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Tavanti Chiarent, Giovanni

Chiarenti Giovanni Tavanti
N. Arezzo 15 aprile 1797
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Francesco, che aveva ricoperto l’incarico per 43 anni di Podestà in diversi luoghi del Granducato.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu geometra di seconda classe per il catasto francese, con nomina nel 1812.
Nel 1819 ebbe l’incarico di Provveditore provvisorio della Comunità di Montaione.
Fu perito del catasto dal 12 luglio 1823 e fino al 1825 (ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade, f. 1342, fasc. 3).
Nel ruolo di Ingegnere di Circondario (con nomina del 13 dicembre 1825), fu nel 1826 ad Asciano (in quinta classe); nel 1827-1829 a Montalcino (promosso in quarta classe); nel 1830 a Massa Marittima; nel 1831-32 a Grosseto, dove divenne ispettore, per la Direzione del Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade fino al 1846; dal 1847 al 1849 fu ingegnere ispettore ad Arezzo; nel 1850-1860 risultava "Ingegnere in capo di 1° classe" nel Compartimento Aretino per la Direzione Generale dei Lavori d'Acque e Strade e delle Fabbriche Civili dello Stato.
Nel 1858 delineò un dettagliatissimo prospetto, dedicato “a S.E. il Ministro di Grazia e Giustizia” e dato alle stampe a spese del Tavanti presso la Tipografia dei Fratelli Giachetti di Prato, riportante dati e informazioni (demografiche, socio-politiche, ecc.) sul Granducato di Toscana aggiornati al 1857 (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 256 c).

Produzione di cartografia manoscritta:
Tavola con 3 disegni sui lavori al traghetto dell'Alberese sul fiume Ombrone, 1830-40 (ASGr, Camera di Soprintendenza Comunitativa, n. 393, f. 27, c. 9);
Pianta e profili di un tratto di strada amiatina presso Casteldelpiano con il disegno di un opificio idraulico, 1840 ca. (ASGr, Camera di Soprintendenza Comunitativa, n. 388, c. 828).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Cresti e Zangheri, 1978, p. 224; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 182; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 59 e 67; ASF, Soprintendenza alla Conservazione del Catasto poi Direzione Generale delle Acque e Strade; ASGr, Camera di Soprintendenza Comunitativa.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Stassi, Pietro

Pietro Stassi
N.
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Niccolaio.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
A fine Settecento si firmava come "Agrimensore", mentre nel 1819 si definiva già "ingegnere".

Produzione scientifica:
Svolse attività come perito ingegnere nelle comunità pisane di S. Giuliano e di Vecchiano e nel 1825 entrò nel Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade.
Sia nel 1819 che nel 1833 operò per conto della Magistratura Comunitativa di Bagni di S. Giuliano, che lo incaricò di dirimere una controversia per alcuni terreni di proprietà di un ente religioso amministrati dall'ente pubblico, di cui lo Stassi redasse le planimetrie (in ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 430).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta di terreni ubicati nella campagna del Pisano, fine del XVIII secolo (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 130).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1987, p. 111; Rombai, 1987, p. 374; Rombai, 1993, p. 44; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 486-487; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Stassi, Niccolò

Niccolò Stassi
N.
M.

Relazioni di parentela: Padre di Pietro.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Operò come architetto e “aiuto” ingegnere dell'Ufficio dei Fossi di Pisa e, saltuariamente, per conto dei Cavalieri di Santo Stefano, nella seconda metà del XVIII secolo.

Produzione scientifica:
Tra il 1764 e il 1794 eseguì diversi importanti lavori alla Certosa di Calci.
Fra i numerosi progetti in ambito pisano ricordiamo: la ristrutturazione di S. Marta e di S. Cassiano; l’abbellimento del Teatro Pubblico (con l'architetto Mattia Tarocchi); il rifacimento del campanile della chiesa di S. Sisto (1765); il rifacimento del campanile della chiesa filiale di San Rocco (1765); la ristrutturazione della Villa Del Rosso di Capannoli (1771); i lavori al Palazzo dei Cavalieri di S. Stefano per ricavarne dei locali per il nuovo Istituto della Carovana (1777); i lavori al Palazzo Pretorio e al Palazzo delle Vele (1785); il rifacimento della Chiesa di S. Vito in Lungarno Simonelli (1787).
Si occupò anche della Tenuta di Migliarino, realizzando una bella pianta acquerellata assai ricca di indicazioni (in AS, Piante, c.n.n.).
Nel 1765 realizzò l'allestimento per i funerali del granduca e imperatore Francesco I di Lorena nella Chiesa dei Cavalieri di S. Stefano.
Nel 1793 avanzò domanda per il posto di Maestro di Architettura presso l'Istituto della Carovana stefaniana, ma la richiesta venne respinta.
Da allora, sembra finire il suo impegno di architetto, mentre continuò quello di ingegnere al servizio del pisano Ufficio Fiumi e Fossi.

Produzione di cartografia manoscritta:
Disegni diversi relativi al progetto di alcuni lavori di ristrutturazione del Palazzo Salviati di Pisa, 1754 (AS, Piante, n. 106);
Inserto rilegato di 16 piante di appezzamenti fondiari del Comune di Calci, seconda metà del XVIII secolo (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 168);
Piante di poderi (3 carte) posti nel Pisano, con Giovanni Giuseppe Ricci, 30 gennaio 1761 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 563-565);
Pianta di porzione del Palazzo delle due scale, progetto eseguito (in più copie) per l'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano e approvato dal Granduca, 1777 (ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi, n. 151);
Pianta della Villa Galletti a Montecastello presso Pontedera, 1781;
Pianta della tenuta di Migliarino (AS, Piante, c.n.n.);
Pianta di alcune Tenute poste nella Pianura Pisana, realizzata insieme a Giovanni Michele Piazzini, s.d. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 607);
Pianta della Fortezza di Pisa, s.d. (ASF, Miscellanea di Piante, n. 200);
Pianta del territorio di Pietrasanta, s.d. (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 367);
Nota di tutte le fonti che si trovano nella citàà di Pisa, sì pubbliche come private, disegno a penna colorato, s.d. (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 492);
Pianta che dimostra il mulino progettato farsi ai Bagni di Pisa, s.d. (ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, 528).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Barsanti, 1987, p. 116; Rombai, 1987, p. 374; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 152, 399-400 e 411; Barsanti, Previti e Sbrilli, 1989, p. 134; Karwacka Codini e Sbrilli, 1987, pp. 46-47; Mazzanti e Sbrilli, 1991, pp. 243-258; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, p. 263; Giglia, 1997, p. 111; ASP, Piante dell'Ufficio Fiumi e Fossi; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche; AS, Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Soresina, Giuseppe

Giuseppe Soresina
N.
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Perito architetto e ingegnere.

Biografia:
Di origine svizzera, operò per lo Scrittoio delle Regie Possessioni, dove fu aiuto di Angiolo Maria Mascagni. La sua attività è documentata dal 1738 al 1760 circa.

Produzione scientifica:
Fra i numerosi incarichi ricoperti come ingegnere per conto delle Regie Possessioni si ricorda quello di aver fatto parte, con Bernardo Sansone Sgrilli, Angiolo Maria Mascagni, Giuseppe Maria Forasassi, Giuliano Anastasi e altri, del gruppo di ingegneri e cartografi, al servizio dello Scrittoio, coordinato da Giovanni Maria Veraci, impegnato nel rilevamento e nelle realizzazioni delle piante delle fattorie e delle ville granducali ordinati dalla Reggenza Lorenese a partire dal 1740 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 351).
Intorno al 1738, Giuseppe Soresina si occupò della ristrutturazione completa della chiesa di Santa Maria delle Selve a Lastra a Signa, ad eccezione dell'abside e del tozzo campanile.
Nel 1740 redasse il cabreo della Fattoria di Castel Pulci presso Signa, di proprietà della famiglia Riccardi, all'epoca ordinato dal marchese Francesco; si tratta di un'opera particolarmente apprezzabile che può essere annoverata fra la migliore produzione cabreistica settecentesca toscana, con molte ville e case poderali disegnate su fogli spiegazzati "a trompe l'oeil" ed un particolare frontespizio con l'arme di famiglia. In una grande e dettagliata planimetria ("un piccolo capolavoro cartografico") è raffigurata la vastissima bandita di caccia di Ugnano (nella campagna fiorentina a partire dall'Arno).
Intorno al 1740, il Soresina realizzò un altro lavoro per i Riccardi: due figure relative alla proprietà di Valfonda, l’antico palazzo fiorentino di “Guarfonda”, abitato stabilmente dalla potente famiglia e utilizzato anche per finalità economico-produttive. Le tavole sono inserite in una raccolta dedicata alla suddetta proprietà alla quale lavorarono gli ingegneri Antonio Falleri e Luca Ristorini.
Nel 1759-60 il Soresina eseguì un altro cabreo, quello della Commenda di San Giovanni Battista o del Santo Sepolcro di Firenze, di proprietà dell'Ordine dei Cavalieri di Malta; l'imponente raccolta contiene ben 180 disegni di poderi posti nella campagna fra Firenze, la Val di Pesa e la Val d'Elsa e di possedimenti cittadini (di notevole interesse per la conoscenza di angoli e aspetti cittadini da tempo scomparsi).
Risulta che anche il Soresina si sia impegnato nell’impresa di realizzare una carta generale del Granducato.

Produzione di cartografia manoscritta:
Piante di tutti i beni che nel presente stato gode e possiede l’Ill.mo Sig.re March.se Riccardi Nella Fattoria di Castel Pulci fatte nell’anno MDCCXXXX, 1740 (ASF, Archivio Riccardi, f. 819);
Pianta del Giardino, Casino e Poderi di Valfonda di atten.za dell’Ill.mo Sig.re March.e Giuseppe Riccardi, 1740 ca. (ASF, Archivio Riccardi, f. 807);
Cabreo della Commenda di San Giovanni Battista o del Santo Sepolcro di Firenze, 1759-60 (ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 159. Malta).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, pp. 113, 114, 172, 178, 240, 269 e 283; Falciani Prunai, Minicucci e Rombai, 1983, pp. 208 e 211; Rombai, 1987, p. 402; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; ASF, Archivio Riccardi; ASF, Conventi Soppressi, 132, n. 159. Malta.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Silicani, Luigi

Luigi Silicani
N. Camaiore 8 dicembre 1788
M. Stazzema 1861

Relazioni di parentela: Figlio del più noto Agostino, ricalcò le orme del padre, esercitando per tanti anni la professione di perito e ingegnere. Ebbe un figlio, Enrico (1823-1889), che esercitò la professione di geometra sempre a Stazzema (Bramanti, 2001, pp. 96-97).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Nel 1816 si firma "Perito agrimensore della Comunità di Stazzema".
Dopo il 1819 intervenne come perito di parte nella riconfinazione con lo Stato Modenese (APBP, Lettere di Luigi Silicani).

Produzione di cartografia manoscritta:
Due piante di un tronco di strada della Comunità di Stazzema per renderla rotabile, con relativa relazione, maggio 1816 (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 27, fasc. 61, cc. 29 e 30).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Riferimenti bibliografici e archivistici
Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 318; Bramanti, 2001, p. 97; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; APBP, Lettere di Luigi Silicani.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: A.G.

Silicani, Agostino

Agostino Silicani
N. Stazzema 2 settembre 1736
M. 27 luglio 1824

Relazioni di parentela: Il padre di Agostino, Bartolomeo di Agostino, nato nel 1690, fu uno dei Governatori di Stazzema nel 1723 e Camarlingo della Compagnia della Madonna delle Nevi nel 1732; dopo un primo matrimonio dal quale nacque Agostino, Bartolomeo si risposò nel 1749 con Maria di Antonio Apolloni. Morì il 21 gennaio 1772, lasciando la moglie in casa del figliastro Agostino, dove decedette anch’ella il 24 gennaio 1793 (Bramanti, 2001, p. 93).
Agostino si sposò con Domenica di Matteo Bertoni (nata nel 1746), dalla quale ebbe cinque figli: Giovanni Bartolomeo, abate, nato nel 1780 (che pubblicò nel 1804, un Compendio degli Elementi di Geometria, in Pisa, presso lo stampatore Francesco Pieraccini, opera che ricalca in tono minore quella del padre); Luigi, nato nel 1788 e morto a Stazzema nel 1861, che ricalcò le orme del padre esercitando per tanti anni la professione di ingegnere; e le femmine Maria Agostina, Rosanna Maria e Teresa Maddalena, con l’ultima che si fece suora in un convento di Barga (Bramanti, 2001, pp. 96-97).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere granducale

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu nel paese natale che egli ottenne i primi incarichi professionali pubblici: nel 1764 fu infatti chiamato a “rogare gli atti della distribuzione e dei pagamenti delle grasce che il Comune prendeva in prestito” dallo Stato per sfamare i bisognosi del paese in occasione di una persistente carestia. Nel 1766 affiancò l’agrimensore versiliese Stefano Gamba in una perizia.
Nel 1767 risultava Ispettore del Comune di Pietrasanta, per sua volontà senza compenso (Bramanti, 2001, p. 94; ASCS, Libro dei Partiti, B 42, c. 50v).
Risale invece al 1768 la sua opera cartografica migliore: una pianta generale del Capitanato di Pietrasanta, nella quale, con una certa precisione, venivano indicate soprattutto le risorse minerarie della regione (Bramanti, 2001, p. 94).
Nel 1770, come perito di parte granducale, si occupò della questione confinaria con lo Stato di Lucca, realizzando anche una schematica planimetria del tratto di confine fra Pietrasanta e Montignoso, in collaborazione con Giovanni Bertacchi, “Pubblico Professore di Geometria”, incaricato per Lucca (Niccolai, 2003, 119-120)
Diversi suoi lavori sono riconducibili al settore idraulico: molte sono le carte prodotte dal Nostro relativamente al controllo e alla regimazione dei corsi fluviali, in particolare quelli del territorio di Pietrasanta: si veda, del 1769, la Pianta del fiume Seravezza, disegnata in collaborazione con Carlo Maria Mazzoni (in ASCP).
Nel 1770 operava come perito-ingegnere a Stazzema e Pietrasanta. L’anno successivo fu eletto perito di parte in una causa di confinazione con lo Stato di Lucca, per la ridefinizione dei termini tra la Foce Vecchia presso il Forte di Motrone e il mare. Nel 1772 fu incaricato, come commissario granducale di parte, per la riconfinazione con i Ducati di Massa e Modena; per l’occasione ebbe il compito di delineare una pianta del suddetto confine “per unificarla a quelle da lui disegnate negli anni precedenti quando si eseguì la confinazione con lo Stato Lucchese”. Nuove ricognizioni al confine con Massa e Modena furono effettuate dal Silicani nell’estate 1775 (Bramanti, 2001, p. 95; si veda in ASCP, Magistrature di nomina del Governo Centrale, f. 743, cc. 501r e 574v).
Nel 1771 Agostino fu incaricato dalla Comunità di Pietrasanta di effettuare una ricognizione per il rifacimento della Strada di Marina (da Seravezza al Magazzino del Forte dei Marmi), che risultava danneggiata oltre che dall’erosione delle acque anche e soprattutto dal continuo transito dei carri del marmo provenienti dalle cave apuane. Il Silicani produsse una dettagliata relazione con annessa pianta (in ASCP), che venne approvata in data 6 aprile; i lavori alla strada si prolungarono fino al 1776, anno in cui Agostino fu chiamato nuovamente ad eseguire una stima (Bramanti, 2001, p. 94; Nepi, a cura di, 2003, pp. 47-48).
Nel 1777 Agostino operava, su incarico del governo centrale, nel comunello di Calice in Lunigiana alla realizzazione, nel castello, di un quartiere da utilizzare per il cancelliere, l’archivio e per l’adunanze del Magistrato Comunitativo e, contemporaneamente, al progetto di risistemazione del vecchio castello di Madrignano (dipendente da Calice) e della viabilità pubblica locale. Nello stesso anno egli ottenne anche, contemporaneamente, l'incarico di realizzare il nuovo estimo di quella comunità, che era stato autorizzato dal granduca, a spese del governo, con mp del 27 ottobre.
L'impegno assunto dal Nostro si rivelò però assai gravoso e difficile da espletare, tanto che, nel marzo 1780, dalla Magistratura di Calice si informava il granduca che l’operazione dell’estimo risultava “compiuta in massima parte” e che i restauri ai palazzi e le strade erano ancora indietro; pertanto, si esprimevano forti dubbi e perplessità nei confronti di un lavoro che andava per le lunghe e che, soprattutto, era troppo dispendioso.
Si informava che l’ingegnere Silicani, oltre al compenso di lire 1.10 al giorno per “giornate 276 di sua permanenza nei Feudi a tutto dicembre 1779 che vale lire 414“, aveva ricevuto circa 300 lire come onorario, in base a quanto era stato stabilito. Allo stesso tempo però non si metteva in dubbio l'impegno né l'onorario di Agostino, considerando anche il fatto che egli doveva "sostenere sé e la sua famiglia colla sua professione, e che già da più di due anni era interamente occupato nel servizio di quei Feudi", sia lavorando sul terreno sia "a tavolino, formando i piantari, le descrizioni, e matrici degli estimi in questione”. In sostanza, da una parte si avanzava la richiesta di ulteriori finanziamenti da parte del governo e dall'altra si perorava la causa dell'ingegnere, chiedendo che, al termine dei lavori di Calice, egli venisse utilizzato in qualche “Dipartimento o Ministero di S.A.R.”.
Nel gennaio 1781 il granduca sospendeva tutte le operazioni catastali e disponeva che l’affare dell’Estimario della Comunità di Calice venisse esaminato in Firenze dalla Deputazione sopra gli Estimi formatasi nel 1778 per la realizzazione di un catasto generale toscano, che però non fu realizzato per le forti opposizioni di una parte dei funzionari che appoggiavano le istanze dei proprietari.
La Deputazione decise che – vista la necessità della comunità di Calice di avere velocemente un catasto – si procedesse alla formazione di un estimo senza piante, non intendendo di impegnare altro denaro, e ritenendo inutilizzabile il lavoro già fatto dal Silicani e dai suoi collaboratori, in quanto "estremamente difettoso per mancanza di metodo, concorrendovi anche l’ignoranza, e forse la malizia degli stimatori". Quanto al compenso richiesto dal Silicani, si suggeriva di liquidarlo con la somma di 276 scudi circa, a condizione che consegnasse "alla comunità tutte le piante e libri di descrizioni fatte”.
La tormentata vicenda non si concluse però qui; evidentemente i rapporti fra il governo centrale ed il Silicani si fecero ancora più aspri a giudicare dal fatto che, nell'ottobre 1784, con mpo granducale, si intimava all'ingegnere di rettificare l’estimario della Comunità di Calice a proprie spese (ASF; Segreteria di Finanze. 1745-1808. Protocolli, f. 310: Prot. Mormorai, 17/8/1781, n. 43; ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. Dal 1780 al 1782”).
A tale disposizione fece seguito un'accorata supplica di Agostino al granduca (datata 7 dicembre 1784), dalla quale emergeva l'incresciosa, e soprattutto poco chiara, situazione nella quale il Nostro era venuto a trovarsi. Egli dichiarava di aver eseguito tutta l’operazione dell’estimo correttamente, di aver apportato quelle piccole correzioni occorrenti, ma di avere incontrato così forti contrasti ed opposizioni da parte dei proprietari, tanto da temere addirittura per la propria incolumità. Infatti, il Nostro esprimeva al granduca tutto il suo sconcerto per “vedersi vilipeso il suo onore, ed esposta la propria vita a quei pericoli" ai quali sicuramente sarebbe andato incontro, dovendo ritornare "in Calice per mettere le mani di nuovo in un affare" già concluso ma fatto apparire "da quegl’abitanti sempre più maliziosamente non regolare, e malfatto”. La situazione era talmente grave che egli supplicava adeguata protezione e tutela “al fine di salvare [...] la sua onoratezza e la propria vita” e poter chiarire serenamente la faccenda.
Pochi giorni dopo il governo stabiliva che, “occorrendo all’Ingegnere Dottore Agostino Silicani di portarsi a Calice per render conto a quella Comunità del di lui operato nella compilazione del noto Estimario", egli fosse "assistito e guardato in modo che liberamente e senza alcun timore" potesse "conferire con chiunque fosse necessario, ed agire per il discarico e rettificazione delle sue operazioni”(ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. Dal 1783 al 1784”).
A quanto pare, le ragioni del "povero" Agostino vennero riconosciute se, nel marzo 1785, il granduca approvava le rettifiche fatte e invitava il Soprassindaco a proporre la gratificazione competente all’Ing. Silicani per le operazioni da esso fatte nella compilazione dell’estimo di Calice” (ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, f. 930, Inserto “Calice. Disposizioni particolari. 1785”).
Evidentemente, però, il Nostro non era rimasto soddisfatto di quanto percepito e, nell'agosto 1786, tornava ad esporre la vicenda ed a chiedere al governo ulteriori gratificazioni, soprattutto in risarcimento delle angherie subìte, senza però ottenerle.
Per concludere, tutto il lavoro compiuto (senza la parte cartografica rimasta a metà) venne raccolto nei due volumi dal titolo “Estimo del Feudo di Calice compilato dal Dottore Ingegnere Agostino Silicani l’anno 1779. Rettificato l’anno 1785” (è conservato in ASF, Decima granducale, f. 7951).
Nel frattempo, nel 1779 Agostino aveva ottenuto il compito di realizzare un estimo anche da parte della comunità di Stazzema: in data 18 agosto, il Magistrato incaricava l'ingegnere Silicani di "fare le misure catastali della comunità" al compenso giornaliero sia "in campagna" che "a tavolino" di lire 5 al giorno. Tali operazioni richiesero in tutto 25 giorni, 16 in campagna e 9 "a tavolino".
Nel gennaio 1780 il Magistrato comunitativo di Stazzema incaricava i periti locali Francesco Angelo Folini e Bartolomeo Rossetti di "decidere e stanziare la mercede dover all'Illustrissimo Signore Dottore Ingegnere Agostino Silicani per la formazione dei due estimi di Stazzema, e Pomezzana"; i due periti ritennero congruo il prezzo fissato dal Silicani per complessive lire 882.2, purché l'ingegnere catastale rimettesse prontamente "al Magistrato le due piante concernenti il cottimo state commesse e pagate" per lire 555 (ASCP, Cancelliere Casanova 1779-1785, c. 22). Purtroppo, allo stato delle ricerche, non si conoscono altri particolari di questa operazione, e si suppone che si sia trattato di un catasto solo descrittivo, poiché nei documenti finora reperiti si parla unicamente di due piante.
Nel 1787, conclusasi da poco la lunga e tormentata vicenda di Calice, ecco che il Silicani ebbe l'incarico di un altro estimo, questa volta per la Comunità lunigianese di Barga, dove era stato ordinato di rifare un nuovo catasto con rescritto granducale del 10 aprile 1787. Anche qui, però, le cose andarono assai per le lunghe e non procedettero senza intoppi, soprattutto per il fatto che tali operazioni trovavano sempre forti ostilità fra i proprietari, specialmente in luoghi dove i catasti mancavano del tutto o erano vecchi di secoli (ASF, Segreteria di Finanze 1745-1808. Protocolli, f. 461).
Comunque, sappiamo che il nuovo Estimario di Barga entrò in vigore dal 1794: si trattava di un catasto descrittivo, senza piante, compilato dall'ingegnere Agostino Silicani e dai periti stimatori Francesco Merrighi e Francesco Catignani (è in ASP, Fiumi e Fossi, ff. 2761-2766). L'unica pianta che fa riferimento a questa operazione, a quanto ci risulta rimasta però isolata (e non se conosce il motivo), è la Pianta Circondaria del Vicariato di Barga (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 19), datata 1786, che risulta "facente parte dell'estimo che non fu ultimato".
Dopo queste fatiche, pare che l'attività professionale di Agostino sia andata avanti fino alla fine degli anni ’80 del XVIII secolo.
Nel 1784 rappresentò planimetricamente e in veduta prospettica il borgo di Filattiera, residenza del marchese Manfredo Malspina (in ASF, Malaspina, 238, c. 4) (Gallo, 1993, p. 190).
Sappiamo che nel 1788, per conto della comunità di Seravezza, effettuò una visita al luogo destinato alla costruzione del nuovo camposanto, ricevendo un onorario di sei lire. Per lo stesso committente, realizzò anche, più o meno nello stesso periodo, due piante per definire una controversia confinaria con la comunità di Pietrasanta e realizzare le nuove terminazioni, questa volta con un compenso di circa 71 lire.
Negli anni della vecchiaia non mancò comunque di vitalità e di iniziative; riporta Bramanti che “a dispetto dell’età il suo spirito di adattamento e le buone conoscenze acquisite in tanti anni di attività come notaio e ingegnere gli fecero affrontare con successo anche il traumatico periodo del governo napoleonico. Nel 1808, spinse i due figli Bartolomeo e Luigi e un nipote, Don Giovan Battista Bertoni, a fondare una piccola stamperia in Stazzema che continuò la sua attività sino almeno al 1826”. Uno degli ultimi incarichi di Agostino, ad opera del Comune, fu “una dettagliata ricerca sulle risorse, l’economia e il poplamento della comunità di Stazzema per rispondere ai quesiti inviati dal Governo Napoleonico a tutti i Comuni del Circondario”. Risalgono a questi anni un “Trattato sul peccato originale” ed una “Raccolta di esempi di versificazione”, che compose ormai ultraottantenne. Legato dalla sua lunga attività a molte famiglie del Pietrasantino e dello Stazzemese, continuò fin quasi alla sua morte a svolgere attività di consulenza peritale e notarile (Bramanti, 2001, pp. 97-98).
Si segnala anche un Silicani Enrico, figlio di Luigi e nipote di Agostino, che ricalcò le orme dei congiunti esercitando la professione di geometra. Ebbe tre figli: Giulio (1853-1940) e Agostino (1858-1938), entrambi ingegneri; Giuseppe (1851-1924) che fu pievano di Stazzema; Carlo (1855-1889), tenente e poi giudice di pace al comune di Stazzema. La famiglia si estinse con il figlio di Giulio, Alberto Silicani (1887-1969), farmacista a Pietrasanta, e con Erasmo, figlio di Agostino, perito agrario che emigrò in Brasile (Bramanti, 2001, p. 97).



Elementi della Geometria Teorica e Pratica […], Lucca, presso Giuseppe Rocchi, 1782;
Elementi o siano Primi Principi dell’Agrimensura […], Massa, 1784;
Trattato di Meccanica (inedito);
Trattato di Gnomonica o come costruire gli orologi solari (inedito).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta Topografica del Capitanato di Pietrasanta, 1768 e 1786 (ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa. Carte sciolte, n. 53);
Pianta del fiume Seravezza, 1769, con Carlo Maria Mazzoni (ASCP, Fondo Cartografico. Acque e Strade, fasc. 3);
Pianta del confino giurisdizionale fra Pietrasanta e Montignoso [… ], 1770, (ASLu, Fondo Silicani, f. 36) con Giovanni Bertacchi;
Relazione e Pianta della Via di Marina, 1771 (ASCP, f. C 13, cc. 1315r-1336v);
Pianta della Strada carreggiabile dal mare a Seravezza e Pianta della Strada carreggiabile da Seravezza al mare, 1771 (ASCP, Nove. Camera delle Comunità, C. 13, c. 1324);
Pianta del Castello di Filattiera con i poderi di S. E. Manfredo Malaspina Marchese del medesimo che lo circondano, 1784 (ASF, Malaspina, 238, c. 4);
Pianta Circondaria del Vicariato di Barga, 1786 (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 19).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Santini, 1964; Barsanti e Rombai, 1987, p. 12; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 19; Gallo, 1993, p. 190; Boncompagni e Ulivieri, 2000, passim; Bramanti, 2001, passim; Nepi, a cura di, 2003, pp. 47-48 e 60-62; Niccolai, 2003, 119-120; ASCS, Libro dei Partiti; ASCP, Magistrature di nomina del Governo Centrale; ASCP, f. C 13; ASCP, Nove. Camera delle Comunità; ASP, Fiumi e Fossi; ASF, Segreteria di Finanze 1745-1808. Protocolli; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Decima granducale; ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa; ASF, Malaspina.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Sgrilli, Luigi

Luigi Sgrilli
N. Firenze 27 novembre 1775
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Bernardo Sansone.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere, architetto

Biografia:
Luigi nasce a Firenze il 27 novembre 1755, da Bernardo Sansone Sgrilli appartenente ad una famiglia trasferitasi nel 1580 da Imola in Toscana, da cui provengono molti funzionari governativi, in particolare appartenenti al ramo pisano. Spostatosi a Firenze, dove esercita la professione di architetto per più di mezzo secolo, Bernardo Sansone dal 1724 ricopre il ruolo di ingegnere dei Capitani di Parte (ASF, Capitani di Parte numeri neri, f. 306, c. 162); della sua opera come cartografo si ricorda soprattutto la Descrizione della Regia Villa, Fontane e Fabbriche di Pratolino, Firenze 1742, lavoro a cui si deve ascrivere anche la redazione della Pianta dei due Barchi, villa, fontane e Fabbriche della Reale Villa di Pratolino (AMFCE, Cass. 2).
Ingegnere e architetto, attivo fra il 1769 e il 1789.

Produzione scientifica:
Nel 1780 esegue i disegni dell'obelisco in travertino con epigrafe celebrativa, progettato dal matematico Ferroni ed eretto sopra la volta del canale sotterraneo del Pian del Lago, alle porte di Siena, a ricordo dell'avvenuto definitivo prosciugamento dell'area palustre (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, nn. 273-274).
Insieme a Salvatore Falleri, nel 1782 è nominato Provveditore alle strade e alle fabbriche della Comunità di Firenze, incarico che ricopre per un triennio (ASCF, f. 5003, aff. 2); deputato nello stesso anno a compilare la nota dei conventi e delle confraternite della città da sottoporre a nuovo addaziamento, successivamente è occupato nella stima dei beni immobili compresi nel quartiere di S. Spirito (ASCF, ff. 1, 9645). Nell’aprile del 1782 segue le opere di scavo relative al nuovo fossato da realizzarsi all’esterno delle mura di S. Frediano, mentre fra il 1783 e il 1784, nell’ambito della realizzazione del camposanto fiorentino su progetto dell’ingegnere granducale Giuseppe Salvetti, disegna le piante della zona di Trespiano (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 1997/606 e 527). Impegnato nel 1789, con l’architetto Marco Moretti e il pittore Giuseppe Terreni, nei lavori di ristrutturazione del Teatro di Via Santa Maria (poi Alfieri) a Firenze, due anni più tardi allestisce il «vago anfiteatro» in piazza S. Maria Novella, per i festeggiamenti in onore dell’elezione di Ferdinando III a granduca di Toscana.
Fra i suoi lavori cartografici di maggiore impegno vi sono la Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, buon esempio del metodo geostorico diffuso nella Toscana Lorenese, redatta sulla scorta della cartografia più antica conservata negli archivi granducali (SUAP, RAT 251/b, di questa carta una seconda versione è in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A) e la Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, eseguita probabilmente dopo il 1778, nell’ambito del progetto di realizzazione di un canale navigabile di collegamento fra il Lago Trasimeno e il Canale Maestro della Chiana, seguendo il tracciato del torrente Mucchia (SUAP, RAT 247). Sono autografe la Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine XVIII sec. (ASF, Acquisti e doni, f. 246) e la Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588).
Nel 1787-88 collabora con Pietro Ferroni alla redazione della Dimostrazione della Strada Nuova della Consuma (una raccolta di 34 figure fra mappe e vedute), firmando la tavola XXI: Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino e la relazione del 29 agosto 1787 (BNCF, Cappugi, n. 308 e doc. 682).
Nel 1788 redige il Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, relative alle proprietà situate nei popoli di S. Regolo, Colognole, Lorenzana, Tremoleto, Fauglia, S. Giovanni al Gaetano, 1788; il cabro incompleto, formato da tavole a penna acquerellate redatte in scala di braccia pisane, comprende una precisa e particolareggiata veduta della Fattoria di S. Regolo e una bella pianta della Tenuta della casa Rossa di Fauglia, con attenta descrizione dell’orografia e delle colture (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
La ricostruzione della sua opera è resa difficile dalla presenza di un omonimo Luigi Sgrilli o Sgrelli (Chianciano, 1765-1823), prima allievo poi genero e figlio adottivo di Leonardo Massimiliano De Vegni, di cui acquista il cognome, firmando a volte Luigi de Vegni, che svolge attività di architetto, pittore e scultore in area aretina e chiancianese; lo Sgrilli/Sgrelli, come disegnatore e incisore, è autore fra l’altro del prospetto di Palazzo Albergotti ad Arezzo e della pianta del cimitero di Foiano ideati entrambi da De Vegni. Disegna inoltre il frontespizio del libro di Giacomo Barzellotti relativo alle Acque termali e minerali di Chianciano del 1813, per cui delinea anche le planimetrie e le vedute prospettiche degli stabilimenti termali dell’Acqua Santa e del Bagno di S. Agnese. Fra i suoi lavori vi sono inoltre molti soggetti architettonici senesi (BNCF, Palatino); alcune delle sue incisioni, fra cui la Veduta generale della città di Siena, sono riprodotte nella guida Siena e il suo territorio, pubblicata nel 1862.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, (SUAP, RAT 251/b, con altra versione in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A);
Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, 1778-80 (SUAP, RAT 247);
Piante della zona di Trespiano (Firenze), 1783-84 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi 1997/606 e 527);
Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino, 1787-88 (BNCF, Cappugi, n. 308);
Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, 1788 (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588);
Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine del XVIII secolo (ASF, Acquisti e doni, f. 246).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 405-406; Vichi, 1990, pp. 127; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 340-341 e 344-345; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, p. 163; Zangheri, 1996, p. 160; Inghirami, 1844, t. 14, p. 432; Casini, 1985, pp. 164-166; ASF, Capitani di Parte numeri neri; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASF, Acquisti e doni; ASF, Miscellanea di Piante; ASCF; AMFCE; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; BNCF, Palatino; BNCF, Cappugi; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Sgrilli, Bernando Sansone

Bernando Sansone Sgrilli
N.
M.

Relazioni di parentela: Il figlio Luigi, nato a Firenze nel 1755, fu ingegnere e architetto come il padre e lo sostituì in vecchiaia nel suo impiego di ingegnere al servizio dello Stato granducale.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Detto anche Bernardino, di origine fiorentina ma appartenente ad una famiglia trasferitasi nel 1580 da Imola in Toscana, da cui provengono molti funzionari governativi, in particolare appartenenti al ramo pisano.

Produzione scientifica:
Bernardo Sansone si distinse come figura poliedrica: dedito allo "studio di architettura e delle geometrie pratiche", fu prima perito e poi ingegnere e, dalla fine degli anni ’30 del XVIII secolo, anche incisore; addirittura risulta che abbia svolto anche il ruolo di fattore e affittuario di proprietà granducali (Archivio di Stato di Firenze, 1991, p. 99; Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, passim).
Ebbe numerosi incarichi pubblici e fu inserito nell’organico statale fin dal 1724, allorché fu nominato “aiuto” ingegnere nella magistratura fiorentina dei Capitani di Parte Guelfa, dove rimase per mezzo secolo, finché fu sostituito dal figlio Luigi.
Allo stesso tempo operò anche come ingegnere delle Regie Possessioni granducali e, in questa veste, fece parte – con Angiolo Maria Mascagni, Giuseppe Maria Forasassi, Giuseppe Soresina, Giuliano Anastasi e altri – del gruppo di ingegneri e cartografi, al servizio dello Scrittoio coordinato da Giovanni Maria Veraci, impegnato nel rilevamento e nelle realizzazioni delle grandi piante delle fattorie e delle ville granducali, ordinati dalla Reggenza Lorenese a partire dal 1740 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 351; le rappresentazioni sono in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni).
Nel 1743 eseguì pure il cabreo della Fattoria granducale di Lappeggi, una raccolta che comprende il disegno della villa di proprietà granducale, una bella veduta del palazzo di fattoria con il giardino e con i 17 poderi e le rispettive case coloniche, tutti disegnati dallo Sgrilli con molta esattezza (in ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XI).
Nel 1753 tornò ad occuparsi di un’altra fattoria granducale, quella di Vecchiano (che passò ai Salviati nel 1784), realizzando una bella pianta acquerellata corredata di una dettagliatissima legenda descrittiva di tutti i singoli appezzamenti (in AS, Piante, n. 120).
Nel 1756, su incarico della Reggenza, collaborò con Leonardo Ximenes (e gli ingegneri Angiolo Maria Mascagni, Agostino Fortini, Ferdinando Morozzi, Filippo e Michele Ciocchi, Francesco Bombicci e Bernardo Sgrilli) nello studio del comprensorio del lago di Bientina e fra la zona umida e l’Arno per trovare un rimedio alle esondazioni che periodicamente si registravano nell’area, suscitando continue controversie con la confinante Repubblica di Lucca. Agli ingegneri spettò il compito di redigere la carta topografica della zona che servì da base per la progettazione del nuovo emissario verso l’Arno e idrovia del Canale Imperiale, scavato l’anno successivo. Sappiamo che “per l’affare di Bientina” gli ingegneri collaboratori ricevettero dalla Depositeria lire 10 al giorno oltre a vitto ed alloggio (ASF, Consulta poi Regia Consulta, f. 469, cc. 79-80).
Nel 1773 collaborò con Ferdinando Morozzi, eseguendo le misurazioni del Barco Reale di Artimino, di proprietà granducale, finalizzate alla realizzazione della mappa autografata dal Morozzi.
Bernardo Sansone fu autore anche di prodotti ragguardevoli per impegno artistico ed erudito, non legati almeno direttamente alla committenza pubblica; è il caso dello scritto Descrizione e studi dell'Insigne fabbrica di Santa Matria del Fiore Metropolitana fiorentina, pubblicato nel 1733 a Firenze presso Bernardo Paperini (vedi la ristampa anastatica: Firenze, Studio per edizioni scelte, 1997). Nel 1737 realizzò una Pianta della Villa Reale di Pratolino, più volte riutilizzata in seguito ed incisa in rame e inserita all’interno di un’opera artistica-erudita dal titolo Descrizione della Regia Villa, Fontane e Fabbriche di Pratolino, stampata a Firenze da Tartini e Franchi nel 1742 (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 74 e 293; AMFCE, Cass. 2).
Come incisore, collaborò alla realizzazione delle celebri raccolte di vedute fiorentine e toscane di Giuseppe Zocchi, pubblicate nel 1744 (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 23, 54-55 e 58).
Tra il 1744 e il 1746 incise ritratti di uomini illustri fiorentini per la raccolta Azioni gloriose […], di Ignazio Orsini.
Nel 1757, Bernardo incise nuovamente (dopo l’edizione princeps originale del 1750) le figure che illustravano l’opera di Antonio Cocchi dei Bagni di Pisa o di S. Giuliano, figure già disegnate dal celebre Zocchi. Le vedute dello Sgrilli esprimono “straordinari effetti prospettici” (Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 58 e 74).
E’ autore anche dell’incisione Pianta della piazza e porto di Livorno […], non datata, eseguita su disegno dell'architetto fiorentino Filippo Ciocchi, per conto del Genio Militare toscano e stampata a Firenze nella Stamperia Granducale di Tartini & Franchi (BNCF, Nuove accessioni, cartella VII, n. 113; OXF, V, 18).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta della nuova restaurazione e riapposizione dei termini giurisdizionali e indicativi tra le comunità di Castelvecchio, Stato Fiorentino, e di San Quirico, Stato Lucchese, nella Valdinievole, “in concordia” con l’ingegnere della Repubblica di Lucca Giulio Ambrogio Giannetti, 1 dicembre 1731 (ASF, Piante antiche dei Confini, n. 97, c. 22) (Vivoli, 2003, p. 171);
Pianta della Villa Reale di Pratolino, 1737;
Cabreo della Fattoria di Lappeggi, 1743 (ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni, tomo XI);
Pianta della Fattoria di Vecchiano di S. M. Ces.ea, 1753 (AS, Piante, 120);
Piante di un edifico padronale posto nella campagna empolese facente parte dei beni della Commenda di Padronato Priorato di Napoli Orlandini dell'Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, Firenze, 9 agosto 1756 (ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano, n. 4539);
Pianta del podere di Montecchio presso Carmignano, 1763 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 283fI);
Pianta della piazza e porto di Livorno […], s.d., su disegno di Filippo Ciocchi, stampata a Firenze nella Stamperia Granducale di Tartini & Franchi (BNCF, Nuove accessioni, cartella VII, n. 113; OXF, V, 18).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Ginori Lisci, 1978, p. 263; Rombai, 1987, p. 373; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 228; Tongiorgi Tomasi et alii, 1990, pp. 58 e 74; Barsanti, 1991, pp. 178-179; Mazzanti e Sbrilli, 1991, pp. 258-259; Barsanti, 1992, p 57; Rombai, 1993, p. 44; Melis, 1996, p. 263; Vivoli, 2003, p. 171; ASF, Capitani di Parte numeri neri; ASF, Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Consulta poi Regia Consulta; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; ASF, Piante antiche dei Confini; AMFCE, Cass. 2; AS, Piante; ASP, Archivio dell'Ordine di S. Stefano; BNCF, Nuove accessioni; OXF.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Anna Guarducci

Segato, Girolamo

Girolamo Segato
N. Sospirolo 13 giugno 1792
M.

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
Nato a Sospirolo (Vedana di Belluno) il 13 giugno 1792 da Benedetto e Giustina Lante di Belluno, fu editore, disegnatore, incisore e cartografo, naturalista e viaggiatore.

Produzione scientifica:
Viaggiò e visse a lungo in Egitto (1818-23), visitando regioni ancora sconosciute della Nubia, delineando carte e raccogliendo materiali di vario genere (naturalistico, archeologico ed etnografico, documentario grafico e scritto), e facendo scavi intorno alla piramide a scaglioni di Abu-Sir presso Saqqara: parte del materiale archeologico raccolto da Segato fu spedito in Germania e avrebbe costituito la base del Museo Egiziano di Berlino, mentre gran parte delle sue collezioni fu distrutta da un incendio al Cairo. Qui, ricoprì anche l'incarico di vicecancelliere del Consolato tedesco, e qui studiò e progettò insieme a Lorenzo Masi lo scavo di alcuni canali interni.
Tornato in Italia nel 1823 per ragioni di salute, si stabilì prima a Livorno e poi a Firenze (come rappresentante della Banca di Associazioni Marittime De Rossetti), e in questa città (dove divenne amico del grande promotore di cultura Giovan Pietro Vieusseux) operò e morì prematuramente il 3 febbraio 1836, ricevendone onorata sepoltura nel chiostro di Santa Croce insieme “con l’Itale glorie”.
A Firenze, infatti, Segato fu autore di prodotti cartografici e geografici, come i Saggi pittorici, geografici, statistici, idrografici e catastali sull'Egitto, un album con testi e con ottimi disegni vedutistici e anche topografici originali in nero e colore in 9 tavole, opera del medesimo e di Lorenzo Masi, edito nel 1827. Spiccano la Carta idrografica catastale della superficie dei terreni di n. 56 villaggi nella provincia di Sciarkie e la Carta del canale navigabile dietro Mahmudie escavato l’anno 1819 da S.A. il Pascià d’Egitto (tavv. 1-2.)
Realizzò anche un Atlante del Basso ed Alto Egitto, in due volumi illustrati a cura di D. Valeriani, che però vide la luce solo dopo la morte dell'autore, nello stesso anno 1836.
Si dedicò anche agli studi chimici che lo portarono alla scoperta di un procedimento di conservazione e pietrificazione di corpi animali e umani senza che ciò comportasse alterazione alcuna dei medesimi.
Nel 1832, Segato incise e stampò a Firenze la Carta Geometrica della Toscana accresciuta d’indicazioni ed incisa da Girolamo Segato con Imp. E Reale Privilegio, rispetto al modello della “grande carta” di Giovanni Inghirami in scala 1:200.000 edito all’inizio del 1831.
Questa maneggevole rappresentazione in scala 1:400.000 godette di largo successo commerciale, tanto che altre edizioni furono fatte nel 1844 (arricchita dell’indicazione del rilievo tramite ombreggiatura ed “aumentata e corretta per servir di corredo al Dizionario Geografico Fisico Storico di Emanuele Repetti”) e nel 1856. Corre obbligo di rilevare che molte di queste figure furono utilizzate pure dall’amministrazione granducale per esigenze di governo del territorio. Ad esempio, su una delle carte del Segato furono disegnate a mano le dogane di frontiera (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 713).
In effetti, almeno in parte, la “piccola carta” del Segato rappresenta un prodotto originale, perché con specifica simbologia distingue gli insediamenti umani per livello demografico (in otto classi a partire da meno 500 abitanti e fino ad oltre 10.000 abitanti) o per quello funzionalistico-gerarchico, dal momento che si indicano insediamenti anche isolati come le sedi di arcivescovato e vescovato, i casali e le ville, le chiese e i conventi, le osterie, le dogane, le poste, “i posti armati costieri”, gli opifici siderurgici e metallurgici, gli edifici termali. Puntuale è anche la restituzione delle strade (con la qualifica di rotabili, carreggiabili e pedonali riferita alle regie postali o meno, alle provinciali e alle comunali), dei ponti e “passi di barche”, dei giacimenti minerari (questi ultimi ripresi dagli studi del docente dell’ateneo senese Giuseppe Giuli). L’edizione del 1844 avrebbe dovuto contenere pure la perimetrazione del “Territorio dominato dalla mal-aria” e della Provincia di Grosseto (dove appunto era presente questa plurisecolare piaga sanitaria): e, infatti, Segato, sempre nel 1832, incise e pubblicò la Carta sanitaria della Provincia di Grosseto..., estratta dalla carta della Toscana dell'Inghirami (poi ampliata nel 1844 per essere anch’essa inserita nel "Dizionario" di Emanuele Repetti).
E’ da notare che la carta del Segato fu disegnata nell’Osservatorio Ximeniano (dove ancora oggi se ne conserva copia: cfr. Barsanti, a cura di, 1992, p. 16) sotto la direzione dell’Inghirami (con la riduzione dall’originale effettuata “con un eccellente pantografo”) e che costui cedette generosamente, in forma gratuita – su precisa richiesta – la privativa di riproduzione (anche per riduzione) della sua carta geometrica della Toscana concessagli dal governo lorenese, proprio a Girolamo Segato. Lo scienziato scolopio tra il 1830 e il 1831 motivò la sua volontà alla segretaria granducale (che approvò) di favorire l’ormai fiorentino Segato, anziché i milanesi Stucchi e Regazzoni, che pure avevano inciso la grande rappresentazione toscana, perché il primo si faceva apprezzare per “una qualche abilità” ed “un qualche esercizio in questo genere d’incisione, come ha dato a dimostrare in una carta dell’interno dell’Africa da esso lui recentemente eseguita” con l’aggiornamento delle più recenti scoperte e con la rete delle strade e delle vie carovaniere, oltre che con la consueta cura per i contenuti storico-archeologici, etnologici e toponomastici.
La carta dell’Africa cui si allude è stata reperita nelle edizioni postume del 1838 e poi ancora del 1850: trattasi della Carte de l'Afrique septentrionale redigée et gravée d'aprés les derniéres découvertes par Jerome Segato, "Firenze, presso l'Autore, incisa da G. C. Castellani nella Tip. di L. Bardi.
Il nostro è autore pure di un profilo di livellazione (incisione colorata senza data) di un canale navigabile in Egitto collegato al fiume Nilo (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 161).

Produzione di cartografia manoscritta:
Saggi pittorici, geografici, statistici, idrografici e catastali sull'Egitto..., disegnati ed incisi dal Segato insieme a Lorenzo Masi, Firenze, 1827, presso gli Autori coi tipi di Glauco Masi di Livorno, un album stampato con testi e ottimi disegni in nero e colore (9 tavole);
Carta geometrica della Toscana accresciuta d'indicazioni ed incisa da Girolamo Segato con Imp. e Reale Privilegio, Firenze, edizioni 1832 e 1844;
Carta sanitaria della Provincia di Grosseto..., estratta dalla carta della Toscana dell'Inghirami, Firenze, edizioni 1832 e 1844;
Atlante del Basso ed Alto Egitto, in due volumi illustrati a cura di D. Valeriani, 1836;
Carte de l'Afrique septentrionale redigée et gravée d'aprés les derniéres découvertes par Jerome Segato, "Firenze, presso l'Autore, incisa da G.C. Castellani nella Tip. di L. Bardi, edizioni 1838 e 1850;
Profilo di livellazione (incisione colorata) di un canale navigabile in Egitto collegato al fiume Nilo (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 161);
Carta della Toscana (riduzione del prodotto dell'Inghirami) con le dogane di frontiera (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 713);

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Wolynsky, 1894; Della Valle, 1934; Pieri, 1936; Pocchiesa e Fornaro, 1992; Rombai, 1989, pp. 119-120 e 151; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 136 e 440; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 21 e 129; Barsanti, a cura di, 1992, pp. 16, 72-73 e 91; ASF, Miscellanea di Piante.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai

Savi, Paolo

Paolo Savi
N. Pisa 1798
M. Pisa 1871

Relazioni di parentela: Figlio del botanico pisano Gaetano.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Fu uno dei maggiori promotori e organizzatori del primo congresso degli scienziati italiani tenutosi a Pisa nel 1839, nella cui sede – come annota il granduca Leopoldo II – “furono relazioni, discussioni sui monti di Toscana, esposte le scoperte di Paolo Savi” (Pesendorfer, a cura di, 1987, 224-225).
Come Santi e tanti altri studiosi dell’età della Restaurazione e del Risorgimento, Savi tese però a privilegiare le scienze utili e in primo luogo la geologia sempre correlata alla mineralogia (e quindi all’economia mineraria) e all’agricoltura, come ben dimostrano le sue tante ampie memorie a stampa del 1836 sull’Elba, del 1838 su Montevaso, del 1847 sul Massetano, del 1856 sulla pianura di Pisa, ecc.
Scrive D’Achiardi che almeno negli anni ’50 “non trovi di lui [...] che relazioni su cave, miniere, officine metallurgiche od altro, relazioni però tutte pregevolissime, fra le quali meritano speciale menzione quelle sui carboni fossili delle Maremme, sui terremoti del 1846, sulle miniere di Massa Marittima, di Orciatico, dell’Impruneta, di Riparbella, e tante altre” (D’Achiardi, 1871, pp. 48-49).
In realtà, si occupò anche di problemi idraulici e sanitari, accompagnando il giovane granduca Leopoldo II nelle sue visite in Maremma a decorrere dalla fine degli anni ’20 e dall’inizio degli anni ’30; il sovrano ne ebbe grande stima e lo definì “abilissimo” (Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 136).
Nel 1839 pubblicò la memoria Alcune considerazioni sulla cattiv’aria delle Maremme Toscane, corredata da una carta geografica tematica della Toscana con la quale si visualizzavano – mediante velature cromatiche – i comprensori costieri già risanati e quelli ancora malarici (Azzari, a cura di, 2006, p. 53).
Nel 1845 fu poi incaricato – insieme ai colleghi Francesco Puccinotti e Giovacchino Taddei – dal granduca di esaminare lo stato della bonifica nel Padule di Scarlino e di proporre, nel caso, correttivi alle operazioni in atto della colmata con le acque del fiume Pecora, anche per migliorare le gravi condizioni d’insalubrità dell’area. La commissione stese due rapporti il 15 aprile e nel luglio con i quali consigliava come rimedio alla malsanìa di “piantare una fitta pineta sul Tombolo interposto fra il padule e il mare, e quindi numerose file, ma fra loro distanti, di Pioppi e di Gattici sul fondo dell’antico padule già scolato, non altrimenti che su quello colmate, le quali fossero perfettamente dirette da nord a sud. Sconsigliavano altresì di eliminare l’intera zona umida e di salvaguardarne invece la parte più profonda anche per farne un comodo invaso portuario; è da notare che alle memorie è allegata una precisa carta topografica della bassa Val di Pecora “corredante le Considerazioni sulla mal aria” redatte da solo Paolo Savi (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 234, inss. 7 e 9) (Azzari e Rombai, 1986, pp. 122-124; e Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 273-274).
Nel 1861 tornò ancora a discutere sulle cause della malaria in Maremma, sostenendo – in appoggio alla bonifica di Leopoldo II e di Alessandro Manetti – che il rimedio più radicale alla malattia era costituito dalle colmate (Zangheri, a cura di, 1984, p. 54).
Tra il 1833 e l’inizio degli anni ’50 si occupò con successo – per commissione sovrana – del miglioramento del processo produttivo della manifattura statale del salgemma di Saline di Volterra (Pesendorfer, a cura di, 1987, p. 479; e Corsi, 2001, passim).
Intanto, nel 1832 aveva pubblicato la Carta geologica dei Monti Pisani levata dal vero dal Prof. Paolo Savi nella proporzione di 1:80.000 (IGM, Collezione Fossombroni, n. 40; e SUAP, RAT 549), su incisione dell’architetto Felice Francolini: una rappresentazione oggi rara che costituisce un vero e proprio prototipo – dopo il pionieristico tentativo di Vittorio Fossombroni del 1828 relativo alla carta del bacino idrografico del fiume Ombrone grossetano contenente un abbozzo di costruzione geologica (in ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 144, Memorie sulla Grossetana, Arezzo, 28 maggio e 10 agosto 1828) – della cartografia tematica italiana e, insieme, l’avvio della scienza geologica moderna in Toscana e in Italia. Con velature cromatiche e segni convenzionali si evidenziano i vari tipi di rocce e terreni (di alluvione, interrimento, macigno, galestro, calcare, ecc.), con i minerali, le sorgenti e grotte o fenomeni carsici presenti nel vasto territorio collinare tra Pisa e Lucca, tra il Serchio e il comprensorio di Bientina (ripreso anche panoramicamente da sud-ovest dalla via Maremmana), di cui non si manca di riportare insediamenti e strade (con le rispettive valenze gerarchiche e funzionali), ponti e traghetti, acquedotti e argini artificiali, principali altitudini.
Dopo la pubblicazione nel 1838 della più circoscritta Carta topognomica della Miniera di Montevaso, nel 1841, fu la volta della Carta geologica dell’Isola d’Elba che fu presentata a stampa alla terza riunione degli scienziati italiani di Firenze; nel 1846, della Carta geologica della parte della Toscana in cui più o meno fortemente si fece sentire il terremoto del 14 agosto 1846, vale a dire la parte occidentale (figura manoscritta in ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 251); nel 1847, della Carta geologica montanistica del Massetano disegnata per la Società Anonima delle Miniere di Val Castrucci e Rigo all’Oro e pubblicata nella specifica memoria dello stesso anno.
Nonostante le sollecitazioni avanzate dal nostro naturalista negli anni ’30 e ’40, solo il 15 maggio 1850, su proposta del ministro Boccella, il governo granducale discusse la possibilità di procedere alla realizzazione della carta geologica della Toscana che, “a somiglianza di quelle che sono state fatte nelle più colte parti d’Europa, dovrà contribuire al progresso della scienza e al vantaggio dell’industria mineraria, additando le varie qualità di terreno che costituiscono il nostro suolo, servirebbe ancora al maggior decoro del Paese” (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 249, ins. 9). Dell’esecuzione avrebbe dovuto essere incaricato il Savi con l’assistenza del collega pisano Giuseppe Meneghini, ma alla fine il progetto non venne approvato.
Corre obbligo di rilevare che nel 1839, proprio durante il primo incontro pisano degli scienziati italiani fu istituita una commissione per stabilire le norme per l’uniformazione della nomenclatura e dei cromatismi in tema di geo-mineralogia italiana, nella prospettiva della costruzione di carte geologiche regionali uniformi; ma solo nella sesta riunione milanese del 1844 furono decisi i criteri per la colorazione delle diverse formazioni geologiche, in analogia con la Carta Geologica di Francia (Morello, 1983 e 1989).
La carta geologica dell’Italia settentrionale doveva essere realizzata solo nei tempi unitari, per conto dello Stato Maggiore da una équipe di geologi di cui fece parte anche l’allievo ed accademico pisano Igino Cocchi, che utilizzò pure i precedenti lavori del maestro e del Regio Consultore lorenese Teodoro Haupt.
Tra l’altro, Igino Cocchi è autore della Carta geologica della parte orientale dell’Isola d’Elba alla scala di 1:50.000 (edita pure in PULLE’ G., Monografia agraria del Circondario della Isola dell’Elba, con cenno storico, Portoferraio, Tip. Elbana, 1879, che fu poi inserita nel volume toscano dell’inchiesta agraria Jacini curato da Carlo Massimiliano Mazzini) (Francovich e Rombai, 1990, p. 699; Rombai e Vivoli, 1996, pp. 161-162).
Prodotti di assoluto valore sono quelli di Bernardino Lotti (Pisa, 1847 – Roma, 1933), ingegnere del Corpo delle Miniere, che nel 1878 disegnò l’Abbozzo di Carta Geologica di una parte della Catena Metallifera compresa tra i fiumi Cecina e Ombrone, nella proporzione di 1:200.000 (Azzari, a cura di, 2006, pp. 7 e 26), e che doveva pubblicare innumerevoli saggi e volumi sulla geologia della Toscana, della Sardegna e dell’Italia (compresa la monografia descrittiva della Carta Geologica d’Italia per la Toscana nel 1910); e dell’ing. Domenico Zaccagna (1851-1940) del R. Ufficio Geologico, che tra il 1879 e la metà degli anni ‘90 costruì la Carta geologica delle Alpi Apuane alla scala di 1:25.000, edita dall’Istituto Geografico De Agostini di Novara in 18 fogli nel 1894-96 (IGM, nn. 2331 e 3880 d’inv. gen.: Istituto Geografico Militare, 1934, p. 320).
Studi geologici sulla Toscana, Pisa, Nistri, 1833;
Sulla scorza del globo terrestre e sul modo di studiarla, Pisa, Nistri, 1834;
Sulla miniera di ferro dell’isola d’Elba, Pisa, Nistri, 1836;
Rapporto sulle speranze metallurgiche e sullo stato presente della miniera di Montevaso diretto al Consiglio amministrativo della Società anonima per l’escavazione delle dette miniere, Firenze, Tip. Galileiana, 1838;
Alcune considerazioni sulla cattiv’aria delle Maremme Toscane, Pisa, Nistri, 1839;
Sopra i carboni fossili dei terreni mioceni delle Maremme Toscane, Pisa, Nistri, 1843;
Relazione de’ fenomeni presentati dai terremoti di Toscana dell’agosto 1846, e considerazioni teoretiche sopra i medesimi, Pisa, Nistri, 1846;
Sulla costituzione geologica dei Monti Pisani, Pisa, Vannucchi, 1846;
Società anonima per l’escavazione delle miniere esistenti in prossimità di Massa Marittima, Maremma Toscana, Livorno, Masi, 1847;
Studi geologico-agricoli sulla pianura pisana (15 febbraio 1856), “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, n. s., III (1856), pp. 57-68;
Memoria sul modo più conveniente di favorire con la istruzione la industria mineraria in Toscana presentata al Governo della Toscana il 7 marzo 1860, in Della legislazione mineraria e delle scuole delle miniere. Discorsi due compilati per commissione di S. E. il Ministro d’agricoltura, industria e commercio, Firenze, Felice Le Monnier, 1861, pp. 196-201 (scritta con Meneghini G.).
Saggio sulla costituzione geologica della Provincia di Pisa, Pisa, Nistri, 1863 (con Appendice. Notizie sulle due carte geologiche le quali accompagnano il presente scritto).


Produzione di cartografia manoscritta:
Carta topognomica della Miniera di Montevaso, in Rapporto sulle speranze metallurgiche e sullo stato presente della miniera di Montevaso diretto al Consiglio amministrativo della Società anonima per l’escavazione delle dette miniere, Firenze, Tip. Galileiana, 1838;
Carta geologica dei Monti Pisani levata dal vero dal Prof. Paolo Savi nella proporzione di 1:80.000, incisione dell’architetto Felice Francolini, 1832;
Carta della Toscana con i territori costieri risanati e quelli malarici, stampa, 1839;
Carta geologica dell’Isola d’Elba, stampa, 1841;
Carta geologica della parte della Toscana in cui più o meno fortemente si fece sentire il terremoto del 14 agosto 1846, figura manoscritta (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 251);
Carta geologica montanistica del Massetano, stampa, 1847.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
D’Achiardi, 1871; Istituto Geografico Militare, 1934, p. 309; Azzari e Rombai, 1986, pp. 122-124; Francovich e Rombai, 1990, p. 699; Rombai e Vivoli, 1996, pp. 161-163; Vitali, 1996, pp. 312, 314 e 324; Barsanti e Rombai, 1986, p. 147; Morello, 1983, pp. 69-82; Morello, 1989, pp. 125-127; Squarzina, 1960, pp. 48-55; 1860-1960. Centenario del Corpo delle miniere, 1960; Zangheri, a cura di, 1984, p. 54; Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 136, 217, 224-225, 273-274 e 479; Corsi, 2001; Azzari, a cura di, 2006, pp. 7, 26, 34 e 53; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; IGM, Collezione Fossombroni; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Leonardo Rombai