Archivi tag: Siena

Veraci, Paolo

Paolo Veraci
N. Firenze 19 maggio 1776
M. Firenze 9 febbraio 1841

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere e architetto

Biografia:
Nacque a Firenze il 19 maggio 1776 e vi morì il 9 febbraio1841. Nel 1827 risultava ammogliato e con famiglia composta dalla madre, un fratello impiegato, la moglie e quattro figli.

Produzione scientifica:
Dal 1° marzo 1800 a tutto febbraio 1803 fu Provveditore di Strade della Comunità di Firenze.
Dal 1° marzo 1807 a tutto dicembre 1825 fu Ingegnere della stessa Comunità; e dal 1808 a tutto l’anno 1825 anche perito ingegnere della Comunità del Galluzzo (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342, fasc. 1).
Nel 1825 entrò nel Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade dove rimase in servizio fino a tutto il 1840.
Fu autore di numerosi progetti di restauro e mantenimento di edifici pubblici fiorentini: Porta alla Croce, Pubblici Macelli, Lungarni, Palazzo di Parte Guelfa e Cimitero della Misericordia detto dei Pinti (ristrutturato nel 1837 con la costruzione di due loggiati semicircolari saldati insieme da una cappella dedicata all’Immacolata Concezione) (Cresti e Zangheri, 1978, p. 233).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici

Cresti e Zangheri, 1978, p. 233; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Vasari, Giorgio

Giorgio Vasari
N. Arezzo 30 luglio 1511
M. Firenze 27 giugno 1574

Relazioni di parentela: Fu figlio di Antonio (m. 1527) e Maddalena dei Tacci (m. 1558).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Pittore e architetto

Biografia:

Produzione scientifica:
Come architetto ducale intervenne in operazioni di grande valenza urbanistica ed importante significato simbolico, come la sistemazione della Piazza Grande di Arezzo e della piazza dei Cavalieri di Pisa.
Fondamentale è stata la sua opera nel campo della esperienza artistica con la riforma della Compagnia di San Luca (31 maggio 1562) e la fondazione dell’Accademia del Disegno, organismo cui venne demandata la formazione degli artisti del Granducato toscano.
Accanto alla sua tanto prolifica quanto nota attività di pittore e di architetto, nonché di storiografo delle arti, Vasari svolse un’attività di cartografo e di vedutista, le cui basi teoriche furono poi ben delineate nell’introduzione alle arti Della Pittura, capitolo II delle Vite (Vasari, 1568 [1906], pp. 175-176) e le cui testimonianze più importanti costituiscono la base fondante dei programmi iconografici dipinti nel palazzo della Signoria di Firenze.
L’ordinamento iconografico per gli appartamenti privati e i saloni di rappresentanza di Palazzo Vecchio fu elaborato congiuntamente da Vasari e Vincenzo Borghini a partire dal marzo 1563 (ASF, Mediceo del Principato, Carteggio Universale 497°, fol. 1597;GDSU, Arch. 7979; ASF, Carte Strozziane, Ser. I, CXXXIII, fol. 141r), mentre i lavori del soffitto del Salone dei Cinquecento vennero realizzati tra 1555 e 1565.
Nei 42 pannelli del soffitto Vasari rappresentò, con l’aiuto di altri artisti come “Giovanni Strada fiammingo”, Jacopo Zucchi, e Batista Naldini (Vasari, 1906, VII, p. 99), oltre ad allegorie antropomorfe riferite ad ambiti geografici toscani, le vedute delle più importanti città e terre divenute parte del dominio fiorentino tra il 1060 ed il 1555.
In sintesi, per Vasari cartografo-vedutista, “le modalità di rappresentazione sono quelle della veduta “da lontano” e “a volo d’uccello”, in modo da cogliere tutta l’entità urbana; i tessuti insediativi sono rappresentati mettendone in luce gli aspetti distintivi o caratteristici, tanto da offrire una documentazione credibile dell’edilizia e dell’impianto cittadino, e quindi costituire un repertorio documentario, a tutt’oggi insuperato, per gli studi di storia urbana” (Romby, 1993, p. 329).
Sempre insieme al fedele collaboratore Stradano, Vasari dipinse nella Sala di Leone X, La presa di Milano, in cui rappresentò la conquista di Milano (19 novembre 1521), per opera dell’esercito imperiale e pontificio guidato da Prospero Colonna; si riconoscono Porta Romana e sullo sfondo, a sinistra, Porta Ticinese in cui entrano vittoriosi il cardinale Giulio de’ Medici e il marchese di Mantova. Della rappresentazione rimane anche il preparatorio Studio per la Presa di Milano, (GDSU, n. 626 F).
Sono inoltre da ricordare gli altri “ritratti” di città realizzati (sempre con Giovanni Stradano) nello stesso Quartiere di Leone X, negli affreschi con Il cardinal Giovanni de’ Medici assiste alla battaglia di Ravenna (battaglia dell’11 aprile 1512), la Presa di San Leo (17 settembre del 1517), di cui si conserva il disegno preparatorio, Studio per la Presa di San Leo (NS, n. 61/1861).
Vasari realizzò poi, ancora in palazzo Vecchio, la scena della quadratura centrale del soffitto della sala di Cosimo il Vecchio, con il Ritorno di Cosimo dall’esilio (6 ottobre 1434), in cui è una vista di Firenze fuori della porta San Gallo; infine, nella sala di Giovanni dalle Bande Nere, si trova La presa di Caravaggio (18 aprile 1524).
L’attività vasariana nel campo della cartografia o meglio della vedutistica/ritrattistica urbana raggiunge particolare interesse con la pianta schematica di Firenze (AVA, Codice 31, ‘Zibaldone’, c. 90), da ritenersi studio preparatorio per la veduta di Firenze al tempo dell’assedio (sala di Clemente VII, Palazzo Vecchio).
La Veduta generale di Firenze da sud al tempo dell’assedio dell’esercito imperiale nel 1529-30 (eseguita da Giovanni Stradano, 1560-61) occupa un posto significativo nell’evoluzione della rappresentazione geo-iconografica della città di Firenze.
È noto, infatti, che per realizzare la veduta di Firenze “Vasari dovette far uso contemporaneamente di una pianta topografica, di misurazioni con la bussola e di occhiate al naturale” (Camerota, 2001). Sono inoltre state condotte ipotesi (Camerota, 2001) secondo le quali Vasari si sarebbe servito del modello ligneo (oggi perduto) eseguito da Nicolò Pericoli detto il Tribolo in occasione di rilevamenti topografici di Firenze di Benvenuto della Volpaia, entrambi commissionati da Clemente VII nel 1529, per meglio identificare i luoghi e seguire da Roma le operazioni dell’assedio di Firenze svoltosi nel 1530.
Nella Veduta di Firenze al tempo dell’assedio Vasari scelse un punto di vista da Sud, amplificando con efficacia didascalica la visione laterale del Duomo e di Palazzo Vecchio; inoltre l’orizzonte “elevato consente di avere una percezione completa della città e del suo immediato intorno, mentre il corso dell’Arno viene seguito fino a perdersi nella grande pianura verso Prato, con un effetto di suggestiva ampiezza del paesaggio” (Romby, 1993, pp. 328-329).

Produzione di cartografia manoscritta:
Produzione cartografica
Principali vedute: Palazzo Vecchio/Quartiere di Leone X/Sala di Clemente VII: Giovanni Stradano, Veduta generale di Firenze da sud al tempo dell’assedio dell’esercito imperiale nel 1529-30;
Sala di Leone X: Giovanni Stradano, La presa di Milano, soffitto; Giovanni Stradano, Presa della Rocca di San Leo, sulla parete; Giovanni Stradano, Il cardinal Giovanni de’Medici assiste alla battaglia di Ravenna;
Sala di Cosimo il Vecchio: Ritorno di Cosimo dall’esilio, affresco nella quadratura centrale del soffitto;
Sala di Giovanni dalle Bande Nere: La presa di Caravaggio, affresco del soffitto;
Salone dei Cinquecento, soffitto: Allegoria della Romagna [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], con ritratto della terra di Castrocaro ed il fiume Savio, iscrizione sottostante recante la data 1403, anno in cui quelle terre divennero parte del dominio fiorentino; Allegoria del Casentino [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], con raffigurazioni dell’insediamento di Poppi al naturale, e quelli di Pratovecchio e Bibbiena sullo sfondo, il fiume Arno, il fiume Archiano, in alto il monte Falterona con il suo territorio boschivo, sotto è posta l’iscrizione Pup[p]ium Clausentinii Agri Caput, segue poi la data di acquisizione dei territori, 1440; Allegoria di Fiesole [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], Fiesole al naturale con il torrente Mugnone, l’iscrizione Faesulae in parte Urbs adscitae; Allegoria del Mugello [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], veduta da lontano di Scarperia sullo sfondo e il fiume Sieve, iscrizione Mugellana Praetura Nobilis, e data di acquisizione al dominio fiorentino 1306; Allegoria di Pistoia [Vasari e Jacopo Zucchi? (1541c.-1589c.)], allegoria del fiume Ombrone e del Dio Pane, simbolo della montagna di Pistoia, sotto il dipinto l’iscrizione Pistorium urbs socia nobilis e la data di ingresso nel dominio fiorentino 1331; Allegoria di San Miniato nel Valdarno inferiore [Vasari e Giovanni Stradano (1523-1605)], il fiume Pesa, la terra di San Miniato ed il paese “ritratto in naturale”, con l’iscrizione Praetura Arnensis Inferior e data di incorporazione nel dominio fiorentino 1349; Allegoria della città di Prato [Vasari e Jacopo Zucchi? (1541c.-1589 c.)], in primo piano personificazione del fiume Bisenzio, sullo sfondo la veduta della città, con l’iscrizione Pratum Oppidum Specie Insigne, a sinistra la data in cui Prato divenne dominio di Firenze 1350; Allegoria della città di Pescia, con i fiumi Nievole e Pescia e la città “ritratta al naturale”, iscrizione Piscia Oppidum adeo Fidele, data 1338; Presa di Monisterio presso Siena [Vasari e Giovanni Stradano), il luogo raffigura i fortilizi circostanti il luogo dello scontro; Battaglia di Marciano in Val di Chiana (29 luglio 1554), tra l’esercito mediceo-imperiale comandato dal marchese di Marignano e i Francesi sotto il comando di Piero Strozzi. Personificazione del padule della Chiana come divinità fluviale, sotto l’iscrizione Galli rebelles[que] proelio cedunt e la data posta a destra Post partum virginis 1554; La rotta dei Turchi a Piombino, avvenuta la notte del 12 luglio 1555 tra la flotta turca alleata dei Francesi e dei fuorusciti fiorentini comandati da Piero Strozzi, presidiata da Chiappino Vitelli capitano del duca Cosimo, sotto l’iscrizione è Publici Hostes terra arcentur e la data post partum virginis 1555; La sconfitta di Radagasio sotto Fiesole (Vasari e Stradano), e la fondazione di Firenze, colonia romana, vedute non riconoscibili topograficamente; Unione di Firenze e di Fiesole [Vasari e G.Stradano], sebbene illustri la guerra del 1010, nella rappresentazione appare sullo sfondo una veduta aggiornata di Fiesole, l’iscrizione Florentia crescit Faesularum ruinis, e la data post partum virginis anno 1010; La Presa di Vicopisano [Vasari e Stradano] con il ritratto naturale del castello e dell’intero insediamento, cioè moderno, anche se la scena storica si svolge nel 1498; Trionfo dopo la vittoria su Pisa, illustra l’ingresso dei Fiorentini vincitori l’8 giugno del 1509, con l’esercito della Repubblica di ritorno da Pisa celebrante il trionfo nell’ingresso a Firenze con i prigionieri; Allegoria di Colle Val d’Elsa e di San Gimignano, il fiume Elsa è rappresentato metaforicamente da un vecchio e dietro di lui compaiono i fondatori delle due cittadine, con l’iscrizione Geminianum et colle oppida e la data 1338; Allegoria di Volterra [Vasari e Stradano], la divinità fluviale in primo piano è la Cecina con un giovane che rappresenta la città, che è ritratta al naturale sullo sfondo con il Duomo e il Mastio, iscrizione Volaterrae Toscor[um] urbs celeber[rima] e a sinistra la data anno salutis 1254; Allegoria di Certaldo, la città è parte del vicariato appartenente al Quartiere di Santo Spirito; Allegoria del Chianti [Vasari, Stradano e J. Zucchi?], personificazione del Chianti con il fiume Pesa e Elsa, un Bacco e sullo sfondo il ritratto della Castellina, Radda e il Brolio con le insegne d’oro, sotto vi è l’iscrizione Ager Clantius et eius Oppida e a destra in senso verticale la data Anno salutis MCXCVII; Ampliamento di Firenze, in primo piano Arnolfo di Cambio presenta il progetto delle nuove mura alla Signoria, al centro è posto il vescovo che benedice la prima pietra e sullo sfondo Firenze risulta già ingrandita; Sconfitta dei veneziani nel Casentino, pannello ottagonale, sullo sfondo vedute del Casentino; Battaglia di Barbagianni, avvenuta nel 1500 tra i fiorentini alleati con i francesi contro i pisani, sullo sfondo è rappresentata la città di Pisa; Trionfo della guerra di Siena, quadro posto di fronte al trionfo della guerra di Pisa, con ritratta la città di Firenze vista da Porta di San Piero Gattolini, cioè l’attuale porta Romana; Presa di Monteriggioni [Vasari e Giovanni Stradano];
Salone dei Cinquecento, pareti: Sconfitta dei pisani alla Torre di San Vincenzo [Vasari e aiuti], Giambattista Naldini inviato in loco per ritrarre dal vero il luogo esatto dello scontro; Assalto a Pisa [Vasari e aiuti]; Massimiliano toglie l’assedio a Livorno (Vasari e aiuti); Assalto al forte di Siena presso la Porta Camollia [Vasari e aiuti].
Studio per la Presa di San Leo (NS, n. 61/1861);
Planimetrie: Pianta schematica di Firenze (AVA, Codice 31, Zibaldone, c. 9).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici
Vasari, 1568/1906; Vasari, 1588/1906, pp. 173-177; Allegri e Cecchi, 1980, pp. 171 e 258-267; Schulz, 1987, pp. 98-99; Sforza, 1987; Muccini e Cecchi, 1991; Conforti, 1993, pp. 258-259; Orefice, 1993, p. 13; Romby, 1993, p. 327; Kliemann, 1993, pp. 37-51 e 69-78; Nuti, 1995; Muccini, 1997; Baroni Vannucci, 1997; Sforza, 1998; Williams, 1998; Zangheri, 1999, p. 1 e 2000, p. 328; Camerota, 2001, p. 98; Nuti, 2001, pp. 271 e 280; Miller, 2003, p. 158, fig. 26; NS; ASF, Mediceo del Principato; GDSU; ASF, Carte Strozziane; AVA.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giancarlo Macchi

Valentini, Giuseppe

Giuseppe Valentini
N. 1752
M. 1833

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Lavorò a Prato e a Lucca ed insegnò all'Accademia del Disegno di Firenze.
Fu autore dei disegni di molti edifici doganali toscani; fu progettista di numerosi edifici fra cui i teatri di Montepulciano e di Prato e dell'ospedale di Poggibonsi.
Il Valentini collaborò anche con Leonardo Ximenes, eseguendo, nel 1781, il disegno del ponte sul fiume Sestaione sulla Strada Modenese, progettato dal noto matematico, si tratta della Prospettiva del Ponte Reale del Sestaione con la sua armatura e castello, delineato con secondo disegno [...] (in BNCF, Nuove Accessioni, VII, 151), una scenografica veduta del monumentale manufatto, ingabbiato in complesse armature lignee, ormai quasi terminato, con numerosi operai impegnati ancora nella costruzione, incisa da Giuseppe Pozzi.
La sua attività di progettista si esplica soprattutto nella sua città natale, dove il Valentini può essere considerato l’interprete principale del programma granducale di riforme.
Nel 1787 il Valentini si occupò del parziale rifacimento del Conservatorio di San Niccolò a Prato, di origine medievale, dove le monache domenicane gestivano l’educazione delle giovani donne della classe dirigente pratese, secondo un aggiornato lessico di classicismo illuministico allineato alla lezione di Gaspare Maria Paoletti.
Sempre al Valentini vanno attribuiti il bel portale neocinquecentesco del Collegio Cicognini e la severa Canonica del Capitolo del Duomo, nonché una serie di edifici privati sempre improntati a rigorismo: così per i Palazzi Vaj, Geppi-Nardini, Buonamici e Rocchi, nonché per l’edificio poi Albergo Stella d’Italia, cantieri che furono allestiti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX. Sempre all’operato di questo fecondo artefice vanno ricondotti sia i funzionali Tiratoi della Lana in Piazza del Mercatale, improntati alla severa semplicità dell’architettura di pubblica utilità, sia i lavori di trasformazione e ammodernamento tanto del Palazzo quanto della Piazza del Comune.
Nel 1791 venne incaricato dallo Scrittoio delle Fabbriche granducali, su ordine del nuovo granduca di Toscana Ferdinando III, della ristrutturazione della Villa e del Parco di Pratolino (di matrice buontalentiana). Il Valentini, considerato "uno dei giovani di migliori aspettative", presentò però un progetto che l'allora Direttore delle Fabbriche, Guglielmo Libri, ritenne eccessivamente dispendioso, anche in considerazione della natura del terreno, soggetto frequentemente a frane e smottamenti. Il piano prevedeva, tra l'altro, anche la sistemazione dei barchi e delle fontane del parco, con una spesa prevista di 89.819 lire (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, f. 2011, ins. 31). A questa iniziativa di ripristino del complesso monumentale di Pratolino deve essere collegata una pianta realizzata nel 1792 dal giardiniere del Regio giardino di Boboli Leopoldo Prucher (Pianta generale de' i due barchi, viali, fontante e fabbriche, e altro nella Real Villa di Pratolino di S.A.R., in SUAP, RAT 296), relativa ad un ambizioso progetto di restauro e miglioramento che però non venne preso lo stesso in considerazione.
Altre due belle rappresentazioni successive del complesso di Pratolino (in SUAP, RAT 121/a-b) sono attribuibili a Joseph Frietsch, ingegnere boemo e direttore del parco nel 1817, dopo la separazione del parco dalla fattoria.
Il progetto del Teatro Poliziano di Montepulciano fu redatto dal Valentini nel 1793 (il lavoro fu ultimato nel 1796) dopo un primo disegno dell'architetto Leonardo De Vegni, che venne scartato perché giudicato troppo costoso. Nel 1796 fu chiamato a sostituire l’ingegnere Luca Ristorini nel progetto di costruzione del Palazzo Vai a Prato (oggi sede e proprietà dell'Associazione Industriale e Commerciale Arte della Lana), di proprietà dei nobili pratesi Andrea e Lorenzo Vai, lavoro iniziato verso il 1793 su primitivo progetto del Ristorini.
Ormai vecchio, nel 1821-22 realizzò un primo progetto per la costruzione del Teatro Metastasio che fu poi realizzato nel 1927 su disegno dell’architetto Luigi de Cambray Digny.

Produzione di cartografia manoscritta:
Prospettiva del Ponte Reale del Sestaione con la sua armatura e castello, delineato con secondo disegno [...], 1781 (BNCF, Nuove Accessioni, VII, 151);
Piante e prospetti delle nuove dogane: di Cortona (4 edifici), dell'Abetone, di Bientina, di Arezzo, di Massa Marittima, di Sansepolcro, di Montepulciano (2 edifici), di Monterchi (2 edifici), di S. Casciano dei Bagni, della Futa, di Castell'Azzara (tutte con l'architetto Bernardo Fallani tranne tre disegni), 1788-90 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 292).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 260-272; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 400-405; Rombai e Torchia, 1994, p. 190; Vivoli, 1992, p. 81; Melis, 1996, p. 264; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 115 e 126; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche; SUAP, RAT; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Valeggio, Francesco

Francesco Valeggio
N. Bologna / Verona 1560
M.

Relazioni di parentela: Nicolò Valeggio

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Stampatore

Biografia:

Produzione scientifica:
Incisore e stampatore a Venezia con bottega in Spadaria. Attivo a Verona dal 1611 al 1643

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:
• [Carta dell’Adriatico di Giacomo Gastaldi «Il Golfo di Venetia» Venezia, Paolo Furlani, (1563) ], Venezia, s.d.

• [Veduta prospettica della città di Udine «Udine; Urbs antiqua atque / nobilissima Metropolis in patria Friuli» Venezia, s.d.], in Raccolta di le più illustri et famose Città di tutto il Mondo,Venezia, s.l., s.d., (Civici Musei e Galleria di Storia e Arte, Udine)

• [Carta della Dalmazia e Croazia del Bertelli) «Nova discrittione dela Dalmatia et Crovatia»,(1565], Venezia, 1616

• [Carta della penisola istriana «Totius Istriae accurata descriptio»],Venezia, s.d., (Civico museo “Correr”, Venezia)

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
BÉNÉZIT E., Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays par un group d’écrivains spécialistes francais et étrangers, Paris, 1976, vol. X, p. 376



LAGO L., Imago Adriae, Trieste, 1996, p.78, n. 28
LAGO L., Theatrum Adriae, Trieste, 1989, pp.250-251, n. 104
LAGO L. – ROSSIT C., Theatrum Forii Iulii. La Patria del Friuli ed i territori finitimi nella cartografia antica sino a tutto il sec. XVIII, Trieste, Ed. Lint, 1988, vol.II, p.189
RIZZI A., Udine, piante e vedute, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, Plaino, Grafiche Missino,1983, p.24, n.5
TENTORI F., Udine: mille anni di sviluppo urbano, Udine, 1982, p.313
LAGO L.- ROSSIT C., Descriptio Histriae, “Collana degli Atti del Centro Ricerche storiche di Rovigno, n.5, Trieste, 1981, tav.XLII
FAUSER A., Repertorium älterer Topographie. Druckgraphik von 1486 bis 1750, Wiesbaden, 1978, II, p. 811
CAPORIACCO (di) G., Udine appunti per la storia, Udine,1972, pp. 111; 151
LAGO L., L’opera cartografica di Giovanni Giacomo Spinelli, università degli Studi di Trieste, Facoltà di Magistero,Istituto di Geografia, 2 (1970), p.19

LAGO, L., Un’altra carta parziale del Friuli di Canciano Colombicchio, “Riv. Geogr. It.”, LXXXVII (1970), p.434
CATONE L., La Città di Udine nelle piante e nelle vedute prospettiche dei sec. XVI, XVII e XVIII, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Magistero, a.a. 1967-1968,p.28
CUCAGNA A., Il Friuli e la Venezia Giulia nelle principali carte geografiche regionali dei secoli XVI, XVII e XVIII. Catalogo ragionato della Mostra storica di cartografia, “Atti del XVIII Congresso Geografico Italiano”, Vol. III,Trieste, 1964, pp. 22-24, n.11, p. 365
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, 1948, vol. II, pp. 31-34
SCARIN E., Udine, ricerche di geografia urbana, Udine, 1941, p.41
TOOLEY R.V., Maps in Italian Atlases of the sixteenth century, in “Imago mundi”, III (1939), p.46, nn. 587-591
SOMEDA DE MARCO, C., Uno sguardo panoramico al Friuli d’altri tempi, “La Panarie”, marzo-aprile, Udine, 1938, pp. 81; 84
ALMAGIÀ R., Monumenta Italiae Cartographica, Firenze, I.G.M., 1929, p. 30 a
BAGROW, L., Abrahami Ortelii Catalogus Cartographorum, Gotha, 1928, I, tav.9
MUSONI F., Udine. Dalle origini al principio del sec. XVI, Udine, 1915, p.9
MARINELLI G., Saggio di cartografia della regione veneta, “Monumenti Storici pubblicati dalla R. Deputazione Veneta di storia Patria”, vol. VI, serie IV, Miscellanea, vol. I, Venezia, 1881, pp.108-109, n.543

Rimandi ad altre schede: Paolo Forlani, Giacomo Gastaldi e Nicolò Valeggio

Autore della scheda: Anonimo

Utens, Giusto

Justus Utens
N.
M. Carrara 19 luglio 1609

Relazioni di parentela: Figlio del pittore Pietro Giovanni da Bruxelles.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Utens deve la sua fama alla realizzazione di dipinti che illustrano le residenze del patrimonio mediceo al tempo del granduca Ferdinando I.
Note come “lunette”, poiché occupavano lo spazio compreso nelle lunette del salone della villa medicea di Artimino, esse furono dipinte tra l’ultimo decennio del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Le rappresentazioni vedutistiche, per la loro precisione dei dettagli, rivelano che il pittore ritrasse le ville in seguito a sopralluoghi diretti sul territorio. Dunque Utens compì campagne di rilievo delle ville granducali in cui probabilmente misurò le fabbriche e gli spazi verdi e agricoli circostanti per ritrarre le residenze signorili nel modo più realistico possibile (ASF, Mediceo del Principato, filza 1269, 4 marzo 1598-30 ottobre 1600, p. 2327); tutto lascia credere che egli abbia portato a compimento i dipinti nel 1602.
L’indagine archivistica dell’ultimo quarto del XX secolo ha confermato l’attività di Utens non solo di pittore vedutista ma anche e soprattutto di una sorta di topografo incaricato precipuamente di realizzare una raccolta di immagini per documentare il patrimonio immobiliare della Corona.
Del gruppo delle 17 lunette testimoniate negli inventari medicei, solo quattordici sono a noi pervenute (in parte oggi conservate al fiorentino Museo Topografico “Firenze com’era”) e costituiscono un imponente e prezioso ‘terrilogio’ dipinto a tempera su tela che illustra il patrimonio mediceo delle residenze extraurbane e/o periurbane.
Un significativo documento che dà conto dell’attività di Utens è costituito dal Libro di conti de “la fabbrica della Villa d’Artimino” (ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, B, Artimino, Entrata e uscita di azienda per la fabbrica, 1598-1606, n. 4437, cc. 70r e 92r), nel contenuto del quale si ha notizia di due note di pagamento “per i suoi dipinti …per la sala grande di Artimino nelle lunette (4 settembre e 23 ottobre 1599: Smith, 1961).
La critica storiografica ha riconosciuto giustamente all’Utens il carattere di estrema fedeltà nella rappresentazione delle ville e del territorio circostante nei suoi dettagli, sia esso costituito da giardini formalizzati oppure da appezzamenti agricoli organizzati secondo i tipi di coltivazione, tanto da considerare le lunette quali veri e propri documenti per la storia agraria e paesaggistica nonché per le vicende architettoniche delle residenze granducali.
Nel 1601 Utens realizzò anche la rappresentazione di Villa Medici a Roma, cioè “il palazzo e il giardino di Roma”.
Come già enunciato, si hanno precise attestazioni che Utens completò le sue raffigurazioni nel 1602 e ricevette il saldo ai suoi lavori dalla Guardaroba, per mano di Vincenzio Giugni nell’aprile del 1603 (ASF, Guardaroba Medicea, f. 236, ins. 5, c. 463 – 30 aprile 1603).

Il nome di Utens è stato di recente accostato al corpo di immagini vedutistiche dei numerosi comunelli del Ducato Cybo Malaspina di Massa e Carrara, disegnati a penna semplice con sapienza artistica e con tratto da un anonimo ritrattista di paesaggio dei primi tre o quattro decenni del XVII secolo (sono nell’ASMa, I serie Biblioteca, n. 4931).
Per la verità quest’ultima raccolta manoscritta non si limita ai 27 “comunelli” del Ducato di Massa e Carrara, ma si allarga ad altre 28 località feudali dei Ducati di Aiello in Calabria e di Ferentillo in Umbria, sempre pertinenti ai poteri giurisdizionali dei Cybo Malaspina, e rappresenta, con tutta evidenza, un esempio paradigmatico di produzione culturale promozionale al servizio del potere e della sua stessa rappresentazione (Jervis, 1994, pp. 46, 58-59, 61-62, 65-66 e 69).
Il fatto che lo stile dei disegni appaia “informato ai canoni del vedutismo nordico, in particolare per ciò che concerne la collocazione elevata dell’orizzonte rispetto alla linea del punto di vista e la presenza dei tetti degli edifici fortemente appuntiti”, oltre che per “la singolare attenzione prestata alla rappresentazione del dato naturalistico, particolarmente evidente nella resa del fogliame, e della vegetazione in genere”; e il fatto che i disegni richiamino molto da vicino quelli del pittore di paesaggio fiammingo Giusto Utens, stile immortalato nelle 14 lunette relative alle altrettante ville medicee, ha fatto pensare al di lui figlio Domenico Utens (nato nel 1589 e morto nel 1657), e anch’egli assai attivo come pittore e tecnico del territorio, al servizio dei Cybo Malaspina e delle comunità del Ducato, a partire almeno dal 1630 (Passeggia e Prampolini, 1995, pp. 307 e 322-332; e Mignani, 1993).

Produzione di cartografia manoscritta:

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Campori, 1873, p. 369; Smith, 1961; Fossi, 1976, pp. 471 e 477-478; Barocchi e Gaeta Bertelà, a cura di, 2002, pp. 138 e 596; Pult Quaglia, 1980, pp. 85-86; Mignani, 1988; Zangheri, 1999 e 2000; Passeggia e Prampolini, 1995, pp. 307 e 322-332; Jervis, 1994, pp. 46, 58-59, 61-62, 65-66 e 69; ASF, Mediceo del Principato, n. 1269 (4 marzo 1598-30 ottobre 1600), c. 2327; ASF, Accademia del Disegno, f. 28 (1.9.1595-12.7.1609), c. 51r: “Ricordo come questo dì 2 di dicembre 96 sono entrati noviti di nostra Accademia: a’ pagare la matricola conforme alli nostri statuti [segue elenco]; c. 51 v: “Seguono li noviti entrati a matricola di nostra Accademia 52 – Giusto di Autems fiamingo [dal 26 al 55] Pisa; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, B, Artimino, Entrata e uscita di azienda per la fabbrica, 1598-1606, n. 4437, c. 70r e 92r [Le entrate sono datate 4 settembre e 23 ottobre 1599]; ASF, Guardaroba Medicea, f. 236, ins. 5, c. 463 – 30 aprile 1603, e f. 332, ins. 10, c. 925 – 15 maggio 1615, e f. 40, c. 6 ss. del primo ottobre 1601; Brown S., Catalogo dell’arredamento esistente nella Villa Medicea “La Ferdinanda” di Artimino, 4-8 ottobre 1969, n. 44; ASMa, I serie Biblioteca, n. 4931.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Giancarlo Macchi

Ughi, Gabriello

Gabriello Ughi
N. 1570
M. 1623

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Definito «ingeniere da Livorno», fu architetto militare e ingegnere dell’Ufficio dei Fossi di Pisa; operò anche per la magistratura dei Confini. Fu in stretta corrispondenza con don Giovanni de’ Medici, suo protettore; gli sono riconosciute grandi doti artistiche e topografiche. Non si conosce con esattezza la sua data di nascita, attribuita intorno al 1570; muore nel 1623.
La sua attività professionale risulta documentata tra il 1621 e il 1622.

Produzione scientifica:
Nel 1622 elabora il progetto per il palazzo Baroncelli, attuale Villa del Poggio Imperiale, fuori dalla porta di S. Pier Gattolini in Firenze; il 29 giugno dello stesso anno viene incaricato da Lorenzo Usimbardi, segretario per gli affari di Guerra, di redigere insieme a Domenico Amerighi una relazione sull’opportunità di costruire un lazzaretto nell’isola della Gorgona; disegna la prospettiva del controverso territorio Apuano e Versiliese conteso tra Firenze, Lucca e Massa. Nel 1623 fa parte della commissione incaricata di valutare l’efficacia dei ripari sull’Arno realizzati dall’Ingegnere dei Fiumi Alessandro Bartolotti.

Produzione di cartografia manoscritta:
Il territorio di Montignoso con il lago di Porta fra il territorio di Massa e la Versilia, 1622 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 62);
Disegno prospettico del terrtorio di Montignoso, 21 febbraio 1621 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 62);
Pianta dei luoghi coltivati dai lucchesi nella Badia a Pozzevoli contro la convenzione, con la strada romana, il fosso dell’Altopascio e il lago di Bientina, 1623 (ASF, Piante antiche dei Confini, cartone 97).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Errico e Montanelli, 2000; Fara, Conforti e Zangheri, 1978; Gallo, 1993; Rombai, 1993; Rombai, 2003; Salvagnini, 1983; Tesi, a cura di, 1981; Vivoli, 2003; Thieme e Becker, vol. XXXIII, 1939; Baldinucci, 1975, vol. IV, p. 405; ASF, Piante antiche dei Confini.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Tozzetti, Bernardino

Bernardino Tozzetti
N.
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Antonio.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Senese, operò a lungo come ingegnere e architetto sempre a Siena e negli immediati dintorni, collaborando sia con gli apparati statali, sia esercitando la libera professione.

