via S. Giorgio a Pisa (nel 1825);
nel 1829 rappresentò in pianta un tratto del fiume Arno in Pisa.

Produzione di cartografia manoscritta:
Piante della soppressa Dogana di Pisa e della casa che serviva da abitazione, in 3 disegni, 1809 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 507-509);
Pianta della cittadella situata nella città di Pisa, 6 aprile 1815 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 12);
Pianta dei terreni espropriati al Sig. Paolo Martelli e Pianta dei terreni espropriati alla Baronessa Lucia Riccardi, 17 luglio 1815 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 20);
Pianta del Casino dei Nobili di Pisa per il progetto di stabilirvi l’Accademia di Belle Arti, 24 dicembre 1816 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 42);
Planimetria di un terreno da allivellare presso Stagno, tra la via diArnaccio e la Fossa Chiara, 17 aprile 1817 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 42);
Pianta del Monastero di Santa Marta di Pisa eseguita insieme all'ingegnere Giovacchino Rossini, 7 febbraio 1817 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 9);
Disegno planimetrico di Via Santa Marta in Pisa, 10 settembre 1817 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 40);
Disegno planimetrico della distribuzione degli edifici lungo la Via Santa Marta a Pisa, con indicazione del condotto che collega il Fosso del Mulino con il lavatoio delle lane, 12 aprile 1817 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 40);
Pianta di un tratto di Strada Regia Lucchese presso la Chiesa di S. Stefano extra moenia, 31 maggio 1817 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 138);
Pianta di un terreno del sig, De Fulger presso le mura di Pisa, con la chiesa antica di Sant’Agnese, 23 giugno 1817 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 42);
Pianta di Beni di dominio diretto dell’Opera di Oratojo posti nel Comune di Oratojo e Titignano stati già condotti a livello […], 27 novembre 1819 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 40);
Copia della pianta estratta dalla Cancelleria Comunitativa di Palaia che dimostra un tratto della Strada della Montacchita, 24 maggio 1821 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 116);
Pianta che dimostra un tratto della Strada R. Lucchese fuori della Porta a Lucca presso la Chiesa di S. Stefano o sia San Lazzero, 30 maggio 1821 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 389);
Pianta del Podere di Monte Agresto, 1° agosto 1821 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 213);
Pianta dimostrativa della Strada Maremmana detta Via Emilia per quel tratto che percorre la Comunità di Rosignano […] dal Botro di Ripaio […] fino al Botro di Tripesce, 29 settembre 1821 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 111), con Antonio Bernardi;
Pianta del Palazzo Vitelli [di Pisa]di proprietà di S.A.R., con annessi, in più disegni dei diversi ambienti e piani, 1823 (ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche, 405, 406, 420-422, 425);
Planimetria di un appezzamento di terreno “nel Comune di S. Giovanni al Gatano”, 1823 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 167);
Planimetria che dimostra un terreno posto tra Via Santa Marta e il Fosso dei Mulini nella Città di Pisa, 29 gennaio 1825 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 194);
Pianta che dimostra la situazione della Chiesa Curata di S. Biagio a Cisanello con tutte le case ad essa circonvicine, 12 luglio 1828 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 266);
Pianta di un tratto del Fiume Arno tra i ponti di Mezzo e a Mare in Pisa, 27 novembre 1829 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 327);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, pp. 202-203; Vichi, 1986, p. 118; Barsanti, 1987, p. 70; Rombai, 1987, p. 374; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, pp. 260-261; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 309, 313, 336, 349, 351, 363, 383, 392, 406, 412, 426, 454 e 472; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASCSG; ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci