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Ufficio dei Fiumi e Fossi di Grosseto (Granducato di Toscana)

L’istituzione ha assunto nel corso del tempo le seguenti denominazioni:

Uffizio Patrio de’ fossi (1581-1767)

Ufficio dei fossi e coltivazioni di Grosseto (1767-1825)

Dopo l’annessione al Ducato di Toscana dello Stato senese, nel 1592 Ferdinando I «considerando quanto necessario sia provvedere al miglioramento dell’aere di Grosseto, di Castiglion della Pescaia, d’Istia, di Batignano, di Montepescali, di Giuncarico e di tutte le pianure e territori di detti luoghi», estende al territorio grossetano i provvedimenti e le normative vigenti per Pisa e il suo contado, emanati nel 1547 e resi operanti con la Provvisione, et ordini concernenti la jurisditione, et obligho delli Ufitiali de’ fiumi, et loro ministri del 1581. Crea a tal scopo l’Uffizio Patrio de’ fossi, dotato di proprie entrate e composto dai principali funzionari di governo di Grosseto: il Cancelliere, il Capo-Priore, il Capitano di Giustizia, il Governatore del presidio, il Provveditore della Fortezza, l’Operaio della Cattedrale a cui affianca un massaro (ASF, Finanze, 1013). Compito specifico del nuovo ufficio è quello di vigilare sulla situazione idrografica, sull’andamento dei lavori intrapresi per la sistemazione delle vie d’acqua e per l’incremento delle coltivazioni. Il magistrato ha potere di controllo sulle attività dei privati, come di tutti i soggetti pubblici operanti nelle zone di sua competenze, e deve accertare che non si occupino con coltivazioni i terreni limitrofi ai fossi e ai fiumi, chiaramente elencati nella legge istitutiva.
Riformato nel 1621 per sveltire le procedure burocratiche, l’Uffizio esegue una serie di importanti lavori di sistemazione del corso della Bruna (1622) e di regolamentazione del deflusso del lago di Castiglione (1629); nel 1637, contemporaneamente all’inizio dei lavori di arginatura del fiume Ombrone, segue gli studi per la bonifica del padule. Diminuita nel tempo la sua importanza, nel 1694, l’ufficio, sino a quel momento autonomo, è sottoposto per il periodo di tempo che precede le riforme leopoldine all’autorità dei Quattro Conservatori di Siena (ASF, Finanze, 1013), mentre nel 1716 vengono ribadite le provvisioni e ordini, risalenti al 1581.
La progressiva decadenza di questa magistratura prosegue per quasi tutta la prima metà del Settecento, di pari passo con il deterioramento delle opere di bonifica già effettuate e delle infrastrutture da poco realizzate, come il nuovo Canale navigante. Per mettere fine a questo stato di cose, il 26 ottobre 1741, la Reggenza del nuovo governo lorenese, rende un’altra volta autonomo l’ente, investendolo di più ampie incombenze e poteri decisionali, pur mantenendo la prerogativa di nominarne la dirigenza con cariche che affida ai maggiori proprietari maremmani, scelti per la conoscenza dei problemi del territorio; una soluzione questa che, a causa degli scontri di competenze con il Capitano di Giustizia di Grosseto, ne blocca il funzionamento sino a quando, nel 1748, il Magistrato dei fossi è reso completamente indipendente e la sua attività assicurata dall’aumento delle entrate provenienti dagli affitti delle bandite e dai proventi derivanti dalle produzioni dei pascoli (ASF, Finanze, 689).
L’istituzione della Provincia Inferiore di Grosseto, avvenuta nel 1766, nell’ambito delle grandi riforme avviate dal granduca Pietro Leopoldo, causa nuove trasformazioni all’interno dell’ufficio, che acquista prerogative politico-amministrative e giudiziarie; ciò avviene con l’emanazione del “Regolamento Generale” del 21 ottobre 1767, con cui si sopprime il cinquecentesco Uffizio Patrio e si istituisce il nuovo Ufficio dei fossi e coltivazioni di Grosseto, presieduto da un commissario, a cui spetta la nomina del personale dipendente, fra cui compaiono un ingegnere, uno stimatore e un caporale dei lavori. Da questo momento cambiano anche le sue funzioni, e l’Ufficio, oltre che incombenze di carattere tecnico, assume anche quelle di un organismo amministrativo, politico e giudiziario. La cattiva conduzione porta comunque nel 1778 ad un nuovo ridimensionamento di competenze, che si limitano ora alla sola gestione delle operazioni di alienazione e al livellazione dei beni comunicativi, situazione che viene sanata tre anni dopo con la nomina del matematico Pietro Ferroni alla direzione dei lavori di bonifica, quando l’ufficio viene reintegrato nella gestione del sistema idraulico maremmano. Soppresso nel 1808 dalla nuova amministrazione francese, le sue funzioni sono sostenute in genere dalla prefettura del Dipartimento d’Ombrone e, solo per affari marginali, dalla sottoprefettura di Grosseto.
Ricostituito nel 1814, l’Ufficio avvia una serie di lavori di restaurazione di strade e argini sino al 1825, quando l’istituzione del Corpo degli ingegneri di acque e strade e l’abolizione dell’Ufficio generale delle Comunità porta al passaggio delle sue prerogative e mansioni alla Camera di Soprintendenza Comunitativa (1825-1848) e all’Ingegnere ispettore di compartimento (1825-1874, al quale è demandato il compito di ispezione e di amministrazione dei corsi d’acque e strade e il cui fondo documentario, conservato nell’ASGr, è organizzato in due Serie: Ispezione di acque e strade (1825-1865) e Amministrazione dei corsi d’acqua (1834-1874).
La formazione nel 1828 della Commissione idraulica-economica per la fisica riduzione della Maremma, formata da un direttore, un ministro economico e da un architetto idraulico, porta l’anno successivo alla costituzione dell’Ufficio di bonificamento delle Maremme (1829-1871), che deve rispondere alle necessità relative ai diversi impegni dello stato nel portare a termine la bonifica e che è direttamente dipendente dal granduca (Bandi Toscani, XXXV, LXIV).
Successivamente all’Unità d’Italia, le prerogative e i compiti dell’Ufficio di bonificamento passano all’Ufficio del Genio Civile di Grosseto (1860-1890), il cui archivio conserva perizie di lavori, rapporti e progetti, piani di livellazione, terreni di colmate, rapporti di bonificazione, ecc.

Produzione cartografica

Andata distrutta la documentazione anteriore al 1765, probabilmente a causa della piena del fiume Ombrone del 1944, si conservano presso l’ASGr le carte relative ai due periodi 1764-1808 e 1814-1875; particolarmente interessanti risultano essere i documenti relativi ai Lavori stradali, idraulici, rurali ai fabbricati (1786-1793 e 1816-1825) e all’Alienazione dei Beni demaniali per vendite, livelli, concessioni alle comunità, ospedali e opere pie (1765-1808). Sono invece da rintracciare nel fondo del Dipartimento d’Ombrone le carte attinenti agli anni 1808-1814, da integrare con quelle giacenti negli ANP e, in particolare, nella Serie F, Administration Générale de la France: F2 Administration Départementale f. 864 (Ombrone 1793-1814), F13 Bâtiments Civils, ff. 1566,1636, F14 Travaux Publics, ff. 1911-1012.
La cartografia prodotta dall’Ufficio dei fossi e coltivazioni, conservata a Grosseto non è completa, dato che una parte può essere rintracciata presso gli archivi di Siena e di Firenze; d’altra parte la produzione geocartografica di questo ente è legata strettamente alla politica d’interventi sul territorio maremmano portata avanti dal governo lorenese fra la seconda metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento. Risalgono infatti a questo periodo la maggior parte delle 307 carte manoscritte che compongono il fondo e che possono essere suddivise per grandi temi:
a) bonifiche e sistemazioni dei corsi d’acqua, fiumi e fossi;
b) acquedotti e fontane;
c) strade e ponti;
d) insediamenti abitati;
e) organizzazione agricola;
f) tenute, poderi, pascoli, boschi, bandite, dogane;
g) edifici agricoli, mulini, frantoi, fornaci, saline, cave, miniere, cimiteri, ecc.;
h) confinazioni.
La parte più significativa del materiale (104 carte) è relativa alla consistenza delle tenute, dei pascoli, delle bandite e delle dogane, ed è realizzato per documentare la consistenza dei singoli beni e i passaggi di proprietà, come nel caso della Pianta geometrica della Dogana di Gello di Giovanni Sebastiano Flosi del 1787, in cui è messa in evidenza l’orografia e la topografia della zona (ASGr, Ufficio dei fossi e coltivazioni di Grosseto, f. 587). Non meno significativa la cartografia inerente la sistemazione dei corsi d’acqua: molti documenti grafici riguardano interventi da effettuarsi nel letto dei fiumi, come nel caso del Progetto di prolungamento del dentello del Fiume Ombrone in località Steccaia, che comprende cinque disegni redatti da Pietro Ferroni nel 1787 (Id., f. 20). Grande attenzione è riservata ovviamente alle bonifiche, in particolare ai lavori idraulici che hanno interessato la zona del padule di Castiglione della Pescaia e il fiume Ombrone (55 carte): sono redatte fra il 1820 e il 1821 da Giacomo Passerini la Topografia del Padule di Castiglione, sue gronde e sbocco de rispettivi influenti, per illustrare il progetto di riduzione del padule stesso (Id., f. 552), e il Profilo di livellazione della soglia della Cateratta del Fiume Ombrone alla fine del suo Argine di S. Maria (Id., f. 555). Attenzione è posta anche nei riguardi delle controversie di confinazioni (35 carte), della gestione delle strade e dei ponti (37 carte) o delle caratteristiche ed organizzazione del paesaggio agrario (10 carte). Fra la documentazione cartografica relativa alla rete stradale, si possono rammentare la Pianta dimostrativa di alcuni andamenti che potrebbero tenersi in continovazione della nuova strada della Montagna di Santa Fiora di Giovanni Massaini del 1795 (Id., f. 31), la Pianta dimostrativa dell’andamento della nuova Strada dal Vado di Piantina nel Fiume Ombrone all’Osteria de’ Cannicci nella via Consolare Grosetana di Giovanni Massaini del 1806 (Id., f. 60), il progetto in sei tavole relativo alla realizzazione del Terzo tronco della Strada regia da Grosseto a Orbetello di Giovanni Passerini del 1819 (Id., f. 546), o ancora la Pianta della seconda porzione della strada nuova da Castel del Piano alla Fonte di Seggiano di Antonio Lapi del 1820 (Id., f.. 551).

Operatori

Oltre ai già ricordati Giovanni Sebastiano Flosi, Pietro Ferroni, Giacomo e Giovanni Passerini, Giovanni Massaini e Antonio Lapi, c’è da segnalare che – nella seconda parte del Settecento – alle dipendenze dell’ente lavorano, continuativamente, ma più spesso saltuariamente, per ragioni di salute legate alle difficili condizioni climatiche e sanitarie della zona, molti ingegneri; fra di essi il ben noto matematico Leonardo Ximenes, Giuseppe Montucci, senese, impiegato nel 1758 con l’ingegnere Giovanni Maria Veraci nella misurazione di profili dei canali, fossi e argini dell’area maremmana, Dionisio Mazzuoli, Giuseppe Tommi, Donato Maria Fini, impiegato quest’ultimo nell’Ufficio dal 1767 al 1768 e autore della Pianta dei Fossi Molla e Molletta (1769). Da segnalare inoltre l’attività del tenente Giambattista Boldrini, nel novembre 1768 nominato ingegnere della “Deputazione sopra gli scoli da farsi alle acque stagnanti in diversi luoghi della Provincia Inferiore”, che l’anno successivo chiede di poter far parte dell’Uffizio dei Fossi al posto del Fini, incarico a cui ritorna dal 1 settembre 1782, e di due aiuti che lo affiancano, Giambattista Giudici nel 1773 e Stefano Diletti nel 1786. Sono utilizzati anche tecnici appartenenti ad altre amministrazioni come Giovanni Grazzini e Filippo Grobert, stipendiati dallo Scrittoio delle Regie Fabbriche, Giuseppe Salvetti, ingegnere capo dell’Archivio delle decime, nel 1775 destinato a far parte di una Commissione incaricata di eseguire una visita idraulica della Maremma, Giovanni Spadini dello stesso ufficio, Giovanni Franceschi, che alterna i soggiorni in Maremma con i suoi impegni lavorativi per la Religione di S. Stefano in Valdichiana, Antonio Capretti, ingegnere delle Regie Possessioni, la cui attività è documentata dal 1779, che redige la Relazione e pianta dell’acquedotto di Pitigliano (1783), e Alessandro Nini, che svolge la sua attività di ingegnere a Siena. Fra gli autori delle carte vi sono anche gli agrimensori Lorenzo Razzi, Giovanni Bucci, Domenico Gualtieri, Girolamo Lorenzoni, Filippo Serafini e il perito Giuseppe Sozzoboni.
Nell’Ottocento, oltre al più conosciuto Alessandro Manetti, sono attivi nell’ambito della magistratura grossetana i già ricordati ingegneri Giovanni Massaini, Antonio Lapi, Giacomo Passerini, e finalmente Tommaso Pasquinelli: spesso affiancati da altri, che lavorano per conto dell’Ufficio come collaboratori esterni.

Riferimenti bibliografici e archivistici

Barsanti, 1992; Bueti, 1991; Guida generale degli Archivi di Stato Italiani, 1983, vol. II; Peroni, 1936; Petroni, 1967; Pierazzi, 1871; Prunai, 1951; ASGr, Rendite dell’Uffizio dei Fossi di Grosseto, 1865; ASF, Finanze; ASGr, Ufficio dei fossi e coltivazioni di Grosseto; ASGr, Dipartimento d’Ombrone; ANP, F, Administration Générale de la France: F2, Administration Départementale f. 864 (Ombrone 1793-1814), F13, Bâtiments Civils, ff. 1566,1636, F14, Travaux Publics, ff. 1911-1012.

Gabriella Orefice (Siena)

Fortezze e Fabbriche (Granducato di Toscana)

L’istituzione ha assunto nel corso del tempo le seguenti denominazioni:

Amministrazione delle Regie Fortezze e Fabbriche (1548-1553 circa)

Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (1553 circa-1739)

Scrittoio delle Reali (Regie) Fabbriche (1739-1849)

Creata nel 1548 da Cosimo I, l’Amministrazione delle Regie Fortezze e Fabbriche può essere considerata il primo nucleo dal quale si forma negli anni immediatamente successivi lo Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, a cui è demandato il compito di provvedere alle necessità di tutte le fortificazioni toscane, governandole e fornendole di approvvigionamenti e guarnigioni. Lo Scrittoio, che risulta in attività gia nel 1553, ha inoltre l’incombenza di sovrintendere a tutte le fabbriche ”particolari” di proprietà granducale, assegnando gli stanziamenti necessari e controllando l’esecuzione dei lavori necessari e le maestranze impiegate.
Con la riorganizzazione in forma stabile di questo ufficio, negli ultimi anni del Cinquecento, vengono definite le due cariche direttive di Soprintendente e Provveditore Generale delle Fortezze, a cui fanno riferimento soprintendenti e provveditori regionali, incaricati di controllare l’efficienza delle strutture e dei rifornimenti militari (ASF, Miscellanea Medicea, f. 413, c. 437: “Niccolò Arrighi, Teatro di Grazia e Giustizia”, 1695).
Nella prima metà del XVII secolo, la carica di Soprintendente Generale è tenuta per un lungo periodo da Giovanni de’ Medici, Marchese di S. Angelo, figlio naturale di Cosimo I, mentre fra i provveditori spiccano i nomi di Andrea Arrighetti, matematico e fisico, e dell’ingegnere Pietro Guerrini, protagonista di un lungo viaggio intrapreso per ordine di Cosimo III attraverso l’Europa.
Dopo l’estinzione della dinastia medicea e il passaggio della Toscana ai Lorena, con mp del 26 aprile 1739 viene soppresso lo Scrittoio e le sue incombenze ripartite in quattro diversi dipartimenti: il Comandamento di guerra, lo Scrittoio di direzione generale delle fortificazioni, artiglierie, arsenali, lo Scrittoio di fabbriche civili, fontane, getti d’acque e infine lo Scrittoio dei giardini. Le fabbriche militari sono affidate alla gestione della Direzione generale dell’artiglieria e fortificazioni, diretta dal colonnello Odoardo Warren, a cui fa capo, a partire dal 1759, data della sua istituzione, anche il l’ufficio del Genio militare; a sovrintendere alle fabbriche civili è nominato l’architetto lorenese Jean-Nicolas Jadot, mentre Luis Ferdinand Gervais diviene Direttore e Disegnatore dei giardini.
Dato che nel tempo, lo Scrittoio vede ampliare le proprie incombenze dalle sole fortificazioni ai palazzi granducali e agli allestimenti di feste e cerimonie, dopo aver attinto per il personale da altre magistrature, a partire dalla metà del secolo può contare su un organico tecnico costituito da un certo numero di maestranze fisse, un ingegnere delle fortezze e un aiuto dell’ingegnere. La gestione delle fabbriche civili e la manutenzione delle fortezze e degli edifici della Direzione generale d’artiglieria e fortificazioni è affidata a società di privati, con contratti di appalto generale.
L’attività di architetti e ingegneri alle dipendenze dello Scrittoio è regolata da apposite istruzioni, in funzione del controllo che il tecnico è tenuto a esercitare sugli appalti. Le istruzioni del 1741, che definiscono i compiti degli architetti tenuti a «levar le piante, alzate e profili di tutti i Palazzi, Ville e altre fabbriche e Condotti e fontane di S.A.R.», vengono variate il 17 agosto 1789.
Dopo che nel 1763 è abolito il sistema degli appalti, riportando tutti gli edifici sotto il diretto controllo dello Scrittoio, il 26 giugno 1765, una revisione delle funzioni dei dipartimenti porta alla soppressione dell’ufficio destinato alla gestione dei giardini, riassorbito nello Scrittoio delle Fortezze e fabbriche. Nella complessiva revisione delle magistrature, voluta dal granduca Pietro Leopoldo, nel 1777 il Corpo degli Ingegneri Militari passa dalla Direzione d’Artiglieria, a cui era stata demandata sino a quel momento l’amministrazione delle fabbriche militari, allo Scrittoio medesimo. Da questo momento ricadono sotto il controllo dello Scrittoio delle Reali Fabbriche, oltre ai palazzi e le ville reali, la gestione delle fortezze e di tutti i beni militari, le fabbriche sanitarie, le fabbriche doganali, le darsene e i porti marittimi. Nel 1794 la sua competenza viene estesa alle fabbriche dipendenti dall’Amministrazione generale delle regie rendite e dall’Ufficio generale delle poste del Granducato, di cui acquisisce anche gli archivi. Compito dello Scrittoio è inoltre quello di predisporre progetti e relazioni, anche su richiesta della Segreteria di Stato, della Segreteria di Finanze, della Segreteria di Guerra e dell’Ufficio della Guardaroba, che non dispongono di uno staff tecnico proprio.
Sottoposto al Conservatore dei reali palazzi e ville, dal 1802 al 1808, anno in cui viene soppresso dal governo francese che ne demanda i compiti ai Dipartimenti o Prefetture, lo Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche riprende la propria attività nel 1814, all’indomani del ritorno dei Lorena dopo la restaurazione, continuandola sino al 9 dicembre 1849, quando le sue incombenze sono definitivamente assegnate alla Direzione dei lavori di acque e strade.

Produzione cartografica

Il fondo documentario conservato presso l’ASF, che copre il periodo 1602-1849, composto da 335 pezzi, è inventariato secondo due diverse sezioni Fabbriche Medicee e Fabbriche Lorenesi. L’ampio spettro di incombenze che, nel tempo, furono affidate allo Scrittoio giustifica il gran numero di documenti cartografici, disegni e piante, che ci sono pervenuti allegati alle pratiche conservate nel fondo, recentemente (2000) catalogati in un inventario analitico fornito di indice alfabetico per località e per autori.
Si tratta di una documentazione di notevole interesse che illustra una gran parte dei lavori di costruzione, trasformazione e restauro effettuati nel corso di circa due secoli e mezzo sugli immobili di proprietà dello stato, sia civili (ville, residenze granducali, edifici pubblici) che militari (fortezze, torri costiere, opere di difesa).
Fra i disegni più antichi conservati nel fondo vi sono il progetto relativo alla ristrutturazione della Rocca di Pietrasanta, redatto da Raffaello del Bianco agli inizi del Seicento (ASF, Scrittoio delle Fortezze e fabbriche Fabbriche lorenesi,1930/258) o quelli di Annibale Cecchi per la costruzione di nuovi baluardi alle mura di Firenze del 1654 (Id., 1933) o per il consolidamento del Baluardo del Maggiore a Portoferraio del 1657 (Id., 1933/694).
Nel corso del Settecento, il passaggio dai Medici ai Lorena comporta uno sforzo di aggiornamento della cartografia per quanto riguarda le strutture di proprietà pubblica e, in particolare, di quelle militari, che proseguirà nell’Ottocento.
Per dare un’idea della vastità tematica della cartografia prodotta dall’ente, basti ricordare che essa riguarda oltre alle difese, vedi la Pianta del Forte San Pietro situato a Livorno (Id., 2001/135) e la Pianta dimostrativa una porzione di Portoferraio (Id., 2002/4), entrambe della fine del XVIII secolo, o per il periodo successivo la Pianta del Forte Focardo e dei terreni adiacenti, del 1830, che illustra una delle realizzazioni secentesche spagnole all’Isola d’Elba (Id., 2124/27), anche i problemi idraulici, relativi fra gli altri alla costruzione di un nuovo canale a Pisa nel 1749 (Id., 1943/195), alla regimentazione dei fiumi, il Serchio nel 1761 (Id., 1951/744), l’Arno nel 1774 (Id., 1953/889), il Montone a Terra del Sole, di Annibale Cecchi nel 1657-1668 (Id., 1928/64) e 1768 (1956/121), la Magra a Pontremoli nel 1775 (Id., 1961/625). Numerose inoltre le rappresentazioni cartografiche di insediamenti e porzioni di territorio, come le piante di Terra del Sole del 1722 (Id., 1940/1646), della Darsena e della Linguella del 1749 (Id., 1943/170), e delle saline delle Joie di Portoferraio del 1751 (Id., 1945/258), del tratto di mare fra Talamone e Porto S. Stefano, di Alessandro Nini del 1804 (Id., 2038/23), di Livorno di Antonio Piemontesi detto Baleggio di Vienna del 1804 circa (Id., 2039/15), di Pitigliano di Alessandro Doveri del 1820 (Id., 2082/11), del litorale di Forte dei Marmi di Francesco Riccetti del 1822 (Id., 2082/19), di Rio Marina all’isola d’Elba del 1844 (Id., 2190/182).
Tra Sette e Ottocento l’attenzione si appunta sulla rete stradale, vedi la pianta delle Strade Regie che collegano Firenze con Viterbo e Perugina del 1824 (Id., 2092/7), o verso i processi di ammodernamento delle città e in particolare della capitale, con la costruzione del nuovo cimitero di Trespiano del 1784 (Id., 1997/606), e l’apertura di nuovi quartieri, come quello di Barbano presso la Fortezza da Basso del 1849 (Id., 2216A/219).
Una parte significativa dell’apparato grafico di ausilio alle pratiche evase dallo Scrittoio è inoltre conservato, come carte sciolte, in ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche,di cui esiste un inventario sommario. Il fondo è composto di 666 pezzi, fra piante e registri per un totale di circa 1.500 disegni, che coprono un arco di tempo che va dal 1548 al 1851, anche se la maggior parte è riferibile al periodo lorenese. Si rimanda alla Description de la Citadelle de S Jean Baptiste de Florence del 1737 (Id., 549) o al Progetto per il rafforzamento delle difese dell’area grossetana con la costruzione di nuove fortezze lungo il fiume Ombrone e alla Pianta dei lavori nuovi fatti fuori e dentro della porta nuova di Grosseto del 1755 (Id., n. 550). Notevole il corpus delle carte che documentano la situazione di fatto del maggiore porto toscano, vedi la Carte de la rade de Livourne Leveé en 1795 par le Cap. Sean Kint (Id., cart. V 1 A3), e le trasformazioni ottocentesche subite dalla città, relative alla costruzione della nuova cinta muraria, la realizzazione delle porte, le lottizzazioni dei terreni dopo le demolizioni dell’antica cinta, i nuovi ponti, i fossi, la darsena, i nuovi sobborghi. Si devono all’ingegnere Luigi Bettarini sia una pianta della città con indicazione delle mura da smantellarsi del 1850 (Id., cart. V 1 A3) che il Progetto di demolizione delle fortificazioni sulla darsena e sul fosso reale di Livorno all’oggetto di riunire la nuova alla vecchia città (Id., cart. VII 8 H4).

Operatori

Nel fondo documentario conservato presso l’ASF, nelle due diverse sezioni Fabbriche Medicee e Fabbriche Lorenesi, compaiono ben 123 autori di disegni fra ingegneri, architetti, agrimensori e periti che, a vario titolo, prestarono la loro opera nell’ambito dello Scrittoio.
Si è già avuto modo di ricordare i nomi di Raffaello del Bianco, Annibale Cecchi, Alessandro Nini, Antonio Piemontesi detto Baleggio, Alessandro Doveri, Francesco Riccetti, il capitano Sean Kint, e Luigi Bettarini.
Un’analisi sistematica dei fondi archivistici dimostra che, ad esempio, nella prima metà dell’Ottocento furono alle dirette dipendenze dell’ente gli architetti Luigi Bettarini, Antonino Benini, Luigi Bosi, Giuseppe Cacialli, Lodovico Chantreau, Mariano Falcini, Domenico Giraldi, Luigi Grassi, Giuseppe Martelli, Filippo Nini, Fabio Nuti, Giovanni Pacini, Pasquale Poccianti, Vincenzo Ricci, per lo più impiegati a Firenze, Alessandro Doveri a Siena, Francesco Riccetti a Pisa, Luigi Bettarini a Portoferraio, Giuseppe Ciulli e Angiolo Caprilli a Orbetello, Francesco Leoni a Piombino, Giuseppe Franchini e Alessandro Manetti a Volterra, Giovanni Pacini a Livorno.

Riferimenti bibliografici e archivistici

Cresti e Zangheri, 1978; Guida generale degli Archivi di Stato Italiani, 1983, vol. II; Martelli, 2005; Martelli, 2005; Orefice, 2002; Orefice, 2005; Peroni, 1936; Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 1969, I; Toccafondi e Vivoli, 1987; Zangheri, 1978; ASF, Miscellanea Medicea; ASF, Scrittoio delle Fortezze e fabbriche Fabbriche lorenesi; ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche.