Produzione scientifica:
E' autore del cabreo della Tenuta di Monteantico del Seminario di S. Giorgio, eseguito nel 1777 (Bonelli Conenna e Pacini, 2000, pp. 14-15, 72, 77 e 84).
Tra il 1780 e il 1785 eseguì gli estimi delle comunità di S. Quirico d'Orcia e Chiusi, coadiuvato dal perito agrimensore Antonio Faleri, definito dal Tozzetti stesso “capace non tanto nelle operazioni di Campagna, quanto anche nei conteggi a Tavolino”, e lavoratore instancabile che “fatica volentieri”; lavorarono per lui anche i misuratori Remigio Bellugi e Bartolomeo Ristori (per S. Quirico) e Gio. Domenico Mocenni, Francesco Zuinza e Giorgio Minucci (per Chiusi) e gli stimatori Francesco Rigacci (perito agrimensore che diventerà poi ingegnere) e Francesco Mannucci (perito agrimensore) (ASS, Quattro Conservatori, ff. 1745-1746, passim; ASS, Catasto di Sarteano, ff. 320-328; ASS, Catasto di Montepulciano, ff. 576-577 e 878).
Il plantario dell’Estimario di S. Quirico è riunito in un atlante con copertina rigida rilegato in pelle di grande formato (circa 100x80 cm), composto da 31 fogli, con 29 mappe catastali e due pagine bianche. Ogni mappa (“Matrice”) in scala 1:.2000 è numerata popolo per popolo e riporta, oltre al disegno, solo l’indicazione del Popolo, il numero (“Matrice” I, II, ecc.) e l’orientamento con il nord in alto. Si tratta di un catasto geometrico-particellare, con le particelle numerate progressivamente sempre popolo per popolo.
Il disegno delle mappe è molto accurato, sono indicati le planimetrie di terreni ed edifici (in rosso chiaro), le strade (con classiche strisce marrone chiaro), i corsi d’acqua (con strisce azzurre, ad eccezione dell’Orcia che è reso in scala molto più grande e disegnato con particolare cura, con sfumature di colore e indicazione di particolari come steccaie, sassaie e isole).
Il plantario di Chiusi (in ASCC, Palazzo delle Logge, materiale non inventariato), che in origine era stato eseguito in maniera identica a quello di S. Quirico, oggi è composto da una serie di piante sciolte, poiché la raccolta non è più completa; in realtà dovrebbe essere formato da 51 piante ma ne mancano 13.
Negli anni ’20 del XIX secolo il Tozzetti collaborò con Serafino Belli, Ispettore del Catasto nel Senese, lavorando alle operazioni catastali nella Comunità di Cortona: sotto di lui troviamo tre aiutanti, fra cui Antonio Marchettini (senese domicialiato nel 1828 a Firenze) (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, ff. 1-2).

Produzione di cartografia manoscritta:
Cabreo di Monteantico del Seminario di S. Giorgio, 1777 (BCS, Ms. E. I. 21);
Plantario della Comunità di S. Quirico d’Orcia, 1780-1784 (ASS, Catasto di Montepulciano, f. 878);
Plantario della Comunità di Chiusi, 1781-1785 (ASCC).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Bonelli Conenna e Pacini, 2000, pp. 14-15, 72, 77 e 84; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASS, Quattro Conservatori; ASS, Catasto di Montepulciano; ASS, Catasto di Sarteano; BCS.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Tosi, Pierantonio

Pierantonio Tosi
N. Pistoia
M. 5 marzo 1740

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Perito agrimensore, ingegnere dello Scrittoio delle RR. Possessioni e dei Capitani di Parte Guelfa

Biografia:

Produzione scientifica:
Negli anni intorno alla fine XVII sec. lavora alla costruzione di quattro ponti sulle colmate della fattoria granducale del Terzo in Valdinievole e alla sistemazione di parte del nuovo stradone della fattoria (ASF, Scrittoio delle RR. Possessioni, f. 4899, cc. 88v. e 109 r).
Nel 1705 redige un progetto di ampliamento del Ghetto di Firenze, i cui lavori verranno eseguiti sotto la sua supervisione tra il 1707 e il 1721. Nel 1712 progetta e realizza la Villa del Cassero a Cantagrillo, presso Pistoia, per conto dei Montemagni. Nel 1730 elabora un progetto, insieme a Giuseppe Ignazio Rossi, di un fosso di raccolta delle acque della Gusciana presso il padule di Fucecchio, mentre a Firenze cura il riordino dell’Ospedale di S. Giovanni di Dio. Nel 1733, insieme a Sansone Pieri e a Giovanni Maria Veraci, viene incaricato della definizione dell’alveo del basso corso del Bisenzio presso i Renai.

Produzione di cartografia manoscritta:
Veduta prospettica del Marchesato di Terrarossa, 15 marzo 1729 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 249/b);
Disegni preparatori sulle colmate e sugli appoderamenti nelle fattorie granducali della Valdinievole, fine XVII sec. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 8);
Alzato del mulino di Terrarossa, 15 marzo 1729 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 247);
Pianta originale per la differenze tra Filattiera e Ponticello di Pontremoli annesse alla relazione del 25 novembre 1721 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 89);
Pianta che dimostra lo stato della differenze di Terrarossa con Aulla..., 1708 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 92);
Pianta per la differenza di Terrarossa con Aulla..., 1717 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 93);
Pianta di parte della fattoria di Altopascio, 1695 (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, t. 3, c. 5);
Terminazione della fattoria di Montevettolini, con Francesco Maria Ninci, 1699 (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, n. 83);
Pianta concordata [fra le fattorie di Montevettolini, del Terzo e di Bellavista], con Vittorio Anastagi, 1735 (ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni, t. 3. c. 34);
Colmate e appoderamenti da farsi nella fattoria di Altopascio, fine XVII sec. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 8/c);
Planimetrie delle case coloniche da farsi a cinque poderi delle colmate della Pescia di Pescia, fine XVII sec. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 8/a);
Pianta e profilo delle ferriere dell’Accesa, 11 dicembre 1720 (ASF, Magona, f. 2744);
Carta schematica della Valdinievole, fine XVII sec. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 8/b);
Pianta de due Poderi di Piandaccoli già ambedue attenenti alla Commenda Mendes eretta sotto dì 7 novembre 1607, oggi goduta dal Sig.re Cav.re Giuseppe Bartolomeo Gherardini abitante in Pollonia (...), prima metà XVIII sec. (ASP, Piante dell’Ordine di S. Stefano, n. 57);
Pianta dei confini pretesi rispettivamente dalla Comunità di Riparbella da un lato e dalla Fattoria di Cecina con la Tenuta di Collemezzano (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 527), disegata con Michele Pacini, 15 aprile 1722.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, Previti e Sbrilli, 1989; Barsanti e Rombai, 1994; Barsanti e Rombai, 1987; Piccardi, 2001; Rombai, 1993; Rombai, 1987; Rombai, 1980; Rombai, a cura di, 1990; Rombai e Romby, 1988; Rombai e Romby, a cura di, 1993; Rombai e Romby, a cura di, 2001; Toccafondi e Vivoli, 1987; Vivoli, 1994; Zangheri, 2004; Thieme e Becker, vol. XXXIII, 1939; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Piante antiche dei Confini; ASF, Magona; ASF, Piante dello Scrittoio delle RR. Possessioni; ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche; ASP, Piante dell’Ordine di S. Stefano.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Rosamaria Martellacci

Terreni, Jacopo

Jacopo Terreni
N.
M.

Relazioni di parentela: Fratello di Antonio, con il quale collaborò a molte opere, fece parte della stessa famiglia di artisti che ebbe come capostipite Giuseppe Maria.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Di origine livornese.

Produzione scientifica:
Il Ginori Lisci attribuisce ai tre disegnatori Terreni la realizzazione delle vedute contenute nel cabreo della Tenute granducali di Coltano e San Rossore nella Pianura Pisana del 1785 (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, t. XXXV); è proprio in questi anni che la tenuta granducale di Coltano venne accorpata con quella di S. Rossore e i Lorena dettero un forte impulso all'allevamento dei cavalli e dei bovini.
Si tratta di una bella raccolta, anonima, composta di 33 tavole di grande formato, tra mappe delle varie tenute e planimetria e vedute prospettiche e sezioni di edifici con belle e animate scene. Le figure sono precedute da descrizioni dei beni con gli interventi recenti e in atto per rendere la proprietà granducale innovativa sul piano produttivo. Nel complesso, l'opera si qualifica come il prodotto di autori veramente competenti.
Da segnalare l’origine curiosa di tale raccolta, realizzata per essere donata al Re di Napoli Ferdinando I di Borbone, che in quell’anno era in visita in Toscana. Il sovrano fu accompagnato a visitare la tenuta e, rimasto eccezionalmente colpito, richiese il permesso di inviare un proprio amministratore per studiare da vicino la gestione dell'azienda ed ottenere una rappresentazione dettagliata di tutte le singole costruzioni. Fu così che il granduca Pietro Leopoldo ordinò ed ottenne lo splendido cabreo della Tenuta di Coltano-S. Rossore, e ne donò una copia all'augusto cognato.
Una curiosa notizia comparsa sulla "Gazzetta Toscana" dell'epoca, ci informa che nell'estate 1785, nel corso della sua visita in Toscana, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone volle visitare la casa dei fratelli Terreni. Ciò fa pensare che tale visita possa essere collegata in qualche modo al dono del noto cabreo e al desiderio del sovrano partenopeo di conoscerne gli autori.
L’opera per la quale Antonio e Jacopo Terreni sono maggiormente conosciuti e apprezzati è senza dubbio il corpo vedutistico che correda il Viaggio pittorico della Toscana, di Francesco Fontani, bibliotecario e georgofilo, pubblicato in tre volumi di grande formato tra 1801 e 1803. Questo lavoro è fatto di immagini e di descrizioni geografiche e storico-erudite dei luoghi, e fa affidamento proprio sulla selezione di “tutto quel più che illustra e rende superiore a molte altre Provincie la deliziosa Toscana” (centri storici, monumenti urbani ed extraurbani, paesaggi monumentali e resti archeologici), in termini di corredo visuale e di capacità evocativa: il Viaggio comprende infatti ben 220 vedute all’acquatinta prese dal vero, opera originale del pittore e disegnatore Antonio Terreni (coadiuvato dal fratello Iacopo), e costituisce un'operazione anticipatrice, in Italia almeno, del voyage pittoresque che preannunciava le cosiddette “guide pratiche”: un genere destinato a diffondersi nel corso del XIX secolo, per l'affermazione di correnti turistiche sempre più numerose e meno colte rispetto agli aristocratici grand-tourists dei secoli XVII-XVIII. Quella del Fontani non è un’opera enciclopedica – come invece gli odeporici toscani tardo-settecenteschi scritti sul modello di Giovanni Lami – ma è finalizzata alla selezione dei contenuti utili ad evidenziare la “qualità particolare di luoghi e spazi degni di osservazione” che il viaggio collega fra loro in un percorso ideale attraverso la Toscana. In altri termini, il Viaggio può essere considerato “un itinerario ideale” ma sempre ben documentato fra storici, artisti, naturalisti e geografi del passato e del presente: autori tutti ben conosciuti dal Fontani, che non visitò le località trattate, come invece dovettero fare i Terreni, ma badò ad operare secondo la prassi compilativa del geografo en chambre. L’opera del Fontani “ci guida per tutta la regione attraverso le città e i loro monumenti ma anche i luoghi meno conosciuti [...]. Ciascuno dei tre volumi presenta una selezione dell’itinerario, in modo da partire ogni volta da una delle maggiori città per poi sviluppare un percorso insieme geografico e tematico”: il viaggio si snoda da Firenze a Prato, Pistoia, Lucca, la Versilia-Apuania e la Lunigiana; riparte da Pisa per Livorno, la Maremma, la Valdelsa, il Valdarno di Sotto; e infine prosegue da Siena per le Crete, l’Amiata, la Valdichiana, Arezzo, la Valtiberina, il Casentino, la Romagna Toscana, il Mugello e il Valdarno di Sopra, per riportarci a Firenze (Greppi, 1998, pp. 67-87).
Con il fratello Antonio, Jacopo realizzò l’affresco della volta raffigurante lo Sposalizio della Vergine e le finte quinte prospettiche della cappella di San Giuseppe della Chiesa di S. Caterina a Livorno dedicata alla Madonna del Rosario. Altri affreschi erano stati realizzati nello stesso edificio nel 1783 dal congiunto Giuseppe Maria.

Produzione di cartografia manoscritta:
Vedute del cabreo della Tenute granducali di Coltano e San Rossore nella Pianura Pisana, attr., 1785 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XXXV).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, pp. 247-254; Greppi, 1998, pp. 67-87; ASF, Piante delle Regie Possessioni.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Terreni, Antonio Luigi

Antonio Luigi Terreni
N.
M.

Relazioni di parentela: Fratello di Iacopo, con il quale collaborò a molte opere, fece parte della stessa famiglia di artisti che ebbe come capostipite Giuseppe Maria.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Di origine livornese.

Produzione scientifica:
Collaborò alla realizzazione dei disegni inseriti nella Raccolta dei disegni delle Fabbriche Regie e de' Bagni di Montecatini..., del 1787, incisa a Firenze da Cosimo Zocchi, di autori vari fra cui Antonio Capretti, Niccolò Gaspero Maria Paoletti, Gaetano Vascellini, e altri, a corredo del trattato Dei Bagni di Montecatini, di Antonio Bicchierai (in ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 221);
Il Ginori Lisci attribuisce ai tre disegnatori Terreni la realizzazione delle vedute contenute nel cabreo della Tenute granducali di Coltano e San Rossore nella Pianura Pisana (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, t. XXXV); è proprio negli anni fra ’70 e ’90 del XVIII secolo che la tenuta granducale di Coltano venne accorpata con quella di S. Rossore e i Lorena dettero un forte impulso all'allevamento dei cavalli e dei bovini.
Si tratta di una bella raccolta, anonima, composta di 33 tavole di grande formato, tra mappe delle varie tenute e planimetria e vedute prospettiche e sezioni di edifici con belle e animate scene. Le figure sono precedute da descrizioni dei beni con gli interventi recenti e in atto per rendere la proprietà granducale innovativa sul piano produttivo. Nel complesso, l'opera si qualifica come il prodotto di autori veramente competenti.
Da segnalare l’origine curiosa di tale raccolta, realizzata per essere donata al Re di Napoli Ferdinando I di Borbone, che nel 1785 era in visita in Toscana. Il sovrano fu accompagnato a visitare la tenuta e, rimasto eccezionalmente colpito, richiese il permesso di inviare un proprio amministratore per studiare da vicino la gestione dell'azienda ed ottenere una rappresentazione dettagliata di tutte le singole costruzioni. Fu così che il granduca Pietro Leopoldo ordinò ed ottenne lo splendido cabreo della Tenuta di Coltano-S. Rossore, e ne donò una copia all'augusto cognato.
Una curiosa notizia comparsa sulla "Gazzetta Toscana" dell'epoca, ci informa che nell'estate 1785, nel corso della sua visita in Toscana, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone volle visitare la casa dei fratelli Terreni. Ciò fa pensare che tale visita possa essere collegata in qualche modo al dono del noto cabreo e al desiderio del sovrano partenopeo di conoscerne gli autori.
L’opera per la quale Antonio e Jacopo Terreni sono maggiormente conosciuti e apprezzati è senza dubbio il corpo vedutistico che correda il Viaggio pittorico della Toscana, di Francesco Fontani, bibliotecario e georgofilo, pubblicato in tre volumi di grande formato tra 1801 e 1803. Questo lavoro è fatto di immagini e di descrizioni geografiche e storico-erudite dei luoghi, e fa affidamento proprio sulla selezione di “tutto quel più che illustra e rende superiore a molte altre Provincie la deliziosa Toscana” (centri storici, monumenti urbani ed extraurbani, paesaggi monumentali e resti archeologici), in termini di corredo visuale e di capacità evocativa: il Viaggio comprende infatti ben 220 vedute all’acquatinta prese dal vero, opera originale del pittore e disegnatore Antonio Terreni (coadiuvato dal fratello Iacopo), e costituisce un'operazione anticipatrice, in Italia almeno, del voyage pittoresque che preannunciava le cosiddette “guide pratiche”: un genere destinato a diffondersi nel corso del XIX secolo, per l'affermazione di correnti turistiche sempre più numerose e meno colte rispetto agli aristocratici grand-tourists dei secoli XVII-XVIII. Quella del Fontani non è un’opera enciclopedica – come invece gli odeporici toscani tardo-settecenteschi scritti sul modello di Giovanni Lami – ma è finalizzata alla selezione dei contenuti utili ad evidenziare la “qualità particolare di luoghi e spazi degni di osservazione” che il viaggio collega fra loro in un percorso ideale attraverso la Toscana. In altri termini, il Viaggio può essere considerato “un itinerario ideale” ma sempre ben documentato fra storici, artisti, naturalisti e geografi del passato e del presente: autori tutti ben conosciuti dal Fontani, che non visitò le località trattate, come invece dovettero fare i Terreni, ma badò ad operare secondo la prassi compilativa del geografo en chambre. L’opera del Fontani “ci guida per tutta la regione attraverso le città e i loro monumenti ma anche i luoghi meno conosciuti [...]. Ciascuno dei tre volumi presenta una selezione dell’itinerario, in modo da partire ogni volta da una delle maggiori città per poi sviluppare un percorso insieme geografico e tematico”: il viaggio si snoda da Firenze a Prato, Pistoia, Lucca, la Versilia-Apuania e la Lunigiana; riparte da Pisa per Livorno, la Maremma, la Valdelsa, il Valdarno di Sotto; e infine prosegue da Siena per le Crete, l’Amiata, la Valdichiana, Arezzo, la Valtiberina, il Casentino, la Romagna Toscana, il Mugello e il Valdarno di Sopra, per riportarci a Firenze (Greppi, 1998, pp. 67-87).
Con il fratello Jacopo, Antonio realizzò l’affresco della volta raffigurante lo Sposalizio della Vergine e le finte quinte prospettiche della cappella di San Giuseppe della Chiesa di S. Caterina a Livorno dedicata alla Madonna del Rosario. Altri affreschi erano stati realizzati nello stesso edificio nel 1783 dal congiunto Giuseppe Maria.

Produzione di cartografia manoscritta:
Vedute diverse degli edifici termali del complesso di Montecatini (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 221, poi stampate);
Veduta delle Cascine, 1801-1803, Firenze, acquatinta (BNCF, Nuove Accessioni, VI, 83);
Veduta del Poggio Imperiale, acquatinta disegnata da Terreni e incisa da G. Pera (in BNCF, Nuove Accessioni, 98);
Vedute del cabreo della Tenute granducali di Coltano e San Rossore nella Pianura Pisana, attr., 1785 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XXXV).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, pp. 247-254; Barsanti, 1987, p. 84; Barsanti, 1992, p. 66; Rombai e Torchia, 1994, pp. 135 e 137; Greppi, 1998, pp. 67-87; ASF, Piante delle Regie Possessioni; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; BNCF, Nuove Accessioni.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci