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Paganelli, Raffaello Carlo

Raffaello Carlo Paganelli
N. 1744
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Agrimensore, capomastro, Provveditore di Strade di Pontassieve

Biografia:
Nacque nel 1744 da Agata e da Gaspero Paganelli, maestro muratore.
Nel 1774 risiedeva con la famiglia (composta dai genitori, dalla moglie Nunziata e dal figlio Francesco di due anni) nella Comunità di Pontassieve, nel Popolo di S. Niccolò a Nipozzano, esattamente nel piccolo borgo rurale della Farulla proprio all'inizio della vecchia strada Casentinese sul fiume Sieve.

Produzione scientifica:
Operò come tecnico stipendiato per la Comunità di Pontassieve e, contemporaneamente, svolse una intensa attività sia come piccolo impresario edile che come perito al servizio di privati, con redazione di perizie ed istanze relative a lavori edili e stradali, nonché disegni e rilievi. Fra i suoi committenti troviamo: l’oste della Consuma G. Contri, il marchese Lorenzo degl’Albizi, i conti Bardi feudatari della Contea di Vernio, l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Per questi ultimi, nel 1771 Raffaello redasse il cabreo delle proprietà pertinenti alla Commenda di Diacceto (in ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 200, 9. Malta): fin dal frontespizio, dove campeggiano gli stemmi dell’Ordine di Malta e della famiglia Ricci (commendataria della proprietà), “emergono le pretese pittoriche del nostro agrimensore, che popolò questi fogli di stemmi, cartigli e putti, questi ultimi alle prese con gli strumenti agrimensori, o armati di lancia ad indicare il settentrione. Il committente rimase soddisfatto, tanto da procurare a Raffaello un simile incarico per l’anno seguente: il cabreo della Commenda di S. Giovanni Battista, ossia di Santa Maria all'Impruneta (nella campagna fiorentina), di proprietà dell'Ordine Gerosolimitano, contenente però un esiguo numero di disegni (in ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 201, 9. Malta) (Mantovani, 1787, pp. 48-49).
Della sua attività di piccolo impresario, a parte i lavori alle strade e al Palazzo Pretorio, è rimasta traccia nella documentazione della sua richiesta per poter costruire “uno stanzone per uso del teatro e della pubblica scuola” (Mantovani, 1987, p. 6)
Intorno al 1770-71 iniziò a collaborare con la Comunità e la Cancelleria di Pontassieve, sia coadiuvando il padre, sia in modo autonomo, con perizie e incarichi di controllo sui lavori pubblici a lui direttamente affidati; si vedano, ad esempio, le relazioni sui lavori occorrenti ad alcune strade ed edifici pubblici firmate (come "capo-mastro" o "muratore") nel 1771 (quasi tutta la documentazione relativa ai progetti e alle cartografie dei Paganelli è conservata in ASCPo).
Nel 1773 ottenne l'incarico ufficiale di Provveditore di Strade e Fabbriche della Comunità di Pontassieve, con un salario anno di 36 scudi e gli furono affiancati come "aggiunti" Lazzero Cassigoli e Filippo Ugolini.
Dopo questo primo periodo (1773-76) tale ruolo verrà assunto da Raffaello per diversi trienni ancora, in alternanza con altri provveditori (Giuseppe Cencetti, Luigi Bacci e il di lui figlio Giuseppe, infine Luigi Paganelli, figlio di Raffaello): esattamente nel 1779-1782, 1785-87, 1791-93 e 1806-08. Negli anni di intervallo fra le sue cinque nomine ottenne numerosi incarichi dalla stessa comunità e svolse attività anche al servizio della committenza privata, oltre che come perito e cartografo (di mappe e rilievi) anche come piccolo impresario edile.
Il primo incarico ottenuto nel nuovo ruolo fu, in collaborazione con il padre, l'esecuzione dei lavori di l'ampliamento del Palazzo Pretorio, tra il 1772 e il 1774 (il progetto iniziale era di Anastasio Anastasi e la direzione dei lavori di Agostino Fortini). La collaborazione fra i due congiunti fu costante: dalla documentazione emerge infatti che spesso Raffaello relazionava su progetti firmati dal padre, come è il caso: del restauro della chiesa di S. Stefano alle Corti (nel 1771); della mappa dei terreni comunitativi del Popolo di S. Martino a Lubaco (nel 1777); oppure del progetto di costruzione del ponte sul torrente Moscia (nel 1784).
L’impegno più significativo del Paganelli, in qualità di Provveditore alle Strade, fu senza dubbio la realizzazione del Campione delle strade della Comunità di Pontassieve, che venne redatto in ottemperanza al nuovo Regolamento comunitativo del 1774. Il Paganelli si era “offerto di eseguire tale lavoro per 120 scudi, ma dopo un lungo patteggiamento aveva finito per accontentarsi del compenso di 80 scudi, più il rimborso delle spese necessarie all’acquisto della carta”. Tale lavoro si rivelò assai più lungo e impegnativo del previsto: per prima cosa vennero eseguite tutte le ricognizioni e le misurazioni necessarie e, a causa della mancata collaborazione e addirittura del boicottaggio dei proprietari terrieri, il provveditore dovette talvolta ricorrere alle “guardie campestri”. Nel gennaio 1776, non essendo ancora concluso il lavoro, che aveva richiesto più tempo del previsto, il Gonfaloniere e i rappresentanti del governo locale imposero al Paganelli il termine di 15 giorni per consegnare il campione, termine che egli rispettò. Nel frattempo era stato nominato Matteo Biffi Tolomei, georgofilo, uomo politico e possidente “illuminato”, per controllare e rivedere il lavoro del Paganelli; su istanza del revisore, fu commissionata allo stesso Paganelli anche una pianta generale della comunità, previo un compenso ulteriore di 40 scudi, cifra che risarciva in qualche modo il tecnico anche della gravosità dell’incarico precedente. Un altro modesto compenso fu stanziato poi per la descrizione delle strade comprese nella Contea di Turicchi, aggregata alla Comunità di Pontassieve. La revisione di tutto il lavoro fu affidata dal Biffi Tolomei all’ingegnere Vittorio Gabbrielli, architetto stimato ed esperto in materia (autore tra l’altro del Campione delle strade di Fiesole), dopo la rinunzia dell’architetto Luca Ristorini. In realtà, a causa della richiesta del Gabbrielli, ritenuta troppo onerosa, il Campione fu reso pubblico il 18 novembre 1778 senza essere stato revisionato: tale decisione tornava utile anche al Paganelli poiché le mappe da lui disegnate “non erano tecnicamente perfette anzi, le strade vi erano riportate in maniera piuttosto approssimativa, con un orientamento impreciso e senza alcuna misura di lunghezza”; tale inadeguatezza era dovuta probabilmente più che alle capacità del tecnico (dimostratesi ottime in altre occasioni) alla mancanza di accurate misurazioni in campagna che avrebbero richiesto molto più tempo e l’aiuto di collaboratori. Comunque il plantario – del quale sono rimaste 26 mappe e 3 tavole rilegate insieme, mentre sono mancanti, già dal 1856, la tavola n. 27 e le due carte d’insieme che fungevano da quadro d’unione – sopperiva ai difetti tecnici con un particolare gusto pittorico e calligrafico. Le carte, di grandi dimensioni (58x80 cm circa), sono state recentemente restaurate da Maurizio Coppedé (Mantovani, 1987, pp. 45 e 50-51; rist. anstatica a cura del Comune di Pontassieve nel 1984).
Nel 1784, ad integrazione del plantario, il Paganelli eseguì anche una Descrizione di tutte le strade comunitative delineate nelle mappe (Descrizione delle Strade Comunitative che sono nel territorio della Comunità del Pontassieve corrispondente alle Piante del Campione, e Carte Generali delle Strade di detta Comunità; Mantovani, 1987, pp. 7-13).
Tra il 1783 e il 1785 fu nominato soprintendente ai lavori di costruzione del nuovo ponte sul Rufina, connessi alla trasformazione in rotabile della strada per Dicomano e S. Godenzo, progettata dall'ingegner Giuseppe Salvetti; il disegno del ponte fu firmato dall'ingegner Neri Zocchi, mentre la strada fu ultimata nel tratto di valico verso la Romagna soltanto negli anni ‘30 del XIX secolo, con l'apertura del passo del Muraglione.
Nel 1785-87 venne nominato "Perito Agrimensore" per l'esatta misurazione della bandita comunale della Matteraia, al fine di dirimere una controversia con il livellario.
Nel 1790 il Paganelli fu nominato perito revisore dei lavori alle nuove diramazioni stradali eseguite in conseguenza dell’apertura della nuova Strada Casentinese (eseguita tra il 1785 e il 1788 su progetto del matematico Pietro Ferroni, con direzione dei lavori dell’anziano ingegnere Anastasio Anastasi). Egli, assistette nei lavori il Ferroni e i suoi collaboratori e “curò anche il reperimento dell’area e le pratiche per l’edificazione della nuova Osteria delle Palaie”, trovandosi la vecchia su una strada divenuta ormai secondaria rispetto alle nuove correnti di traffico (Mantovani, 1987, p. 39).
Nel 1795 il Paganelli progettò ed eseguì lavori di adeguamento alla Strada Aretina nel territorio fiesolano (nel 1797 se ne occupò invece un altro tecnico locale, Luigi Cianchi); si veda la bella mappa elaborata per l'occasione dal Nostro, con livellazioni e sezioni del tracciato viario (in ASCFi).
In ottemperanza alla legge del 1798 che imponeva l’accollo della manutenzione delle strade ai proprietari frontisti, nel 1801 il Paganelli dovette occuparsi di stilare una cinquantina di relazioni tecniche, utili per poter stendere i contratti d’accollo fra la Comunità e i frontisti (Mantovani, 1987, p. 42).
L’ultimo incarico pubblico del Paganelli che appare dai documenti amministrativi fu quello di “perito ingegnere della Comunità di Pelago, nel 1810-11, dov’era stato anche eletto come rappresentante dei contribuenti nella Commissione dei Riparatori delle Imposte”

Produzione di cartografia manoscritta:
Dimostrazione degl’effetti della Commenda di San Gio: Batista di Diacceto posti nella Potest.a del Pontassieve, 1771 (ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 200, 9. Malta);
Cabreo della Commenda di S. Giovanni Battista, ossia Santa Maria, 1772 (ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 201, 9. Malta);
Dimostrazione di tutte le strade comunitative esistenti ne’ popoli delle due antiche Leghe di Monteloro e Diacceto componenti di presente la Comunità del Ponte a Sieve, 1774-76 (ASCPo);
Pianta della Contea di Vernio de’ Signori Bardi conti e vicari imperiali perpetui di detto feudo, 1780 (Archivio Privato, attualmente proprietà della Famiglia Guicciardini);
Rilievo della Strada Maestra Fiorentina alla Salita della Quercia, 1795 (ASCFi);
Disegno della nuova strada di Pomino, 21 novembre 1797 (ASCPo, 31).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, p. 271; Rombai, a cura di, 1990, pp. 27 e 106; Mantovani, 1987, passim; Valentini, 1993, p. 266; Vivoli, 1994, p. 347; ASF, Conventi Soppressi; ASCFi; ASCPo; Archivio Privato, attualmente proprietà della Famiglia Guicciardini.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Paganelli, Gaspero

Gaspero Paganelli
N. 1712
M.

Relazioni di parentela: Padre di Raffaello Carlo.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Maestro muratore

Biografia:
Gaspero ricevette frequenti incarichi da parte della Cancelleria di Pontassieve relativamente alla redazione di perizie e alla direzione di lavori a strade e edifici pubblici. Sono documentati, ad esempio, i lavori eseguiti tra il 1770 e il 1774 per la sistemazione della strada di Bibbiano, per il restauro dell'Oratorio della Madonna dei Fossi, per il ripristino delle strade di Cigliano, ecc. Fra i più importanti si segnalano i lavori di ampliamento del Palazzo Pretorio, compiuti fra il 1773 e il 1774, in collaborazione con il figlio.
Tra il 1774 e il 1776 ricoprì l'incarico di Provveditore alle strade di Rignano sull'Arno; in questa veste eseguì il campione descrittivo delle strade della Comunità di Rignano corredato di plantario (oggi non reperibile); per tale lavoro ricevette 20 scudi, malgrado una precedente deliberazione avesse stabilito che tale incarico fosse da considerare tra gli obblighi connessi alla carica di Provveditore (Mantovani, 1787, p. 45).
La principale opera cartografica di Gaspero è il cabreo delle proprietà Bargigli di Camperiti, eseguito nel 1764 e tuttora conservato nella villa della famiglia (Mantovani, 1787, p. 45).

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici

Mantovani, 1987, passim.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Nottolini, Lorenzo

Lorenzo Nottolini
N. 6 maggio 1787
M. 1851

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere e architetto lucchese, Acque e Strade, architetto

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1810 sostiene gli esami di abilitazione ad esercitare la professione di agrimensore che gli procurerà subito un’assunzione alle dipendenze dell’Ingegnere Capo Carlo De Sambucy. L’anno successivo si trasferisce a Firenze dove segue gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1812 è invece a Bologna presso l’Accademia Clementina (grazie all’interessamento della principessa Elisa Baciocchi Bonaparte, alla quale aveva richiesto espressamente tale esperienza) per conoscere personalmente la figura di Giovanni Antonio Antolini, considerato dal Nottolini “uno dei più celebri architetti italiani”. A fine 1812 il Nottolini è a Roma dove subisce il fascino della cultura francese e riceve l’insegnamento dell’architettura nell’Accademia di San Luca: dopo tali esperienze, si forma il convinto allineamento del Nottolini sul fronte culturale antibarocco e antimanierista e le sue idee riguardo ad una architettura “regolare”, con un congruente impianto simmetrico, su uno scheletro rigorosamente geometrico, e piena di “proporzione” e “purezza.
Nel 1818 fu nominato Architetto Regio della Casa e della Corte da Maria Luisa di Borbone e membro del Consiglio delle Acque Strade e Macchie, e l’opera del Nottolini si concretizzò non solo attraverso progetti architettonici, ma rinnovò anche il volto della città di Lucca con opere di importanza urbanistica, quali il Pubblico Passeggio ottenuto grazie alla copertura del tratto meridionale dei Fossi (1820-1822), la sistemazione a verde pubblico dell’intero circuito delle Mura rinascimentali con la piantagione di centinaia di alberi (1818-1820), la rettificazione della Via Pozzotorelli (1822) tra la Piazza Napoleone e quella di San Michele in Foro, il restauro dell’Anfiteatro romano con creazione nella sua arena liberata della piazza per il mercato della frutta (1830-1839).
Inoltre le attenzioni del Nottolini si posero anche su di un progetto che riuscisse a risolvere il problema dell’approvvigionamento dell’acqua a Lucca: fra il 1822 e il 1834, realizzò un’opera che congiungeva, con una corsa di oltre quattrocento arcate in pietra e laterizio su altissimi pilastri, le acque che venivano captate sui colli di Guamo, sino al giro delle mura urbane e quindi con un complesso e funzionale sistema di condotti portava poi l’acqua all’interno di Lucca, ove particolare importanza monumentale venne data alle fonti pubbliche che furono realizzate fra il 1836 e il 1840.
Infine vanno ricordate anche le soluzioni che furono apportate alla rete della viabilità con la costruzione, fra il 1841 e il 1850, della via Ludovica, che si dipanava lungo la riva destra del Serchio, presentando numerose gallerie, viadotti e alcuni ponti anche monumentali, come quello sul torrente Fegana costruito nel 1844.
Con Ferdinando Piazzini, Nottolini è autore il 30 giugno 1828 di una perizia (con piante e profili di livellazione) per l’essiccazione del Lago di Bientina (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.13, ins. 4: Bencivenni, 1984, p. 85). Con Giuseppe Pianigiani, alla fine degli anni ’40 fu incaricato da una commissione per il bonificamento del Lago di Bientina (finanziata dal principe Carlo Poniatowsky) di studiare la fattibilità dell’operazione mediante la deviazione del fiume Serchio: da cui una memoria edita collettivamente da Cosimo Ridolfi, Giuseppe Pianigiani e Carlo Matteucci nel 1850 (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.12, ins. 2: Bencivenni, 1984, p. 83).
Riguardo all’impegno di bonificatore, scrive ironicamente il granduca Leopoldo II, nella sua ricostruzione della vicenda, che “negli ultimi tempi l’architetto Nottolini lucchese, uomo di molto ingegno ma fervido ed immaginoso, produsse altro progetto col quale tutti si eliminarono i pericoli e tutti si assicurarono i vantaggi: a Bientina lo scolo, a Massaciuccoli le colmate, a Pisa assicurazione dal Serchio; ottenne favore presso la regina d’Etruria che allora governava Lucca. Fu raccomandato a mio padre, e da questi fu deputato l’ingegnere Stefano Piazzini, uomo pratico delle acque nostre e versatissimo nelle condizioni del Pisano, a fare con Nottolini li studi sul terreno e referire sul dispendio”. Dopo le trattative con Lucca e dopo un attento sopralluogo del giovane Leopoldo non ancora granduca in compagnia del Piazzini “colle carte”, l’affare rimasto per anni in sospeso fu infine ripreso dal nuovo principe. Che così prosegue. “Ripresi il progetto Nottolini e, nelle notti vegliate a Pisa nel 1832, pensai da me la grandissima differenza di spesa tra le due perizie Piazzini e Nottolini, che non poteva nascere da caso o da errore…” (Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 246).

Produzione di cartografia manoscritta:
Piante e profili di livellazione per l’essiccazione del Lago di Bientina, con Ferdinando Piazzini, 30 giugno 1828 (AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.13, ins. 4).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Azzari, 1993, pp. 161-193; Barsanti e Rombai, 1986; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994; Bongi, 1872-1888; Matteucci, 1913, pp. 101-117; Bencivenni, 1984, pp. 83 e 85; Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 246; AAADF, Fondo Manetti, Cat. E.12, ins. 2; ASLu, Acque e Strade.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giulio Tarchi

Becherucci, Gaetano

Gaetano Becherucci
N. S. Miniato 5 agosto 1791
M.

Relazioni di parentela: Nel 1827 Gaetano risulta “ammogliato e con due figli: un maschio di 7 anni ed una femmina di anni 3 e mezzo”; risiede a S. Miniato con “il padre settuagenario, la madre, 3 fratelli e 4 sorelle nubili bisognosi della sua assistenza”.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Geometra catasto, poi ingegnere

Biografia:

Produzione scientifica:
Dal 13 maggio 1822 fu mandato come geometra primario nel Compartimento di Siena e vi rimase fino alla fine del 1825: lavorò al catasto di Grosseto, Magliano e Piombino, rettificando pure il catasto di Massa Marittima e di altre comunità maremmane.
Dal 13 dicembre 1825 entrò a far parte della Soprintendenza alla Conservazione del Catasto ed al Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade, come ingegnere di quinta classe destinato al Circondario di Castelfiorentino (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342, fasc. 1). Fu poi promosso e lavorò a Pescia dal 28 luglio 1826 al 1832 e a Campiglia nel 1832-33.
Sono datate rispettivamente 1823 (10 agosto) e 1825 (2 maggio) le mappe catastali, firmate dal Becherucci, delle Comunità di Grosseto e di Massa Marittima, in scala 1:1250 (in ASGr, Catasto Toscano. Comunità di Grosseto; Comunità di Massa Marittima, Mappe).
Dal 1833 svolse un intenso servizio come Ingegnere della Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa, inizialmente impiegato nel Circondario di Pontedera (dal 1° maggio 1833 al 1838) dove, nel 1835, divenne "ingegnere di seconda classe".
Dal 1838 (20 luglio) venne promosso "Ingegnere di 1° classe" ed operò nel Circondario di Pisa fino al 1847 (31 ottobre), allorché venne trasferito a Livorno dove restò fino al 1860.
Nel periodo in cui operò per conto della Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa, seguì numerosi progetti sia in campo topografico ed urbanistico-architettonico, sia nel settore della viabilità, realizzando una serie nutrita di disegni, molti dei quali derivano dalle nuove mappe del catasto (tutta la documentazione citata tra il 1833 e il 1860 è in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 518, 574, 578, 622, 639, 675, 678, 724, 781, 787, 832, 1000 e 1090-1091).
Nel 1833 si occupò di un appezzamento palustre nel comprensorio umido di Bientina da allivellare ad un privato, che dovette stimare e rappresentare in pianta; al 1835 risale il disegno di una parte della città di Pontedera, fatto in occasione di alcune trasformazioni urbanistiche, con a seguire nel 1836 la mappa di una parte di Ponsacco; tra il 1837 e il 1840 disegnò alcuni terreni delle comunità di Capannoli e di Pisa da vendere a privati, e altri terreni invece da acquistare da parte della comunità di Cascina; nel 1836, nel 1838 e nel 1845-46, si occupò di viabilità minore, sempre nella provincia pisana, nelle comunità di Lavaiano, di Pontedera, di Cascina, realizzando diversi disegni. Risale al 1837-39 il progetto per il nuovo tribunale di Pisa da insediare nel palazzo della Imperiale e Regia Ruota e per l'ampliamento dell'Accademia di Belle Arti, con diversi disegni del Becherucci ed alcuni dell'ingegnere Corrado Puccioni e dell'architetto Alessandro Gherardesca; nel 1839 e nel 1845-47 si occupò del rilievo e della rappresentazione planimetrica di alcuni terzieri della città di Pisa (di S. Francesco e della Cittadella), al fine di progettare nuove soluzioni urbanistiche.

Produzione di cartografia manoscritta:
Mappe catastali delle Comunità di Grosseto, 1823, e di Massa Marittima, 1825, in scala 1:1250 (ASGr, Catasto Toscano. Comunità di Grosseto; Comunità di Massa Marittima, Mappe);
Mappa di un appezzamento palustre di Bientina da allivellare ad un privato, 1833; Mappa di una parte della città di Pontedera, 1835; Mappa di una parte di Ponsacco, 1836; Mappa di alcuni terreni delle comunità di Capannoli e di Pisa da vendere a privati o da acquistare da parte della comunità di Cascina, 1837-40; Disegni della viabilità minore delle comunità di Lavaiano, Pontedera e Cascina, 1836-46; Progetto con disegni per il nuovo tribunale di Pisa da insediare nel palazzo della Imperiale e Regia Ruota e per l'ampliamento dell'Accademia di Belle Arti, con Corrado Puccioni e Alessandro Gherardesca, 1837-39; Planimetria dei terzieri pisani di S. Francesco e della Cittadella, 1839-47 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, ff. 518, 574, 578, 622, 639, 675, 678, 724, 781, 787, 832, 1000 e 1090-1091).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, p. 20; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 92 e 99; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 122, 514, 527, 531, 542, 552, 558, 560, 570, 574-578, 588, 593, 607, 661, 699-700 e 702 (ove sono riportate le segnature più dettagliate dei singoli disegni in ASP); ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASGr, Catasto Toscano. Comunità di Grosseto; Comunità di Massa Marittima, Mappe.

Rimandi ad altre schede: G.

Autore della scheda:

Bortolotti, Alessandro

Alessandro Bortolotti
N.
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Andrea Sandrini, bottigliere del granduca e amico dell’ingegnere Gherardo Mechini, e fratello di Francesco Sandrini, che nel 1627 vendette allo stesso sovrano alcuni beni nel territorio di Carmignano, fu ingegnere dei Capitani di Parte Guelfa, dello Scrittoio delle Possessioni e dei Nove Conservatori dello Stato e del dominio fiorentino.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto ingegnere Capitani di Parte Guelfa, ingegnere d’Arno (aiuto di Mechini).

Biografia:
La sua attività è documentata tra il 1612 e il 1637; muore intorno al 1649.

Produzione scientifica:
Con rescritto del 14 marzo 1620 controfirmato da Orazio della Rena, Bartolotti viene incaricato di redigere le piante di tutte le fattorie appartenenti allo Scrittoio delle RR. Possessioni (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 2516, c. 230v.). L’incarico non avrà seguito, probabilmente per i numerosi impegni del Bartolotti, che l’anno successivo, il 24 luglio 1621, verrà sostituito nell’incarico da Stefano Fantoni.
Alla morte del Mechini, avvenuta il 5 giugno 1621, gli succede nella carica di Ingegnere Capo del Magistrato dei Fiumi con nomina del 29 giugno 1621 e provvisione di 15 scudi al mese (ASF, Capitani di Parte. Numeri neri, f. 791, c. 101).
Nel 1621 comincia ad occuparsi dei ripari all’Arno alle Cascine, con interventi valutati positivamente nel 1623 da una commissione formata, tra gli altri, da Gabbriello Ughi. Tra il 1621 e il 1637 lavora alle operazioni di bonifica e di regimentazione idraulica nel territorio delle fattorie granducali di Ponte a Cappiano e di Stabbia (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 2610). Nel 1624, in occasione del prolungamento dei lavori all’Arno nella zona di S. Donnino, propone il raddrizzamento del corso del fiume Bisenzio. Ancora nel 1624 viene incaricato dal Provveditore Cosimo Catellini da Castiglione di redigere una pianta della città di Firenze con tutti i percorsi fognari (ASF, Capitani di Parte. Numeri neri, f. 794, n. 71), per la quale però B. si limita ad individuare approssimativamente i percorsi su una pianta già esistente (ASF, Miscellanea di Piante, n. 101). Nel 1630 redige un progetto per la regimazione del fiume Bisenzio, insieme a Galileo Galilei e a Stefano Fantoni; un altro progetto per la regimentazione dello stesso Bisenzio sarà elaborato dal B. nel 1633, ma duramente criticato da Andrea Arrighetti e da Galileo Galilei. Al 1632 risale la progettazione di una “solita” o casetta in materiali precari per la fattoria di Ponte a Cappiano (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 3531, fasc. 43).
L’attività professionale del Bartolotti appare però costellata di prove poco brillanti e già nel 1633 il granduca invia l’ingegnere Gugliemo Gargiolli a rivedere il suo operato (ASF, Capitani di Parte. Numeri neri, f. 803, n. 18). Bartolotti rimane nei ruoli dei Capitani di Parte fino al 1637, anno in cui si dimette per potere «senza impedimenti, servire i beni propri di Sua Altezza». Con rescritto del 18 ottobre 1637 gli viene quindi ridotto lo stipendio da 15 a 7 scudi mensili e dopo 10 giorni viene sostituito nella carica da Baccio del Bianco. In qugli stessi anni (1637 ca.), lavora al risanamento del quartiere di S. Croce a Firenze «venuto infermo da l’acque» (Baldinucci, VII, p. 88); nel 1639 redige il progetto per la ricostruzione del Ponte Nuovo di Pisa, realizzato ad una sola arcata, che sarà terminato nel 1641 ma crollerà ben presto, il 1 gennaio 1644.
Nel 1639 firma, insieme a Giovan Francesco Cantagallina, a Guglielmo Gargiolli e a Pietro Petruccini, alcune relazioni sull’opportunità di essiccare il lago di Castiglione della Pescaia. Tra il 1639 e il 1640 si occupa dei lavori di sistemazione del porto di Castiglione della Pescaia e nel 1644 visita gli argini del Bisenzio al Poggione, con Vincenzo Viviani e Baccio del Bianco.
Pr tutta la prima metà del XVII sec. Bartolotti alterna i lavori per i Capitani di Parte con quelli per lo Scrittoio delle Possessioni, per cui lavora insieme agli ingegneri Stefano Fantoni, Guglielmo Gargiolli e Francesco Generini. Dal 1642 compare come “ministro del negotio di S. Rossore” per lo Scrittoio delle Possessioni e affittuario, con altri, del lago di Castiglione.
Muore intorno al 1648; in quell’anno i suoi eredi supplicano il granduca di comporre il grosso debito che il Bartolotti aveva contratto con lui (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 1316, ins. 74, e f. 1317, nn. 83 e 134).

Produzione di cartografia manoscritta:
Porto di Castiglioni (di incerta attribuzione tra A. Bartolotti, G. F. Cantagallina, P. Petruccini, G. Gargiolli), XVII sec. (ASF, Segreteria di Finanze, f. 1013, Rel. 26/12/1639);
Pianta della Chiana di Montecchio, 14 settembre 1629 (poi copiata il 3 gennaio 1775 da Pietro Mulinari, citata da Ferdinando Morozzi, cfr. Francovich, 1976, p. 504).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Francovich, 1976; Piccardi, 2001; Rombai, 2001; Rombai e Romby, a cura di, 1993; Salvagnini, 1983; Toccafondi, 1996; Toccafondi e Vivoli, 1993; Toccafondi e Vivoli, 1987; Baldinucci, 1975, vol. IV, pp. 362. 366 e 367, vol. VII, p. 88. ASF, Depositeria, f. 389; ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 2516, c. 230v., f. 2610, f. 3531, fasc. 43, f. 1316, ins. 74, e f. 1317, nn. 83 e 134; ASF, Capitani di Parte. Numeri neri, f. 791, c. 101, f. 794, n. 71, f. 803, n. 18; ASF, Miscellanea di Piante, n. 101; ASF, Segreteria di Finanze, f. 1013, Rel. 26/12/1639.

Rimandi ad altre schede: R. M.

Autore della scheda:

Ninni, Filippo

Filippo Ninni
N.
M.

Relazioni di parentela: Discendente di Alessandro Nini, anche se non si sa quale parentela lo leghi esattamente all’altro.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Architetto senese

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1802 entrò nello Scrittoio delle Regie Fabbriche Granducali.
Fra il 1810 e il 1811 (durante il governo francese) operava a Siena nel ruolo di Architetto per l'Intendenza della Casa Imperiale e dei Beni della Corona nel Governo della Toscana.
Nel 1814-15, al ritorno dei Lorena, venne confermato Architetto a Siena sempre per conto dello Scrittoio. In questi anni si occupò della progettazione e del restauro di edifici pubblici (come la posta e locanda di Radicofani, e vari edifici civili e militari del Grossetano) e di lavori ad alcune strade del Senese.
Nel 1816 venne trasferito a Firenze, dove lavorò per circa un quindicennio.
Nel 1825 ricevette la nomina di "Accademico Professore di 1° classe" all'Accademia di Belle Arti di Firenze".
Nei primi anni della sua permanenza a Firenze ricevette diversi incarichi fuori città (dogana di Sansepolcro; saline di Volterra; Bagni di Montecatini), ma dal 1820 in poi lavorò quasi esclusivamente a Firenze per il restauro e mantenimento dei più importanti edifici pubblici religiosi e civili (Uffizi, Fortezza da Basso, chiesa di Orsanmichele, tribunale, zecca, Palazzo Pitti, ville mediceee, ecc.).
Nel 1832 venne dispensato dal servizio per malattia.
Nell’archivio della magistratura, ben segnalati nell’inventario, restano – a sua firma – una decina di planimetrie e disegni architettonici, tra i quali si segnalano le piante del magazzino del sale e tabacchi di Arcidosso del 1816 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, n. 2059, ins. 73), della posta di Rdicofani del 1823 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, n. 2087, ins. 25), del magazzino del sale di Empoli del 1828 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, n. 2111, ins. 62) e della villa reale di Castello di Firenze del 1828 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, n. 2112, ins. 135).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, p. 168; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Nini, Alessandro

Alessandro Nini
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere senese

Biografia:

Produzione scientifica:
inserì il nome di Nini (insieme a quelli di Grobert e Bombicci) fra gli ingegneri che avrebbero potuto affiancare i geodeti ed astronomi toscani (fra i quali l’altro collaboratore Francesco Puccinelli) per la costruzione della Carta Geografica della Toscana.
Il lavoro idraulico più impegnativo fu senz’altro l’assistenza alle operazioni della bonifica ximeniana di Castiglione della Pescaia prestata fra il 1765 e il 1780 insieme ai colleghi Ciocchi, Fini e Puccinelli.
Fra il 1779 e il 1785 collaborò ancora con Ximenes ai lavori di riscontro dei confini controversi nella Maremma pisana e grossetana fra il Ganducato e il Principato di Piombino e non poche delle carte dalla salda impostazione planimetrica redatte, in funzione dell’accordo fra i due Stati, insieme all’ingegnere piombinese Giacomo Benassi, furono firmate proprio da Nini: è il caso delle carte dei confini in Val di Cornia (sono tutte in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 37 e 517), della Val di Pecora (ivi, nn. 507, 516 e 764), di Pian d’Alma e Gualdo (ivi, nn. 58, 501, 513-514, 518, 520-522, 531, 535 e 545), della sezione nord-occidentale della pianura di Grosseto tra la Bruna e il lago padule di Castiglione (ivi, nn. 503, 506, 515, 519 e 523-529; per altre carte vedi anche ASGr, Ufficio dei Fossi, n. 17, c. 688r, sc. 18 e c. 689, sc. 19).
Contemporaneamente, per la precisione nel 1781-83, seguì Ximenes ai lavori di riparazione dell’acquedotto di Castiglione della Pescaia e collaborò col matematico anche per le questioni dei mulini sull’Arbia e della permuta di beni fra i certosini di Pontignano e la famiglia Placidi nel podere S. Arcangelo lungo l’Ombrone presso Asciano.
Nel 1782, Nini propose la ricostruzione del ponte di Macereto sulla Strada Siena-Grosseto (Sterpos, 1977, p. 31).
Nel 1782-84 intervenne nella bonifica del Padule d'Orgia, nei pressi di Siena, realizzando, in collaborazione con l'ingegnere Bernardino Fantastici, diversi disegni dell'area e dei corsi d'acqua con i relativi profili (in ASS, Piante dei Quattro Conservatori, nn. 276-279 e, attribuito, n. 283); il lavoro fu compiuto sulla base di rilievi e misurazioni effettuati nei primi del maggio dello stesso anno sotto il diretto controllo del matematico Ximenes.
Nel 1785 seguì pure i lavori al fiume Orcia e al nuovo ponte progettato da Ferroni alla strada Senese Romana.
Alessandro Nini progettò nel 1787 la strada tra Chiusi e Chianciano e quella “per comunicare ai Bagni di San Casciano.
In previsione della vendita degli estesi beni granducali dell’area, nel 1780, redasse – sotto la direzione di Ximenes – la grande Pianta topografica del Marchesato di Castiglione in scala di 1:8000 circa (ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, n. 109), che presenta un’impostazione planimetrica di tipo moderno e restituisce con grande esattezza l’articolata realtà paesistico-ambientale dell’antico feudo; a parte, sono disegnate in ingrandimento le piante dei paesi di Castiglione e Tirli. Tale rappresentazione può definirsi grandiosa, sia per le notevoli dimensioni, sia per l'immagine complessiva (attenta e ricchissima di particolari) che offre del paesaggio agrario maremmano con tutte le sue singole componenti, compresi i due centri abitati principali resi planimetricamente e in alzato (addirittura con utilissime indicazioni circa l'utilizzo dei fabbricati); da sottolineare anche l'apparato decorativo, con un elaborato cartiglio ed una elegante cornice (Barsanti, 1984, p. 149 e fig. 47).
Nel 1805 ricopriva il ruolo di Ingegnere alle dipendenze dello Scrittoio delle Regie Fabbriche a Siena.
Il 31 agosto 1807 risultava inserito nel “Ruolo dei Provvisionati […] delle Comunità della Provincia Superiore Senese”, con 7 anni di servizio e un onorario di 840 lire (ASF, Depositeria Generale, Parte Antica, f. 1648, I, ins. 100).
L’ultimo lavoro documentato è il progetto, in diversi disegni, del Palazzo Reale di Siena, eseguito nel 1813 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 562-567).