Gabriella Orefice (Siena)

Camera delle Comunità

L’istituzione ha assunto nel corso del tempo le seguenti denominazioni:

Camera delle comunità, luoghi pii, strade e fiumi (1769-1802)

Camera di Soprintendenza comunitativa (1814-1848)

Le riforme leopoldine, con la riorganizzazione delle sedi amministrative e giudiziarie e la riformulazione di compiti e funzioni di giusdicenti e cancellieri, nonché con la ristrutturazione delle circoscrizioni comunitative, portano alla costituzione del Tribunale e Magistratura della Camera delle comunità, luoghi pii, strade e fiumi, istituita dal granduca Pietro Leopoldo con mp del 22 giugno 1769, con i compiti di controllare i bilanci delle comunità, di sovrintendere ai lavori di strade, ponti e fiumi, e di verifica delle attività dei Monti Pii, tramite la figura del Soprassindaco: con competenza su tutto ciò che concerne l’amministrazione economica delle comunità e dei corpi morali dipendenti da esse, in particolare per quanto riguarda la riscossione dei tributi su tutto il territorio appartenente all’antico dominio fiorentino.
Si mette in tal modo ordine alla precedente organizzazione che vedeva due magistrature distinte, i Capitani di Parte Guelfa e i Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione Fiorentina, con tutte le congregazioni annesse, compresi gli Uffiziali di Fiumi, ponti e strade, che avevano competenza simili e sovrapponibili, ad esempio sul controllo dell’opera degli agenti di strade; una situazione di confusione istituzionale che già nel 1606 aveva indotto il granduca Ferdinando I a stabilire un’unica Soprintendenza formata dal Provveditore della Parte e dal Soprassindaco dei Nove, che si era successivamente trasformata nella Congregazione di strade e ponti. Il nuovo tribunale giudiziario, formato da tre auditori, competente a giudicare le cause fra le comunità i luoghi pii e i privati, viene abolito con mp del 22 agosto 1782, quando Pietro Leopoldo ne trasferisce l’autorità alle singole comunità locali. La Camera delle Comunità, che assorbe il personale tecnico amministrativo della precedete Congregazione, è gestita da un soprassindaco che, con alcuni aiuti e un avvocato, esercita sia il controllo sulla riscossione di vari tributi sul territorio del dominio, ad eccezione dell’antico Stato di Siena, e sia la tutela sulle comunità del contado e del distretto, ad esclusione del territorio pisano, sottoposto all’Ufficio dei fiumi e fossi di Pisa. Alla Camera, inoltre, viene sottoposto l’Archivio delle decime che può disporre di un proprio organico formato da un archivista, da un computista e da due ingegneri; occasionalmente vengono usati altri tecnici operanti anche per lo Scrittoio delle Possessioni.
Soppressa, dopo l’istituzione – con mp del 6 ottobre 1802 – dell’Ufficio generale delle Comunità con competenza su tutto il territorio toscano, quando viene anche creato il Servizio Imperiale dei Ponti e Argini (ANP, Serie F2, Administration Départementale; Serie F13, Bâtiments Civils; Serie F14, Travaux Publics, Cartes et plans), la Camera è ricostituita con mp del 27 giugno 1814 ed unita all’Ufficio generale delle comunità di Siena, all’Ufficio dei fossi di Pisa, all’Ufficio dei fossi e delle coltivazioni di Grosseto e alla nuova Camera di Arezzo, trasformandosi nella Camera di Soprintendenza Comunitativa. Nello stesso anno, avviate le operazioni di formazione di un nuovo catasto geometrico particellare, è istituito il Dipartimento per la conservazione del catasto e per la direzione dei lavori di acque e strade, il cui soprintendente è tenuto istituzionalmente a relazionarsi con la camera di Soprintendenza Comunitativa per quanto concernente lavori di acque e strade, bilanci di comunità e archivio delle decime.
Alla Camera di Soprintendenza Comunitativa del Dipartimento Pisano, creata nel 1814, è demandato il compito di riscuotere la tassa prediale e la nuova imposta per le spese del catasto, di curare molti lavori pubblici e la sorveglianza di fiumi e canali, in particolare dell’Arno, del Serchio, del Canale Imperiale, del Canale dei Navicelli e di quello di Ripafratta (ASF, Segreteria Gabinetto Appendice, 97/2, Soprintendenza generale delle Comunità, 1814). Nel 1825, nell’ambito della riorganizzazione generale della materia voluta da Leopoldo II che porta alla creazione del Corpo degli Ingegneri di acque e strade, il controllo degli enti locali viene separato dal Dipartimento per la conservazione del catasto, e nuovamente assegnato alle Camere di Soprintendenza Comunitativa, di Firenze, Pisa, Siena, Arezzo e Grosseto (ASF, Segreteria di Gabinetto, f. 396, Istruzioni per gli Uffizi Communitativi), ognuna delle quali aveva il controllo di una circoscrizione territoriale, che prende il nome di compartimento, a sua volta suddiviso in circondari e comunità; la gestione di ogni singolo circondario è affidata, per quanto riguarda gli interventi urbanistici, edilizi e igienici, a un ingegnere di circondario, mentre in ognuna delle cinque Camere vi deve essere un ingegnere, con il titolo di ispettore e solo per i compartimenti di Firenze e Pisa si decide che questi sia coadiuvato da un sottoispettore (ASF, Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana, vol. XIX, 1825, LXXXIII). Dopo la riforma del 1825, la Camera pisana ha giurisdizione sui circondari di Pisa, Lari, Pontedera, Campiglia Marittima, Pontremoli, Livorno, Pietrasanta e Portoferraio.
Per quanto riguarda il territorio senese, abolita nel 1786 la magistratura dei Quattro Conservatori della città e Stato di Siena, creata nel 1561 da Cosimo I, le sue competenze sono demandate all’Ufficio generale delle comunità e dal 1825, abolito quest’ultimo, alla nuova Camera di soprintendenza comunitativa di Siena. Analogamente, alla Camera di soprintendenza comunitativa di Grosseto, subentrata nel 1825 al soppresso Ufficio dei fossi e delle coltivazioni, vengono assegnate le competenze sugli affari delle comunità della provincia, essendo affiancata dall’ingegnere ispettore del circondario (1825) e dall’Ufficio di Bonificamento della Maremma (1829) che controlla economicamente, tramite la partecipazione del proprio provveditore alla Commissione idraulico-economica.
I compiti delle soprintendenze sono negli anni successivi assorbiti in modo graduale da una nuova istituzione, nata nel 1834 con il nome di Direzione generale dei lavori di acque e strade, sino a quando, con mp del 29 dicembre 1840, è istituita la Soprintendenza generale delle comunità, che esercitava funzioni di controllo sia sulle comunità che sulle soprintendenze comunitative, a cui è sottoposto anche l’Ufficio per la conservazione del catasto. La soprintendenza generale e quelle locali sono definitivamente soppresse nel 1848, quando vengono istituite le prefetture.

Produzione cartografica

Data la complessa vicenda istituzionale, risulta difficile quantificare e persino individuare il materiale cartografico prodotto da questa magistratura, anche se sono sicuramente da attribuirsi all’attività della Camera delle comunità, e successivamente alla Camera di Soprintendenza comunitativa, parte delle carte conservate nell’ASF, nel fondo Piante di ponti e strade, composto di circa 100 carte manoscritte, risalenti ad un periodo compreso fra il XVIII e il XIX secolo, e comunque di difficile consultazione in quanto dispone solo di un inventario sommario redatto nel 1912.
Ancora nell’ASF, nel fondo Miscellanea di piante sono conservate alcune carte riferibili all’ultimo periodo di attività della Soprintendenza in relazione alla realizzazione di alcuni nuovi tratti di strade regie, e di linee ferroviarie e stazioni, come ad esempio la Pianta della strada Regia da Firenze a Pontassieve (n. 12) e la Pianta della Strada Aretina da Pontassieve a Montevarchi (n. 13) che documentano i lavori di allargamento e rinnovamento della strada avvenuti alla metà dell’Ottocento. E’inoltre ipotizzabile che alcuni documenti cartografici relativi alla Camera siano compresi in Piante della Direzione generale delle acque e strade.
Altri documenti cartografici, riferibili alla Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa sono rintracciabili in ASP, Piante dell’Ufficio fiumi e fossi di Pisa. In particolare è da attribuirsi a questo ufficio il corpus di 46 mappe topografiche, derivate per riduzione dai quadri d’unione del catasto granducale particellare, risalenti alla fine degli anni ’30 del XIX secolo, che riportano confini, viabilità, idrografia e insediamenti presenti nelle varie comunità del territorio pisano (nn. 175-220).

Operatori

Non avendo un corpo tecnico proprio, la Camera utilizzava per la sua attività tecnici, ingegneri, architetti e agrimensori dipendenti da altri uffici, in particolare, al momento della sua istituzione, fanno parte dell’Archivio delle decime, oltre ai matematici Pietro Ferroni, gli ingegneri Giuseppe Salvetti e Giovanni Spadini. Ingegneri e architetti, non impiegati continuativamente ma attivi alla fine del Settecento, sono Bernardino della Porta, Giovan Battista Giudici, Anastagio Anastagi e Giovanni Kindt (Direzione dei lavori di acque e strade), Neri Zocchi e Stefano Diletti (Soprintendenza comunitativa di Pisa), Antonio Capretti (Ufficio fiumi e fossi di Pisa), Giuseppe Franceschi (Ordine dei Cavalieri di S. Stefano); vanno inoltre ricordati Giuseppe Manetti (architetto granducale), l’ Abate Francesco Puccinelli e il Padre Cosimo Peintinger.
Molto più ampio il novero dei tecnici impiegati a vario titolo nel corso dell’Ottocento, in particolare attivi nell’area pisana e grossetana. Per la prima la completa schedatura dei disegni e delle carte relativi alla Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa, lavoro che manca per il resto del territorio toscano, ha permesso di individuare i nomi di coloro che a vario titolo prestano la loro opera nell’ambito dell’ufficio, ingegneri, architetti, periti, agrimensori che collaborano nella redazione dell’ampio corredo cartografico alle pratiche dei lavori portati avanti da questa magistratura. Fanno parte della Camera pisana Luigi Baggiani, Luigi Baglini, Gaetano Becherucci, Angiolo Bellugi, Roberto Bombicci, Giuseppe Caluri, Ridolfo Castinelli, Lodovico Cateni, Angiolo Cianferoni, Alfonso Daguerre, Francesco Del Greco, Pompeo Ferrai, Antonio Lapi, Costante Maestrelli, Lorenzo Materassi, Gaetano Pasquini, Giuseppe Peselli, Giovan Battista Picchianti, Antonio Piccioli, Corrado Piccioni, Raffaello Rimediotti, Ferdinando Sanminiatelli, Nicola Scrivere e Antonio Torracchi.

Riferimenti bibliografici e archivistici

Barsanti, 1987; Caciagli e Castiglia, 2001; Cresti e Zangheri, 1978; Guida generale agli Archivi di Stato italiani, 1983; Giglia, 1997; Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 1969, I; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987; Wandruska, 1965; ASF, Segreteria di Gabinetto; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana, vol. XIX, 1825, LXXXIII; ASP, Piante dell’Ufficio fiumi e fossi di Pisa; ANP, Serie F2, Administration Départementale; ANP, Serie F13, Bâtiments Civils; ANP, Serie F14, Travaux Publics, Cartes et plans.

Gabriella Orefice (Siena)

Sgrilli, Luigi

Luigi Sgrilli
N. Firenze 27 novembre 1775
M.

Relazioni di parentela: Figlio di Bernardo Sansone.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere, architetto

Biografia:
Luigi nasce a Firenze il 27 novembre 1755, da Bernardo Sansone Sgrilli appartenente ad una famiglia trasferitasi nel 1580 da Imola in Toscana, da cui provengono molti funzionari governativi, in particolare appartenenti al ramo pisano. Spostatosi a Firenze, dove esercita la professione di architetto per più di mezzo secolo, Bernardo Sansone dal 1724 ricopre il ruolo di ingegnere dei Capitani di Parte (ASF, Capitani di Parte numeri neri, f. 306, c. 162); della sua opera come cartografo si ricorda soprattutto la Descrizione della Regia Villa, Fontane e Fabbriche di Pratolino, Firenze 1742, lavoro a cui si deve ascrivere anche la redazione della Pianta dei due Barchi, villa, fontane e Fabbriche della Reale Villa di Pratolino (AMFCE, Cass. 2).
Ingegnere e architetto, attivo fra il 1769 e il 1789.

Produzione scientifica:
Nel 1780 esegue i disegni dell'obelisco in travertino con epigrafe celebrativa, progettato dal matematico Ferroni ed eretto sopra la volta del canale sotterraneo del Pian del Lago, alle porte di Siena, a ricordo dell'avvenuto definitivo prosciugamento dell'area palustre (ASS, Piante dei Quattro Conservatori, nn. 273-274).
Insieme a Salvatore Falleri, nel 1782 è nominato Provveditore alle strade e alle fabbriche della Comunità di Firenze, incarico che ricopre per un triennio (ASCF, f. 5003, aff. 2); deputato nello stesso anno a compilare la nota dei conventi e delle confraternite della città da sottoporre a nuovo addaziamento, successivamente è occupato nella stima dei beni immobili compresi nel quartiere di S. Spirito (ASCF, ff. 1, 9645). Nell’aprile del 1782 segue le opere di scavo relative al nuovo fossato da realizzarsi all’esterno delle mura di S. Frediano, mentre fra il 1783 e il 1784, nell’ambito della realizzazione del camposanto fiorentino su progetto dell’ingegnere granducale Giuseppe Salvetti, disegna le piante della zona di Trespiano (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 1997/606 e 527). Impegnato nel 1789, con l’architetto Marco Moretti e il pittore Giuseppe Terreni, nei lavori di ristrutturazione del Teatro di Via Santa Maria (poi Alfieri) a Firenze, due anni più tardi allestisce il «vago anfiteatro» in piazza S. Maria Novella, per i festeggiamenti in onore dell’elezione di Ferdinando III a granduca di Toscana.
Fra i suoi lavori cartografici di maggiore impegno vi sono la Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, buon esempio del metodo geostorico diffuso nella Toscana Lorenese, redatta sulla scorta della cartografia più antica conservata negli archivi granducali (SUAP, RAT 251/b, di questa carta una seconda versione è in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A) e la Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, eseguita probabilmente dopo il 1778, nell’ambito del progetto di realizzazione di un canale navigabile di collegamento fra il Lago Trasimeno e il Canale Maestro della Chiana, seguendo il tracciato del torrente Mucchia (SUAP, RAT 247). Sono autografe la Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine XVIII sec. (ASF, Acquisti e doni, f. 246) e la Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588).
Nel 1787-88 collabora con Pietro Ferroni alla redazione della Dimostrazione della Strada Nuova della Consuma (una raccolta di 34 figure fra mappe e vedute), firmando la tavola XXI: Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino e la relazione del 29 agosto 1787 (BNCF, Cappugi, n. 308 e doc. 682).
Nel 1788 redige il Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, relative alle proprietà situate nei popoli di S. Regolo, Colognole, Lorenzana, Tremoleto, Fauglia, S. Giovanni al Gaetano, 1788; il cabro incompleto, formato da tavole a penna acquerellate redatte in scala di braccia pisane, comprende una precisa e particolareggiata veduta della Fattoria di S. Regolo e una bella pianta della Tenuta della casa Rossa di Fauglia, con attenta descrizione dell’orografia e delle colture (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
La ricostruzione della sua opera è resa difficile dalla presenza di un omonimo Luigi Sgrilli o Sgrelli (Chianciano, 1765-1823), prima allievo poi genero e figlio adottivo di Leonardo Massimiliano De Vegni, di cui acquista il cognome, firmando a volte Luigi de Vegni, che svolge attività di architetto, pittore e scultore in area aretina e chiancianese; lo Sgrilli/Sgrelli, come disegnatore e incisore, è autore fra l’altro del prospetto di Palazzo Albergotti ad Arezzo e della pianta del cimitero di Foiano ideati entrambi da De Vegni. Disegna inoltre il frontespizio del libro di Giacomo Barzellotti relativo alle Acque termali e minerali di Chianciano del 1813, per cui delinea anche le planimetrie e le vedute prospettiche degli stabilimenti termali dell’Acqua Santa e del Bagno di S. Agnese. Fra i suoi lavori vi sono inoltre molti soggetti architettonici senesi (BNCF, Palatino); alcune delle sue incisioni, fra cui la Veduta generale della città di Siena, sono riprodotte nella guida Siena e il suo territorio, pubblicata nel 1862.

Produzione di cartografia manoscritta:
Carta Topografica della Valdichiana e dell'Imposizione del Canal Maestro, 1775, (SUAP, RAT 251/b, con altra versione in ASF, Acquisti e doni, f. 251/A);
Carta Corografica di una parte delle Chiane appartenenti a due Stati Confinanti della Toscana e della Chiesa, 1778-80 (SUAP, RAT 247);
Piante della zona di Trespiano (Firenze), 1783-84 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi 1997/606 e 527);
Pianta dimostrativa d’una parte della Provincia del Casentino, 1787-88 (BNCF, Cappugi, n. 308);
Campione di Piante, estimario e memorie di tutte le Case e Altro Possedute dalla Famiglia Sgrilli cittadina Pisana, 1788 (ASF, Acquisti e doni, f. 316).
Carta Topografica di una porzione di beni posti nell’Alpe di Caprese Michelangelo, 1792 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 587-588);
Carta corografica delle Chiane dal Porto di Brolio, fine del XVIII secolo (ASF, Acquisti e doni, f. 246).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 405-406; Vichi, 1990, pp. 127; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 340-341 e 344-345; Barsanti e Rombai, a cura di, 1994, p. 163; Zangheri, 1996, p. 160; Inghirami, 1844, t. 14, p. 432; Casini, 1985, pp. 164-166; ASF, Capitani di Parte numeri neri; ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASF, Acquisti e doni; ASF, Miscellanea di Piante; ASCF; AMFCE; ASS, Piante dei Quattro Conservatori; BNCF, Palatino; BNCF, Cappugi; SUAP, RAT.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Ruggeri, Giuseppe

Giuseppe Ruggeri
N. Firenze 1708
M.

Relazioni di parentela: Giuseppe Ruggeri, fratello di Ferdinando Ruggeri, è molto più giovane di età.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Sostituisce il fratello Ferdinando nel cantiere di S. Lorenzo dopo la sua morte e, a partire dal 1743, nella carica di Architetto della Real Casa, occupandosi nel 1746 del rifacimento della scala principale di Palazzo Vecchio, sino a rimpiazzare nel 1755 l’architetto lorenese Jean-Nicolas Jadot nell’incarico di curare la manutenzione delle fabbriche granducali. L’impiego è mantenuto sino al 1766.
Giuseppe cura fra l’altro gli apparati funebri di tutti i membri della famiglia imperiale, compreso quello per Francesco Stefano nel Duomo di Firenze nel 1765. Nel 1751-55 ristruttura completamente la chiesa di S. Pancrazio; fra il 1757 e il 1757 cura la riduzione della soppressa chiesa di S. Apollinare a Uffici e carceri; nel 1764-65 è impegnato nei lavori di ampliamento di palazzo Pitti, dove costruisce il Rondò di Bacco, e nel 1771 nella ristrutturazione interna della chiesa di S. Maria del Carmine, dopo l’incendio che l’aveva parzialmente distrutta.
Giuseppe muore a Firenze nel 1772 (ASF, Segreteria di Finanze ante 1788, f. 436).
A lui si devono la bella Pianta del Palazzo del Ser.mo Granduca di Toscana in via della Crocetta, 1742 (BNCF, Palatino 3.B.1.5, tav. 16), con la descrizione, forse di fantasia, del giardino spartito a parterres, e le tre piante dello stesso palazzo, 1759-64 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 89).

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta del Palazzo del Ser.mo Granduca di Toscana in via della Crocetta a Firenze, Giuseppe Ruggeri, 1742 (BNCF, Palatino 3.B.1.5, tav. 16);
Tre piante del palazzo granducale di via della Crocetta a Firenze, Giuseppe Ruggeri, 1759-64 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 89).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Mori e Boffito, 1926, pp. 75, 78, 86 e 88; Gli ultimi Medici. Il tardo barocco a Firenze, p. 464; Fanelli, 1980, p. 272; Cresti, 1987, p. 54; La Tosa, 1990; Orefice, 1994, p. 21-22; Romby, 1993, pp. 347-348; Zangheri, 1996, pp. 21, 48, 55, 69, 90 e 101-104; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Segreteria di Finanze ante 1788; BNCF, Palatino.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Ruggeri, Ferdinando

Ferdinando Ruggeri
N. Firenze 25 aprile 1687
M. 27 giugno 1741

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Divenuto nel 1718 membro dell’Accademia Fiorentina, inizia un’intensa opera di rilevamento dei principali edifici cittadini, i cui disegni, incisi da Bernardo Sansone Sgrilli, hanno esito, fra il 1722 e il 1728, nello Studio di architettura civile sopra gli ornamenti di porte e finestre colle misure, piante, modini e profili tratte da alcune fabbriche insigni di Firenze, pubblicato in tre volumi dalla Stamperia Reale. In questa opera, oltre ai molti disegni di particolari architettonici delle fabbriche monumentali fiorentine, sono contenuti piante e prospetti relativi al Loggiato degli Uffizi, al Mercato Nuovo e a numerosi palazzi nobiliari. Lo studio del Ruggeri ha una seconda edizione nel 1755 con il titolo Scelta di architetture antiche e moderne della città di Firenze ad opera dell’editore Giuseppe Bouchard che amplia l’opera con un quarto volume contenente anch’esso incisioni dello Sgrilli.
La formazione di Ruggeri lo porta a svolgere attività professionali che si muovono parallelamente fra la progettazione architettonica e la produzione cartografica, non cospicua ma di interessante livello, in particolare per le sue indubbie qualità di disegnatore e di intagliatore.
Per quanto riguarda il primo aspetto, fra le sue opere più importanti, oltre ad una serie di apparati funebri e celebrativi, quali l’arco innalzato a Livorno nel 1731 per l’entrata in città dell’Infante di Spagna Don Carlos, e l’apparecchio funebre realizzato in occasione della morte dell’ultimo granduca mediceo Gian Gastone nel 1737, vi sono a Firenze la facciata della Chiesa di S. Filippo Neri (1731), la ristrutturazione della chiesa di S. Felicita (1736), la ristrutturazione di palazzo Corsi in via Tornabuoni (1736), la costruzione della scala monumentale per la Biblioteca Magliabechiana (1737), i restauri ai sotterranei e il progetto per il campanile per la Basilica di S. Lorenzo (1738-1741), la realizzazione di palazzo Capponi (poi Bastogi) in via Larga e per gli stessi committenti i lavori alla villa la Pietra (1740). Di lui si ricordano anche il progetto presentato al concorso per la facciata di San Giovanni in Laterano a Roma (1732), i lavori eseguiti a palazzo Sansedoni a Siena (1736-1738) e il progetto per la ristrutturazione della zona compresa fra via delle Oche, via della Morte e Piazza delle Pallottole a Firenze, del 1754.
Nel 1761 redige la Pianta e profilo del Magazzino che resta sotto la Loggia dell’Orcagna.
Per quanto riguarda la sua attività di cartografo e di intagliatore si sa che incide Le quattro parti del mondo da allegare al trattato di geografia dallo stesso titolo scritto da monsignor Giuseppe Maria Ercolani, che vede la luce solo nel 1756. Nel 1723, con Pier Francesco Guerrini, esegue la Pianta dimostrativa una parte dei confini tra il territorio di Brisighella…Stato di Sua Santità et il Capitanato di Marradi…Stato di S.A.R. di Toscana, circostanziata planimetria dei territori di confine fra i due stati (ASF, Miscellanea di Piante, n. 500).
Le specifiche competenze maturate negli anni con l’attività di rilevatore di architetture trovano la loro massima applicazione nel 1731 con la pubblicazione della bella Pianta della città di Firenze nelle sue vere misure colla descrizione dei luoghi più notabili di ciascun quartiere, che, come spiega lo stesso Ruggeri nella dedica al granduca, inserita in un cartiglio in alto a desta, risponde ai desideri dei fiorentini e soprattutto degli stranieri cui mancava una rappresentazione esatta della città. La pianta, che raffigura Firenze divisa nei quattro quartieri di S. Giovanni, S. Maria Novella, S. Croce e S. Spirito, può essere considerata il più importante contributo per la conoscenza della topografia cittadina alla fine del dominio mediceo. Redatta in scala di circa 1:10.000, la pianta è orientata con il nord in basso e presenta nei quattro angoli cartigli contenenti notizie sommarie sui principali edifici civili e sacri dei singoli quartieri.
Nella pianta, campiture a tratteggio permettono di distinguere gli isolati costruiti, all’interno dei quali il disegno schematico delle coperture fornisce indicazioni volumetriche dei principali edifici religiosi e della residenza granducale di Palazzo Pitti, di cui si dà anche il disegno del giardino. La pianta ha diverse edizioni, fra cui quella curata da Giuseppe Bouchard nel 1755, inoltre è utilizzata come base per la stampa della Pianta della città di Firenze inondata dalla piena del M.DCC.XL e inserita nello studio di Ferdinando Morozzi, Dello stato antico e moderno del fiume Arno, Parte I e II. Firenze, 1762-1766. Dalla pianta del Ruggeri deriva anche la Pianta della città di Firenze, disegnata e incisa in periodo lorenese da Giuseppe Poggiali nel 1784, che ripropone la stessa impostazione con i quattro cartelli angolari, contenenti le legende relative ai quartieri fiorentini.

Produzione di cartografia manoscritta:
Pianta dimostrativa una parte dei confini tra il territorio di Brisighella…Stato di Sua Santità et il Capitanato di Marradi…Stato di S.A.R. di Toscana, Ferdinando Ruggeri, con Pier Francesco Guerrini, 1723 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 500);
Pianta della città di Firenze nelle sue vere misure colla descrizione dei luoghi più notabili di ciascun quartiere, Ferdinando Ruggeri, stampa del 1731;

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Pianta dimostrativa una parte dei confini tra il territorio di Brisighella…Stato di Sua Santità et il Capitanato di Marradi…Stato di S.A.R. di Toscana, Ferdinando Ruggeri, con Pier Francesco Guerrini, 1723 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 500);
Pianta della città di Firenze nelle sue vere misure colla descrizione dei luoghi più notabili di ciascun quartiere, Ferdinando Ruggeri, stampa del 1731;

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Fantozzi, Federico

Federico Fantozzi
N. Firenze 25 agosto 1803
M. Firenze 1865

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:

Produzione scientifica:
Fra le opere più significative a lui assegnate vi sono il Ponte sull’Era, presso Peccioli, il Ponte sulla Possera, realizzato per incrementare la produzione di borace del Conte di Larderell, la Chiesa Collegiata di Pieve S. Stefano e il restauro della Torre e della Loggia Gherardini in Borgo SS. Apostoli a Firenze. Collabora anche con l’architetto Felice Francolini nella stesura di perizie, redigendo carografie relative a porzioni del territorio di Firenze (ASCF, f. 5275, F. Fantozzi e F. Francolini, Rilievo e progetto per il rialzamento di via Gora, 1857).
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Più conosciuta è la sua attività di studioso di storia e architettura fiorentine, che lo vede impegnato per un lungo periodo in una attenta operazione di rilevamento dei quartieri della città e di minuzioso studio della documentazione storica riguardante i principali edifici, i cui esiti portano alla pubblicazione nel 1842 della Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, che, come avverte lo stesso autore, è destinata a rispondere alle curiosità dei forestieri; guida che ha numerose ristampe negli anni successivi (1843, 1847, 1851, 1852, 1857, 1863) e due edizioni in lingua francese, rispettivamente nel 1846 (Passigli) e nel 1863 (Ducci).
L’anno 1841 Fantozzi aveva già dato alle stampe (come dimostra l’esemplare conservato in IGM, probabilmente in tiratura assai limitata) la Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, poi ripubblicata nel 1843, che della guida sembra essere il completamento ma che invece è il nucleo originale del suo lavoro. Secondo l’autore infatti proprio la pianta, intesa come strumento di conoscenza globale della città, doveva essere il punto di partenza per una serie di studi e pubblicazioni per illustrare in modo esaustivo tutti gli aspetti della vita culturale e artistica della capitale del Granducato. Le intenzioni didattiche e divulgative dell’opera sono chiarite dallo stesso autore in una supplica inviata al granduca, con cui presenta il Programma e il Modello grafico della pianta, che deve essere rilevata dal vero, mancando un aggiornamento della mappa catastale ultimata nel 1820 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 2152/151, Fantozzi Federigo, Per la facoltà di levare dal vero il perimetro esterno delle Fabbriche R.R. e dei R.R. Giardini posti nella città di Firenze e nelle adiacenze della med.ma. Condizioni relative). Ultimata nel 1839, nelle intenzioni dell’autore la pianta doveva essere pubblicata in forma di quadro sinottico, corredata delle notizie storiche, raccolte in tanti fascicoli da riunire poi in uno o più volumi.
Essendo ormai ingestibile la mole dei dati storico-architettonici raccolti, nel 1843 Fantozzi decise di abbandonare il Modello a suo tempo presentato al granduca e di pubblicare tutte le notizie in un libretto separato a cui allegare la pianta (BNCF, Cappugi 131, Firenze Annotazioni storiche compilate dall’ing. Arch F. Fantozzi per l’impostazione della sua nuova pianta geometrica della città di Firenze). Per quanto di redazione più concisa rispetto alla Guida, il libretto propone le stesse Notizie preliminari, che danno conto delle peculiarità della città, della sua topografia, delle caratteristiche degli edifici, del clima, dell’industria e del commercio locali, riportando in tabelle sia la Statistica topografica che la Statistica della popolazione.
Il disegno della pianta si presenta semplificato rispetto al primitivo modello, che prevedeva fra l’altro ai margini una serie di vedute; la città, orientata esattamente a nord, è inserita in una semplice cornice circolare ai cui angoli sono poste le figure allegoriche di Minerva, della Toscana e dei due fiumi, Arno e Mugnone. Con ricchezza di particolari e grafia nitida, l’autore delinea la forma della città, evidenziando con campiture di colore più scuro l’edificato e registrando gli interventi urbanistici più recenti.
Nel 1844 la pianta venne utilizzata per illustrare con campitura di colore azzurro l’ampiezza dell’esondazione dell’Arno, e successivamente, nel 1866, fu adoperata per divulgare il piano di ampliamento predisposto da Giuseppe Poggi per Firenze, nuova capitale del regno d’Italia. Dedicata a Vittorio Emanuele II, la pianta venne integrata e aggiornata dall’ingegnere e geografo Alfred Fischer che, oltre ai nuovi quartieri delle Cascine e di Barbano, realizzati nell’ultimo periodo granducale, inserì lo schema delle nuove espansioni edilizie previste da Poggi al di là dei Boulevards che sostituivano le antiche mura medievali abbattute. A sud il terreno agricolo, punteggiato di rade costruzioni nel 1843, ospitava ora il sinuoso disegno dello Stradone dei Colli, interrotto dal belvedere di Piazzale Michelangelo, aperto sulla città ai piedi del complesso monumentale di S. Miniato al Monte.

Produzione di cartografia manoscritta:
Rilievo e progetto per il rialzamento di via Gora, F. Fantozzi e F. Francolini, (ASCF, f. 5275,1857);
Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, 1841, 1843, 1844, 1866.

Produzione scientifica

Manifesto d’associazione alla nuova Pianta geometrica della città di Firenze levata dal vero e corredata di istoriche annotazioni, Firenze 1837;
Notizie biografiche originali di Bernardo Cennini, orafo fiorentino, primo promotore della tipografia in Firenze, con indicazione della casa e botteghe ove abitò ed esercitò l’arte, Firenze 1839;
Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842;
Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze 1843;
Firenze disegnata e descritta Terziere di S. Spirito, Firenze 1846;
Pianta Geometrica di Firenze. Nuova edizione pubblicata da Alessandro Varese Direttore dell’Agenzia Giornalistica. Rived.a Rettificata e Aument.a de’ Nuovi Progetti da A. Fischer Ingegnere e geografo, 1866.

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Saltini, 1862, p. 62; Carocci, 1905, p. 40; Mori e Boffito, 1926, pp. 109-112; Detti, 1970, p. 26, tavv. 1-5; Cresti e Zangheri, 1978, p. 92; Orefice, 1993, pp. 28-29; Romby, 1993, p. 345; Orefice, 2006 (in stampa); ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASCF; BNCF, Cappugi.

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Autore della scheda: Gabriella Orefice

Fallani, Bernardo

Bernardo Fallani
N. Firenze 1742
M. 16 settembre 1804

Relazioni di parentela:

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: architetto

Biografia:

Produzione scientifica:
dell'estensione del terreno che occupano ai piedi della medesima, 1770 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 676), la Veduta della cava di marmo statuario nel Monte Romolo a Campiglia, 1772 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 1984/18), le Piante di Palazzo Pitti a Firenze, 1774 (SUAP, RAT 303/a-e) e le molte Piante e prospetti delle nuove Dogane, redatte fra il 1785 e il 1790: Massa Marittima, Monterchi, Cortona, Lago Trasimeno, Abetone, Bientina, Arezzo, Sansepolcro, Montepulciano, S. Casciano dei Bagni (con Giuseppe Valentini), Pescia, Barberino di Mugello, Firenzuola, Vernio e Palazzuolo sul Senio (con Francesco Marinelli), Vellano presso Pescia, Bientina, S. Croce sull'Arno (con Gaetano Magrini), Sambuca Pistoiese (ASF, Miscellanea di Piante, n. 292 bis).

Produzione di cartografia manoscritta:
Cabrei con oltre 200 mappe delle proprietà granducali, ville e fattorie, situate in Toscana e a Roma, attribuzione con altri ingegneri, 1776-77 (SUAP, RAT 48-52);
Cabrei dei beni dell’Ospedale di S. Giovanni di Dio a Firenze (con circa 50 mappe), 1771-73 (ASCF, Archivio dello Spedale di S. Giovanni di Dio, Effetti e sbozzi dei Beni di campagna, n. 181);
Pianta della Real Villa di Cerreto Guidi con l'indicazione dei confinanti e dell'estensione del terreno che occupano ai piedi della medesima, 1770 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 676);
Veduta della cava di marmo statuario nel Monte Romolo a Campiglia, 1772 (ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche. Fabbriche Lorenesi, f. 1984/18);
Piante di Palazzo Pitti a Firenze, 1774 (SUAP, RAT 303/a-e);
Piante e prospetti delle nuove Dogane, con Giuseppe Valentini, Francesco Marinelli, Gaetano Magrini, Costantino Orsi e Pietro Conti, 1785-90 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 292 bis).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Almanacco fiorentino, 1782; Archivio di Stato di Firenze, 1991, pp. 142-151 e 416-426; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 38, 100, 115, 155, 165, 212, 230-231, 273, 302-303, 335, 337, 345, 354 e 357; Ginori Lisci, 1978, pp. 103, 106, 172 e 285; Melis e Melis, 1996; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 127-128, 135-136, 260-272 e 430; Stante, 1992-1993; Vivoli, 1992, p. 81; Toccafondi, 1996, pp. 156 e 160; Bonelli Conenna, Brilli e Cantelli, 2004, p. 395; ASF, Scrittoio delle Fortezze e fabbriche. Fabbriche Lorenesi; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni; ASF, Patrimonio Ecclesiastico; ASCF, Archivio dello Spedale di S. Giovanni di Dio; AMFEC; AOIF, Filza di disegni; SUAP, RAT; GDSU.

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Autore della scheda: Gabriella Orefice

Civitali, Vincenzo

Vincenzo Civitali
N. Lucca 17 dicembre 1523
M. Monte San Quirico (Lucca) giugno 1597

Relazioni di parentela: Figlio di Nicolao e nipote del famoso scultore Matteo Civitali, maggiore rappresentante del Rinascimento lucchese nella lavorazione del marmo, Vincenzo è cugino di secondo grado dell’agrimensore Giuseppe Civitali, (1511-1574).

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica:

Biografia:
svolge la sua attività dal 1540 al 1589

discendente da una famiglia proveniente probabilmente da Cividale del Friuli

Produzione scientifica:
Chiamato a sostituire Baldassarre Lanci che aveva lasciato la sua mansione di ingegnere delle nuove fortificazioni lucchesi, dalla fine del 1558 Vincenzo fa parte dell’Offizio sopra le Fortificazioni; incaricato di realizzare la nuova cinta per la quale avanza numerosi progetti, il 17 ottobre 1559 è eletto Ingegnere della Repubblica. Di questo periodo, segnato da continue polemiche e dissidi con la committenza, sono numerosi le relazioni e i memoriali che si riferiscono al suo impegno nella costruzione delle nuove mura e i disegni da lui fatti per alcune parti della cortina e per le porte di Lucca; fra di essi meritano di essere menzionati i Due disegni fatti da Vincenzo Civitali della cortina di Levante con Baluardo da farsi a S. Piero, il Disegno di Porta di Borgo del Civitali di legname, o ancora la proposta da lui avanzata per accomodare i torricelli alle porte di [servizio] tra Porta di Borgo e la piattaforma (ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18). Non meno interessanti sono le relazioni di Vincenzo relative al Castello di Viareggio, al castello e rocca di Montignoso e agli interventi da realizzare alla cinta muraria di Nozzano (ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18).
Allontanato dall’incarico nel 1563, offre la sua opera come ingegnere militare alla corte di Ferrara e, al seguito di Alfonso d’Este, Vincenzo visita l’Ungheria durante la guerra contro i turchi.
Ritornato in patria, a partire dal 1576, svolge attività in molti campi artistici, dalla scultura all’architettura, ricoprendo anche la carica di Soprintendente del Duomo di San Martino.
Fra il 1579 e il 1583 ottiene il posto di Ingegnere dell’Offizio del fiume Serchio, programmando e realizzando diverse opere idrauliche. Fra il 1580 e il 1583 inoltre esegue una serie di rilevamenti topografici allo scopo di realizzare una mappa delle fortificazioni lucchesi, per le quali progetta molti interventi di ristrutturazione. Dal 28 novembre 1588, infine, ricopre nuovamente la carica di Ingegnere della Repubblica, ma scontratosi nuovamente con la dirigenza lucchese si ritira a vita privata nel 1589.
Fra i suoi principali lavori cartografici sono da annoverare la Pianta della Pescia di Collodi nei pressi del Ponte, 1559 (ASLu, Offizio sopra la Pescia di Collodi, Scritture e Mandatorie, n 5, 1579-1800, Arm. 9, n. 344); i progetti per la cinta lucchese (ASLu, Fortificazioni della città e dello Stato n. 41, ff. 17- 28) e le moltissime carte, eseguite fra il 1580 e il 1583, riguardanti gli insediamenti militari della Repubblica, che comprendono varie piante di castelli (Gallicano, Tereglio, Lucchio e Lupinaia, Cardoso ecc,) di cinte murarie (Fiattone, Coreglia, Treppignana ecc.) e di fortilizi (Montagnoso, Montefegatesi, Pescaglia ecc.). Della sua attività di cartografo si conservano inoltre tutti i disegni relativi ai rilievi e triangolazioni effettuati per la redazione di una mappa del territorio lucchese (ASLu, Fortificazioni della città e dello Stato n. 43).

Produzione di cartografia manoscritta:
Due disegni fatti da Vincenzo Civitali della cortina di Levante con Baluardo da farsi a S. Piero, Vincanzo Civitali, 1558-63 (ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18);
Disegno di Porta di Borgo del Civitali di legname, Vincenzo Civitali, 1558-63 (ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18);
Progetto per accomodare i torricelli alle porte di [servizio] tra Porta di Borgo e la piattaforma, Vincenzo Civitali, 1558-63 (ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18).

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Trenta, 1822, VIII, pp. 79, 81-86, 229-233, 272-274 e 372; Civitali, 1889; Belli Barsali, 1954, pp. 256-263; Rudolph, 1976; Rudolph, in DBI, ad vocem; Landucci e Sodini, 1974; Romiti, 1977; Ginori Lisci, 1978, pp. 224, 294 e 297; Franchetti Pardo e Romby, 1980, pp. 21-22; Martinelli e Puccinelli, 1983; Azzari, 1993, p. 162; Civitali, 1998; Camerota, 1999; Niccolai, 2004; Giusfredi, 1993-94; Barsottini, 2003-04; ASLu, Offizio sopra le differenze dei Confini; ASLu, Manoscritti; ASLu, Archivio Bernardini; ASLu, Beni e Fabbriche Pubbliche; ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice

Civitali, Giuseppe

Giuseppe Civitali
N. 1511
M. 1574

Relazioni di parentela: Cugino di secondo grado di Vincenzo Civitali, l’agrimensore Giuseppe Civitali è figlio di Masseo o Matteo di Bartolomeo Civitali.

Ente/istituzione di appartenenza:
Qualifica: Ingegnere

Biografia:

Produzione scientifica:
A lui si deve una dettagliata cronaca cittadina dalle origini sino al 1572, scritta in volgare (ASLu, Manoscritti 38, 1572), in cui sono riportate alcune notizie riguardanti la famiglia.
Ingegnere della Repubblica lucchese, Giuseppe è chiamato a prestare la sua opera nell’ambito di numerose magistrature cittadine, quali l’Offizio sopra le differenze dei Confini, l’Offizio sulle Fortificazioni e l’Offizio sopra i Paduli di Sesto, per quest’ultimo incarico impegnato nella misurazione del lago e dell’intera area palustre. Nell’ambito della sua attività di cartografo, documentata fra il 1541 e il 1564, Giuseppe redige il Martilogio dei beni di Giovanni di Martino Bernardini risalente al 1550 (ASLu, Archivio Bernardini 46) e collabora successivamente alla rilevazione per la compilazione del Martilogio Nuovo de’ Beni Stabili propri del Magistrato Comune di Lucca … misurati l’anno 1553, composto di 49 carte (ASLu, Beni e Fabbriche Pubbliche 1). Di lui si sono conservate alcune carte fra le quali la mappa del Territorio di Castiglione in Garfagnana, realizzata nel 1564, in cui la descrizione dei centri abitati e dei sistemi agricoli è resa in modo dettagliato e paritetico.(ASLu, Offizio sopra le differenze, f. 574, Arm. 24/75).

Produzione di cartografia manoscritta:
Martilogio dei beni di Giovanni di Martino Bernardini, Giuseppe Civitali, 1550 (ASLu, Archivio Bernardini 46);
Martilogio Nuovo de’ Beni Stabili propri del Magistrato Comune di Lucca … misurati l’anno 1553, di 49 carte, Giuseppe Civitali e altri (ASLu, Beni e Fabbriche Pubbliche 1);
Mappa del Territorio di Castiglione in Garfagnana, Giuseppe Civitali, 1564 (ASLu, Offizio sopra le differenze dei Confini, f. 574, Arm. 24/75)

Produzione di cartografia a stampa:

Fonti d’archivio:

Bibliografia:
Trenta, 1822, VIII, pp. 79, 81-86, 229-233, 272-274 e 372; Civitali, 1889; Belli Barsali, 1954, pp. 256-263; Rudolph, 1976; Rudolph, in DBI, ad vocem; Landucci e Sodini, 1974; Romiti, 1977; Ginori Lisci, 1978, pp. 224, 294 e 297; Franchetti Pardo e Romby, 1980, pp. 21-22; Martinelli e Puccinelli, 1983; Azzari, 1993, p. 162; Civitali, 1998; Camerota, 1999; Niccolai, 2004; Giusfredi, 1993-94; Barsottini, 2003-04; ASLu, Offizio sopra le differenze dei Confini; ASLu, Manoscritti; ASLu, Archivio Bernardini; ASLu, Beni e Fabbriche Pubbliche; ASLu, Fortificazioni della città e dello stato, 18.

Rimandi ad altre schede:

Autore della scheda: Gabriella Orefice