Produzione di cartografia manoscritta:
Profilo della Strada, che dà San Casciano porta ai Bagni, nel quale si fà vedere la pendenza della medesima, li scolmi, che possano farvisi, e la mutazione, che si propone nel tratto segnato A B, per render meno inclinato, e più agevole il Declive della medesima, 1770 (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 89);
Pianta dimostrativa l’andamento delle due linee livellate per le valli del Sestaione e della Lima, ad oggetto di scegliere la migliore per costruirvi sopra il termine della nuova Strada Pistoiese ecc., 1771 (Sterpos, 1977, pp. 7, 25-26, 28 e 31);
Pianta dell’andamento del corso presente dei torrenti Ampio e Castigliano, dal Lago di Castiglioni o dell’Abbadiola fino alle radici dei monti, dai quali scendono e Pianta dell’adiacenze di detti torrenti, 1781 (ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche, 58);
Pianta e profilo di un tronco del Fiume Arbia dal ponte nella Strada Romana fino alla confluenza della Sorra in detto fiume, luglio 1781 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 605).
Pianta d’un tronco del Fiume Mersa, e del Torrente Serpenna nella loro confluenza, ove si vedono i lavori, che converrebbe farsi, perchè l’Influente si unisca felicemente col Recipiente. Profilo della Livellazione del Torrente Serpenna dalla confluenza colla Mersa fino al Ponte al Frasso, attr., 1782 (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 283);
Profilo del Fosso della Serpenna dal suo sbocco nel fiume Merse fino al paletto XX della livellazione posto al di sopra del Ponte al Frasso canne 190 Fiorentine, 1784 (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 277);
Sezioni del fosso della Serpenna dal paletto XX fino alla via della Querciola al di sopra del distretto, N° V, [1784] (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 279);
Sezioni del fosso della Serpenna nel tronco interposto fra la confluenza del fiume Merse ed il paletto XX della livellazione posto al di sopra del Ponte al Frasso canne 190 Fiorentine, con Bernardino Fantastici [1784] (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, n. 278);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pietro Leopoldo, 1969, I, p. 96; Sterpos, 1977, pp. 7, 25-26 e 28; Cresti e Zangheri, 1978, p. 168; Barsanti, 1984, p. 149 e fig. 47; Barsanti e Rombai, 1987, pp. 11, 14, 43, 72, 81, 92 e 190; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 77, 379-388 e 477; Tognarini, a cura di, 1990, p. 130; Vichi, 1990, pp. 74-76; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, passim; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 26, 33-35 e 96; Di Pietro, 2005, p. 124; ASF, Depositeria Generale, Parte Antica; ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Piante dello Scrittorio delle Fortezze e Fabbriche; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; ASGr, Ufficio dei Fossi.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Municchi, Pietro

Pietro Municchi
N. Barbialla 29 ottobre 1783
M. firenze 18 novembre 1854

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere, perito agrario e amministratore

Biografia:

Produzione scientifica:
Nell’agosto 1841, nell’occasione di un rovinoso terremoto, Municchi fu inviato a Cecina per mettere la colonia “a coperto nelle case del governo”; nel gennaio 1847 dovette studiare le ragioni della carenza di grano che stava producendo disordini in varie parti dello Stato; dal 1852 fu uno dei maestri ai quali fu affidato il figlio ed erede Ferdinando perché apprendesse l’arte di governo e imparasse a conoscere a fondo la Toscana; nel luglio 1854 affiancò nuovamente il sovrano nella visita alla Valdichiana; e nel 1855 si occupò delle cause della disastrosa epidemia che stava colpendo la viticoltura (Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 284-287, 293, 405, 417 e 423).
Nel 1841, in qualità di "Direttore delle allivellazioni" nella Maremma Livornese, nelle pianure di Vada e Cecina, eseguì una planimetria dei circondari di imposizione (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 1085). Per tale questione, operava alle sue dipendenze il perito Domenico Magagnini, incaricato di descrivere e operare la classazione dei terreni per formare i "cartoni di imposizione" per le spse di manutenzione dei fossi e degli scoli, ma nel 1842 il Municchi lo sollevò dall'incarico per "una serie di inadempienze e incapacità dimostrate" (Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 697-698).
Il 16 luglio 1843 scrisse una relazione (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 174, doc. 129, Tutti han torto. Cenni sul valore da assegnarsi alle colmate del Padule) che offre un contributo all’acceso dibattito in corso sul valore fondiario e agrario da assegnarsi ai terreni della Maremma in conseguenza del compimento delle operazioni di bonifica (Barsanti, 1984, p. 234).
Il 3 agosto 1845, stese per il granduca la memoria Stato delle allivellazioni maremmane. Rapporto di P. M. a S. A. R. che analizza nei dettagli la vicenda della mobilizzazione fondiaria nel territorio dell’ex Principato di Piombino, avviata all’inizio degli anni ’30 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 182, ins. 82) (Azzari e Rombai, 1986, p. 129).
Dal 1846 al 1854 amministrò la fattoria di proprietà privata granducale di Laterina (Barsanti, 1982, p. 40).
Nel 1847, egli stesso, in una relazione allegata al bilancio consuntivo delle finanze granducali, riferisce di aver ottenuto l'incarico di provvedere alla divisione delle proprietà demaniali del circondario di Cecina e Vada: di queste due tenute, nel 1852 provvide a disegnare una mappa in scala 1:20.000 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 194).
Nel 1864, insieme a Felice Francolini e Giuseppe Laschi redasse un progetto di colonizzazione dell’isola di Giannutri, con tanto di 11 piante e planimetrie relative alla messa a coltura e alla costruzine di alcuni immobili (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).
Nel 1872-73 produce una perizia per i restauri del complesso monumentale di Villa Demidoff a Pratolino (presso Firenze), di proprietà granducale; i lavori riguardarono la Paggeria, la statua dell'Appennino, il Casino di Montili e gli Acquedotti (Cresti e Zangheri, 1978, pp. 162-163).
Nella sua veste di Direttore Generale del demanio toscano, in data 6 luglio 1845, scrisse una memoria sul problema dei boschi e della loro manutenzione.


Delle stime morte nei rapporti delle società coloniche, e della compra e vendita, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XI (1833), pp. 22-32;
Dell’apposizione dei termini per la conservazione della proprietà terriera, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XVII (1839), pp. 147-156;
Scritti vari, in Atti della terza Riunione degli scienziati italiani tenuta in Firenze nel settembre del 1841, Firenze, Galileiana, 1841, pp. 36-99;
Cenni sulla necessità della conservazione dei boschi, sull'opportunità di coltivarne dei nuovi e sui mezzi per giungere a questo duplice scopo, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXIII (1845), pp. 100-116;
Rapporto intorno ai bachi provenuti dal seme, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXX (1852), pp. 368-372


Produzione di cartografia manoscritta:
Piante di poderi (4 disegni di ottima mano) posti nella campagna fiorentina (Valdipesa e Settignano-Rovezzano) e livornese (Bolgheri), facenti parte di Commende di Padronato dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano: Commenda Giucciardini (1830), Priorato d'Urbino Giuntini (1831), Commenda Albertini (1832) e Baliato di Perugia Della Gherardesca (1836) (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 1604, ins. 3; 1606, ins. 2; 1609, ins. 8);
Mappa del Podere di Lusignano presso Cerreto Guidi, 1831 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 293bis/n);
Pianta di terreni demaniali presso Follonica (Grosseto) da allivellare, 1835-36 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, n. 160, ins. 28; n. 1605, ins. 8);
Piante di alcune bandite forestali nel Piombinese (4 disegni), Piombino, 29 settembre 1806, (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 36a-d);
Raccolta di piante di opifici siderurgici ed altri stabili (ferriere, chioderia, filiera, ramiera, botteghe, fornaci, ecc.) e di boschi posti nel territorio pistoiese e versiliese, di proprietà della Magona granducale e concessi a livello a privati: 30 disegni raccolti in un registro rilegato, eseguiti in stretta collaborazione con l'architetto granducale Francesco Leoni che firma insieme al Municcchi tutte le tavole, 22 febbraio 1836 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 295-295iI);
Pianta Geometrica di una porzione del villaggio di Follonica […], 15 maggio 1837 (ASF, Ministero delle Finanze. Piante, n. 188);
Pianta dimostativa dei terreni presso Follonica allivellati […], 1835-36 (ASF, Segreteria di Gabinetto. Appendice, f. 10, ins. 28);
Pianta della fattoria di Pratolino, 1838 (ASF, Asburgo-Lorena, 91, ins. 1);
Pianta geometrica nella proporzione di 1 a 20 mila delle due Tenute di Cecina e Vada e della porzione delle antiche macchie della Magona congiunte al territorio denominato Il Paratino, 1852 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 194);
Riassunto sinottico dell’informazione sulla possibilità e convenienza di ridurre abitata l’Isola di Giannutri e Tavole Ortografiche di detta isola, degli avanzi delle sue fabbriche, della loro riduzione e delle fabbriche da costruirsi di nuovo, 1864, 11 tavole, alcune con la collaborazione di Felice Francolini e Giuseppe Laschi (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Repetti, 1833, I, p. 731; Cresti e Zangheri, 1978, pp. 162-163; Barsanti, 1982, p. 40; Rombai, 1982, p. 122; Barsanti, 1984, p. 234; Azzari e Rombai, 1986, p. 129; Rombai e Tognarini, 1986, pp. 101-102; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 76-77 e 278-287; Barsanti, 1991, pp. 253-255 e 260-261; Archivio di Stato di Firenze, 1991, p. 406; Bertocci, 1998; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 72 e 85; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 697-698; Orefice, a cura di, 2003, p. 18; Di Pietro, 2005, p. 158; Pesendorfer, a cura di, 1987, passim; Venturi, 1855; Bencivenni, 1984; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Ministero delle Finanze; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Asburgo-Lorena; ASF, Ministero delle Finanze. Piante; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci</

Morozzi, Ferdinando

Ferdinando Morozzi
N. Colle Val d’Elsa 1723
M. Colle di Val d’Elsa 1785

Relazioni di parentela: Ferdinando fu figlio d’arte, e quindi un contributo importante (seppure imperscrutabile) alla sua formazione professionale deve essere derivato dall’educazione familiare, con il nonno Pier Antonio Morozzi, che servì a lungo come ingegnere architetto le magistrature del governo senese (e che fu anche professore di matematiche nello Studio Senese e presidente delle Fortezze dello Stato Senese), e con il padre Giuseppe, che venne considerato studioso di “scienze matematiche” e fu “Bilanciere della Cassa delle Collette e Pio Fondo” di Siena.
Del nonno, si conservano diverse relazioni su problemi idraulici (come quella riguardante il fiume Foenna presso Sinalunga) e confinari, nonché due memorie Sulle diverse maniere di fortificare (Orefice, 1988, pp. 8 e 39), e alcuni disegni delle gore per le gualchiere e del ponte sull’Elsa nel territorio colligiano conservati nell’Archivio di Stato di Siena. In particolare, si segnala la bella pianta, del 1698, raffigurante l'articolato sistema delle gore (per mulini e gualchiere) di Colle Val d'Elsa, lunga ben 3,60 metri, in ASS (Comune di Colle di Val d’Elsa. Carte Topografiche. Carte topografiche relative ad affari amministrativi, cc. 14 e 15), purtroppo in pessimo stato di conservazione.
A dire il vero, anche se occorrerebbero maggiori riscontri per accertarne la parentela, va segnalato anche un Giuseppe Maria Morozzi, ingegnere e matematico colligiano operante nel Senese nella prima metà del XVII secolo: nel 1631, esegue una pianta di confinazioni per lo Spedale di S. Maria della Scala, prodotto che conosciamo attraverso una copia ottocentesca (Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 34).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere e architetto, geografo, cartografo

Biografia:
Ferdinando Morozzi, nato a Colle Val d’Elsa nel 1723, può essere considerato il più dotato e ingegnoso geografo, cartografo e ingegnere architetto territorialista toscano della seconda metà del XVIII secolo, per la sua multiforme e infaticabile opera che si snoda per circa 35 anni: precisamente, dal 1749, anno di avvio dell’attività professionale di ingegnere architetto al servizio dello Stato granducale, al 1785, anno della sua morte che avvenne a Colle di Val d’Elsa.

Produzione scientifica:
La parte attualmente nota e disponibile della ricchissima e multiforme documentazione cartografica e scritta prodotta dal Morozzi “riesce a rendere l’immagine di un personaggio che riassume in sé, spesso contemporaneamente, le funzioni di ingegnere civile, di agronomo, di idraulico, di storico e di geografo, oltre che di architetto; di un tecnico, insomma, preparato e scrupoloso, pronto a cimentare la propria molteplice professionalità, che dimostra di muoversi con competenza attraverso campi diversi ma complementari, congeniali alla personalità sfaccettata e poliedrica dell’architetto-ingegnere settecentesco” (Orefice, 1988, p. 38).
E ciò, nonostante la grande frammentazione del materiale documentario sulla sua vita ed amplissima produzione in innumerevoli conservatorie pubbliche e private non solo toscane: ciò che costituisce il primo grave problema per la ricostruzione del profilo biografico del nostro cartografo, la cui produzione più originale è legata alla costruzione della carta generale della Toscana e alla riforma dell’assetto amministrativo (specialmente provinciale) del Granducato, con le rappresentazioni dei vicariati e delle podesterie, dei corpi di comunità, dei feudi e dei “salti” o isole parrocchiali.
Relativamente alle fonti private, occorre sottolineare l’importanza che riveste, ai fini della realizzazione del profilo biografico, ciò che resta dell’archivio familiare del nostro cartografo scoperto da Riccardo Francovich – dopo una lunga e intelligente indagine con al centro i passaggi di proprietà della cartiera di Colle di Val d’Elsa già appartenuta alla famiglia Morozzi – presso il dott. Guido Zerauschek di Firenze: costui custodisce l’archivio della famiglia Bertini Ceramelli, dove sono conservate molte delle carte di Ferdinando Morozzi. Tra gli altri documenti, Francovich vi ha rinvenuto l’interessantissima Autobiografia morozziana, che ricostruisce la vita del nostro operatore dalla nascita al 1777 (si interrompe otto anni prima della morte), quindi di fondamentale importanza per ricostruire buona parte della sua vicenda personale.
Non basta. Il nostro acuto ricercatore è riuscito pure ad individuare un collezionista privato e studioso, l’accademico pisano Enzo Tongiorgi, che conserva alcune carte manoscritte del Morozzi (in particolare quelle relative al rilevamento dell’area di Bientina).
Ciò non di meno, Francovich avverte l’onestà intellettuale di sottolineare a più riprese che “la dispersione delle carte Morozzi” gli “impedisce di dire conclusa definitivamente la ricerca su questo operoso cartografo”, pur tracciando un quadro biografico assai solido grazie alla molteplicità dei documenti reperiti in svariate conservatorie pubbliche e private, e soprattutto grazie alla dettagliata autobiografia. E’ da questa che si ricava, ad esempio, l’esperienza del Nostro come matematico al servizio della flotta da guerra lorenese gestita dai Cavalieri di Santo Stefano (con la consueta scorreria nel Mediterraneo effettuata tra il marzo 1750 e il maggio 1751) su cui non si dispone di altre informazioni, e che fu assai importante per la formazione di Ferdinando come geografo e cartografo: il documento attesta infatti il progressivo maturare della capacità di descrivere i paesi visitati e di inquadrare trigonometricamente spazi insulari e continentali, grazie all’uso corrente dei più perfezionati strumenti astronomici e topografici. Non a caso, alla conclusione della missione, Morozzi venne obbligato (per conto del granduca) a “fare il giornale del viaggio”, che egli eseguì – come riporta – “corredandolo di quei disegni di vedute e piante che per mio piacere avevo disegnato” (Francovich, 1976, pp. 446-74). Da notare che Morozzi venne inviato nuovamente sulla flotta granducale con missioni nel Tirreno e nel Mediterraneo nell’estate-autunno 1753, nella primavera 1754 e nella primavera-estate 1755.
Una grande importanza riveste anche un manoscritto (di 494 pagine) del Morozzi, frammentario ma ordinato cronologicamente, conservato presso il Kunsthistorischen Institut in Florenz: sotto il titolo attribuito di Carteggio, rilievi e progetti di Ferdinando Morozzi architetto fiorentino dal 1751 al 1784, si raccolgono infatti alcune decine di memorie e perizie corredate da 42 tavole acquerellate e 66 disegni o schizzi a penna e matita, tutti in piccolo formato (KIF, H 3537 e rari).
Scrive Francovich che “il tentativo di ricostruire l’opera di Ferdinando Morozzi non si esaurisce nel riconsiderare la sua attività cartografica e di matematico, [ma] si deve in sostanza guardare anche la sua partecipazione alle temperie culturali dell’ambiente toscano di quegli anni”, grazie alle opere erudite e non solo (Francovich, 1976, p. 449).
Tra l’altro, è da considerare l’impegno politico del nostro cartografo (sul quale occorrerebbe sapere di più ricercando lo specifico archivio) presso il suo comune natale, Colle di Val d’Elsa, di cui fu priore (con nomina del 22 ottobre 1752), camarlingo generale (con nomina del 18 febbraio 1758) e gonfaloniere (con nomina per i mesi di gennaio e febbraio 1764) (Francovich, 1976, pp. 467, 476 e 478).
Un problema storiografico tutt’altro che risolto – nonostante la grande varietà degli studi che si sono interessati al Morozzi, a partire da quelli eruditi ottocenteschi – è infatti costituito dal carattere interdisciplinare della cultura illuministica della seconda metà del XVIII secolo nella quale opera il nostro poliedrico personaggio. E questo, anche per gli stretti rapporti stabilitisi all’epoca tra il sapere tecnico-scientifico e geografico e il dibattito politico con le conseguenti strategie e operazioni di gestione del territorio.
La storiografia contemporanea ha dovuto necessariamente comporre su ambiti disciplinari relativamente definiti i temi e i problemi che furono al centro dell’attività morozziana e del dibattito socio-culturale del suo tempo.
E’ il caso della storia della cultura e della società, con particolare riguardo per l’ambiente massonico fiorentino, considerando che Morozzi visse a contatto con i principali esponenti della loggia “dei liberi muratori”, gli scienziati Tommaso Perelli e Giovanni Targioni Tozzetti (che gli fecero conoscere il barone Philip de Stosch e il suo grande e sistematico atlante che rese Morozzi emulo); ma anche delle scienze della natura, nelle loro correlazioni specialmente con l’indagine sulle risorse minerarie e sull’industria estrattiva e di trasformazione, oltre che nelle dinamiche oro-idrografiche, specialmente correlate al ciclo delle acque e all’idrografia di superficie (Arrigoni, 1987); così come delle scienze idrauliche e dei bisogni di difesa del territorio (sistemazioni fluviali) e di allargamento dello spazio agrario (bonifiche) (Barsanti e Rombai, 1987; Rombai, 1996); oppure delle scienze agrarie e più in generale economiche ed annonarie, e delle politiche di modernizzazione del sistema produttivo necessarie in anni funestati da carestie e interessati da una sensibile ripresa demografica (Pinto, Poni e Tucci, a cura di, 2002).
Morozzi è stato attentamente considerato da tanti altri specialisti: a partire dagli storici dell’architettura, per il contributo offerto al rinnovamento dell’edilizia colonica e alla proposizione di modelli aulici per complessi edilizi pubblici e privati (Cresti, 1987; Orefice, 1982; Guarducci, 2003 ); dai geografi storici e storici del territorio, in particolare per i rapporti fra i saperi tecnico-ingegneristici e l’analisi geografica ed erudita riferita ai luoghi (Rombai, 1987; e Paolini e Rombai, 1997); dagli storici delle istituzioni e del riformismo illuminato lorenese, che hanno indagato progetti e realizzazioni riguardanti la riorganizzazione dell’assetto dello Stato anche alla scala amministrativa territoriale (Sordi, 1991; Pansini, 1991; Benedetti, Pazzagli e Soldani, 1992; Stopani, 2001).
Come è ovvio, il contributo principale all’indagine storiografica sul Morozzi è offerto dagli studi di storia della cartografia toscana che, a dire il vero, furono pochi e stringati fino alla metà degli anni ’70 del XX secolo. Se ne erano occupati, con modesti risultati, Giovanni Targioni Tozzetti che gli commissionò e pubblicò quattro tavole delle subregioni della Toscana costiera e occidentale, oltre alla carta del Valdarno di Sopra, nella celebre Raccolta di alcuni viaggi (volumi I, II, V e VIII): nel primo volume del 1768, alla p. XXXIX, giustifica la scelta delle carte del Morozzi con le sue lunghe operazioni topografiche e le originali determinazioni astronomiche (anche nell’XI volume, p. 212, Targioni torna sull’argomento per segnalare il lavoro svolto dal Morozzi a miglioramento dell’atlante de Stosch, ad esempio per la Lunigiana aveva copiato e migliorato rappresentazioni sei-settecentesche); e poi – dopo il cenno datone dal geodeta e cartografo Giovanni Inghirami nel 1818 – da Attilio Mori (1903, 1905, 1909, 1922), Lina Genoviè (1933), Giuseppe Barbieri (1950) e Roberto Almagià (1960).
Dal 1976, con l’ampio lavoro biografico di Francovich, Morozzi viene posto al centro dell’attenzione storiografica – o comunque non manca di essere in qualche modo considerato – da parte di geografi, architetti, storici e altri specialisti. Tra tutti i contributi successivi, spicca l’altro studio biografico di Gabriella Orefice del 1988, con a seguire tanti altri lavori di taglio generale che finiscono con l’arricchire gradualmente il quadro di conoscenza sulla vicenda personale e professionale del Nostro.
Il problema della dispersione delle fonti documentarie su Morozzi e da lui prodotte è strettamente legato alla molteplicità degli enti istituzionali – anche per il quadro di riferimento relativamente articolato degli enti pubblici – al cui servizio fu comandato il Nostro, soprattutto prima del 1768, anno del passaggio allo Scrittoio delle Regie Possessioni.
Analogamente agli altri ingegneri architetti, per circa 35 anni Morozzi si trovò a svolgere un’attività di routine, che rispetto agli altri tecnici coevi lascia meravigliati per la quantità straordinaria dei prodotti, come lo stendere relazioni, capitolati di spesa, stime, analisi dei prezzi per i Capitani di Parte Guelfa, per lo Scrittoio delle Regie Possessioni e per tante altre magistrature anche specificamente organizzate su singoli problemi o territori. Ma contemporaneamente (come vedremo meglio dopo) egli operò per proprietari privati che si avvalsero delle conclamate capacità professionali del nostro perito: “incombenze che [in apparenza sembrano] mortificarne le potenzialità progettuali”, ma in concreto finirono anche per esaltarne “le conoscenze sperimentali ed operative, legate ad una cultura moderna e illuminata, come dimostrano i suoi trattati, gli scritti, le dotte disquisizioni lette all’Accademia dei Georgofili” (Orefice, 1988, pp. 25-26).
In ogni caso, le tante vicende tecniche personali del Morozzi s’intrecciano con quelle di innumerevoli altri ingegneri architetti dell’amministrazione statale e anche degli scienziati che, tra gli anni ’50 e ’80, ebbero la direzione delle politiche del territorio, a partire dal maestro Tommaso Perelli e dai più giovani rivali: soprattutto il gesuita Leonardo Ximenes – del quale Morozzi fu negli anni ’50 collaboratore diretto, e per il quale però non nascose avversione, in primo luogo culturale ma anche per certe scelte tecniche nei comprensori di bonifica del Bientina, della pianura pisana e di quella grossetana – e successivamente Pietro Ferroni.
Soprattutto, l’operato tecnico morozziano s’interseca con quello di altri ingegneri architetti e di Ximenes sull’importante questione della realizzazione della carta geometrica della Toscana, incarico che nel 1750 fu affidato ufficialmente dal Consiglio di Reggenza proprio allo scienziato gesuita.
Tra l’altro, i vari infruttuosi tentativi effettuati dal Morozzi presso il granduca – nel 1767 e nel 1775 – per ottenere anch’egli l’incarico di costruzione della carta generale e, insieme, per vendere all’amministrazione il suo poderoso e organico Atlante Toscano, costituito di circa 6000 carte e iconografie in larga misura disegnate o copiate dallo stesso Ferdinando (l’ultima offerta al riguardo fu effettuata nel 1787 dagli eredi del Nostro, dopo di che la preziosa raccolta andò ineluttabilmente dispersa pezzo a pezzo, alimentando sicuramente in gran parte il collezionismo privato) (Francovich, 1976, pp. 496-500), hanno dato vita ad una corposa documentazione (fatta anche di perizie e pareri) conservata soprattutto in ASF (Segreteria di Finanze ante 1788, f. 200, fascicolo Carta generale della Toscana), ma anche in BNCF (Cappugi, n. 613) e in AFBCF.
Dalle fonti dell’ASF e dell’AFBCF, risulta che nel 1772-73, poi, Ferdinando Morozzi aveva avanzato – insieme a Perelli che sembra avere svolto un ruolo di pura copertura dell’allievo – un’altra vana istanza per ottenere l’incarico di costruzione della carta generale della Toscana (Francovich, 1976, pp. 505-510).
In realtà, dai documenti familiari si viene a sapere che, finalmente, negli ultimi anni della sua vita, questa importante e costante aspirazione morozziana ottenne una qualche attenzione positiva presso Pietro Leopoldo.
Infatti, è significativo che già nel corso del 1778 Morozzi ricevesse in dotazione (come avvenne il 1° agosto) “alcuni fogli di Carta d’Olanda” per la delineazione per conto del granduca di “carte topografiche in grande”; e che il 10 agosto e il 6 ottobre ottenesse il permesso di riscontrare e copiare varie cartografie esistenti presso le Possessioni (ASF, Scrittoio delle Regie Fabbriche, f. 1990, inss. 37-38; e Scrittoio delle Regie Possessioni. Copialettere, f. 3167, c. 309; Orefice, 1988, pp. 15-16 e 55).
Sicuramente dai primi mesi del 1783, poi, il granduca dispose per il già pensionato Morozzi la concessione di un contributo mensile perché potesse attendere al completamento della sua carta generale e della correlata raccolta delle carte provinciali (Francovich, 1976, pp. 510-511).
Per quanto possibile, in ordine cronologico, si elencano di seguito gli uffici governativi che si avvalsero (anche in contemporanea) delle doti professionali del nostro operatore, a partire dalla sua entrata in servizio presso la magistratura dei Capitani di Parte Guelfa.
Capitani di Parte Guelfa
Morozzi fu assunto tra gli ingegneri nel corso del 1749 dopo l’esame superato il 14 gennaio dello stesso anno, e vi rimase formalmente fino al 1768, anche se spesso ‘prestato’ ad altri enti dell’amministrazione granducale.
Si ricordano alcuni suoi lavori presso l’ente:
perizia per la costruzione di un mulino a Rimaggio accanto all’opificio dei marchesi Salviati (1755); perizia della cerchia muraria di Carmignano per la riapertura di una porta, con relazione e pianta (febbraio 1756); perizia sui danni causati da uno smottamento alla strada Empoli-Montespertoli (giugno 1757); perizia per la sistemazione idraulica del torrente Tavaiano nel territorio di Galliano in Mugello (settembre 1758) (KIF, H 3557 e rari, 3 e 4; ASF, Capitani di Parte numeri neri, f. 1169, ins. 49; KIF, H 3557 e rari, 6; Orefice, 1988, pp. 42-43); stima e descrizione – a fini fiscali – delle case e dei palazzi, delle botteghe e dei monasteri componenti il quartiere di San Giovanni a Firenze, con ricavo dei valori delle pigioni (maggio-settembre 1761).
Tale ultimo lavoro, poderoso e assai impegnativo, eseguito insieme a Gaetano Bercigli, fu organizzato spontaneamente da Morozzi (rispetto alle relazioni e stime coeve degli altri tre quartieri prodotte dagli ingegneri architetti granducali) nel volume Relazioni e piante di vari stabili esistenti nel Quartiere di San Giovanni, “la cui originalità consiste nel fatto che al minuzioso ‘racconto’ dei confini, della composizione e distribuzione interna ed esterna del bene, corrisponde sempre un rilievo grafico a penna con acquerello del complesso della proprietà, relazionato ai più immediati elementi di individuazione, quali strade, piazze, proprietà granducali, ecc.”. Ed i disegni, seppure in forma di rilevamento planimetrico speditivo e quindi senza pretese di perfezione geometrica, sono completati con toponimi, nominativi dei proprietari e definizione funzionale dei fabbricati e delle aree non edificate.
Il motivo di questo primo rilevamento cartografico di tipo volontario delle unità edilizie fiorentine, che per certi versi anticipa il catasto geometrico particellare, si traduce in un evidente salto di qualità rispetto al resto della documentazione sul tessuto edilizio fiorentino, ed è così spiegato dal Nostro: “siccome l’esperienza ci ha dimostrato che con l’andar dei tempi si cambiano le nomenclature, si variano le posizioni dei locali o nell’interno o nell’esterno, o in tutta la totalità, e talvolta segue cangiamento tale di forma e di figura, che resta quasi impossibile rinvergare lo stato primitivo, noi abbiamo creduto, anzi lo abbiamo stimato capo essenziale di premettere a ciascheduna relazione uno schizzo di pianta dimostrativa senza alcuna misura di essi tenimenti. [Del resto, le piante] “senza dubbio alcuno sono il più sicuro riscontro della figura della confinazione, e queste al preciso chiariscono la giusta e vera confinazione di quello lo possa dimostrare qualunque elegantissima historica descrizione” (ASCF, ff. 5759-5760; ASF, Capitani di Parte numeri neri, f. 946, ins. 170, e Capitani di Parte numeri bianchi, CRIA 9898, ins. 15; Orefice, 1989, pp. 42-43 e 50; Francovich, 1976, p. 477; Orefice, 1988, pp. 30-33 e 44).
Nel 1758, disegnò insieme a Giovanni Ristori la Pianta dimostrativa di parte della sinistra pianura del Val d’Arno di Sopra a Levane fino a S. Giovanni (ASF, Piante di Acque e Strade, n. 1504/7) (Valentini, 1997, p. 39).
Nell’aprile 1761 fu in pian d’Alma per progettare lavori di sistemazione al torrente Alma che esondava e impaludava il territorio circostante del Granducato e del Principato di Piombino (ACCP, 249, Lettera di F. Morozzi del 4 aprile 1761).
Assai più impegnativa la missione del 1762 al lago-padule di Castiglione della Pescaia. Il nostro ingegnere redasse un impegnativo e articolato progetto di bonifica e risanamento rimasto però inascoltato: egli suggerì con decisione la colmata della zona umida tramite le acque dell’Ombrone da derivare presso Roselle e da convogliare con un diversivo nel piccolo lago Bernardo, donde avrebbero trovato l’alveo del fosso Molla già defluente nel padule castiglionese. Nell’immediato, per migliorare le condizioni sanitarie dell’area, Morozzi suggeriva però di costruire una cateratta “a ventola o a rote” nella Fiumara, per impedire la miscela delle acque salse con le dolci, e di costruire un nuovo borgo nell’altro versante della collina di Castiglione, precisamente al Poggio alle Trincee, più distante dalle nefaste esalazioni della zona umida, onde spostare gli abitanti (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 236, Progetto di F. Morozzi del 1762) (Barsanti, 1984, pp. 109 e 111).
A quel che si sa, gli ultimi interventi per i Capitani di Parte furono: il sopralluogo sui terreni fuori di Porta a Prato a Firenze con progettazione della costruzione di un fabbricato colonico con tinaia per certo Giuseppe Grazzini (dicembre 1761-marzo 1762); la relazione e pianta dei lavori da farsi per la sistemazione del torrente Tavaiano (ottobre 1762) (KIF, H 3557 e rari, 9 e 6; Orefice, 1988, pp. 44-45).
Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano
Da evidenziare l’imbarco di Morozzi nella flotta lorenese in qualità di matematico e lettore di nautica con varie missioni nel Tirreno e nel Mediterraneo tra il luglio 1750 e il settembre 1755, di cui si è già trattato precedentemente.
Consiglio di Reggenza
Partecipò alla riforma del Compartimento Provinciale nel maggio 1751, con redazione entro l’anno successivo 1752 delle carte della Toscana come stato presente e come proposta di nuovo assetto con 5 nuovi grandi compartimenti, oltre che delle tante piccole province giudiziarie. La commissione gli permise di utilizzare il materiale cartografico che da qualche anno aveva già privatamente iniziato a raccogliere e a produrre (ASF, Reggenza, f. 196, ins. 4; Francovich, 1976, pp. 465-466; e Orefice, 1988, p. 41).
Deputazione per la sistemazione del lago di Bientina
Per conto di tale organismo, creato dal Granducato di Toscana e dalla Repubblica di Lucca e diretto dai matematici Leonardo Ximenes e Ruggiero Boscovich, Morozzi partecipò attivamente al progetto di bonifica dai primi di settembre 1756 all’anno 1757; si segnalano i rilevamenti cartografici del comprensorio fra Calcinaia e Ripafratta e di singoli centri abitati a partire da Vicopisano, fatti insieme con gli ingegneri Agostino Fortini, Giuseppe Soresina e Gregorio Michele Ciocchi (Francovich, 1976, pp. 475-476).
Auditore dello Stato Senese
Da evidenziare la missione a Pitigliano del 19 settembre 1760 per progettare ed eseguire lavori ai piccoli acquitrini locali, a fogne, acquedotti e strade, con costruzione di una “pianta generale della Provincia per venire in cognizione delle cause fisiche accompagnata” – come si esprime Morozzi stesso – “da una mia relazione come tutto si puol riscontrare nel mio manoscritto, nel qual luogo negl’anni appresso vi dovetti interrottamente ritornare per dare un termine ad altri che già erano incominciati”. La pianta (l’inserto si intitola Memorie, disegni e pianta di Pitigliano) è attualmente irreperibile salvo la stampa Topografia del Capitanato di Sovana e Contea di Pitigliano e Sorano, rettificata nelle posizioni e misure da Ferdinando Morozzi di Colle nel 1768, incisa e stampata nel 1768 a Firenze da Giovanni Vercrüysse in scala 1:100.000 (Francovich, 1976, p. 476).
Con allargamento dell’attenzione all’intera Maremma, va segnalato il già citato Progetto di bonificare la Maremma Senese fatto e pensato nell’anno 1762 dall’Ing. Ferdinando Morozzi nobile Colligiano che avvalora le tesi dei fautori dei provvedimenti demografici ed economico-urbanistici (in forma soprattutto di riforma agraria e di nuove vie di comunicazione), piuttosto che meramente idraulici e sanitari, per procurare il risorgimento di quella derelitta provincia. Il Progetto comprende anche una relazione storica sulla Maremma con una dettagliata analisi dei singoli insediamenti del Grossetano, insieme con il Progetto di deviazione delle acque del Fiume Ombrone da immettersi nel Lago di Castiglion della Pescaia, al fine di risanare con la colmata la malarica pianura e il Progetto per sanare il piano di Grosseto, e di Castiglion della Pescaia del 1762 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 236; Orefice, 1988, pp. 19, 45 e 68).
Dagli incarichi per il governo dello Stato Senese sembrano scaturire anche le cinque tavole in piccola scala (1:560.000) della Toscana con i suoi squilibri territoriali e i possibili rimedi – che rappresentano, tra l’altro, un grande passo in avanti sul piano della rappresentazione rispetto ai prodotti precedenti –, databili 1765-67 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, ff. 187 e 251, ins. II, c. 4; Francovich, 1976, pp. 500-501; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 15); si tratta probabilmente di un contributo di geografia volontaria indirizzata all’attenzione del nuovo granduca Pietro Leopoldo che, non a caso, nel 1766 approvò il progetto di bonifica Della fisica riduzione redatto dal matematico Leonardo Ximenes tra gli anni ’50 e ’60, poi pubblicato nel 1769, incentrato essenzialmente su operazioni idrauliche.
Le tavole morozziane servono a meglio illustrare, in modo apparentemente critico nei confronti delle posizioni dello scienziato gesuita, il complesso progetto di bonifica come somma organica di interventi di valorizzazione socio-economica di quel malarico e arretrato territorio che, proprio in quegli anni, aveva ottenuto l’autogoverno amministrativo come Provincia Inferiore dello Stato Senese; tale lavoro si qualifica come uno dei primi esempi di cartografia tematica italiana di ordine socio-territoriale e mette a fuoco le diverse realtà del Granducato evidenziando lo "Stato attuale", le "Cause dei Mali", i "Rimedj", fino ad arrivare al "Risultato": integrare, nel senso cioè di armonizzare, l'arretrata e malarica Toscana meridionale con la parte più evoluta della regione.
Deputazione sopra il Fiume Arno per riparare la città di Firenze dalle sue inondazioni
Morozzi ne fece parte, come ingegnere, dal 1761 al 1765.
Durante tale incarico tecnico, scrisse il trattato (ricco di spunti e contenuti geografici e geografico-storici) Dello stato antico e moderno del Fiume Arno e delle cause e dei rimedi dalle sue inondazioni, dedicato al deputato senatore Giovanni Federighi che era anche Soprintendente Generale delle Possessioni, e stampato a Firenze da Stecchi nel 1762 (primo libro) e nel 1766 (secondo libro), con la terza e quarta parte rimaste manoscritte presso l’autore, oggi conservate alla BmoF (Acquisti diversi, n. 163). Tra le altre cose, scrisse con Agostino Fortini una Relazione per rialzare le sponde d’Arno in Firenze del 25 settembre 1765 che è conservata manoscritta presso lo studioso Ezio Tongiorgi (Francovich, 1976, p. 477).
Scrittoio delle Regie Possessioni
All’inizio degli anni ’60 Morozzi ricevette alcuni incarichi estemporanei presso l’ente, tra i quali si segnalano:
perizia nei dintorni di Grosseto sulla disputa di confine tra le proprietà dello Scrittoio (tenuta di Sterpeto, rilevata in pianta) e i beni della Mensa Vescovile (maggio 1761); relazione sulla costruzione della nuova casa del podere di Fiacchereto nella fattoria granducale di Montevarchi (settembre 1762); relazione al visitatore delle Possessioni Francesco Gilles sulle operazioni in corso nel comprensorio di Bientina, ove fervevano i lavori idraulici diretti dal matematico Ximenes, con valutazione critica dell’operato del matematico (agosto 1763).
Il 17 agosto 1768 venne nominato secondo ingegnere dello Scrittoio: vi rimase come stipendiato finché non fu collocato in pensione nel giugno 1783, per altro dopo che già l’8 agosto 1780, ai fini di alleggerire il bilancio dell’ufficio, per disposizione granducale, come accadde anche per gli altri funzionari, era stato tolto dalla pianta organica e da allora retribuito a cottimo, incarico per incarico (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 256, e Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1377; Orefice, 1988, pp. 25 e 44-45; e Francovich, 1976, pp. 476 e 484).
Il lavoro svolto per lo Scrittoio dal 1768 al 1783 (ma non esclusivamente per lo Scrittoio, dato che Morozzi continuò a ricevere committenze anche da altri uffici statali e a prestare consulenze peritali per privati) “è legato alla buona conduzione e al potenziamento produttivo delle fattorie granducali: egli visita ed esamina la condizioni delle fabbriche, delle canalizzazioni, dei pozzi, degli annessi agricoli, relaziona sul loro stato, sui ricrescimenti da farsi, propone e progetta i comodi di stalle, tinaie e capanne, disegna frantoi e cantine ed infine indica i lavori da farsi immediatamente e quelli più dispendiosi, che avrebbero però rese le case dei contadini più sane ed ariose, più alte e sfogate, così come era negli intendimenti del granduca” (Orefice, 1988, pp. 26).
Fin dal 1768 cominciò a lavorare intensamente alle più diverse esigenze delle fattorie e dei possessi granducali del Fiorentino (Calappiano-Ginestre e Calappiano) e del Pisano (Collesalvetti, San Regolo, ecc.): problemi di sistemazione idraulica, di confinazione con le proprietà private circostanti, di costruzione o ristrutturazione ed ampliamento di edifici colonici e d’agenzia, ecc. Ne scaturirono ad esempio: la Pianta per una nuova Cantina e Tinaia da costruirsi a Calappiano fattoria di S.A.R.; la Pianta della pura casa della fattoria delle Ginestre; e la Pianta e Taglio del Frantoio e Granaio [Fattoria delle Ginestre], tutte del 1768 (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1363, ins. 52; Orefice, 1988, pp. 74-79).
Contemporaneamente, propose – con tanto di piante e disegni – “i lavori necessari alla costruzione di stalle, capanne e altri annessi per i poderi di Citerna, di Scopicci e del Calcinaio della Fattoria delle Ginestre”, così come progettò “gli interventi necessari alle case dei contadini e all’edificio di fattoria, al nuovo frantoio”, con orciaia da edificare nel podere della Cantina. Tutti questi lavori furono approvati dal granduca ed effettuati entro la prima metà del 1770 (KIF, H 3557 e rari, 15; e ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3157, cc. 113, 142, 165 v e 247 v, e f. 3165, ins. 38).
E nella fattoria di Artimino, nel 1768-69, provvide a “sanare le buche da grano” e la cappella, “ridurre abitabili alcune stanze, accrescere acqua alla cisterna” e restaurare il frantoio; provvide pure di sua iniziativa a disegnare molte case contadine (poderi Poggilarca, Casaccia, Querceto, Penna, Pieve, Casino, Ranzanello, Grumolo e Casanuova) con proposte di restauri e migliorie non sempre poi approvati (KIF, H 3557 e rari, tra cui la Pianta di una porzione della Fabbrica della Fattoria di Artimino di S.A.R., del 1768). Anche nel 1770, tornò a visitare a più riprese la fattoria di Artimino danneggiata – insieme a quelle di Calappiano e della Tinaia di Empoli – dalle piogge incessanti, con proposizione di nuovi lavori specialmente per la sistemazione dei fossi e per il restauro dei fabbricati colonici (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3157, cc. 301 e 393, f. 2492, ins. 45, f. 1365, ins. 90, f. 3158, c. 66 v; e KIF, H 3557 e rari, 21; Orefice, 1988, pp. 48-51 e 74-79).
E’ evidente che questa sua “minuta operatività” era fortemente arricchita dalle “conoscenze derivate dagli studi a carattere idraulico e storico fatti in precedenza, e contemporaneamente riversa[va] un bagaglio di esperienze operative e di riscontri diretti sui contributi teorici” (Orefice, 1988, pp. 27-28).
Nello stesso anno e all’inizio del 1769 si dedicò soprattutto alle fattorie del Pisano a sud e a nord dell’Arno, in primo luogo per esaminare e correggere i progetti di colmata dei paduli dell’Oncino e di Piaggelta a nord e della Tora a sud. Segnaliamo: la sistemazione idraulica della fattoria granducale di San Rossore, precisamente delle tenute dell’Oncino e Piaggelta, con ricostruzione della casa d’agenzia e di quattro case coloniche, con tanto di progetti e piante (1768-69); il progetto delle colmate della Tora nel piano degli Orti della fattoria di Collesalvetti, con divergenza dal lavoro di Francesco Bombicci (1769) (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1374, ins. 37; KIF, H 3557 e rari, 16 e 23; Orefice, 1988, pp. 24 e 49). Si devono aggiungere poi i progetti: [Rilievo di una parte del Padule dell’Oncino compresa tra il fiume Serchio e il canale detto Fiumemorto] del 1768 (KIF, H 3557 e rari 16 cit.), Pianta e profili del Regolatore per la colmata della Tora nel Piano degli Orti della Fattoria di Collesalvetti del 1768 (KIF, H 3557 e rari 23 cit.), Pianta del Padule di Piaggelta del 1769 (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, 1374, ins. 37), Pianta delle linee di confinazione pretese rispettivamente tra la fattoria di S. Regolo di S.A.R. e la comunità di Lorenzana, eseguita con Francesco Bombicci il 25 gennaio 1769 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 639), [Pianta delle diverse linee di confine al 1769, al 1746 e al 1690 tra la fattoria granducale di S. Regolo e la comunità di Lorenzana nel territorio Pisano] del marzo 1769 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 632) (Orefice, 1988, pp. 69-71 e Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 418-422).
E’ da rilevare che, per le capacità e la solerzia dimostrate in questo primo periodo di attività, nel febbraio 1769 il granduca gli assegnò prima un sussidio di 10 scudi e poi un’altra gratifica monetaria.
Tra i lavori successivi di maggior spicco, c’è da considerare quello dell’agosto 1769 per progettare migliorie alla fattoria granducale di Montevarchi, e specialmente il consolidamento e l’ampliamento della casa colonica del podere della Steccata (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3156, cc. 302 r-v; e KIF, H 3557 e rari, 22; Orefice, 1988, pp. 49-50).
Nel 1770-71 (come pure nuovamente nel luglio 1774), tornò a visitare (con progettazione ed esecuzione di lavori specialmente a fabbricati colonici) varie fattorie granducali: sia Calappiano e Artimino (dove il 25 febbraio 1771 fu disposto il raddrizzamento del rio di Valliversi), e sia Tinaia di Empoli, dove tra l’altro il 10 agosto redasse la mappa del podere di Arnovecchio (KIF, H 3557 e rari, 25 e 30; e ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3158, cc. 212, 304 v e 307 r, e f. 3161, c. 333 v; Orefice, 1988, pp. 50-51).
Nell’estate 1771, gli fu commissionata la mappa della grande bandita di caccia granducale del Barco Reale che venne ultimata, con il contributo del misuratore Bernardo Sgrilli, nel 1773; il 23 settembre dello stesso 1771 fornì una relazione con pianta e sezione della pescaia delle Mulina del Callone sull’Arno a Castelfranco di Sotto, importante struttura idraulica da consolidare (ASS, Comune di Colle di Val d’Elsa, Carte Topografiche, Carte Topografiche Morozzi, c. 76 e KIF, H 3557 e rari, 31).
Nel 1772, eseguì i lavori alle cateratte ai mulini fiorentini di Ognissanti; nel 1775, redasse la stima e la pianta del feudo di Monterotondo dei Barbolani di Montauto che stava per essere acquistato dallo Scrittoio (la commissione iniziò nel marzo 1775 e fu ripresa e ultimata nel febbraio 1776); e relazionò sullo stato dei fabbricati delle fattorie granducali di Calappiano, Ginestre, Artimino, Castelmartini e Stabbia; nel 1776, effettuò nuovi sopralluoghi e perizie nelle fattorie e beni granducali di Artimino, Montevarchi (podere di Fiacchereto) e Tizzana (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3159, c. 75; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3162, c. 117 v e f. 3163, cc. 47 v e 158 v; e f. 2946; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 1363, c. 211 v, 286 r, 401 r, 472 r-v e 576 v; Orefice, 1988, pp. 53-55).
Camera delle Comunità
Nel 1770-71, da questo nuovo ufficio (subentrato nel 1769 ai Capitani di Parte) venne incaricato di varie missioni:
sistemazione idraulica del torrente Staggia nel territorio di Poggibonsi (con redazione di una memoria il 3 gennaio 1771); rialzamento dell’argine sinistro dell’Usciana, con Pianta e Livellazione dell’Antifosso di Gusciana (1771); relazione sulle condizioni rovinose in cui versava il castello di Montalto; Pianta della circonferenza dell’acqua del lago della Sibolla del dì 21 marzo 1774 (eseguita il 19-21 marzo 1774); nel 1775, diresse lavori di sistemazione del fiume Sieve nell’area di San Piero a Sieve, mentre nel 1777 redasse una relazione su una controversia di confini a San Piero in Bagno nel territorio romagnolo (KIF, H 3557 e rari, 28, 25 e 29; ASF, Miscellanea di Piante, n. 622; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 416; KIF, H 3557 e rari, 34 e 35; Orefice, 1988, pp. 52-55 e 70).
Deputazione (o Giunta Deputata) per la riforma da farsi per il nuovo Compartimento Provinciale dello Stato Granducale
Nel maggio 1771 Morozzi venne eletto ingegnere della Giunta per la Riforma Provinciale (insediata dal granduca il 31 marzo 1771 e presieduta dall’illuminista Pompeo Neri).
Tra il 1771 e il 1773, su precise istruzioni, fu incaricato di visitare palmo a palmo il territorio fiorentino per riconoscere e descrivere – giovandosi pure dei documenti sia scritti che cartografici d'archivio e delle testimonianze dei pubblici amministratori e delle popolazioni locali – il complesso e confuso mosaico della maglia provinciale, con gli innumerevoli “salti” o 'isole amministrative' che dovevano essere ricomposti. Il tutto in funzione di un progetto di riorganizzazione radicale che provvedesse a rendere geograficamente omogenei e razionali assetti territoriali ormai anacronistici e in gran parte sconosciuti o poco conosciuti sia sotto il profilo 'fisico' che umano (Istruzione per il Sig. Ingegnere Ferdinando Morozzi nella visita a lui commessa dalla Giunta deputata alla riforma del Compartimento Provinciale del 6 ottobre 1771, in ASF, Consulta, poi R. Consulta, f. 465, cc. 469-487) Successivamente vennero emanate altre istruzioni specifiche per le visite ai territori saltuari ed il Morozzi venne coadiuvato, nel 1773, dagli ingegneri Giovanni Franceschi e Francesco Bombicci. L’ampia documentazione scritta e cartografica sui lavori della Giunta e sull’operato degli ingegneri, ancora in grandissima parte da esplorare e utilizzare, è conservata in ASF (Consulta poi R. Consulta, ff. 465-493) e in BNCF (Carte O. Targioni Tozzetti, n. 284) (Francovich, 1976, pp. 482-483; Pansini, 1993, p. 5; Stopani, 2001, pp. 32-39; Rombai, 2005, pp. 67-70).
Con la prima Istruzione, emanata dalla Giunta il 6 ottobre 1771, articolata in ben 35 punti, si prescriveva di tenere conto di fattori geografici oggettivi, quali:
il peso demografico e l'estensione in superficie, le funzioni gerarchicamente superiori (per popolazione, economia e centralità) degli insediamenti designati come capoluoghi provinciali, l'accorpamento dei territori in base ad elementi 'attrattivi' come la configurazione morfologica, i corsi d'acqua e soprattutto la rete stradale, i confini dimensionati su oggetti 'fisici' e quindi facilmente individuabili, al fine di comporre secolari controversie e squilibri.
Per raggiungere questo obiettivo impegnativo, secondo un percorso metodologico chiaramente e rigidamente prefissato (anche nella sequenza degli spostamenti) dalla Giunta, l'Istruzione prevedeva la compilazione – per ciascuna Podesteria o insieme omogeneo di Comunità – di una “Tabella”, che finisce con l’esprimere in modo emblematico l'incerto grado delle conoscenze in materia di posizione e configurazione topografica del territorio fiorentino, sul piano sia descrittivo che soprattutto cartografico. Per ogni Podesteria, dovevano essere indicati dati e informazioni elementari facilmente garantiti poi da buone cartografie: oltre alla popolazione della Podesteria e di ciascuna comunità, l'estensione in miglia della viabilità, la distanza dal Vicariato da cui dipendeva, i confini e la distanza con le altre Podesterie secondo i punti cardinali, la lunghezza in miglia dei confini sempre seguendo i punti cardinali, le comunità e parrocchie che la componevano, la distanza di ogni comunità dalla sede del Tribunale, l'ubicazione di ogni parrocchia in una sola o più comunità, l'accorpamento del territorio della Podesteria, e nel caso contrario l'indicazione delle “pertinenze” esterne o dei “salti” interni dipendenti da altre giurisdizioni.
Il profondo sapere territorialistico (ingegneristico e geografico insieme) del Morozzi, con la piena valorizzazione della ricerca sul terreno, consentì all'autore di trasformare le “tabelle” – che, in base agli ordini, si preannunciavano uniformi e inanimate –, soprattutto mediante l'aggiunta di schede propositive, in piccole monografie piene di vita e di specificità ambientali e socio-economiche.
Valga per tutte l'esempio della Podesteria romagnola di Palazzuolo sul Senio che, con quella adiacente di Marradi, formava un Capitanato ove il giusdicente risiedeva alternativamente per sei mesi nell'uno e nell'altro capoluogo. La Podesteria aveva propri statuti e proprie leggi ed era suddivisa in 13 comuni ed altrettante parrocchie. Confinava con lo Stato Pontificio (distante 4-6 miglia); con il Vicariato di Firenzuola “mediante una branca di monti, che si staccano dalla linea principale delle Alpi” distante 12 miglia; con il Vicariato di Scarperia distante 18 miglia, con “strada difficoltosa, alpestre e cattiva”; con la Podesteria del Borgo S. Lorenzo in Mugello, che “è divisa da questa mediante le Alpi che sono nei tempi d'inverno impenetrabili per le continuate nevi, distanti 18 miglia, con strada assai ripida e cattiva”; con la Podesteria di Marradi distante miglia 4, con “due strade tutte cattive, montuose e pericolose assai per le balze che vi sono. La popolazione di queste comunità, o siano popoli, tra minori e poveri non tassati al macinato sarà di ... anime. Questa giurisdizione è tutta unita, e non ha feudi, o case isolate poste in aliena giurisdizione, né altre entrano in essa per salto. Solo per altro son fuochi n. 8 che riconoscono per cura la chiesa di S. Maria in Pregiola, che è posta nello Stato Pontificio e Diocesi d'Imola”.
Come già anticipato, alla fine della “tabella”, non si manca di indicare una “proposizione” che serve a rendere più organica la descrizione:
“Palazzuolo e suo contado è situato al piede delle Alpi per quella parte che acquapendono nella Romagna, e siccome il medesimo, mediante la catena delle Alpi che sovrastano a mezzogiorno, e lo Stato del Papa che lo serra a tramontana, con più altra branca di montagne che lo divide dalle altre giurisdizioni poste a ponente, non ha altra apertura più facile di comunicazione con terre, se non quella di Marradi, che resta quasi a levante, e lontana miglia 6, ne consegue che è bene tenere legate le due giurisdizioni. Ma siccome la sua estensione è tanto intrigata, ed è intersecata da altissimi monti e precipitosi borri, lo che produce uno scomodo non piccolo a quelli sparsi popoli, sarebbe bene pensare a lasciare un notaro fisso, tanto più che nel tempo d'estate si rende assai popolato il contado dal ritorno delle famiglie che fanno ritorno dalla Maremma. L'essere Marradi distretto e Palazzuolo contado pregiudica il commercio di queste due terre, che obbligatamente per le loro situazioni e strade devono avere corrispondenze per le seguenti cause: 1) venendo a Palazzuolo dai paesi circonvicini e di contado le mercanzie pagano perché distrettuali; 2) venendo dai paesi distrettuali pagano perché di contado; 3) la conseguenza è che non c'è più mercato. I due comuni di Frassino e di Fantino, essendo situati in quei monti che acquapendono verso Marradi, sarebbe bene
darli a questa Podesteria, per maggior comodo e vicinanza” (ASF, Consulta, poi R. Consulta, f. 481, c. 259).
Oltre a ciò, di fronte all'oggettiva impossibilità o difficoltà di descrivere gli innumerevoli “salti” interni o esterni a ciascuna giurisdizione, con i rispettivi incerti e “litigiosi” confini, sempre attraverso ricognizioni mirate sul terreno, supportate anche dalle conoscenze degli “uomini pratici del luogo”, si procede alla realizzazione di specifiche rappresentazioni per ogni situazione territoriale visitata. E ciò – come dichiara lo stesso Morozzi – al fine di “fissare la linea confinatoria reale e quella esattamente descrivere ed anco corredarla con la vera linea misurata e levata in Pianta […], per fuggire l'oscurità delle descrizioni, la perdita di vocaboli dei luoghi e l'alterazione che accade sulla superficie del terreno” (ASF, Consulta, poi R. Consulta, f. 481, cc. 89-151).
Di fronte a questo scenario, non meraviglia che lo stesso Morozzi, ovviamente spesso aiutato da altri ingegneri, abbia poi effettivamente avuto l'incarico di redigere le carte topografiche non solo dei fastidiosi “intralci” in questione, ma di tutte le giurisdizioni provinciali del Granducato.
Le raccolte complete delle carte dei vicariati e delle podesterie realizzate da Ferdinando Morozzi e da Luigi Giachi sono conservate in SUAP, RAT, ma le rappresentazioni siglate o comunque attribuibili con certezza a Morozzi sono 43 (Archivio di Stato di Firenze, 1991; e Bonelli Conenna, a cura di, 1997). Decine e decine di altre cartografie prodotte da Morozzi per questo progetto di riordino amministrativo sono disperse in numerose conservatorie toscane, e specialmente in ASS (Comune di Colle di Val d’Elsa, Carte Topografiche, Carte Topografiche Morozzi; Guarducci, 2003, pp. 27-37).
Ed è noto che dall'incastro della quarantina di carte topografiche originali (omogenee per scala e contenuti) delle circoscrizioni provinciali scaturì la grande carta topografica del Granducato ultimata nel 1784: la Carta Geografica del Granducato di Toscana (SUAP, RAT, cc. 146 e 155; Pansini, 1993, e Rombai, a cura di, 1993, pp. 149-155).
Fu questo un lavoro immane che lo impegnò per oltre un decennio, stante l'assoluta mancanza (per la maggior parte del territorio almeno) di raffigurazioni cartografiche d'impostazione topografica o quanto meno di prodotti di una qualche utilità per un'opera omogenea per linguaggio, scala e contenuti come quella che si accingeva a fare e che effettivamente riuscì a portare a compimento all'inizio degli anni '80.
La rappresentazione finale del 1784 complessivamente appare assai più precisa rispetto al primo prodotto corografico che ne scaturì nel 1751-52 sotto forma di due carte d’insieme in scala 1:345.000 dell’assetto amministrativo dato e del nuovo ordinamento proposto (figure comunque apprezzabili, non solo per la delineazione della maglia delle circoscrizioni vicariali, ma anche per il progresso evidente raggiunto nella rappresentazione della forma d'insieme della regione e soprattutto del profilo costiero e dell'inclinazione dell'asse appenninico), con 33 carte delle singole province (sono in ASF, Reggenza, f. 196, inss. 2 e 4). Peraltro, la carta del 1784 continua ad evidenziare non poche imprecisioni metriche e topografiche, pur essendo l’unico prodotto toscano settecentesco costruito con metodologia “geometrica” (Francovich, 1976, pp. 447-449).
E qui corre obbligo sottolineare il rigore metodologico seguito dal Morozzi nella costruzione della carta: da una parte il lavoro sul terreno che lo vede impegnato per anni come topografo e trigonometra, dall’altra il non meno importante lavoro a tavolino, attraverso il quale egli mette in campo tutte le sue doti di geografo, con l’utilizzo di conoscenze e prodotti cartografici coevi e precedenti.
Come già detto, la modestia degli emolumenti attribuiti dagli uffici dell’amministrazione lorenese giustifica la prassi – pressoché generale da parte degli operatori della burocrazia tecnica toscana – di cercare occasioni di occupazioni integrative presso altri soggetti pubblici e soprattutto presso privati, sotto forma di consulenze e lavori occasionali (fra cui anche progetti architettonici e interventi di un certo spessore), per lo più svolti nel ruolo di pubblici periti nell’ambito di cause giudiziarie.
Cosicché anche Morozzi, nonostante la mole straordinaria di incarichi pubblici, non esitò a ricorrere a molteplici e impegnative commissioni per conto di famiglie, enti religiosi e cavallereschi, amministrazioni comunali.
Ad esempio, sappiamo che: nel 1751, per conto dell’abate Raimondo Niccoli, effettuò un sopralluogo al Mugnone alle Cascine – con tanto di redazione di una pianta – per capire le ragioni per cui i mulini ivi presenti non funzionavano alla perfezione e progettarvi lavori di sistemazione; nell’aprile 1759, fu interpellato come perito in una controversia circa i confini delle proprietà fondiarie di due grandi famiglie fiorentine nel territorio del Galluzzo, con redazione della Pianta che dimostra lo stato delle differenze nei confini fra gli Nobili SS.ri Cav. Bindo Peruzzi da una e Sig. Marchese Alessandro Capponi dall’altro, e con altra rappresentazione e memoria eseguite nell’ottobre; il 24 febbraio 1763, firmò una perizia per una causa di proprietà contesa a Sant’Angelo di Legnaia e il 2 giugno fu incaricato di valutare l’importo di diversi lavori di rifacimento di una casa fuori Porta alla Croce a Firenze, per una controversia insorta tra il proprietario abate Chiavistelli e il muratore Paolo Cambini; nei primi mesi del 1765, eseguì il rilievo con relazione per ristrutturazione dell’abitazione della famiglia Filippini sulla strada Pistoiese (KIF, H 3557 e rari, 2, 8, 10, 11); il 20 settembre 1765, con l’ingegnere Giuseppe Salvetti fu eletto perito in una causa nata fra i cittadini di Cetona in rapporto al fiume Astrone, che lo impegnò fino al 16 aprile 1766 (Francovich, 1976, p. 478; i documenti sono in AFBCF); il 28 novembre 1766, effettuò una perizia con disegni sui lavori da farsi per la recinzione della villa Velluti a Pozzolatico; nel 1767-69, seguirono i lavori di sistemazione del podere e della villa del Buonriposo presso San Gimignano di proprietà della famiglia Mongani, con operazioni di misurazione e disegni; il 28 marzo 1768, svolse una perizia sul terreno detto Acetino a San Piero in Monticelli della Cappella della Natività dipendente dalla chiesa di San Niccolò di Firenze (KIF, H 3557 e rari, 12-14); nel marzo 1770, fece una perizia in cui dava parere favorevole al diboscamento e alla messa a coltura agraria di alcuni appezzamenti di terra di proprietà dell’abate di San Martino in Campo (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, f. 3157, c. 142). In quello stesso anno, effettuò varie altre perizie: per definire la proprietà di un terreno a Barberino di Mugello; per consolidare una casa al Varlungo di Firenze di proprietà Niccoli; e per progettare ed eseguire vari lavori di sistemazione idraulica su beni fondiari del Valdarno di Sotto; nel gennaio 1772, effettuò la ristrutturazione della casa colonica del podere Colombano della fattoria di Cavaglioni di proprietà del marchese Ludovico D’Elci (KIF, H 3557 e rari, 24-26, 33); nel giugno 1779, fu chiamato dal tribunale dell’Ufficio dei Fossi di Pisa ad esprimere un parere sull’esatta confinazione fra i possessi della fattoria granducale di San Regolo e quelli della Comunità di Lorenzana (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni. Copialettere, f. 3168 e f. 3169, c. 198); nel maggio 1782, fu eletto perito per dirimere una controversia di confinazione esplosa fra le comunità delle Cinque Terre del Valdarno di Sotto; nel luglio 1784, progettò la porta della cappella del cimitero di Foiano della Chiana (KIF, H 3557 e rari, 25 e 36) (Orefice, 1988, pp. 41-56).
Molti interventi professionali per la sistemazione idraulica delle fattorie della pianura pisana furono effettuati negli anni 1768-69 anche per conto dei Cavalieri di Santo Stefano (in ASP, Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, ff. 2865-2866).
Tra le decine di commissioni meramente architettoniche, tutte abbastanza circoscritte, effettuate sempre per tali committenti diversi dallo Stato, spiccano per pregio e speciale cura per “l’ambientazione del manufatto” le seguenti:
il progetto di un edificio per i Padri del Carmine di Firenze, con Piante taglio e alzato di una casa dei RR. PP. del Carmine di Firenze posta nel Quartiere di S. Spirito in Firenze ed in via detta la Via Nuova (del 1769); e il progetto – sempre con tanto di piante, tagli e alzati – del Monte Pio di Castiglion Fiorentino, con ristrutturazione di varie case esistenti nella piazza centrale (KIF, H 3557 e rari, 18 e 17).
Prodotti più ordinari risultano: il disegno e realizzazione, per commissione della Nazione Ebrea, di un arco trionfale provvisorio in piazza Pitti per “il solenne ingresso” fatto il 24 giugno 1766 del granduca Pietro Leopoldo e della consorte Maria Luisa; nel 1757, Sbozzo di Pianta del Castello detto Castelnuovo di S. Gemignano (KIF, H 3557 e rari 5); nel 1768, Dimostrazione in pianta del quartiere destinato per l’auditore di Portoferraio suo tribunale, cancelleria e di presente abitato dall’illustrissimo signore auditore Vincenzo Martini (ASF, Miscellanea di Piante, n. 641); nel 1771, Pianta delle Ripe e Carbonaie attorno alle Mura del Castello di Montaio fatta l’anno 1771 (KIF, H 3557 e rari 29); nel 1782, con Gaetano Bercigli la [Pianta del Convento delle RR. Monache del Terzo Ordine di S. Francesco denominato di S. Orsola] (ASCF, f. 5759, c. 86) e, sempre con lo stesso Bercigli, la [Pianta del Regio Spedale detto di Bonifazio in Via S. Gallo], 1782 (ASCF, f. 5759, c. 102); nel 1784, seguì il Pensiero della Porta per la Cappella del Camposanto da farsi a Foiano e ideato da me Fer.o Morozzi 19 luglio 1784 (KIF, H 3557 e rari 36) (Francovich, 1976, pp. 478-479; Orefice, 1988, pp. 34-35, 72-83; e Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 422).
Nel 1771, partecipò al concorso per la ricostruzione della chiesa del Carmine a Firenze in gran parte distrutta dall’incendio del 2 febbraio di quello stesso anno, e stese una perizia per il restauro del Palazzo Pubblico di Arezzo, perfezionata nel 1772 con considerazione pure del loggiato (KIF, H 3557 e rari, 29 e 32); nel 1771-78, con G. Bercigli, progettò e diresse il rifacimento del palazzo Spighi a San Piero di Romagna in via San Giovanni ([Progetto di ristrutturazione per Palazzo Spighi a S. Piero di Romagna e Disegno come devono esser fatte le due porte di Strada della casa del Sig. Pasquale Spighi a S. Piero] in KIF, H 3557 e rari 27; Orefice, 1988, p. 81).
Infine, si segnalano tre interventi morozziani di architettura teatrale: la ristrutturazione e ingrandimento (con l’incorporo della trecentesca chiesa di Santa Maria delle Neve), nel 1775, del secentesco teatro dell’Accademia a Monte San Savino; la ricostruzione, nel 1779, su specifico incarico del granduca, del secentesco teatro dell’Accademia dei Rinascenti a Poppi, ubicato all’interno del Palazzo Pretorio già dei Conti Guidi (Orefice, 1988, pp. 35-37 e 52-53); e la realizzazione del Teatro dei Varii nella nativa Colle di Val d’Elsa, attraverso il riutilizzo dell’edificio che ospitava fin dal XII secolo l’antico Spedale dello Spirito Santo o del Ricovero, con Antonio Galli Bibbiena che eseguì i bozzetti del palcoscenico o scenario a cinque mutazioni, poi dipinti da Odoardo Ferrari.
Tra le opere cartografiche eseguite per privati spicca il cabreo dei beni del Convento del Carmine di Firenze disegnato, nel 1759-62, con Giovanni Ristori, tra le cui tavole emerge la Veduta della Villa di Pozzolatico, Casa del Lavoratore e Cappella (ASF, Conventi soppressi, 113, n. 558; Orefice, 1988, pp. 36 e 50).

Morozzi fu anche attivo accademico e studioso di problematiche territoriali. Tra i suoi prodotti scientifici sono in primo luogo da ricordare quelli, manoscritti e a stampa, correlati all’impegno di accademico dei Georgofili di Firenze, istituzione alla quale fu ammesso dal 7 ottobre 1767. Da notare, tra l’altro, che egli fu membro anche di altre accademie non solo toscane; si rammenta, ad esempio, che dal 7 dicembre 1776 fece parte dell’altra prestigiosa istituzione fiorentina, l’Accademia del Disegno. E ciò apre un ulteriore settore entro il quale si potrebbe dirigere la nostra indagine.
Svariate relazioni vennero lette dal Morozzi all’Accademia dei Georgofili tra il 1768 e il 1783 e forse (pur non risultando dall’inventario) sono conservate inedite nell’Archivio della stessa Accademia.
Si segnalano quelle che contribuirono al dibattito sulla modernizzazione dell’agricoltura toscana, a partire dalla bonifica degli ancora diffusi acquitrini, oppure quelle che videro il Nostro intervenire nel dibattito sul catasto generale, relativamente ai metodi di stima dei beni; in particolare rammentiamo: il volumetto intitolato De’ pregiudizzi delle terre frigide e loro rimedj. Discorso fatto nella adunanza dell’Accademia de’ Georgofili in due lezioni nel dì 3 febbraio e 2 marzo 1768 e umilmente presentato all’Altezza Reale del serenissimo Pietro Leopoldo (Firenze, Stamperia Bonducciana, 1768); il Trattato intorno alla maniera di stimare i beni stabili (Firenze, s.i.t., 1775); il giudizio espresso all’Accademia, in qualità di deputato, il 12 marzo 1777 circa le varie dissertazioni presentate sul quesito “se convenga o no arginare i fiumi”; la Dissertazione d’agricoltura per correggere alcuni difetti della medesima. Del piantare, dell’8 maggio 1782, nella quale si diceva contrario all’introduzione di colture alternative a quelle “naturali della Regione come l’olivo, la vite e il grano” (AAGF, busta 57, n. 72); la Relazione dei deputati dell’Accademia A. Durazzini, F. Piombanti e F. Morozzi per esaminare le memorie presentate sul quesito posto sopra le Stime dei terreni, del 9 ottobre 1782, vale a dire sul rifacimento dei vecchi e imprecisi catasti descrittivi, sulla cui questione i deputati propendevano per calcolare la stima delle terre guardando alle loro potenzialità produttive piuttosto che alle produzioni effettive (AAGF, busta 56, n. 77; Orefice, 1988, pp. 30, 33-34 e 55-56).
A tale impegno civile è riferibile anche la produzione “meccanica”, che vede cioè il Nostro inventare meccanismi utili, attraverso disegni quali quelli editi nel “Magazzino Toscano di Firenze”: Disegno in rame di meccanismo praticato per far calare da un riposto poggio, e per angustissima e pericolosa strada una macina da olio (II, 1 (1770), p. 209); Serra a scaletta per arrestare e riempire le frane (VII, 1 (1776), p. 217, figure ambedue incise da J. Vercruyss (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, p. 74).

Fra la produzione a stampa del Morozzi sono da considerare a parte le due celebri opere strettamente correlate all’attività dell’ingegnere e architetto al servizio dello Stato lorenese: in primo luogo i già citati due volumi sull’Arno dal titolo Dello stato antico e moderno del Fiume Arno e delle cause e dei rimedi delle sue inondazioni. Ragionamento istorico-mattematico. Parte prima contenente la storia delle inondazioni/Parte seconda contenente Arno dalla sorgente sino a Firenze, opera alla quale è riferibile la bella figura rimasta manoscritta Pianta del corso del Fiume Arno, in due fogli (il primo con il corso dalla sorgente a Firenze e il secondo da Firenze alla foce); da considerare sicuramente la più precisa e bella carta idrografica toscana del Settecento che raffigura (in scala 1:76.000) l'intero corso del fiume dalla sorgente alla foce (in ASF, Piante Acque e Strade, 1600/1-2, e in BNCF, Nuove accessioni, IV/44; Rombai, 1987, p. 315; Rombai e Torchia, 1994, p. 100). Il secondo volume comprende anche la bella Veduta del Castello di Giovi, e sbocco della Chiassa in Arno, disegnata da Ferdinando e incisa da Fabio Berardi.
L’opera comprende molto del sapere erudito toscano, e si fa apprezzare per l’ampiezza della ricostruzione storica – specialmente riguardo alla precisa cronologia delle inondazioni (un quadro ancora oggi insuperato) – e geografica, mediante corpose descrizioni di affluenti e sedi abitate, nelle cui rappresentazioni si mescolano presente e passato (con speciale attenzione per l’antiquaria: iscrizioni lapidarie, sigilli e altri monumenti), secondo il modello della letteratura degli odeporici (a partire da quello di Giovanni Lami), allora particolarmente in auge a Firenze e in Toscana.
La seconda opera è il trattato architettonico Delle case de’ contadini, in cui il Morozzi mette evidentemente a valore la grande esperienza accumulata in quegli anni nelle tante visite, progettazioni e realizzazioni edilizie nelle fattorie granducali (Firenze, Stamperia Granducale Cambiagi, 1770).
Altre opere di pura erudizione ci confermano la partecipazione del Morozzi alle temperie culturali del suo tempo, ad esempio: l’Elogio al Niccolò Beltramini di Colle Valdelsa (in Uomini illustri toscani, Firenze, Allegrini, 1766, pp. 148-150, e Lucca 1772, pp. 287-293); la Descrizione dell’arco trionfale eretto sulla Piazza dei Pitti dalla Nazione Ebrea nella fausta occasione del solenne pubblico ingresso in Firenze fatto il dì XXIV giugno MDCCLXVI delle loro Altezze Reali Leopoldo I e Maria Luisa (Firenze, Cambiagi, 1766); le Memorie di storia ecclesiastica, civile e letteraria di Colle Valdelsa. Sezione prima: Istoria di San Salvatore di Spugna (Firenze, Cambiagi, 1775).
Infine merita sicuramente cenno un’opera rimasta manoscritta e fin qui irreperibile: il Dizionario Istorico-Alfabetico di tutti i luoghi della Toscana, per la quale Morozzi dal 1752 e fino almeno al 1777 (come si ricava dall’Autobiografia), in via privata, raccolse e produsse memorie, cartografie e iconografie varie; un lavoro di tipo storico-geografico erudito, che in qualche modo fu in quegli stessi anni nei propositi dell’amico naturalista viaggiatore Giovanni Targioni Tozzetti, e che anticipa di quasi un secolo il Dizionario di Emanuele Repetti.
Tra i prodotti cartografici del Nostro, sembrano riferibili a questo lavoro: la Carta Topografica delle ville, chiese parrocchiali, luoghi e conventi adiacenti alla città di Firenze compresi tra i fiumi Arno e Mugnone con la città di Fiesole, rilevata dal Morozzi nel 1754, poi disegnata da Antonio Giachi e copiata dall’originale giachiano dal Nostro nel 1757, e gli Sbozzi di piante della Potesteria di S. Gimignano (con lo Sbozzo del Castello di Castelnuovo di S. Gimignano e alberi genealogici e notizie varie) del 1757 (in BNCF, Nuove Accessioni, IV/14 e KIF, H 3557 e rari, 5). E’ possibile che al Dizionario facciano riferimento anche le tante notizie sull’araldica e sulle famiglie nobili colligiane (in BNCF, Cappugi, nn. 19 e 98-101) (Orefice, 1988, pp. 44-45).
Nutrita è anche la produzione cartografica a stampa del Morozzi che è da mettere in relazione ai suoi stretti rapporti con il naturalista Giovanni Targioni Tozzetti. Fra le carte a stampa riferibili direttamente al Nostro figurano alcune carte subregionali della Toscana, dalla Lunigiana alla Maremma, appositamente eseguite nell’anno 1767 e seguenti e poi edite nei diversi volumi della seconda edizione della celebre e grande raccolta di viaggi dell’amico Targioni Tozzetti Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa (Firenze, Stamperia Granducale, 1768-78, in 12 volumi, riedizione dell’opera del 1751 in 6 volumi).
Le carte in questione sono: Porzione della Toscana Inferiore, che comprende i Territorj di Pisa e di Livorno, insieme con la Parte del Piano di Livorno coll’indicazione dei vestigi dell’antico Porto Pisano (1768-69, incise da Scacciati, nel vol. II, in BNCF, Nuove Accessioni, VII/96 e in ASF, Miscellanea di Piante, n. 339); Porzione della Toscana Inferiore che comprende i territorii di Volterra, di Piombino e di Massa (con incisione di Giovanni Canocchi 1768-69, nel vol. III; in ASF, Manoscritti, f. 785, c. 25; BNCF, Nuove Accessioni, VII/94 e in ASF, Miscellanea di Piante, c. 320); Porzione di Toscana fra Firenze e Siena e fra S. Miniato al Tedesco e S. Giovanni Valdarno di Sopra insieme con la Pianta del Valdarno di Sopra (1773, con incisione di Vincenzo Tarchi, nel vol. VIII; in BNCF, Nuove Accessioni, VII/9 e in ASF, Miscellanea di Piante, n. 345); Porzione della Toscana Inferiore, che comprende i Territori di Barga e di Pietrasanta, con parte del Lucchese, della Valdinievole e delle Montagne di Pistoia (nel vol. V); Carta della Provincia della Lunigiana (1775, nel vol. X; in ASF, Miscellanea di Piante, n. 327; e anche in BNCF, Nuove Accessioni, III/5) (Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 313-315 e 321, e Rombai e Torchia, 1994, pp. 146 e 175). Fra le rappresentazioni a stampa si segnala anche la Carta della Macchia de Paduli e Terre adiacenti soggette all'intemperie dell'aria (in ASF, Manoscritti, f. 785, c. 11), non datata, che inquadra il territorio fra Motrone e Massaciuccoli con l'intreccio di strade e fossi e tutte le zone umide retrodunali.
Da segnalare che l’opera del naturalista Targioni Tozzetti fu preceduta da un diario, rimasto manoscritto, che raccoglie annotazioni giornaliere con appunti, osservazioni e memorie, e con qualche disegno o schizzo a penna, della capillare perlustrazione effettuata nel 1742, su incarico della Società Botanica fiorentina e della Reggenza lorenese, per la messa a fuoco delle risorse vegetali, animali, idriche e minerarie di buona parte della Toscana. Tale documento memorialistico degli spostamenti e degli incontri con esperti conoscitori degli ambienti locali (che aiutarono lo scienziato fiorentino ad affrontare percorsi spesso assai disagevoli, offrendogli altresì informazioni preziose sulle realtà spaziali indagate) è accompagnato da una cartella non rilegata di 22 carte topografiche manoscritte e acquerellate (di 35x23 cm) disegnate anche dopo la stampa delle Relazioni (compaiono date degli anni ’70 e persino dei primi anni ‘80) da Ferdinando Morozzi, grande amico del Targioni Tozzetti. E’ da sottolineare che tutte queste rappresentazioni fanno riferimento talora a province vicariali e più spesso a singoli luoghi: in pratica, costituiscono prodotti tematici piuttosto che topografici in senso stretto, dal momento che le carte furono disegnate contingentemente, per conoscere determinati problemi (vertenze amministrative o giudiziarie, calamità naturali, lavori pubblici a corsi d’acqua, strade, insediamenti, ecc.) e/o per progettare interventi atti a risolverli: ciò che ne spiega la diversità di formato, di scala e di contenuti (Diario del viaggio fatto da Gio. Targioni dal dì 29 settembre 1742 a tutto il 26 novembre susseguente per gli stati di Pisa, Livorno, Volterra, Siena e Massa, del 1742, un codice in 2 volumi in BNCF, Targioni Tozzetti 218, I-II; Cantile, Lazzi e Rombai, a cura di, 2004, pp. 156-158).
Sempre relativamente alla produzione a stampa, è obbligo fare un cenno alla Carta geografica dello Stato della Chiesa, Granducato di Toscana e de’ Stati adiacenti all’Ecc.mo, e R.mo Principe il Sig. Cardinale Andrea Corsini (IGM, inv. 575). Si tratta di un prodotto eccezionale, anonimo e non datato che, alla scala di 1:560.000, abbraccia l’Italia compresa fra il Po e Gaeta, che Roberto Almagià definì “uno dei migliori prodotti cartografici della seconda metà del secolo XVIII” (Almagià, 1960, p. 51) e che nel Catalogo ragionato delle carte esistenti nella cartoteca dell'Istituto Geografico Militare (Istituto Geografico Militare, 1934, vol. II, p. 360) fu attribuito a Morozzi e datato 1770. Recentemente, la carta è stata oggetto di attento studio da parte di Leonardo Rombai che ne ha spostato la datazione di circa un decennio e ha confermato, con buon fondamento, l’attribuzione a Ferdinando Morozzi (Rombai et Al., 2005, p. 30). Per quanto riguarda la data, sulla base della biografia del cardinale fiorentino Andrea Corsini, cui è dedicata, si deve considerare che quest’ultimo ebbe la porpora cardinalizia nel 1779 e morì nel 1795, quindi è a questo arco cronologico che la carta deve essere riferita. Inoltre, il fatto che l’autore non utilizzi e nemmeno ricordi la grande carta topografica del Milanese e del Mantovano degli astronomi di Brera, pubblicata fra il 1788 e il 1796, e soprattutto l’altrettanto grande carta dello Stato Ecclesiastico di Gian Domenico Cassini, edita nel 1791, lascia pensare che la datazione della nostra rappresentazione possa essere ragionevolmente limitata all’arco 1779-88. E, nel caso di attribuzione a Ferdinando Morozzi, l’arco temporale si restringe ancora al 1779-85.
Per quanto riguarda l’autore, sono molti gli indizi che portano al Morozzi. Soprattutto, per quanto scritto nella legenda della nostra carta a proposito proprio del “Nobil Sig.e Ferdinando Morozzi di Colle Ingegnere di S.A.R.”, che viene lodato per aver “delineato e corretto” il Granducato di Toscana, con carte rimaste inedite presso l’amministrazione lorenese o presso l’autore, grande raccoglitore di carte altrui (e nella legenda non si manca infatti di ricordare l’utilizzazione della collezione del “Sig.r Morozzi”). Ulteriori indicazioni forniteci dall’anonimo autore lo avvicinano ancor più alla figura del Morozzi, soprattutto allorché egli tiene a sottolineare il proprio contributo originale di lavoro sul terreno, limitatamente al territorio granducale, avendo “misurato realmente parte del detto Stato”, oltre a congiungere “quelle Piante moderne state misurate da altri, che tutte insieme si estendono sopra più di due terzi del Granducato”; laboriosa operazione alla fine della quale il nostro artefice “ha compito la Carta, e corretta la confinazione come qui si riporta delineata”. E come ben sappiamo, il Morozzi svolse effettivamente quelle operazioni di osservazione e misurazione geografico-topografiche per tutta la Toscana, a partire dalle isole e dal litorale negli anni ’50 e fino praticamente alla sua morte nel 1785, al servizio prima della marina stefaniana e poi degli altri uffici dell’amministrazione lorenese.
In secondo luogo, la nostra carta presenta molte analogie – per campo disegnato e contenuti – con la Nuova Carta Geografica dello Stato di Toscana e di tutti gli Stati Confinanti alla scala di 1:365.000 circa, rimasta manoscritta, che Riccardo Francovich ha attribuito con solide ragioni allo stesso Morozzi e datato 1784 circa (BNCF, Cartella Cappugi, 22 ora in Nuove Accessioni, VII/8-8.3; Francovich, 1976, p. 448).
Tornando al nostro prodotto, l’interesse maggiore di tale rappresentazione di sintesi sta proprio nel fatto che utilizza alcune delle migliori carte regionali all’epoca disponibili, insieme ad altri prodotti parziali, come appunto: le carte a stampa dello Stato della Chiesa dei padri Maire e Boscovich del 1755; quella del Regno di Napoli di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni edita a Parigi nel 1769; mentre per il Granducato la base deve essere stata una figura inedita del Morozzi stesso (del quale, in legenda, si mette in luce il grande lavoro di delineazione e correzione), con integrazioni per “lo Stato della Repubblica di Lucca, il Principato di Piombino, e quello dei Presìdi [che] sono tradotte da più carte manoscritte esistenti presso del d. Sig.r Morozzi”. Solo per l’area dei ducati e territori padani l’autore dovette far ricorso alla mediocre rappresentazione edita intorno alla metà del secolo dal tedesco Matteo Seutter, pur con qualche correzione ad essa apportata.
Tali fonti furono poi integrate con osservazioni astronomiche o con misurazioni geografico-topografiche parziali eseguite da vari scienziati e cartografi: per Firenze, Leonardo Ximenes, per Pisa, Tommaso Perelli, per Siena, Pirro Gabbrielli, per i luoghi di confine con lo Stato della Chiesa, il duo Maire-Boscovich, per il litorale e le isole della Toscana, lo stesso sconosciuto autore.
Oltre che per l’inquadramento generale la nostra carta rappresenta un prodotto veramente innovativo anche per i contenuti topografici relativi alle reti idrografica, insediativa e stradale (riportando tra l’altro anche le nuove vie rotabili toscane aperte tra il 1750 e il 1778, come la Bolognese e la Modenese), nonché ai confini fra gli Stati.



Dello stato antico e moderno del Fiume Arno e delle cause e dei rimedi dalle sue inondazioni, Firenze, Stecchi, 1762 (primo libro) e 1766 (secondo libro);
Elogio al Niccolò Beltramini di Colle Valdelsa, in Uomini illustri toscani, Firenze, Allegrini, 1766, pp. 148-150 (e Lucca 1772, pp. 287-293);
Descrizione dell’arco trionfale eretto sulla Piazza dei Pitti dalla Nazione Ebrea nella fausta occasione del solenne pubblico ingresso in Firenze fatto il dì XXIV giugno MDCCLXVI delle loro Altezze Reali Leopoldo I e Maria Luisa, Firenze, Cambiagi, 1766;
De’ pregiudizzi delle terre frigide e loro rimedj. Discorso fatto nella adunanza dell’Accademia de’ Georgofili in due lezioni nel dì 3 febbraio e 2 marzo 1768 e umilmente presentato all’Altezza Reale del serenissimo Pietro Leopoldo, Firenze, Stamperia Bonducciana, 1768;
Delle case de’ contadini, Firenze, Stamperia Granducale Cambiagi, 1770;
Trattato intorno alla maniera di stimare i beni stabili, Firenze, s.i.t., 1775;
Memorie di storia ecclesiastica, civile e letteraria di Colle Valdelsa. Sezione prima: Istoria di San Salvatore di Spugna (Firenze, Cambiagi, 1775;
Dissertazione d’agricoltura per correggere alcuni difetti della medesima. Del piantare (8 maggio 1782) (AAGF, busta 57, n. 72);
Relazione dei deputati dell’Accademia A. Durazzini, F. Piombanti e F. Morozzi per esaminare le memorie presentate sul quesito posto sopra le Stime dei terreni (9 ottobre 1782) (AAGF, busta 56, n. 77).


Produzione di cartografia manoscritta:
Elenco piante Morozzi conservate nell’ASS (Comune di Colle di Val d’Elsa. Carte Topografiche. Carte topografiche relative ad affari amministrativi)
1. [Pianta del territorio di pertinenza di Pistoia, Pescia e Prato]
2. Pianta del territorio di pertinenza di Firenzuola, Barberino, Scarperia, Borgo S. Lorenzo e Vicchio, Ferdinando Morozzi
3. Vicariato di Lari composto delle civili Giurisdizioni di Lari Peccioli e Palaia, 1779, Ferdinando Morozzi
4. Vicariato di Certaldo, 1780, Ferdinando Morozzi
5. Pianta del Vicariato di Volterra
6. Vicariato di Arezzo e sue civili giurisdizioni di Arezzo e Subbiano
7. [Pianta delle giurisdizioni di S. Miniato e S. Gimignano]
8. Vicariato di Pontremoli in Lunigiana e Feudi confinanti
9. [Pianta di una parte della Diocesi di Arezzo], 1778, Ferdinando Morozzi
10. Vicariato del Pontassieve e sue giurisdizioni di Pontassieve Dicomano e S. Godenzo, 1780, Ferdinando Morozzi
11. Vicariato di Radda, 1781, Ferdinando Morozzi
12. Stato Fiorentino. Valdarno di Sopra. Vicariato di S. Giovanni, 1784, Ferdinando Morozzi
13. Vicariato di Campiglia composto delle Civili Giurisdizioni di Campiglia e di Guardistallo, Ferdinando Morozzi
14. Vicariato di Marradi in Romagna diviso nelle proprie potesterie di Marradi e Palazzuolo, Ferdinando Morozzi
15. Pianta dei territori di Guardistallo, Casale, e Bibbona nel Vicariato di Campiglia, 1779, Ferdinando Morozzi
16. Vicariati di Colle e di S. Gemignano
17. Stato Senese Provincia Inferiore Potesteria di Grosseto
18. Vicariato di Modigliana contenuto dal territorio di Modigliana riunito coll'Uffizialato di Tredozio soppresso nella Legge del MDCCLXXII, Ferdinando Morozzi
19. Vicariato di Bagnone in Lunigiana e feudi confinanti, 1778, Ferdinando Morozzi
20. Pianta de' Fiumi Vingone, e Lota, e parte del Canal Maestro della Chiana, 1770, maggio
21. [Vicariato di S. Miniato con i territori di Castelfranco, S. Croce, Fucecchio, S. Miniato, Montaione]
22. Vicariato di Bagno in Romagna diviso nelle proprie potesterie di Bagno, Verghereto, e Sorbano e Feudi confinanti, 1770, Ferdinando Morozzi
23. Pianta del Vicariato di Scarperia comprensiva la Città e contado pratese, [Giachi]
24. Stato Fiorentino. Valdarno di Sotto. Vicariato di S. Miniato
25. [Carta di una parte della Comunità di Calenzano], 1779-1780, [Vittorio Gabbrielli e Ferdinando Morozzi]
26. Stato Fiorentino. Provincia della Valdelsa. Vicariato di Colle
27. Dimostrazione della differenza de confini fra il Granducato di Toscana col territorio di Pontremoli e lo Stato di Parma col territorio di Borgo di Val di Taro, Ferdinando Morozzi
28. Pianta del Territorio di Riparbella nel Vicariato di Lari, e Feudo di Montescudaio Marches.to Ridolfi, 1779, Ferdinando Morozzi
29. Pianta del territorio di Monterotondo nell'Umbria, Diocesi di Montefeltro, Cura di S. Sofia, e Vicariato di Sestino sottoposto all'alto dominio della Corona di Toscana, 1775
30. Vicariato di Volterra, Ferdinando Morozzi
31. Pianta del Marchesato del Bucine, 1775, Ferdinando Morozzi
32. [Pianta di parte della Comunità di Calenzano], 1779-1780, Vittorio Gabbrielli e Ferdinando Morozzi
33. Pianta della Tenuta di Cecina, e Feudi annessi alla med.ma
34. Feudo di Magliano del Marchese Bentivoglio
35. Pianta del Vicariato di Certaldo
36. Pianta dei Vicariati di S. Gemignano e Colle
37. Pianta del Vicariato di Radda
38. Pianta del territorio di pertinenza di Galeata e S. Sofia di Romagna, 1772, Ferdinando Morozzi
39. Vicariato del Monte S. Savino
40. Stato Senese Provincia Inferiore Potesteria di Manciano
41. [Potesteria di Radda]
42. Pianta del letto e spalle del fiume Arno nel Valdarno sopra della Val d'Inferno fino a S. Giovanni fatta di Feb.io MDCCLI, 1751
43. Pianta delle pianure di Valdarno di Sotto e di Bientina con i loro respettivi paduli di Fucecchio e di Bientina, 1764, Gio: Ristori
44. Pianta del territorio del B.go S. Sepolcro, 1778, Bernardo Ciantelli
45. Stato Senese Provincia Inferiore Potesteria di Arcidosso
46. Pianta del castello di Vico Pisano, 1756, Ferdinando Morozzi e Agostino Fortini
47. Pianta della Potesteria di Montelupo secondo la Legge del nuovo Compartimento dei Tribunali di Giustizia del dì XXX Settembre MDCCLXXII, 1773, Ferdinando Morozzi
48. Stato Fiorentino. Provincia della Valdichiana. Vicariato di Lucignano
49.Stato Senese. Provincia Superiore. Vicariato di Montalcino
50. Stato Senese. Provincia Inferiore. Potesteria di Pitigliano
51. Stato Fiorentino. Territorio Cortonese. Vicariato di Cortona
52. Vicariato della Pieve S. Stefano
53.[Pianta del Vicariato di Vicopisano]
54. Stato Senese. Provincia Inferiore. Potesteria di Scansano
55. Pianta del Vicariato di Pisa
56. Stato Senese. Provincia Superiore. Vicariato di Radicofani
57. Stato Senese. Provincia Superiore. Vicariato di Pienza, Ferdinando Morozzi
58. Stato Fiorentino. Colline Pisane. Vicariato di Lari
59. [Carta del territorio di Montepozzali, Perolla, Prata, Boccheggiano, Montemassi, Giuncarico]
60. Pianta della differenza dei confin fra la Comunità di Monterchi ed il Monte S. Maria
61. Pianta del Feudo di Castelnuovo di Val di Cecina Marchesato Albizi di Firenze posto nella Potesteria delle Pomarance Vicariato di Volterra. Copiata dalla Pianta che esiste nell'Uffizio delle Riformagioni di Firenze nel 1779, 1779, Ferdinando Morozzi
62. [Pianta del territorio di Castiglion Fiorentino]
63. Pianta dei Vicariati di S. Gemignano e di Colle
64. [Contea dello Stale. Comunità di Castro], 1779, settembre, Ferdinando Morozzi
65. Pianta del Vicariato di Empoli, 1780, Ferdinando Morozzi
66. Territorio feudale di Piancastagnaio
67. [Pianta del Vicariato di Massa Marittima]
68. Pianta del Piano di Campiglia, 1779, Ferdinando Morozzi
69. Pianta del territorio del Borgo S. Sepolcro estratta in proporzione minore dall'originale del Sig. Carlo M. Mazzoni F.ta nel MDCCLXVII ed esistente nella Reale Segreteria di Finanze in Firenze e copiata nell'ottobre MDCCLXXVIII, 1778, Ferdinando Morozzi
70. [Pianta del territorio di Rufina, Pontassieve, Rignano, Leccio, Vallombrosa, Turicchi]
71. [Pianta del territorio di Pontassieve, Reggello, Leccio e Fornelli], 1774, Ferdinando Morozzi
72. [Pianta di una parte della Val di Chiana], 1755, 3 gennaio, Pietro Mulinari
73. Pianta del Vicariato del Pontassieve
74. Pianta della Valle o Pianura di Bientina, Calcinaia e Vicopisano compresa da Monti Pisani, Lago di Bien.na, Colline di Montecchio e S. Colomba e F.me Arno, 1756, 9 agosto, Ferdinando Morozzi
75. [Pianta del territorio di Sestino e dei Feudi di S. Sofia, Carpegna, Scavolino, Gargascura, Monterotondo e Monte del Cima]
76. [Pianta del Barco Reale di Artimino], 1773, Ferdinando Morozzi

Elenco piante Morozzi conservate in SUAP, RAT
145 e 155. Carta Geografica del Granducato di Toscana, 1784 [Ferdinando Morozzi] (Rombai, 1991, pp. 116-119; Rombai, 1993, pp. 149-155; Pansini, 1993)
152. Giurisdizione del supremo Tribunale di Giustizia di Firenze, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 196-197)
153. Vicariato di Pisa, s.d., Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 252-253)
154. Vicariato di Livorno, 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 258-259)
156. Vicariati di Cortona e Castiglione Fiorentino, s.d., Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 218-219)
157. Vicariati di Lucignano e Montepulciano, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 216-217)
158. Vicariati di Chiusi e di Radicofani, 1783, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 270-271)
159. Vicariati di Pienza e Asinalunga, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 268-269)
160. Vicariato di Pistoia, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 238-239)
161. Vicariato di Arezzo, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 220-221)
162. Vicariato di Prato e Contea di Vernio, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 208-209)
163. Vicariato di S. Marcello, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 240-241)
164. Tribunale di Siena e Vicariato di Casole, 1783, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 266-267 e Rombai, 1997, pp. 76-77)
165. Vicariato di Sestino nell’Umbria con i Feudi di Scavolino, e Carpegna di Santa Sofia e Monterotondo, 1778, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 228-229)
166. Vicariato di Bagno in Romagna, 1778, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 230-231)
167. Vicariato di Lari, 1780, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 256-257)
168. Vicariato di Pietrasanta e Vicariato di Barga, s.d., Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 244-245)
169. Vicariato della Pieve S. Stefano, Bernardo Ciampelli e Ferdinando Morozzi, 1780 (Pansini, 2001, pp. 226-227)
170. Vicariato di Vicopisano, 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 254-255)
171. Vicariato di Pontremoli in Lunigiana, 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 250-251)
172. Vicariato di Campiglia, 1780, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 262-263)
173. Vicariato di Volterra, 1780, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 264-265)
174. Vicariato di Certaldo, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 198-199)
175. Vicariati di Colle e di San Gemignano, 1781, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 212-213)
176. Vicariato di Massa [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 278-279)
177. Podesterie di Manciano e Pitigliano, [Ferdinando Morozzi] (non pubblicata da Pansini)
178. Vicariato di Bagnone in Lunigiana, 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 248-249)
179. Vicar[to] di Pescia, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 242-243)
180. Vicariato di Fivizzano in Lunigiana, 1778, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 246-247)
181. Vicariati di S. Miniato, Empoli e Fucecchio, 1780, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 210-211)
182. Vicariato di Poppi o Casentino, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 222-223)
183.Vicariato di S. Giovanni, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 202-203)
184. Vicariato di Radda, 1781, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 200-201)
185. Vicariato di Portoferraio nell’Isola d’Elba. Vicariato dell’Isola del Giglio. Isola di Gorgona. Posizione della costa ed isole del mare toscano corretta con osservazioni astronomiche da Ferdinando Morozzi nel 1754, 1754 e 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 260-261)
186. Vicariato del Pontassieve, 1780, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 204-205)
187. Vicariato di Montalcino, 1783, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 272-273)
188. Pianta del Feudo di Montauto e dei Vicariati di Anghiari e S. Sepolcro, 1779, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 224-225)
189. Vicariato del Monte S. Savino, 1781, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 214-215)
190. Vicariati di Scarperia e Firenzuola, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 206-207)
191.Vicariato di Marradi in Romagna, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 236-237)
192. Vicariati di Modigliana e della Terra del Sole nella Romagna, s.d., [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 234-235)
193.Vicariato della Rocca S. Casciano in Romagna, s.d., Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 232-233)
194. Potesterie di Grosseto e di Castiglione della Pescaia, 1783, [Ferdinando Morozzi] (Pansini, 2001, pp. 274-275)
195. Potesterie di Arcidosso e Scansano, 1783, Ferdinando Morozzi (Pansini, 2001, pp. 276-277)

Produzione di cartografia a stampa:
Topografia del Capitanato di Sovana e Contea di Pitigliano e Sorano, rettificata nelle posizioni e misure da Ferdinando Morozzi di Colle nel 1768, incisa e stampata nel 1768 a Firenze da Giovanni Vercrüysse (Francovich, 1976, p. 476)
Carta della Macchia de Paduli e Terre adiacenti soggette all'intemperie dell'aria, seconda metà del XVIII secolo (in ASF, Manoscritti, f. 785, c. 11)
Carta geografica dello Stato della Chiesa, Granducato di Toscana e de’ Stati adiacenti all’Ecc.mo, e R.mo Principe il Sig. Cardinale Andrea Corsini, 1779-85 (IGM, inv. 575)
Tavole in TARGIONI TOZZETTI G., Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa, Firenze, Stamperia Granducale, 1768-78, in 12 volumi (riedizione dell’opera del 1751 in 6 volumi): Porzione della Toscana Inferiore, che comprende i Territorj di Pisa e di Livorno, insieme con la Parte del Piano di Livorno coll’indicazione dei vestigi dell’antico Porto Pisano, incise da Scacciati, 1768-69, nel vol. II, anche in BNCF, Nuove Accessioni, VII/96, e in ASF, Miscellanea di Piante, n. 339); Porzione della Toscana Inferiore che comprende i territorii di Volterra, di Piombino e di Massa, con incisione di Giovanni Canocchi, 1768-69, nel vol. III, e in ASF, Manoscritti, f. 785, c. 25; BNCF, Nuove Accessioni, VII/94, e in ASF, Miscellanea di Piante, c. 320); Porzione di Toscana fra Firenze e Siena e fra S. Miniato al Tedesco e S. Giovanni Valdarno di Sopra, insieme con la Pianta del Valdarno di Sopra, con incisione di Vincenzo Tarchi, 1773, nel vol. VIII, e in BNCF, Nuove Accessioni, VII/9, e in ASF, Miscellanea di Piante, n. 345); Porzione della Toscana Inferiore, che comprende i Territori di Barga e di Pietrasanta, con parte del Lucchese, della Valdinievole e delle Montagne di Pistoia, nel vol. V; Carta della Provincia della Lunigiana, 1775, nel vol. X, e in ASF, Miscellanea di Piante, n. 327, e anche in BNCF, Nuove Accessioni, III/5) (Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 313-315 e 321, e Rombai e Torchia, 1994, pp. 146 e 175).

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Francovich, 1976; Orefice, 1988; Valentini, 1997, p. 39; Barsanti, 1984, pp. 109 e 111; Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, p. 74; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, p. 34; Bonelli Conenna, a cura di, 1997; Guarducci, 2003; Pansini, 1991, pp. 59-76 e 196-307; Pansini, 1993; Rombai, a cura di, 1993; Rombai e Torchia, 1994; Rombai, 1987; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987; Stopani, 2001; Mori 1903, 1905, 1909 e 1922; Genoviè, 1933; Barbieri, 1950; Almagià, 1960; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Piante di Acque e Strade; ASF, Capitani di Parte Guelfa; ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; ASF, Scrittoio delle Regie Fabbriche; ASF, Consulta, poi R. Consulta; ASF, Conventi soppressi; ASF, Manoscritti; ASS (in particolare Comune di Colle di Val d’Elsa); ASP (soprattutto Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano); SUAP, RAT; BNCF, Nuove Accessioni; BNCF, Targioni Tozzetti; BNCF, Carte O. Targioni Tozzetti; BNCF, Cappugi; ASCF; KIF; BMoF, Acquisti diversi; AAGF; AFBCF; CETP; ACCP; IGM.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci</

Moretti, Pietro

Pietro Moretti
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Anche Pietro Moretti, come Ferdinando di cui è probabilmente parente (forse figlio) lavorò per l’amministrazione doganale, perché nel 1783 è autore dell’impegnativa Mappa generale di porzione del Territorio Riunito che confina collo Stato di Lucca, Modena e Bologna, ove sono stabilite le Dogane di Frontiera del Pisano, Val di Nievole e Pistoiese e l’altre situate sulle gronde del padule di Pescia (in ASF, Piante delle Regie Rendite, n. 178) (Karwacka Codini e Sbrilli, 1987, p. 104; e Vivoli, 2003, p. 175).

Produzione scientifica:

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Karwacka Codini e Sbrilli, 1987, p. 104; Vivoli, 2003, p. 175; ASF, Piante delle Regie Rendite.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai</